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La diffusione delle gallerie d'arte in Italia

Altra galleria imponente era quella "della Mostra" a Mantova di Vincenzo I Gonzaga, ricca di busti e quadri in nicchie. Anche a Milano si assiste alla diffusione di questo ambiente, in particolare nelle dimore delle famiglie più importanti come i Visconti e i Magenta. Sono molte le testimonianze scritte che attestano la diffusione della galleria in molte città italiane.

Particolare era l'interesse di Carlo Emanuele I, duca di Savoia, che trovò affinità col gusto eclettico del poeta Marino. Egli amava i reperti antichi e intraprese anche la realizzazione di una galleria che doveva collegare il palazzo Vecchio col Castello e doveva ospitare tutte le opere del duca che dovevano mettere in mostra le imprese celebrative della famiglia (avevano anche uno scopo politico per rafforzare i legami culturali con la corte di Filippo II). L'impresa della galleria venne portata avanti da Federico Zuccai (pittore forestiero) e da una grande quantità di...

Verona, la famiglia Giusti possedeva una galleria e un magnifico giardino. Nella boscareccia, un ambiente unito alla galleria, vennero inserite molte opere con soggetti derivati dai poemi tasseschi, molto di moda in quel periodo. A Roma, la galleria acquista un assetto più scenografico e celebrativo, destinato ad ospitare opere di tutti i generi. La villa realizzata per Scipione Borghese non era una dimora per lui, ma veniva utilizzata per il piacere degli amici e degli ospiti. Le pareti, a differenza di quelle in Francia rivestite di stucchi, venivano lasciate lisce per far risaltare gli arredi e i quadri. È importante ricordare che un genere non ancora presente nelle raccolte era quello delle nature morte e delle scene di vita quotidiana, poiché non servivano ad esaltare la famiglia o la casata.

Firenze sotto il periodo di Ferdinando III de' Medici si passò invece ad apprezzare il genere paesaggistico e quotidiano fiammingo. Ma ovviamente vi erano tendenze all'interno della città. Una sorta di Panteon fiorentino era la casa del filosofo Baccio Valori che possedeva opere di epoche e generi diversi. Più fastose e celebrative furono i palazzi di Genova, come il palazzo Durazzo che conteneva ricchissime collezioni (copie, imitazioni dell'antico, originali, opere moderne,...). L'evoluzione della galleria è assai rapida e si passa dalle ancora piccole collezioni di Cesare Gonzaga a Mantova a quelle più imponenti e celebrative della villa di Scipione Borghese, della galleria di Carlo Emanuele I di Savoia a quella di Baccio Valori a Firenze e al palazzo Durazzo a Genova. Per poi passare a quelle col significato più attuale di esposizione e pinacoteca della galleria Visconti a Milano, dei Giusti a Verona.

(esposizione-conservazione). Musei ideali e gallerie poetiche

Nel Rinascimento ci fu una spinta verso un coordinamento razionale, la volontà di seguire le leggi della natura e di creare una città ideale. Questa città non aveva legami con la realtà, sia sul piano architettonico che ideologico; era più che altro un esempio di come avrebbe dovuto vivere la società del tempo.

Una di queste città si può trovare nell'opera composta da Tommaso Campanella (filosofo domenicano), "La città del sole", che prendeva come spunto eventi reali e andava contro al bigottismo del regime spagnolo nel meridione. Secondo Campanella questa doveva essere fondata su principi di uguaglianza e comunità dei beni, dove tutti i cittadini erano liberi da qualsiasi pressione ideologica e condizionamenti politici: tutto ciò basandosi sulle idee della Repubblica di Platone.

L'opera di Campanella proponeva dunque un nuovo assetto

di un'opera di grande importanza per la civiltà, sia dal punto di vista politico che religioso, e aveva anche una funzione educativa. L'autore l'ha concepita come una struttura circolare composta da sei livelli, su cui erano rappresentati minerali, pietre preziose, animali, piante, figure geometriche e macchine. Questa visione doveva stimolare le capacità individuali di ognuno e la capacità di apprendere queste scienze rappresentate. Si può paragonare a un museo ideale in cui Campanella ha cercato di organizzare il sapere universale in categorie. Purtroppo, questa nuova forma di conoscenza non fu accettata dalla società dell'epoca. Oltre alla città ideale, furono elaborati altri modelli concettuali come i "musei ideali", che nacquero dalle collezioni private e dalle raccolte pubbliche (come gli Uffizi, la donazione capitolina e lo Statuario Grimani), e anche dal nuovo spazio diffusosi in quegli anni, la galleria. La Galleria del Marino può essere considerata un esempio di questo tipo di museo.di una raccolta poetica che, cercando di stupire e meravigliare il lettore, passava in rassegna descrivendo e commentando una serie di opere. Tutto questo catalogato per generi, per contenuto e per tecnica. La parte poetica serviva da compendio alla parte figurativa seguendo il detto graziano "ut pictura poesis" che rappresentava proprio questo rapporto fra le due arti: poesia è pittura parlante e pittura poesia muta. Egli stabilisce così un'unione tra l'opera d'arte e la sua descrizione. Molte opere divennero anche spunto di metafora, come la testa della Medusa del Caravaggio (del Marino) fu descritta come esaltazione della virtù dei sensi. Altro museo ideale è quello del Boschini che nel suo "La carta del navegar pittoresco" (dedicata all'arciduca Leopoldo Guglielmo per il quale David Teniers aveva dipinto la collezione di quadri) crea una guida rimata su tutte le bellezze di Venezia. L'opera di Boschini si può

Considerare un corrispondente scritto dei quadri che aveva realizzato Teniers per l'arciduca. Egli inoltre da dei consigli per l'allestimento e la scenografia delle opere.

