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MONETE DI FILIPPO II E ALESSANDRO MAGNO

PERIODO ELLENISTICO (323-31 a.C.)

Alla morte di Alessandro Magno il suo vasto impero fu diviso in vari regni e le poleis greche,

sottomesse prima da Filippo, poi da Alessandro, rimasero nell’orbita dei regni ellenistici fino alla

conquista romana (146 a.C.). La serie delle Civette continuò almeno fino al III secolo a.C.,

mettendo fine solo in questo momento ad una lunghissima emissione durata tre secoli. Agli inizi del

II secolo a.C. Atene emette le monete “di Nuovo Stile” o “Stefanoforoi” (“portatori di corona”) che

appartengono all’ultima fase della monetazione in argento di questa zecca. Queste monete sono del

tutto simili alle precedenti, però la testa di Atena ha l’elmo attico con un alto cimiero e al R la

civetta stante su un’anfora circondata da una corona (stephane in greco), che ha dato il nome alla

moneta. Tuttavia la particolarità più interessante è la presenza al rovescio dei nomi dei magistrati

preposti alla emissione monetale. In base ad essi distinguiamo tre periodi: 1° quando appaiono due

monogrami; 2° quando compaiono due nomi; 3° con tre nomi che è anche il periodo più lungo. La

cronologia della serie è stata a lungo dibattuta, ma ora si propende per una datazione tra il 196/5 o il

188/7 fino al 40 a.C. Quindi l’emissione sarebbe continuata anche dopo la conquista romana.

Questa serie di Nuovo Stile si componeva anche di monete di bronzo, che al D riprendevano il tipo

della serie argentea (testa di Atena di Nuovo stile), ma al R, oltre al tipo della serie argentea (civetta

su anfora) portavano altri tipi variabili (Zeus fulminante, papavero, fulmine ecc.).

Dopo la morte di Alessandro Magno, i regni ellenistici continuarono ad emettere monete con gli

stessi tipi precedenti, almeno fino al 305 a.C. quando poi i vari eredi del sovrano macedone

assumono il titolo di re, con la conseguente diversificazione delle rispettive produzioni monetali.

N.B. Le monetazioni greche dopo la conquista romana rientrano nelle monete imperiali romane.

CORINTO

1. Inquadramento storico

La posizione geografica di Corinto, vicino all’Istmo, la rendeva ponte di terra tra Peloponneso e

Grecia settentrionale, e costituiva un ovvia stazione di posta tra Magna Grecia e Ionia. Di

fondazione dorica, Corinto fu inizialmente (fine 2°-inizi 1° millennio a.C.) sotto il predominio

argivo, ma divenne presto autonoma e fondò alla fine dell’VIII secolo a.C. Corcira e Siracusa, che

non solo assorbivano il surplus della popolazione della madrepatria, ma agivano anche da centri di

distribuzione dei prodotti di Corinto. Queste colonizzazioni si collocano durante il governo di una

famiglia aristocratica, i Bacchìadi, che fu al potere dal 747 al 657 a.C., quando si instaurò la

tirannide dei Cipselidi fino al 584 (secondo altri tra il 620 e il 540), quando l'ultimo tiranno,

Psammetico, fu ucciso. Sotto i primi due tiranni, Cipselo e Periandro, Corinto godé di molta

prosperità, e divenne una polis dal potere internazionale; furono dedotte varie colonie tra cui

ricordiamo quelle dedotte nell’Occidente greco: Anactorio sulle coste dell’Acarnania, Ambracia e

Dyrrachion in Epiro, e l’isola di Leucas. A differenza delle prime colonie di Corcira e Siracusa,

queste città rimasero in qualche modo dipendenti da Corinto, tant’è che le loro monete riprendevano

i pesi standard e i tipi corinzi. Nel V secolo fece parte della Lega peloponnesiaca guidata da Sparta,

e combattè contro Atene durante la Guerra del Peloponneso. In seguito fu avversaria di Sparta nella

guerra corinzia (395-387 a.C.) Filippo II di Macedonia ne fece la sede della Lega ellenica contro la

