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Lo stesso meccanismo avviene quando il legamento è stressato eccessivamente a
livello meccanico , questi stress lo portano ad aumentare i suoi meccanismi di
riparazione aumentando la deposizione di fibre connettivali .
La seconda barriera elastica è rappresentata dal tessuto muscolare il quale
presenta notevoli capacità elastiche è ossia in grado di essere stirato in tutta la sua
lunghezza accumulando energia meccanica e di restituire questa energia nel minor
tempo possibile . Al suo interno presenta dei recettori alfa o fibre intrafusali disposti
in parallelo rispetto alle fibre muscolari, sono costituiti da terminazioni assonali che
avvolgono la porzione centrale di fibre , i quali innescano un riflesso spinale che si
attua quando il muscolo viene stirato rapidamente. Lo stiramento rapido determina
un eccitazione da parte dei recettori alfa i quali inviano un potenziale d’azione il
quale arriva all’altezza del corno grigio posteriore di una sezione midollare l’impulso
viene trasmesso tramite un interneurone situato all’interno della materia grigia il
quale stimola il motoneurone delle fibre alfa.Fuoriuscendo dal corno anteriore
conduce gli impulsi al muscolo effettore creando la contrazione riflessa questo
riflesso si definisce riflesso da stiramento, o riflesso di Sherringhton (1906) Più e
rapido lo stiramento che porta il raggiungimento di una escursione articolare più il
muscolo attiverà dei recettori che stimoleranno una contrazione riflessa per riportare
il muscolo alla lunghezza originale . I recettori alfa sono a loro volta inibito dai
motoneuroni di primo ordine che partono dalla corteccia motoria del SNC . Si
comprende quindi come il SNP e SNC abbiano un ruolo importante nel contrastare e
facilitare il superamento della barriera elastica muscolare .
Al contrario i recettori del Golgi OTG sono localizzati nella giunzione tra i tendini e il
muscolo e disposti in serie rispetto alle fibre muscolari. La contrazione del muscolo e
il conseguente stiramento del tendine provocano la risposta degli OTG che innescano
un arco riflesso che inibisce la tensione del muscolo che ha causato la tensione del
tendine proteggono il muscolo stesso da eccessiva tensione. L’impulso del Golgi
passa per il corno grigio posteriore ma in tal caso stimola l’interneurone che inibisce
il motoneurone alfa .
Risulta facile intuire come sulla stimolazione dei recettori OTG possa svolgere un
ruolo importante nel superamento della barriera elastica muscolare .
L’ultima barriera è quella anatomica ossea , seppur anche il tessuto osseo presenta
una sua capacità elastica o plasticità ,questa barriera è quella che rappresenta il
punto terminale di un escursione articolare dato dal contatto di due capi ossei oltre
il quale si arriva alla lesione ossea.
Facilitazione dei fusi neuromuscolari
La metodologia classica utilizzata per miglioramento della mobilità articolare è stato
per anni lo stretching statico passivo di Anderson(1980) ed una metodica che si
basa sui principi del metodo di riabilitazione neuromotoria (PNF) stretching
settoriale(Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation) ideato da H. Kabat e ripreso
successivamente da M. Knott e D. Voss, utilizzato in ambito riabilitativo .Il termine
stesso indica come questo metodo si basi sulla inibizione lenta dei fusi
neuromuscolari che abbiamo detto sono sensibili alle rapide forze di stiramento che
si attuano su un muscolo ; se lo stiramento avviene molto lentamente questi
recettori vengono inibiti e la barriera muscolare non si oppone all’ escursione che
vogliamo raggiungere .
La manovra di stretching prevede quattro "fasi" sequenziali:
1. messa in tensione
2. mantenimento della tensione
3. ritorno
4. riposo prima di una nuova ripetizione
La prima fase dura circa 4 secondi il mantenimento circa da30 fino a 60 secondi ed il
ritorno in altri 4 secondi .
Queste tecniche si possono applicare in maniera attiva o passiva in presenza di un
operatore esterno che conduca la messa in tensione . La variante passiva è
particolarmente utilizzata nel caso di una muscolatura particolarmente retratta o nel
caso di ricercare un maggior grado di mobilità oltre il così detto ROM attivo.
I vantaggi di questa tecnica sono diversi
-E’ sicura, di facile apprendimento e d’altrettanto semplice esecuzione.
-Richiede un dispendio energetico molto contenuto.
-Permette di by-passare la problematica inerente il riflesso da stiramento.
Questa metodica per la ricerca della mobilità può tuttavia presentare alcuni
svantaggi. La prima problematica sarebbe legata al tempo di prolungato utilizzo
dello stretching statico non sufficientemente supportato da esercizi di forza che può
costituire un possibile effetto negativo sulla produzione di forza muscolare. Le
capacità contrattili del muscolo sottoposto ad un eccessivo carico d’allungamento,
verrebbero infatti diminuite a causa sia di un cambiamento della “damping-ratio
muscolare” (ossia della capacità da parte del muscolo di assorbire e dissipare lo
shock derivante da un carico esterno imposto), ed una riduzione della sua reattività
.Bisogna ricordare che la ricerca di mobilità non debba portare lassità muscolari e
legamentose per non sovraccaricare altre strutture come quella ossea. Se legamento
, connettivo , e tessuto muscolare diventano poco capaci di assorbire forze esterne
diventa il tessuto osseo l’elemento maggiormente delegato a questo ruolo ma ciò lo
predispone ad eventuali patologie da sovraccarico ed inspessimenti delle giunture
articolari. Bisogna far notare come un allungamento passivo, possa presentare
rischio di lesioni o microtraumi che può nel caso in cui la differenza tra il range di
flessibilità attiva e quello di flessibilità passiva sia cospicuo.
