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L’ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO
''Kindersprache, Aphasie und allgemeine Lautgesetze'' -> saggio fondamentale
per la linguistica di Roman Jakobson. Scritto in tedesco nel 1941 e poi tradotto
in Italia negli anni ’70 con il titolo ''Il farsi e il disfarsi del linguaggio'' perché
Jackobson ha messo in relazione l’acquisizione del linguaggio da parte dei
bambini e l’apprendimento linguistico con la perdita del sistema linguistico
(cioè con l’afasia).
Come faccio a individuare i fonemi di una lingua? Tramite le coppie minime.
Definizione di fonema secondo Trubeckoj (1939):
un’opposizione fonologica è un’opposizione fonica che in una data lingua possa
differenziare un significato intellettuale -> principio della coppia minima.
Il fonema è qualcosa che si oppone a un altro suono -> dove c'è qualcosa che
si oppone a un’altra cosa, c'è un valore linguistico.
Quindi le coppie minime garantiscono l'esistenza di un fonema in una lingua
Esempio: ca[v]o / ca[r]o -> ci garantisce che abbiamo una V e una R -> questi
due fonemi esistono -> se prendo una parola e cambiando un suono, nella
stessa posizione, ottengo due parole con significati diversi, vuol dire che ho due
fonemi.
Se “caro” lo dico con la r normale e con la r moscia, non ho due fonemi ma ho
due variabili di un fonema unico.
Esempio: chie[s]e / chie[z]e -> non cambia tanto la pronuncia, ma uno è il pl. di
chiesa e l’altro è il remoto di chiedere -> sono due fonemi a basso rendimento
Lingua cambia, si possono individuare fasi di lingua ogni 400/450 anni (la
nostra è iniziata verso la fine dell'800).
Esistono poi delle regole pratiche di Trubeckoj per individuare i fonemi:
1. se due suoni nella stessa posizione sono interscambiabili senza un
cambiamento di significato ho una variante facoltativa (libera,
individuabile) di uno stesso fonema. La R moscia e la R vibrante sono due
varianti libere dello stesso fonema.
2. se due suoni nella stessa posizione, quando sono scambiati, cambiano
anche il significato delle parole (es. mano – nano -> cambio la prima
nasale) o le rendo irriconoscibili (es. mano – mako, che non vuol dire
niente, però non riconosco più la parola ‘mano’), allora sono davanti a
due fonemi diversi (principio della coppia minima).
3. se due suoni ''simili dal punto di vista acustico o articolatorio'' occorrono
in posizioni complementari (es. clear L e dark L nella pronuncia standard
dell'inglese) ho due varianti combinatorie di uno stesso fonema.
Quali esempi abbiamo in italiano? Due suoni che hanno una natura
articolatoria simile e che compaiono in posizioni complementari (non
posso scambiarli a livello di contesto fonetico) -> le nasali velari (sono un
esempio italiano di allofonia)
La ''rivoluzione del saggio'' di Jakobson (parla del libro che ha scritto)
Quando uno studioso aveva un figlio, annotava quotidianamente tutto quello
che gli succedeva.
Jackobson ha messo insieme tutti gli studi e ha trovato dei principi comuni
costruendo un unico percorso (verificato con degli studi successivi) che ha
trovato riscontro nelle lingue naturali.
Il saggio di Jackobson è stato fondamentale per:
- capire come i bambini imparano a parlare
- per la patologia dell’afasia e per le strategie di recupero logopedico
- per la conoscenza di un meccanismo universale di acquisizione di una
seconda lingua
- per la conoscenza dei punti più esposti a variabilità e della struttura
universale delle lingue
Gli studi medici sull'afasia sono iniziati a fine 800 con le scoperte mediche sul
cervello ma si sono intensificati tantissimo tra il 1920-30 dopo la Prima Guerra
Mondiale (soldati feriti che ricevevano brutti colpi in testa non riuscivano più a
parlare). Un altro problema era quello della bomba a causa della quale le
persone rimanevano o stordite dallo scoppio o perdevano l’uso dell’udito ->
diventando sorde non riuscivano più a parlare.
Primo paziente afasico conosciuto e studiato -> paziente Tan (era in grado di
dire solo ''tan'').
Quali saranno i primi suoni imparati dai bambini?
Ordine di acquisizione dei suoni da parte del bambino: (dopo vai risolini e
urletti)
1) /a/ -> suono più spontaneo e più facile
2) /m/ - /p/-> si impara prima la vocale /a/ di massima apertura, poi le
consonanti /m/ e /p/ di massima chiusura per il principio di opposizione (/m/
e /p/ hanno lo stesso punto di articolazione -> labbra).
3) dopo la /a/ di massima apertura si acquisisce la /i/ di massima chiusura
(opposizione) e poi la /u/ di massima chiusura e opposta alla /i/ oppure prima
/a/ poi la /i/ e dopo la /e/ (vocale intermedia -> sta in mezzo tra massima
apertura e massima chiusura)
4) dopo la /p/ e la /m/ abbiamo un secondo punto di articolazione che è quello
dentale e quindi il bambino impara /t/ e /n/
5) quando il bambino ha acquisito /a/ - /i/ - /u/ - /e/ solo DOPO /e/ può comparire
/o/
6) il bambino acquisisce /y/ (pronuncia ü) solo dopo /i/ (perché il blocco
dell’articolazione è lo stesso) e solo se /i/ si oppone a /u/ (per la posizione delle
labbra) -> principio di implicazione
Si tratta di un sistema con opposizioni e implicazioni.
