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E’ rilevante l’apporto archeologico alla storia dell’alimentazione, condiviso con l’etnografia e
l’antropologia culturale: la pratica della ricerca etnografica su alimenti come il pane è essenziale
nel fissare la sequenza del ciclo di confezione di vari prodotti DOP (denominazione di origine
protetta). L’archeologia sperimentale e l’etnoarcheologia sono il mezzo per riscoprire e
reintrodurre tecnologie desuete avvalendosi di una componente di forte utilità sociale. Pratica
della refrigerazione dei cibi basata sul sistema pot in pot, recupero di una risorsa strategica
costituita dalla ceramica domestica al fine di garantire una migliore conservazione di alimenti
freschi senza usare la salamoia. Il sistema proposto da un insegnante nigeriano alle comunità
con tradizionale economia agricola, stanziate in ambiente con clima arido senza acqua, consiste
di due contenitori in terracotta inseriti l’uno dentro l’altro, lo spazio tra le due è riempito di sabbia
mantenuta costantemente umida. Questo sistema migliora la qualità della vita delle comunità
nigeriane e integra le nostre lacune in merito alla conservazione degli alimenti in età antica.
2 - GUIDI – ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE NELL’ARCHEOLOGIA ITALIANA
Negli anni 70 troviamo le prime ricerche italiane nel settore della sperimentazione. Dagli anni 80
si assiste a un suo sviluppo nella ricerca e delle sue applicazioni in ambito divulgativo. Uno
specifico settore di ricerca è quello nato attorno alle esperienze europee e nord americane nel
campo delle litotecnica e applicazioni dell’analisi funzionale. Dalla seconda metà degli anni 70
troviamo i primi approcci a singoli problemi di litotecnica come la predeterminazione di schegge,
o lame, o costruzione di lucerne di tipo paleolitico. L’attività di sperimentazione svolta a Isernia
ha rappresentato uno dei primi approcci olistici a un contesto archeologico con lo scopo di una
vera e propria indagine di tipo comportamentale e sulle strategie di sussistenza messe in atto da
questi ominidi, e queste attività hanno come denominatore comune la sperimentazione vista
come fondamento empirico dell’analisi funzionale, ovvero come verifica di quanto interpretato
tramite analisi al microscopio delle tracce d’uso.
Altro settore importante è quello delle ricostruzioni sperimentali di strutture in materiali deperibili.
Un possibile antesignano di questa branca d’indagine sperimentale è il modello di capanna
ricostruito sulla base degli scavi del Boni al Palatino. Un settore più vasto è quello della
collaborazione tra istituzioni museali, gruppi di volontariato e singoli operatori. Particolarmente
significativo è il caso del Centro di Archeologia Sperimentale di Torino che collabora con il
Museo Civico di Chiomonte.
3 - 20 ANNI DI LITOTECNICA SPERIMENTALE
Nella sperimentazione archeologica si possono distinguere 3 fasi, una tardo-ottocentesca legata
al collezionismo antiquariale, una scientifico-pionieristica e quella caratterizzata sia da una lenta
diffusione della sperimentazione anche in altri ambienti universitari sia da una crescita di
sperimentatori hobbistici. La produzione oggettistica risulta evidenziata da nuove offerte presenti
sul mercato avendo fatto la loro comparsa negli ultimi anni oggetti made in Italy. La litotecnica
sperimentale cerca di capire i manufatti preistorici in termini di tecniche e sequenze produttive. Il
passaggio di tali concetti alla didattica museale e scolastica maturò verso la fine degli anni 70,
con un insegnante, Farello, che si chiese perché non mostrare in classe come si fa e come si
usa un coltello di pietra. Nel 1983 è stata progettata una mostra itinerante sulla preistoria del
Lago di Garda, furono realizzati 4 laboratori ambientali denominati Riviviamo il passato, 4
campi scuola archeo-sperimentali ideati in prossimità di siti archeologici scarsamente valorizzati.
L’originaria progettazione consisteva di due simulazioni, una di cacciatori nomadi, l’altra di
agricoltori neolitici. Entrambe vennero bruciate e i resti sepolti furono scavati, per permettere ai
gruppi di partecipanti di scoprire e dedurre dalle tracce uno stile di vita opposto a quello
sperimentato. La conduzione di un campo sperimentale deve essere ludica per mantenere la
coerenza, ad esempio in una cena mesolitica non si può introdurre l’anguria perché è fresca e
piace, nella cottura in un forno a cupola del pane non si può usare una bella chiusura di ferro
perché cuoce meglio.
Due recenti ricostruzioni forniscono esempi diametralmente opposti della sperimentazione
archeologica: interpretazione ambientale comprensibile per la casa dell’età del Ferro ricostruita
nell’Archeo Percorso di Bostel di Rotzo sull’Altopiano di Asiago. Simulazione fantasiosa e
diseducativa per la casa del minatore di selce nei pressi del Ponte di Veja, non solo perché una
simile struttura non p mai stata rinvenuta in contesti minerari ma anche in quanto allestita con un
tetto di canna palustre di pianura, improbabile in un altopiano carsico e forestato.
