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LE ISTITUZIONI MUSEALI FRA XVII E XVIII SECOLO: NASCITA DEI MUSEI SCIENTIFICI – Nel XVIII
secolo si fece strada un nuovo concetto di collezione: l’idea del museo come strumento a servizio della
società; le collezioni private, quelle reali ed ecclesiastiche vennero infatti aperte al pubblico. Il museo
moderno, concepito come luogo pubblico dove si conservano le memorie del passato, nacque durante
l’Illuminismo e con la rivoluzione francese, quando si diffuse l’idea che una collezione di oggetti d’arte
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dovesse poter essere fruibile dal maggior numero di persone, e pertanto considerata un bene pubblico. La
sede delle raccolte si distacca dalle abitazioni dei proprietari e dei governanti. Ciò produce una divisione
irrecuperabile tra esperienza reale e collezione, ma concorre altresì all’elaborazione e alla progettazione di
edifici a se stanti, funzionali e rappresentativi. Non c’è più un’organizzazione dettata dal singolo ma
un’organizzazione didattica universale: mutano i criteri di allestimento, con divisione in settori e campi
diversi di conoscenze.
In Inghilterra, nel 1683, venne inaugurato all’università di Oxford un nuovo edificio, l’Ashmoleam Museum,
il primo realizzato intenzionalmente per essere adibito a museo scientifico. Era un edificio diviso in tre
livelli. L’ingresso era consentito a tutti, dietro pagamento di un biglietto, e gli oggetti si potevano non solo
osservare ma anche toccare.
Il Museo di Scipione Maffei fu istituito nel 1745, per volere di Scipione Maffei, illustre letterato veronese,
che vi contribuì con la sua ricca collezione. Il Lapidario (collezione epigrafica greca, etrusca, paleoveneta,
romana ed araba) è uno dei più antichi musei pubblici al mondo. Può essere considerato il primo vero e
proprio museo moderno. Il museo maffeiano anticipa le tematiche poi teorizzati dall’Encyclopédie di
Diderot: dove il museo è presentato come una struttura pubblica in grado di offrire vantaggi differenziati
per comunità dei cittadini.
NASCITA DELLA MUSEOGRAFIA – Il termine museografia viene introdotto per la prima volta da Caspar
Friedrich Nickel, il quale, in un volume del 1727 in cui analizza e distingue le principali collezioni europee
settecentesche parla per primo di “museografia”, intendendo con esso tutto quanto riguarda il museo ed è
ad esso connesso: contenitore, contenuti, criteri di ordinamento, finalità. Il termine “museografia” oggi si
riferisce ai problemi operativo-architettonici ed è contrapposto al termine museologia che indica invece la
scienza che studia il museo da un lato teorico-storico.
IL MUSEO COME DIVULGAZIONE DEL SAPERE – Nel XVIII secolo si cominciò a considerare la
divulgazione del sapere come una responsabilità pubblica. Nel 1759 venne aperto al pubblico il British
Museum, considerato il primo museo di stato.
GLI UFFIZI - In linea con le più moderne concezioni illuministiche, che auspicavano un deciso intervento
dei sovrani nel controllare ed arricchire le istituzioni culturali, si pone il patto di famiglia di Anna Ludovica
dei Medici. Nel 1737, con la morte di Gian Gastone, si estinse la dinastia dei Medici. La sorella Anna
Ludovica con la Convenzione del 1737 assicurò alla città di Firenze le ricchissime collezioni d’arte raccolte
dai suoi antenati.
L’ultima discendente dei Medici, trasferisce alla nuova dinastia dei Lorena l’immenso patrimonio di famiglia
con l’obbligo che esso rimanga in perpetuo uso alla città. Gli Uffizi, sede di massima concentrazione del
patrimonio mediceo, divengono allora di fatto e di diritto, una istituzione pubblica affidata alla cura e alla
gestione della nuova dinastia dei Lorena, ma il cui patrimonio è proprietà inalienabile dei cittadini di
Firenze.
Il patto di famiglia rivela una concezione sempre più allargata e collettiva del patrimonio artistico. Ma può
essere anche letto come uno dei vari provvedimenti di tutela e di salvaguardia creati per impedire la
dispersione e il degrado dei tesori della comunità. Si ha una visione dei beni culturali molto articolata e
moderna. I beni culturali sono sentiti come fonte di crescita culturale e scientifica dei cittadini, come
richiamo turistico per gli stranieri ma anche come fonte di notevoli vantaggi economici e commerciali per
Firenze. La cura e la gestione degli Uffizi vanno sì ai Lorenza, ma il patrimonio artistico è proprietà
inalienabile dei cittadini.
In questo modo le collezioni e i musei persero progressivamente il loro carattere originario, non più luogo
di diletto personale, materia di godimento estetico, di celebrazione dinastica e strumento di elevazione
sociale, divengono invece raccolta di fonti, centri di cultura e di diffusione del sapere.
Pietro Leopoldo, aprì la Galleria al pubblico nel 1769 e ne promosse una radicale trasformazione, che fu
realizzata negli anni 1780-82 da Luigi Lanzi. Secondo i criteri razionali e pedagogici propri dell’Illuminismo,
la Galleria venne riordinata separando la scienza dall’arte e spezzando quell’unità delle arti che risiedeva
nel comune denominatore, il disegno. Venne soppressa l’armeria, venduta la collezione di maioliche,
spostati in un nuovo museo, la Specola, gli strumenti
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scientifici. Gli Uffizi di Luigi Lanzi rappresentano lo specchio più avanzato della cultura illuminista. Con
Lanzi la Galleria porta a compimento una immane opera di suddivisione scientifica iniziata agli inizi del
secolo per trasformare la gigantesca Wunderkammer barocca in un museo moderno, basato sul confronto
di civiltà secondo un ordinamento sistematico e razionale. Lanzi considerava le arti e le scienze in
funzione educativa e di pubblica utilità. Classificò i materiali per tecniche, scuole, periodi, con nuovi criteri
basati sull’antiquaria e sullo storicismo. Cercò di mettere insieme oggetti affini, di progettare futuri acquisti.