Sistemi <<minimi>>
/i/ /u/
/a/ /m/ /n/
/p/ /t/
/i/ /e/ /a/
C’è un altro modo per rappresentare i sistemi minimi:
<<Il triangolo primario>>
Consonanti:
/p/
/t/ /k/ (sarebbe la c di cane)
Vocali:
/a/
/i/ /u/
Fasi dell'acquisizione fonologica secondo Jakobson:
1. Vocale di massima apertura e occlusiva anteriore unite in una sillaba: pa
2. Prima opposizione consonantica: nasale vs orale: pa-ma
3. Seconda opposizione consonantica: labiale-dentale: pa-ta oppure ma-na
4. Prima opposizione vocalica: vocale larga, vocale stretta: papa-pipi
5. Seconda opposizione vocalica, che può essere o una scissione della vocale
stretta in una palatale e una velare: papa-pupu o un terzo grado di apertura più
centrale papa-pepe.
Il bambino impara prima le occlusive, poi le nasali, poi la L, poi le fricative, le
affricate e infine la R.
Le acquisizioni sono dovute anche a imitazione dei suoni emessi dai genitori e
anche attraverso elementi prosodici.
Il tratto vocale del bambino:
- velo palatino è più in basso -> tende quindi a nasalità
- lingua sproporzionata (respira solo col naso per alcuni mesi)
Si impara a parlare attraverso le intenzioni contestuali (il contesto aiuta a
capire le intenzioni del bambino).
Il bambino continua a descrivere a livello pragmatico cose che succedono ->
impara a parlare così
''Non si può erigere la soprastruttura senza aver fornito le fondamenta, nè si
possono rimuovere le fondamenta senza aver rimosso la soprastruttura.”
- Jackobson, 1941
L’AFASIA
È una patologia del linguaggio, conseguente a lesione, caratterizzata da:
- agrammatismo
- assenza di elementi funzionali (ritorno a quando ero bambino che non
dicevo “voglio l’acqua” ma solo “acqua)
- assenza di flessione morfologica (i verbi non sono più coniugati)
- scarsa fluenza (parlo male)
- assenza del significato
- neoformazioni (creazione di parole nuove senza saperlo).
Area di Broca -> serve per produrre il
linguaggio
Area di Wernicke -> serve per capire il
linguaggio
Afasia di Broca -> motoria
È stato chiesto a una persona di descrivere come si fa la barba:
<<Ah… il pennello… la barba… radere, radere, radere… così ogni giorno… se
alzare poi il pennello e la saponata… poi mi lavo con acqua… e la saponata va
via>>
- non ci sono più le strutture complesse
- indica prima gli strumenti, gli argomenti (il pennello – la barba)
- verbo non coniugato (radere) e ripetuto (per dire che è una cosa ripetuta)
Afasia di Wernicke -> sensoriale
Con questa afasia l’area motoria è intatta ma si perde la capacità di
padroneggiare i fonemi.
Stessa domanda dell’esempio precedente:
<<sì, questa sera, quando faccio la barba, accendo ca cosa accosa, questa giù
e fegnendo la nessa che mi esce questa cosa che so proprio fare due volte>>
- c’è un minimo di struttura
- parole quasi irriconoscibili
dal punto di vista fonologico, queste persone possono perdere l’uso dei suoni
(prima perdono quelli più complicati, fino a perdere quelli più semplici) -> non
è un caso che il paziente Tan riuscisse a dire solo T, A, N.
PRESTITI E CALCHI A un certo punto, nell’italiano,
non solo nei linguaggi
specialistici, sono entrate
alcune parole straniere.
Un professore (Arrigo
Castellani) ha scritto un
articolo (chiamato Morbus
Anglicus = malattia per l’inglese) denunciando l’uso smisurato e talvolta goffo
(tanta gente non sa la pronuncia, cita a sproposito) di parole straniere
nell’italiano quotidiano.
Secondo Castellani tutti gli anglo-americanismi che entrano nella loro forma
nell’italiano minacciano la struttura stessa e provocano il diffondersi di un
senso di incertezza.
Secondo Tullio de Mauro, invece, in tutte le lingue egemoni è normale che si
diano e che si ricevano vocaboli.
Parliamo di prestiti come risultato del contatto o dell’interferenza tra più lingue
(interferire = essere in mezzo) in cui una ha la caratteristica di essere la lingua
modello (quella che si presta all’interferenza) e l’altra si chiama lingua replica
(quella che ne subisce gli effetti). [la lingua modello da, la lingua replica agisce]
Le forme più interessanti su cui la sociolinguistica ha una parta attiva è quella
dei prestiti e dei calchi.
I PRESTITI
Un prestito è una parola che riproduce sia il significato che il significante della
parola straniera e che a volte può subire dei mutamenti.
It. sciuscià deriva da inlg. shoeshine (per indicare colui che lustra le scarpe)
I prestiti si dividono in:
- Prestiti di necessità: prestiti che vengono introdotti contestualmente
all’oggetto, alla cosa, che rappresentano -> introduce una realtà nuova
che nella lingua non esiste
Esempi: kiwi (viene da un paese sud-americano che quando ha esportato
il frutto, lo ha esportato col suo nome), patata (non esisteva in Italia),
canoa, caffè (dal turco), zero (dall’arabo) -> sono tutti termini che in
italiano non esistevano e sono stati introdotti quando si è cominciato ad
usare l’oggetto (come quasi tutti i termini i