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Ritengo che con molta probabilità, il grande successo di questa disciplina, sia dovuto al fatto che

viviamo in una società in cui siamo bombardati da informazioni, da obblighi, oneri, dove il tempo

sembra diventato nostro nemico, le giornate sembrano sempre di più accorciarsi, impedendoci di

proseguire i nostri obiettivi quotidiani con la tranquillità e la serenità che ognuno di noi si merita,

perdendo quindi ogni contatto con il nostro corpo e con le esperienze che viviamo giorno dopo

giorno. Ognuno di noi tende a mette in moto il così detto

"pilota automatico", diventando sempre meno

consapevole rispetto a ciò che ci accade,

lasciandosi completamente sommergere da

pensieri desideri, giudizi su noi stessi e gli altri,

lasciando soprattutto che gli eventi influenzino la

nostra esistenza rendendoci profondamente

insoddisfatti.

Tutto questo crea stress: le persone oscillano tra il

tentativo di controllare tutto e la tendenza ad

allontanarsi dalle situazioni ma, così facendo, i

problemi che cercano di tenere lontani o sotto controllo

si ripresenteranno moltiplicati e più intensi di prima. Non si possono cancellare i ricordi, le brutte

esperienze, le paure si possono gestire, i pensieri negativi futuri possono essere tenuti sotto

controllo attraverso la presa di coscienza dei nostri pensieri, qualsiasi essi siano, accettarli così

come sono, senza giudicarli, osservandoli semplicemente, con i propri tempi, con delicatezza

lasciarli andare (Montano, 2007).

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Quando parliamo di Mindfulness parliamo di due tipi di discipline:

la "Mindfulness-Based Stress Reduction" o MBSR (sviluppato direttamente da Kabat-

 Zinn), per la riduzione dello stress,

la "Mindfulness-Based Cognitive Therapy" o MBCT.

Quest'ultima unisce alla MBSR elementi di terapia cognitiva e deriva dagli studi di Zindel Segal

(docente del dipartimento di Psichiatria e Psicologia dell'Università di Toronto e direttore dell'unità

di terapia cognitivo comportamentale. Ma questa Mindfulness a cosa serve?

1.2 Le proprietà terapeutiche della Mindfulness

Il primo ad occuparsi dell'applicazione clinica della Mindfulness è stato il professore di Medicina

dell' università del Massachusetts Jon Kabat-Zinn che già dagli anni '70 aveva elaborato la

Mindfull-Based Stress Reduction ( MBSR) per la riduzione dello stress. Kabat-Zinn fu il primo a

comprendere l'importanza della meditazione nel mondo orientale, ma

allo stesso modo era a conoscenza delle difficoltà, dovute

prevalentemente a differenze di tipo culturale, di noi occidentali nel

fare "nostra" questa disciplina. Quindi introdusse la pratica della

meditazione buddista ai suoi pazienti introducendo degli adattamenti,

tesi a renderla più facilmente vicina ad una cultura qual' è quella

occidentale.

Punto fondamentale della Mindfull-based Stress Reduction ( MBSR) era quello di portare i propri

pazienti ad evitare di innescare quelle reazioni mentali automatiche ( la cos'ì detta ruminazione

mentale) che erano alla base del loro stato di ansia, depressione e stress ( Kabat-Zinn, 1990).

A quanto pare l' intuizione di Kabat-Zinn portò ottimi frutti, e nell'arco di venticinque anni la

Mindfull-based Stress Reduction ( MBSR) è stata utilizzata in più di quindicimila casi, con

applicazioni cliniche che vanno da quelle psichiatriche ( ansia, attacchi di panico, disturbi del

comportamento alimentare), alle patologie mediche ( cefalee, ipertensione, cancro, cardiopatie), alle

patologie di tipo somatico ( psoriasi, sindrome dal dolore cronico, disturbi gastrointestinali), fino

all'utilizzazione in situazioni di tipo non cliniche per risolvere situazioni legate al disagio sociale

(Montano, 2007).

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Con le tecnologie a nostra disposizione, comprese le risonanze magnetiche, si può studiare meglio

l'attività cerebrale, e quindi si può indagare sugli effetti terapeutici della Mindfulness.

Come sottolinea Ghisi Migliari (2012) in un articolo, Richard G. Davidson un docente di Psichiatria

e Psicologia dell'Università del Wisconsin-Madison ha osservato, nel 2004, che praticare

costantemente la Mindfulness apporta delle modifiche a carico della corteccia anteriore sinistra,

ipotizzando che questa pratica porti, nel tempo a controllare le emozioni migliorando quindi il

sistema immunitario. Inoltre la dott.ssa Sara W. Lazar, una neuroscenziata dell'università di

Psichiatria a Harvard, ha riscontrato nei mediatori della Mindfulness una corteccia mediale ispessita

oltre che un ampliamento dell'insula destra, aree legate all'empatia e alla capacità di

autosservazione.

Di recente sono state pubblicate alcune rassegne letterarie riguardanti gli interventi psicoterapeutici

Mindful-based e degli studi empirici ( Bishop, 2002; Baer, 2003). Baer analizza i risultati di ben 21

studi clinici condotti con gruppi di controllo, da cui emergono cambiamenti sul benessere psico-

fisico basati sulla Mindfulness che contribuiscono in maniera significativa a ridurre problemi di

natura psichiatrica , ad alleviare le sofferenze oltre che a portare miglioramenti a breve e a lungo

termine del funzionamento psicologico e della qualità della vita, sia in ambito clinico sia in ambito

non clinico. Inoltre lo stesso Jon Kabat-Zinn ha tenuto diverse conferenze, molte delle quali sono

presenti anche in internet ( http://vimeo.com/6239347) dove conferma il vantaggio della pratica

della Mindfulness in diverse applicazioni cliniche come per esempio per diminuire i dolori di tipo

cronico, il dolore dovuto dal cancro ecc.