Isolò i pezzi migliori e scelse un allestimento non più volto a suscitare meraviglia, ma organizzato secondo
modalità razionali, più facili didatticamente. Il nuovo assetto degli Uffizi operato da Lanzi viene illustrato in
un saggio del 1782 che è insieme guida sintetica e chiave dei parametri espositivi prescelti. Anche questo
saggio separa irrimediabilmente arte e natura. Si spezza l’unità secolare di arte e scienza. L’azione di
Lanzi contribuisce alla progressiva disgregazione del patrimonio mediceo che poterà nell’Ottocento gli
Uffizi ad assumere una diversa fisionomia, quella di pinacoteca dove i reperti antichi svolgono
esclusivamente una funzione ornamentale. Si allontanano, armi, porcellane, reperti spuri e strumenti
scientifici.
A partire dal 1581 il Buontalenti costruì nel braccio lungo degli Uffizi, la Tribuna, un ambiente destinato ad
accogliere i tesori delle raccolte medicee. L’edificio, a pianta ottagonale, si ispirava alla Torre dei Venti di
Atene, descritta da Vitruvio. La struttura, la decorazione, gli oggetti contenuti nella tribuna alludevano ai
quattro elementi dell’universo: aria, acqua, fuoco e terra. L’aria era evocata dalla rosa dei venti posta nella
lanterna, collegata all’esterno con una banderuola, il fuoco dal rosso delle tappezzerie di velluto, l’acqua
dalle conchiglie di madreperla che decoravano volta e pareti, la terra dal mosaico di marmo del pavimento.
C’erano inoltre statue di divinità e oggetti che richiamavano gli stessi elementi. Nel corso del tempo la
Tribuna ha subito numerose trasformazioni. Vi sono state collocate statue antiche tra cui la famosa Venere
dei Medici e ha ospitato i dipinti che nei diversi periodi storici erano considerati i capolavori delle collezioni.
Mentre in passato le collezioni private di principi e nobili si rivolgevano ad un pubblico ristretto e
selezionato, con l’apertura al pubblico di questi musei, nata con finalità didattiche, la figura del collezionista
perse man mano importanza e il controllo e la gestione delle raccolte passarono alle istituzioni, accademie
e università.
L’ETA’ DELL’ILLUMINISMO – Con l’influenza dell’illuminismo, i musei cominciarono a staccarsi dalla
tradizione delle Kunstkammern. La collezione doveva rispondere a criteri di organicità e coerenza, non
poteva più ricercare il proprio valore nella quantità e nella curiosità ma nella qualità estetica. Le collezioni
reali francesi cominciarono ad essere considerate patrimonio nazionale. L’apertura al pubblico aveva
soprattutto lo scopo di rafforzare agli occhi dei visitatori stranieri il prestigio di una collezioni che veniva già
considerata patrimonio nazionale. Come sede delle collezioni reali venne proposto il palazzo del Louvre.
E’ solo alla fine del 1793 il museo del Louvre venne aperto al pubblico gratuitamente il sabato e la
domenica.
Fra gli edifici museali di nuova costruzione, pensati e progettati come edifici autonomi, si distinse il
Fridericianum a Kassel, primo edifico concepito per essere un museo pubblico d’arte. Il conte Algarotti,
nella lettera del 1759, affermava che il museo dovrebbe essere un edificio quadrato con un ampio cortile,
avente su ogni lato una loggia corinzia e una sala dalle due parti. Queste otto gallerie convergono nelle
quattro sale d’angolo e sono illuminate da una piccola cupola. Una più grande sovrasta il centro di ogni
sala e illumina la sala principale dietro la loggia. Non venne concepito però ancora come un edificio
autonomo. L’allestimento era organizzato con la biblioteca pubblico al primo piano e al piano terra le sale
di esposizione delle diverse collezioni, sculture antiche, moderne, d’arte e di storia naturale. Anche le
scelte delle collezioni subirono l’influenza del neoclassicismo, che aveva rivalutato la preferenza per le
sculture antiche.
IL MUSEO DURANTE LA RIVOLUZIONE FRANCESE – Con la rivoluzione francese, nel 1789 iniziò il
processo di confisca dei beni, considerati beni nazionali, requisiti dallo stato inizialmente al clero e
successivamente agli aristocratici e alla corona. Allo stesso tempo venne a crearsi una forte
contraddizione, perché da un lato l’impeto rivoluzionario portò a episodi di vandalismo e distruzione nei
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riguardi di tutto ciò che era legato all’ancien régime, mentre dall’altro impose il rispetto legislativo per la
conservazione delle vestigia e dei monumenti storici, ai quali venne riconosciuto un valore storico ed
artistico, sganciato dal significato politico o religioso.
Il museo fu utilizzato sia per sancire il carattere di proprietà collettiva e il controllo da parte della
repubblica, sia perché luogo atemporale che neutralizzava la simbologia di opere ed oggetti. Tutti i beni
confiscati dallo stato furono trasportati al Louvre. Il nuovo museo, for