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Il capo è una capsula derivante dalla fusione di vari segmenti(sei) ed è munita di due fori (apertura boccale
e foro occipitale). L’apertura boccale porta le appendici boccali; al foro occipitale è collegata la membrana
del collo. Nel capo si possono spesso distinguere delle precise delimitazioni in regioni. Anche in mancanza
di linee delimitanti (suture) si possono più o meno chiaramente distinguere, nella parte anteriore, il labbro
superiore e il clipeo che coprono in parte le appendici boccali, indi la fronte e di seguito ad essa il vertice, ai
lati le due guance e le rispettive post guance; posteriormente l’occipite, il postoccipite con il relativo foro.
Inferiormente spesso è distinta la gola. Il capo può essere portato con un inclinazione che spesso è
conseguenza di un adattamento dell’ambiente ed al modo di vita che si manifesta soprattutto nella
posizione delle appendici boccali. Se queste sono portate in avanti, all’asse del capo si trova sul
prolungamento di quello del corpo (capo prognato); se queste sono portate in basso, l’asse del capo forma
un angolo retto (capo ipognato) e addirittura acuto (capo metagnato) con l’asse del corpo. Nel capo
opistognato le appendici boccali sono fortemente rivolte all’indietro. Oltre alle appendici boccali il capo
presenta tipicamente gli occhio, gli ocelli e le antenne. Le antenne che sono anch’esse la sede di molti
organi di senso, si compongono di vari articoli detti antennomeri. Il primo di essi, di solito più sviluppato,
detto scapo, si articola con il capo entro una fossetta detta “torulo”, attraverso la quale giungono fino
all’apice antennale liquidi e tessuti di provenienza interna (nervi, trachee, emolinfa, ecc.). Al primo articolo
ne segue un secondo più breve detto pedicello, indi i rimanenti articoli costituenti nel loro insieme il
flagello. Se gli ultimi articoli di questi sono ingrossati a formare una specie di clava, allora tutti quelli del
flagello che precedono questa costituiscono il cosiddetto funicolo.
3. Appendici boccali
Le appendici che servono al prelievo del cibo sono pezzi soggetti ad una radicale trasformazione da un
ordine all’altro. Lo schema di partenza, diffuso in vari ordini, appartenenti quasi tutti al raggruppamento
più primitivo, è quello definito apparato boccale masticatore che si compone del già citato labbro
superiore, di un paio di mandibole, di un paio di mascelle e del labbro inferiore.
Le mandibole sono due pezzi trituranti, sclerificati, dentellati sul lato interno od orale ed articolati alla
capsula cefalica per mezzo dei condili e membrana.
Le mascelle sono appendici più allungate e più delicate delle mandibole, tipicamente composte di vari pezzi
di cui uno basale, definito cardine, seguito dallo stipite, che porta lateralmente un’appendice articolata o
palpo. Distalmente lo stipite porta due pezzo o lobi, mobili durante la masticazione, definiti galea (lobo
esterno) e lacinia (lobo interno).
Il labbro inferiore, derivante dalla fusione di un secondo paio di mascelle, si compone di pezzi impari
corrispondenti a quelli delle mascelle del primo paio e denominati post-mento (pezzo prossimale derivante
dalla fusione dei due cardini, talora suddiviso in sub-mento, prossimale e mento, distale) e premento
(derivante dalla fusione degli stipiti) munito di due palpi labiali e di 4 lobi (2+2). I due lobi interni possono
fondersi e costituire la ligula. I 4 lobi separati sono anche indicati come paraglosse (gli esterni) e glosse (gli
interni). Nell’interno della cavità boccale sporge un pezzo impari, spesso carnoso, definito lingua.
L’apparato boccale masticatore, pur rimanendo una struttura di base dell’intera classe degli insetti (è infatti
regolarmente presente in ordini molto evoluti, quali coleotteri e moltissimi imenotteri), subisce frequenti
trasformazioni in tipi diversi, per effetto della specializzazione alimentare.
Uno dei più importanti adattamenti è quello perforante -pungente. In questi casi o almeno in quelli più
semplici tra essi, si assiste ad una trasformazione in stiletti delle mandibole e delle mascelle e nello sviluppo
di una doccia (cilindro carnoso solcato o rostro) non partecipante alla puntura e fungente da contenitore
degli stiletti stessi. Alla costituzione di questo rostro partecipa di solito il labbro inferiore.
Nell’apparato boccale pungente-succhiatore delle femmine delle zanzare sono divenuti stilettiformi non
solo le due mandibole e le due mascelle, bensì anche lo stesso labbro superiore e l’ipofaringe.
Quest’ultima si sviluppa da una trasformazione della lingua, che si allunga e viene perforata dal canale
salivare. In rapporto ad essa si differenzia in alcuni gruppi anche una pompetta salivare che serve a iniettare
la saliva nei tessuti punti.
Un secondo tipo di adattamento conduce all’apparato boccale definito succhiatore non pungente o
lambente succhiante. In questi casi si osserva un forte sviluppo in proboscide della coppia dei lobi esterni
delle mascelle del primo paio (nel caso della proboscide o spiritromba dei lepidotteri) o della coppia dei lobi
interni del labbro inferiore (nel caso della lingula e degli imenotteri apidi).
Un terzo tipo di apparato succhiatore lambente è quello dei muscidi e affini (Ditteri) in cui si sono ridotte
quasi tutte le appendici boccali e rimane solo il labbro inferiore carnoso e adatto all’aspirazione dei liquidi.