1.3 La mia esperienza personale ( incontri di terzo tipo).

Il mio interesse per la Mindfulness è nato l'anno scorso, grazie ad una amica di mia madre che mi ha

parlato di un corso per la riduzione dello stress che si svolgeva presso l'Istituto A.T.Beck di Roma.

Informandomi tramite il sito della scuola ho scoperto che, nonostante non fosse molto

pubblicizzata, la Mindfulness era una pratica che dopo l'enorme successo negli U.S.A. stava

muovendo i primi passi anche in Italia, dove viene utilizzata sia in terapia comportamentale sia

nelle aziende per la riduzione dello stress lavoro correlato per non parlare delle potenzialità di

utilizzo anche nelle sedi ospedaliere, infatti negli Stati Uniti e in Francia il protocollo Mindfulness è

parte integrante dei servizi riabilitativi in molti reparti; in America è presente in oltre 250 ospedali e

viene insegnata agli studenti in molte università

(http://www.ilmessaggero.it/benessere/luoghi/mindfulness_la_meditazione_occidentale_inserita_nei

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_protocolli_ospedalieri/notizie/232228.shtml). Inoltre, come ho scritto sopra, questa disciplina

viene utilizzata per ridurre disturbi psicologici di diversa natura, dalle problematiche come l'ansia,

alla depressione; ultimamente anche in una disciplina come il Coaching sono state introdotte

tecniche di Mindfulness. Difatti la Mindfulness nasce proprio dall’ambito della psicologia positiva,

cioè quella parte di psicologia che si occupa dell’eccellenza, della felicità e del migliorare lo stato di

persone non necessariamente affette da disturbi. Un pò come dire, la Mindfulness, non solo aiuta chi

sta male ma migliora la vita di chi già se la cava abbastanza bene .

Tutto questo mi ha spinto a seguire il corso, che era composto di 10 lezioni di due ore ciascuna,

tutte rigorosamente pratiche, dove le docenti ci facevano svolgere gli esercizi meditativi della

Mindfulness. L'obiettivo principale degli esercizi era focalizzarsi sul respiro,

che doveva fungere da ancora al momento presente, in modo da avere

un'attenzione non giudicante al presente, "Momento dopo

momento".

La difficoltà sta appunto nel fatto che, in silenzio, la mente tende a

vagare, ad essere catturata di volta in volta dai pensieri, considerazioni,

ragionamenti, su eventi accaduti, su paure, allontanandoci dall'esperienza di meditazione.

Questo che ho appena descritto è la norma, la differenza sta nell'atteggiamento che si assume

rispetto a queste divagazioni: l'obiettivo è semplicemente osservare con la mente questi pensieri,

senza giudicarli, bisogna semplicemente notare che la mente ha divagato e con gentilezza riportare

l'attenzione sul respiro!

Devo dire che non è affatto semplice, durante tutto il corso ho avuto delle difficoltà nel prestare

un'attenzione al presente, oltre che un'attenzione non giudicante verso i pensieri, le sensazioni, i

ricordi. Io come penso quasi tutti noi, tendo sempre a giudicare/mi, dare un peso ai pensieri,

categorizzarli come giusti/sbagliati, tristi/felici, e così via, senza soffermarmi sul

pensiero in se. Ovviamente quando ti trovi solo a fare questi esercizi, ti senti solo

anche nelle difficoltà e spesso ti senti anche un pò "strano", "diverso" come se

fossi l'unico ad avere quel tipo di problematica.

Ma la cosa che mi rincuorava era che non ero l'unica ad avere questo tipo di

difficoltà e soprattutto non ero sola! La cosa più bella di questo corso è stato che

era un corso di gruppo, e questa esperienza ci ha portati a divenire un gruppo molto affiatato, a tal

punto che ci sostenevamo nei momenti difficili, ci incoraggiavamo ad andare avanti nelle situazioni

di maggiore difficoltà ( infatti durante il corso una delle ragazze del gruppo ha perso il marito in un

incidente all'estero mentre era fuori per lavoro, e tutti noi in ogni seduta le eravamo vicini, anche

senza dire niente, bastava anche un solo sguardo), inoltre per anni ho studiato l'importanza del

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gruppo in psicoterapia, del fatto che attraverso il gruppo è possibile sperimentare nuove forme di

apprendimento, uno spazio dove si abbassano le difese personali e è in cui si può liberamente

esprimere la propria aggressività, la propria tristezza, i propri disagi.

Solamente dopo questa esperienza sono riuscita a capire nel profondo tutto quello che ho studiato in

merito ai gruppi: tra persone sconosciute fino a qualche minuto prima, appena inizia un'esperienza

in comune si crea una sorta di feeling, di complicità, dovuta proprio al fatto che tutti, nessuno

escluso, si trovano nella stessa barca, e quindi tanto vale aiutarsi, tanto vale abbattere i muri di

protezione. All'interno di un gruppo si percepisce inoltre un' ala di protezione, che ti separa dal

fuori, dalla giornata faticosa, dall'università o dal lavoro, si viene catapultati in una realtà soffice e

protettiva dove ci si può aprire agli altri senza timore, dove si può raccontare la propria "storia" e

ascoltare quella degli altri, si ricevono stimoli a 360° e porta, almeno per quanto mi riguarda, ad una

vera crescita personale! Come dice Thich Nhat Hanh riguardo

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher verycrazy14 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della coscienza e mindfulness e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Raffone Antonino.