Persia e i successori di Alessandro Magno vi posero un presidio macedone. Con l’intervento dei

romani e il proclama di libertà di T. Quinzio Flaminino (196), divenne centro della Lega achea; ma,

essendosi questa sollevata contro Roma, dopo la sconfitta del suo esercito la regione fu ridotta a

provincia e Corinto fu distrutta (146). Nel 44 d.C. Cesare vi dedusse una colonia che si sviluppò

rapidamente.

2. Produzione monetale

L’intera serie degli stateri della zecca di Corinto fu studiata da Oscar Ravel a partire dagli anni ’30

del 1900. È stato lui a individuare le grandi linee di sviluppo della produzione monetale corinzia,

anche se i suoi studi sono stati revisionati e aggiornati dopo più recenti rinvenimenti. Si tratta di una

monetazione abbastanza ricca, ma da Kraay riconosciuta inferiore alle Tartarughe di Egina e alle

Civette di Atene. Le fonti di argento di Corinto sono sconosciute. L’analisi delle monete ha mostrato

che molte potrebbero essere state battute con argento di origine ateniese, sia ottenuto direttamente

da Atene (ovviamente si consideri che le due città furono in rapporti di relativa amicizia dopo le

guerre persiane fino agli inizi della Guerra del Peloponneso), sia acquisendolo mediante

tetradramme ateniesi nei mercati e porti del Mediterraneo. Tuttavia una fonte sicura di argento era

costituita dalla Dìolkos, una strada sull'Istmo di Corinto esistente già con Periandro, che collegava il

Golfo di Corinto al Golfo Saronico. La sua principale funzione era il trasposto di merci, anche se in

tempo di guerra svolgeva il compito di velocizzare le campagne navali, permettendo il traino a

secco delle navi (mediante pali di legno che rotolavano). In entrambi i casi si evitava la lunga e

pericolosa circumnavigazione del Peloponneso, e gli attacchi di pirateria. Possiamo immaginare i

dazi e le tasse pagate alla città per usufruire di questo passaggio, e avranno costituito una fonte

principale di approvvigionamento di argento. Anche Corinto, così come Atene ed Egina, ebbe una

politica iconografica estremamente conservatrice, mantenendo lo stesso tipo di diritto per tutta la

sua storia. Si tratta di Pegaso, il cavallo alato figlio della Gorgone Medusa che l’eroe corinzio

Bellerofonte, aiutato da Atena con un morso d’oro, aveva aggiogato e cavalcato per sconfiggere un

mostro della Licia, unione di leone, capra, serpente: la Chimera. Il cavallo è rappresentato o al passo

o, più comunemente, in volo. Il conservatorismo si mostra anche nella lettera iniziale dell’etnico

cittadino, l’arcaica koppa che rimarrà ancora sulle monete anche se nella scrittura corrente essa era

stata sostituita dal classico kappa. I Greci soprannominarono questi stateri pόloi, “puledri”, i

moderni “Pegasi”. Le serie più arcaiche recano al rovescio un semplice quadrato incuso, sostituito

molto presto da un motivo a forma di svastica. Solo successivamente viene raffigurata Atena, la cui

testa elmata ha inizialmente uno stile molto simile a quello delle monete ateniesi e siracusane della

fine del VI secolo a.C., e seguirà la normale evoluzione artistica greca attraverso il V e il IV secolo

a.C., quando si aggiungeranno nel campo i simboli e le sigle scelti dai responsabili di ciascuna

emissione.

Molto importante per la diffusione di questa monetazione verso Occidente (Sicilia e Magna Grecia)

è il ruolo svolto dalle zecche d’Acarnania (Anactorio, Leuca ecc.) dell’Epiro (Ambracia e Corfù) e

d’Illiria (Dyrrachion-Epidamno), che utilizzarono gli stessi tipi, scegliendo così di unirsi alla

circolazione di una delle monete “internazionali” più importanti.

