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Il concetto di "Minoranza"
Il concetto di minoranza in sociologia è stato elaborato dalla sociologia nordamericana, a partire dalla nozione di minoranza nazionale. Questa risale agli inizi del Novecento, quando entrò nel vocabolario della storia e della politica per designare le popolazioni dominate - dal punto di vista linguistico, culturale e/o religioso - inglobate negli imperi austro-ungarico, russo ed ottomano. La sociologia nordamericana l'adattò al contesto della propria società. "Possiamo definire minoranza un gruppo di popolazione che, a causa delle sua caratteristiche fisiche o culturali, si distingue dagli altri all'interno della società in cui vive per il trattamento differenziato e diseguale cui è sottoposto, e che per questa ragione considera se stesso oggetto di discriminazione collettiva. L'esistenza nella società di una minoranza implica l'esistenza di
Un corrispondente gruppo dominante che gode di un migliore status sociale e di maggiori privilegi. La particolare condizione della minoranza comporta l'esclusione dalla piena partecipazione alla vita della società". Così si esprimeva Louis Wirth, sociologo della Scuola di Chicago, e benché l'avesse fatto più di sessant'anni fa è ancora assai valida. Wirth ci fornisce tuttavia alcune indicazioni preziose. Anzitutto, il concetto sociologico di minoranza non è d'ordine statistico: una minoranza intesa in senso sociologico può essere maggioranza dal punto di vista numerico e viceversa. L'esempio degli afroamericani è quello più calzante: benché numericamente costituiscano la maggioranza in non pochi stati degli Usa, la loro condizione resta anche là minoritaria. Le stesse frontiere fra maggioranza e minoranze non hanno nulla di naturale o di primordiale. È il processo di
formattare il testo utilizzando i seguenti tag html:formazione dello Stato moderno e l'assunzione del principio di nazionalità come fondamentale e discriminante che creano il problema delle minoranze. Insomma, è "il sistema giuridico e politico di una società a stabilire se individui o gruppi debbano essere 'incorporati' come eguali o diseguali e, in definitiva, a determinare l'esistenza delle minoranze".
Le minoranze sono considerate particolari, singolari, differenti; la maggioranza, al contrario, si reputa generale, universale, normale. Il particolarismo e la differenza imputati o riconosciuti ai minoritari sono spesso considerati negativamente e/o svalorizzati dai maggioritari, in ogni caso percepiti come uno scarto rispetto alla norma definita dal gruppo maggioritario ed attribuita a se stesso.
In conclusione, ciò che va considerato centrale nel concetto sociologico di minoranza è la condizione di dominazione, di dipendenza e d'esclusione. In tal senso, meglio
Sarebbe parlare, come suggerisce Colette Guillaumin, di situazione minoritaria, per evitare che anche su questo concetto, come su altri affini (si pensi ad etnia) gravi il peso dell'essenzializzazione e dell'attribuzione di qualche fondamento originario.