L'opera del Marino ha come scopo il gusto del meraviglioso mentre quella del Boschini si concentra più sull'ambientazione e sul tipo di allestimento da utilizzare.

Alcuni di questi musei si concretizzarono in collezioni particolari, come le raccolte di stampe: il Libro dei disegni del Vasari e il Museum Chartaceum di Cassiano del Pozzo ne sono degli esempi.

Un altro genere utilizzato furono le ekfrasis, genere poetico tardo antico, che descriveva un'opera d'arte che seguivano sempre l'assioma (principio universale) dell'ut pictura poesis e poesia pittura parlante e pittura poesia muta.

Come il sonetto di Petrarca che elogiava le capacità pittoriche di Simone Martini nel ritratto della sua amata Laura. Il ritratto divenne infatti un genere molto usato nelle corti sia.

Per scopi celebrativi civici: Lionello d'Este promosse addirittura una gara nel 1441 a Ferrara per chi sarebbe riuscito a fargli il ritratto più bello: vinse Jacopo Bellini (oggi perduto) ma ce ne è rimasto uno del Pisanello.

Il quadro leonardesco di Cecilia Gallerani (la dama con l'ermellino) è certificato della sua autenticità del pittore dal sonetto del poeta Bellincioni.

Il ritratto perse pian piano la sua funzione celebrativa per divenire oggetto di fruizione estetica.

Anche il ritratto dell'amata realizzato da Raffaello (la Fornarina) è accompagnato da una descrizione poetica dello stesso pittore, che mostra così anche la sua formazione letteraria.

Anche Tiziano cerca, nel ritratto all'ambasciatore di Carlo V Don Diego Hurtado, di concentrarsi sulla parte psicologica del personaggio per mostrarne la spiritualità.

Anche il ritratto della poetessa Laura Battiferri, dipinto dal Bronzino, viene esaltato dalle rime del Lasca.

Insomma si va a formare un rapporto strettissimo tra arte e letteratura: l'ekfrasis da puredescrizione del soggetto diventa ricca di contenuti.Anche la pittura del Caravaggio venne utilizzata per descrizioni letterarie, come "La Buona ventura"che venne commentata dal Murtola in un suo madrigale per esaltarne il contenuto di inganno edisinganno del protagonista.Diversa è la "Pinachoteca" di Michele Silos che illustra le più significative sculture e pitture dellechiese di Roma: questo può essere considerato un ottimo documento per conoscere le raccolte e la loroubicazione anche se qui si privilegia lo svolgimento del soggetto e non lo stile.Un testo molto usato per soggetti pittorici fu La Gerusalemme Liberata, come si può vedere nel dipintodel Furini che mostra la pittura che vince sulla poesia.Sui criteri di disposizione, decorazione e arredo degli spazi interni e sulle modalità diallestimento dei dipinti e deidisegni.In Italia, fino al Settecento, non si trovano vere guide e manuali che indichino norme di allestimento o regole per disporre quadri tranne che in trattati di architettura o inventari. Un primo passo avanti lo troviamo nel trattato architettonico, "De re aedificatoria" di Leon Battista Alberti che distingue tre tipi di edifici. La casa privata egli mette in risalto l'importanza della disposizione di ambienti, arredi e quadri. L'unico ambiente pubblico della casa era per lui la biblioteca. Due manuali che servivano anche come norme di comportamento furono il "Cortegiano" di Castiglione come modello di vita dell'aristocrazia e il De Cardinalatu di Paolo Cortesi come modello di vita per l'aristocrazia ecclesiastica. Il Cortesi concepiva la casa divisa in tre zone: quella intima, privata e pubblica. Il Parlotti invece diede dei suggerimenti nella scelta dei quadri dividendo quelli immorali da quelli leciti (per il Concilio tridentino di quegli.

Con la metà del Seicento i luoghi pubblici nella casa aumentano: oltre alla biblioteca vi sono la galleria, i saloni di ricevimento e le sale di lettura che vengono concepiti come veri e propri luoghi di esposizione. Da qui si cercano di individuare le modalità di allestimento e i criteri di disposizione degli arredi e delle opere d'arte. La corrente barocca porta ad un nuovo tipo di allestimento detto ad "incrostazione": i dipinti vengono collocati sulla parete senza spaziature e senza riguardo alla loro visibilità. Il grande collezionista Vincenzo Giustiniano, dopo aver distinto lo stile della pittura contemporanea in dodici maniere, disse che amava ricoprire completamente di quadri tutte le pareti. Tutto veniva assemblato: quadri, emblemi, rilievi, iscrizioni per dare una visione globale dell'arte che però non

daval'opportunità di distinguere le opere singolarmente. Oltre alle testimonianze letterarie ne abbiamo anche di pittoriche che mostrano questo tipo di allestimento, per esempio nel quadro che mostra La
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Publisher
A.A. 2015-2016
19 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ER.REST di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Museologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Varallo Franca.