La produzione monetale di Corinto è stata distinta in 5 diversi periodi:

• I° PERIODO (575/550 – 515 a.C.)

Le monete del primo periodo sono caratterizzate al D dalla figura di Pegaso, rappresentato

con le ali ricurve e al R presentano il quadrato incuso, che evolve nel tempo e di cui

possiamo distinguere 3 fasi:

In una prima formulazione presenta una forma a mulino a vento o, per meglio

- intenderci, una forma simile alla bandiera degli USA, per la quale si ispirava alle

prime monete di Egina.

Poi il quadrato incuso comincia ad assumere la forma simile ad una svastica, che a

- poco a poco viene perfezionata e appare come una svastica vera e propria.

Infine la svastica si sviluppa in un vero quadrato incuso, suddiviso in quattro

- quadrati più piccoli, con sporgenze arrotondate.

Per quanto riguarda la cronologia, la vecchia ipotesi che la moneta sia stata introdotta a

Corinto durante la tirannide dei Cipselidi, negli ultimi 10 o 15 anni della tirannide di

Periandro (fine VII- inizi VI), oggi è del tutto superata. Lo studio dei coni ha permesso di

individuare per questo primo periodi 65 coni di D. Punto di riferimento importante per la

cronologia è costituito da una riconiazione eseguita da Metaponto in una fase della sua

monetazione successiva alla distruzione di Sibari del 510, su Pegasi di Corinto del primo

periodo. Quindi il 510 costituisce un terminus ante quem per la produzione di monete

corinzie con Pegaso e quadrato incuso. Quindi questi 65 coni sono stati redistribuiti andando

a ritroso nel tempo, e sono state proposte diverse cronologie per l’inizio della monetazione

corinzia: quella alta di Kraay (575-550), quella media di Kroll (550-540), e quella bassa di

Nicolet-Pierre (530-525). Sono delle datazioni molto diverse, delle quali quella

maggiormente accreditata è la prima, basata anche sul confronto con la ceramica tardo-

corinzia: si ritiene oggi che l’inizio della monetazione a Corinto debba essere collocato nel

secondo quarto del VI secolo (575-550 a.C.), ma le circostanze e la data precisa sono

sconosciute.

Si trattava comunque di una emissione modesta, paragonabile in volume alle contemporanee

Wappenmünzen. Come le altre monetazioni del tempo, essa è conosciuta senza dubbio su

gran parte della costa mediterranea.

• II° PERIODO (515-400 a.C.)

II A (515 – 480 a.C.)

Il secondo periodo è caratterizzato da:

L’aggiunta al R della testa elmata di Atena intorno al 515 a.C. La testa è piccola,

- tant’è che l’intero perimetro del quadrato incuso è interamente presente sul tondello;

la testa è posta all’interno di un quadrato incuso circondato da un bordo lineare in

una prima emissione e poi in un quadrato incuso semplice nelle emissioni

successive;

Un cambiamento nella forma del tondello, che è divenuto più spesso e dunque più

- piccolo.

Leuca, zecca coloniale di Corinto, inizia ad emettere una serie di stateri, che si

- sviluppa parallelamente a quella di Corinto, l’unica differenza è l’iniziale Lambda

(Λ).

Per quanto riguarda la cronologia dell’introduzione della testa ci si è basati sui ripostigli e

sulle riconiazioni. Tra i ripostigli quello che riveste la maggiore importanza in questo

ambito è quello di Taranto: esso contiene, tra gli altri elementi, poche delle prime monete

con testa di Atena, quando è ancora circondata da un bordo lineare, insieme a un piccolo

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
42 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/04 Numismatica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher kalokagathia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Numismatica antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Taliercio Marina.