Negli adulti di alcuni gruppi l’apparato boccale è quasi o del tutto atrofizzato, dal momento che questi
insetti non si nutrono in tale stadio, svolgendo solo una funzione riproduttiva (maschi cocciniglia). Alla
regione postoccipitale segue la membrana del collo, che presenta su ciascun lato i 2 scleriti giugulari
presenti soprattutto negli ordini meno evoluti (ortotteri).
4. Torace
E’ la seconda regione del corpo degli insetti ed è distinguibile in 3 segmenti detti protorace (anteriore),
mesotorace (mediano), metatorace (posteriore). Ciascuno di questi segmenti è un anello nel quale sono
distinte un’area dorsale detta noto (pronoto, mesonoto, metanoto), un’area ventrale detta sterno
(prosterno, ecc) e due aree laterali o pleure (propleure, ecc). Ciascuna pleura è spesso divisa da una sutura
più o meno obliqua in un’area anteriore detta episterno ed una posteriore detta epimero.
5. Zampe
Gli insetti posseggono al massimo sei zampe, un paio per ciascun segmento toracico.
Ciascuna zampa è costituita da una successione di articoli di cui i primi due (partendo dall’attacco) sono
generalmente brevi e sono definiti coxa e trocantere. Ad essi seguono il femore e la tibia, lunghi e
sviluppati. Alla tibia segue il tarso, generalmente pluriarticolato, indi segue il pretarso, articolato nascosto
nell’ultimo articolo tarsale.
Il pretarso porta le unghie e varie altre strutture tra le quali ricordiamo un corpo mediano (tra le unghie),
detto arolio, se lobiforme empodio, se stiliforme. Spesso sono anche presenti i pulvilli due lamine
membrane sottounghiali. Tanto l’arolio che i pulvilli hanno importanza nella deambulazione sulle superfici
lisce es. vetro).
6. Ali
Sono lamine estremamente appiattite, derivanti da espansioni degli angoli tergo-pleurali del meso e del
metatorace. Sono al massimo quattro e possono facilmente ridursi nel numero ed anche essere assenti.
Gli insetti privi di ali (atteri) vanno distinti in atteri primitivi, vicini più degli altri ai miriapodi ed atteri
secondari, nei quali le ali sono scomparse per adattamento e specializzazione (pidocchi, pulci).
Le ali sono organi vivi nei quali, entro appositi condotti definiti nervature, scorre l’emolinfa e corrono
trachee e nervi. Le nervature contribuiscono a dare un’impalcatura alle lamine alari e ricevono nomi diversi
a seconda della loro posizione sull’ala. Dal margine anteriore a quello posteriore ricordiamo la nervatura
costale, subcostale, radiale, mediana, cubitale, anale, tutte, tranne la costale, variabilmente ramificate e
delimitanti cotule alari di varia forma. Di particolare interesse è un ingrossamento della nervatura costale
definito pterostigma, sito lungo il margine anteriore delle ali di molti insetti. Esso svolge un ruolo
importante nella distribuzione delle forze durante il volo.
Le ali si articolano al torace per mezzo di scleriti detti pterali, indispensabili per il volo.
Essi sono collegati a due altri scleriti articolari (basalare e subalare) situati sul torace, al limite tra pleura e
tergo, a loro volta mossi da speciali muscoli. Tutti questi scleriti, con i relativi muscoli, rendono possibili le
variazioni di direzione e di velocità del volo. Se in numero 4, le ali spesso sincronizzano i battiti mediante
apparati di agganciamento, che prendono nomi diversi a seconda dei gruppi.
In alcuni ordini l’attacco costale dell’ala anteriore è protetto da una laminetta mesonotale che prende il
nome di tegula. Le ali degli insetti non trovano corrispondenza omologica negli organi del volo in altri
animali alati in quanto in questi ultimi sono gli arti (zampe) a trasformarsi in ali.
Negli insetti le ali non sacrificano le zampe e pertanto con la comparsa del volo non diminuiscono le
capacità di deambulazione: gli insetti alati, cioè, conservano la loro padronanza sul suolo e, quando lo
vogliono, si spostano nell’aria con altrettanta sicurezza.
7. Addome
E’ la terza regione del corpo degli insetti e si compone di una successione di segmenti anulari (uriti),
comunemente in numero di 10, oltre un piccolo segmento perianale. Questi uriti possono comunque
andare incontro a riduzioni di numero e modificazioni di varia natura. Ciascun urite presenta un’area
dorsale (urotergo), un’area ventrale (urosterno), più due aree membranose laterali, le cui eventuali
sclerificazioni non sono scleriti pleurali bensì derivazioni dorsali (laterotergiti) o ventrali (laterosterniti).
Gli uriti 8 e 9 sono generalmente impegnati nella costituzione delle cosiddette gonapofisi od organi genitali
esterni o armature genitali. L’addome può presentare una varietà di appendici e formazioni come gli stili, i
cerci e le gonapofisi. Gli stili sono appendici urosternali articolate, esistenti in numero variabile in insetti
molto primitivi. I cerci sono appendici situate ai lati dell’ultimo urite sono spesso lunghi e lunghissimi e
tendono a scomparire negli ordini voluti.
Le gonapofisi sono differenziazioni perigenitali sia femminili che maschili che si ritrovano diversamente
sviluppate nella maggioranza degli insetti. Sono utilizzate abitualmente per l’accoppiamento o per la
deposizione delle uova. Di particolare interesse sono quelle femminili, le quali possono anche essere
sviluppatissime. Il tipico ovopositore primitivo consta di 6 pezzi allineati (3 per lato (valvule o vale)
appartenenti agli sterniti 8 (1 pezzo per lato) e 9 (2 per lato). Il collegamento tra sternite e valvule è
assicurato da pezzi slargati d