Mobilità attiva
Una metodologia che può soppiantare le problematiche di lassità muscolari legate
allo stretching classico passivo comporta la contrazione isometrica della muscolatura
sottoposta ad allungamento, nello specifico questo tipo di allungamento si compone
di tre parti distinte:
-Inizialmente si assume la posizione articolare desiderata.
-Si effettua una contrazione isometrica contro una resistenza esterna (generalmente
un compagno, pavimento od una parete un sovraccarico esterno ) per un periodo di
tempo normalmente compreso tra i 7 ed i 15 secondi.
-Infine si rilassa il muscolo contratto per periodo della durata di perlomeno 7- 15
secondi
- successivamente si ri-effettua una successiva contrazione con un grado di
escursione maggiore
Si procede con questa andatura fino al raggiungimento del massimo grado di
mobilità raggiungibile.
La contrazione isometrica del muscolo interessato da allungare può essere facilitata
grazie all’azione dei recettori del Golgi GTO come detto in precedenza rispondono
allo tensione arrecata sul tendine del muscolo che si sta contraendo(muscolo
agonista) ,tramite un arco riflesso verrà quindi inibito e verrà stimolato
l’antagonista. Questo è uno dei motivi per il quale nel momento in cui si mantiene
una tensione muscolare prolungata contro un carico esterno, ad una determinata
escursione avvertiamo dei tremori ed un incapacità dopo un lasso di tempo variabile
da soggetto a soggetto che ci impedisce di mantenere quella posizione siamo quindi
portati a mollare quella posizione e rilassarci. Più aumenta il carico esterno più
questo sistema interviene precocemente .
Come illustrato nelle figura sottostante una tensione del bicipite brachiale
innescherà l’azione dei GTO che andranno ad inibire il bicipite come muscolo
agonista e stimoleranno l’azione del tricipite come antagonista . Ciò contribuisce ad
avere un azione di allungamento più diretta sul tendine più modulata dai riflessi
periferici rispetto allo stretching classico che mobilizza passivamente il tendine .
Questo meccanismo risponde quindi al concetto di “innervazione reciproca”
muscolare con il quale s’intende la reciproca strategia collaborativa che, nell’ambito
del movimento, la muscolatura agonista ed antagonista adottano. Da quanto sopra,
scaturisce il concetto di “coattivazione” o “co-contrazione”, che sottintendono
l’attivazione simultanea di due gruppi muscolari opposti, agonista ed antagonista, a.
A questo proposito, già nel 1925 Tilney e Pike33, definirono la coordinazione
muscolare come “un meccanismo dipendente principalmente dalla relazione di
sincronia contrattile nei gruppi muscolari antagonisti”.
Lo stretching isometrico è considerato come una delle migliori ed efficaci tecniche
rivolte allo sviluppo della flessibilità statico-passiva e si dimostra normalmente
maggiormente efficace dello stretching attivo o passivo utilizzati singolarmente.
Inoltre questo tipo di tecnica contribuirebbe notevolmente alla diminuzione della
sensazione dolorosa associata all’allungamento. In parte questa tecnica si ricollega
alla tecnica di contrazione rilassamento (CR): nella tecnica di CR, anche denominata
hold-relax technique, il muscolo antagonista viene prima allungato passivamente
dall’operatore, in seguito viene richiesta all’atleta una contrazione isometrica della
muscolatura da allungare contro la resistenza fornita dall’operatore della durata di
circa 7-15 secondi, dopo di che il muscolo viene brevemente rilassato per 2-3 secondi
ed infine nuovamente allungato passivamente per circa 10-15 secondi. A differenza
di questo metodo nel modello di mobilità attivo è il soggetto stesso che modula
quanta resistenza offrire al carico esterno e quanto far durare la tensione prima di
guadagnare il ROM articolare. Questo può rappresentare un vantaggio per far
prendere maggior coscienza al soggetto del suo livello di mobilità attiva e quando
progredire con il carico . Questo modello di mobilità attiva ha il vantaggio di
ottimizzare i tempi da dedicare ad un allenamento finalizzato alla mobilità ed alla
forza.
Lo stretching classico è stato spesso adoperato come metodo per ridurre la
decoattazione articolare quindi quella pressione tra due strutture ossee che può
aumentare dopo un allenamento più o meno intenso . Prima di arrivare ad agire
sulla barriera ossea bisogna quindi aggirare le barriere legamentose e muscolari
tramite stiramento passivo . Questo rappresenta una notevole problematica nel post
allenamento in quanto i fusi muscolari sono molto più eccitati e sensibili a causa dei
rapidi stiramenti a cui è stato sottoposto il muscolo ; ciò significa che il muscolo si
opporrà molto precocemente allo stiramento passivo irrigidendosi diventa quindi più
complicato avere un azione diretta sino all’articolazione decomprimendola.