4 - PERCORSO DIDATTICO ESPLORANDO UNA TERRAMARA
Accanto a un concetto di archeologia sperimentale, volto alla conoscenza e riproduzione dei
processi, tecnologie e comportamenti delle comunità preistoriche e protostoriche, si è delineata
un’altra area di applicazione che sembra a essa contigua: il campo della divulgazione e didattica
dove attività di tipo sperimentale riprodotte per il pubblico assumono potenziale comunicativo ed
educativo, sia per adulti che per ragazzi. Uno dei percorsi didattici è Esplorando una terramara,
nato dall’esigenza di accostare un’esposizione riservata a bambini e ragazzi a una mostra che
risultava di difficile comprensione per il pubblico più giovane. Si è cercato di dare attraverso il
gioco e sperimentazione, risposte a numerosi quesiti coinvolgendo i bambini in attività che
permettevano di simulare sistemi di vita e tecnologie di 3500 anni fa. L’aspetto più significativo
era quello di manipolazione delle vetrine, che potevano essere aperte per permettere attraverso il
tatto di comprendere le tecniche e l’uso di utensili, ornamenti e armi. La fase successiva
prevedeva la produzione di oggetti attraverso la sperimentazione di tecniche simili a quelle
dell’epoca: tessitura, modellazione di vasi e realizzazione di oggetti in metallo colando stagno
fuso in contenitori di arenaria.
5 - MUSEO DELLA TERRAMARA SANTAROSA DI FODICO DI POVIGLIO
Il sito è la testimonianza di un insediamento terramaricolo dell’età del Bronzo e il percorso
museale illustra le caratteristiche strutturali e l’evoluzione dell’abitato dal Villaggio Piccolo al
Villaggio Grande. Fondamentale è il rapporto con la scuola, il museo deve essere un’occasione
gradita per gli allievi. I corsi toccano dalle tematiche dei siti dell’età del bronzo con riguardo alla
pianura emiliana e agli aspetti della produzione artigianale della civiltà terramaricola. L’ aula da
allestire doveva riprodurre un ambiente tipico dell’età del Bronzo, quindi si è pensato di
riprodurre un interno di abitazione il più possibile fedele a una capanna del Bronzo. Il progetto
prevedeva sagome di legno riproducesti umani a grandezza naturale intente a svolgere attività
domestiche, affiancate da sagome di vasi, per cui sono stati utilizzati come modelli reperti ritrovati
nello scavo di Santa Rosa. Lungo le apreti sono stati appesi oggetti che riproducono alcuni
utensili rinvenuti in altre terramare.
6 - MUSEO NAZIONALE ATESTINO
Ha sede dal 1902 e conserva le testimonianze della vita di Este e del suo territorio dall’età
preistorica all’età romana. Segue un ordinamento cronologico e tematico, iniziando dalle
collezioni pre-protostoriche, per continuare verso le sale dedicate all’abitato, alle necropoli e ai
santuari dei Veneti antichi. Si conclude con una piccola sezione medievale-moderna. Dal 1995
propone un percorso didattico articolato in itinerari; i percorsi si svolgono all’interno ed esterno
del museo e nelle principali aree archeologiche di Este. I ragazzi durante la visita stabiliscono
connessioni tra i materiali esposti, li contestualizzano e ne mettono in rilievo le caratteristiche e la
tipologia. Gli obiettivi sono di acquisizione della dimensione cronologica della storia,
l’apprendimento di una nuova terminologia, conoscenza delle tecniche di realizzazione dei
manufatti.
7 - MUSEO ARCHEOLOGICO DELL’ALTO MANTOVANO DI CAVRIANA
Nel 1983 venne impostato un nuovo progetto volto a offrire più possibilità di approfondimento
sulla sostanza e significato dei reperti esposti. Si iniziò con qualche visita guidata e proiezione di
diapositive e quindi con conferenze e lezioni regolari per giungere a un vero servizio didattico. La
lezione poteva vertere anche su un tema archeologico. Disponendo degli spazi del Laboratorio
venne proposto un primo corso sperimentale di introduzione alle tecniche e tecnologie
preistoriche per dimostrare le fasi e metodi di produzione degli strumenti litici e della ceramica. Il
progetto sulla ceramica non è stato orientato solo su esercitazioni didattiche ma anche in attività
sperimentali come le temperature necessarie per ottenere determinate tipologie, i tempi di un
ciclo produttivo e la valutazione dei quantitativi di legna da ardere necessari alla cottura di un
certo numero di manufatti.
8 - MUSEO ARCHEOLOGICO DI LECCO
Raccoglie quasi tutti i materiali archeologici ritrovati nel Territorio e il suo scopo è quello di
spiegare o almeno illustrare come un determinato gruppo umano si è sviluppato in un dato
ambito geografico, trasformandolo. I reperti esposti sono umili e permettono di ricostruire la vita, il
lavoro e le credenze delle popolazioni succedutesi nel territorio lecchese. La comprensione dei
reperti è stata affidata a un video introduttivo, pannelli di sala, pannelli interni, schede di
approfondimento. La comunicazione grafica ha usato 3 livelli di lettura, da uno generale, a
informazioni sempre più dettagliate, ad approfondimenti tematici.
9 - CIVICO MUSEO ARCHEOLOGICO DI BERGAMO
La mostra didattica unisce all’intervento didattico quello divulgativo, che serve a trasmettere
informazioni al pubblico e facilitare la comunicazione delle conoscenze elaborate dagli
archeologi. La funzione didattica invece avvia i soggetti in formazione alla costruzione di saperi e
conoscenze. I pannelli ostensivi presentano un testo di impostazione divulgativa. La visita guidata
è diretta al pubblico adulto non specialista, il quaderno didattico contiene il testo dei pannelli con
approfondimenti.
Il quaderno operativo è confezionato come piccolo quaderno che segue il percorso espositivo. Il
quaderno didattico è la trasposizione didatti