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ETERMINARE IL PREZZO SULLA BASE DELL ASPETTATIVA
2.4.5 L S 12
A TASSAZIONE DELLO TATO
2.5 M : 14
ERCATO MECCANISMO EFFICIENTE DI ALLOCAZIONE DEI BENI
2.5.1 S 14
PIEGAZIONE ALLA CURVA DI DOMANDA
2.6 V : 15
ARIABILI ESOGENE LE PREFERENZE
2.6.1 V 20
ARIAZIONI DI PREZZO
2.7 P 22
ROBLEMI DI NATURA ECONOMICA DEL CONSUMATORE
2.7.1 S 22
CELTA INTERTEMPORALE
2.8 L’ 25
IMPIEGO DEL RISPARMIO 1
1 M ICROECONOMIA E ISTITUZIONI
1.1 M ICROECONOMIA
Attraverso la Microeconomia si studia il sistema economico dal punto di vista delle decisioni che prendono i
singoli attori economici. Per questo studio si fa riferimento a due gruppi di soggetti economici come centri
decisionali: le imprese, dove vengono prodotti i beni e vi è divisione del lavoro; le famiglie, generalmente gli
acquirenti, ma anche lo Stato.
Vi è poi un’altra parte dedicata alla compatibilità delle decisioni. Noi infatti osserviamo un sistema economico
che grazie alla caratterizzazione del lavoro è distinto dalla presa di decisioni, e bisogna perciò capire se questo
crea una situazione di caos o meno. Fondamentalmente questo modo di organizzare l’attività economica è
contrassegnato dal fatto che anche con singole decisioni decentrate non vi è puro caos ma ci sono trend più
o meno regolati. Il compito della scienza economica è cercare di dare conto a questo aspetto. Il caos, e non
l’ordine, dovrebbe essere la caratteristica di sistemi economici in cui non c’è un centro a monte che coordina
le decisioni. Osserviamo comunque che l’esito di questa interazione di soggetti economici è come se fosse
dovuta ad un coordinamento, che è proprio il compito fondamentale del mercato, perché viviamo in econo-
mie di mercato. Un tempo si sarebbe parlato di economie di tipo capitalistico, una particolare forma di eco-
nomie di mercato.
Il mercato è l’istituzione che coordina decisioni che vengono prese in modo decentrato. Questo è un tema
che risale a Smith, con la mano invisibile. Nella seconda parte si vedrà quindi in che modo il mercato coordina
decisioni che vengono prese in modo decentrato attraverso la determinazione di opportuni prezzi. Nella
prima parte, siccome le decisioni sono autonome e decentrate, si affronterà il problema di come queste de-
cisioni vengono prese, e si farà l’ipotesi che i soggetti siano razionali. Questi soggetti prenderanno delle de-
cisioni, e queste decisioni entro certi limiti verranno rese compatibili da parte del meccanismo del prezzo,
attraverso la legge della domanda e dell’offerta.
1.2 L’ K
INDIVIDUALISMO METODOLOGICO CONTRAPPOSTO ALLA TEORIA DI EYNES
Micro e macro economia sono classificazioni che hanno valenza accademica, quello che interessa è come
funziona un determinato settore economico. Noi ci poniamo dal punto di vista decentrato, vogliamo spiegare
i fenomeni sociali attraverso l’interazione di decisioni che prendono i singoli soggetti. Il segno fondamentale
di questa impostazione microeconomica è l’individualismo metodologico: vogliamo spiegare perché il prezzo
è ad un certo livello, oppure perché c’è disoccupazione. Questi fenomeni vengono spiegati sulla base del
comportamento dei singoli individui. L’individualismo metodologico è uno dei marchi di questa impostazione
liberista. Si cita spesso in questi contesti una celebre frase: esistono gli individui ma non esiste la società, nel
senso che essa non è altro che formata dalle decisioni dei singoli individui. Ci sono tante eccezioni anche sul
piano concettuale: una prima critica a questa impostazione fu portata da Keynes, economista liberale, al
quale si deve l’impostazione opposta a questa, quella macroeconomica, dove non ci si pone dal punto di vista
del singolo decisore ma di grandi aggregati che caratterizzano il sistema economico, l’occupazione, il PIL,
l’inflazione, tutti fenomeni definiti a livello aggregato perché forniscono una semplificazione del sistema eco-
nomico. Non si considerano i singoli mercati, ma i mercati in generale, perché così si riesce a fornire una
rappresentazione piuttosto schematica ma operativa. Il contributo di Keynes è quello di dimostrare che gli
aggregati non sono frutto di decisioni dei singoli, ma il tutto è sempre di più della somma dei singoli. Micro e
macro economia sono quindi modi diversi per osservare la medesima realtà. 2
1.2.1 La creazione di modelli
Lo studio della Microeconomia è uno studio astratto dell’analisi, nel senso che non si considereranno parti-
colari aspetti che possono caratterizzare certe situazioni, ma si andrà alla radice degli aspetti economici.
Questo vuol dire che bisogna semplificare gli elementi da prendere in considerazione, e la semplificazione
passa attraverso la costruzione di modelli. Si prenderanno in considerazioni modelli, sinonimo di teorie, im-
portanti come la verifica empirica di quello che si fa. L’intuizione, l’aspetto teorico è importante. I modelli in
economia si fanno per i più svariati motivi, in questo caso è una semplificazione della realtà, e per questo si
dice astrazione. Si cerca di considerare i soli fattori importanti, quelli persistenti, che determinano il settore
economico che andiamo ad analizzare. I modelli si possono costruire in vari modi: in termini verbali o, in altri
casi, per cogliere le implicazioni, bisogna fare dei conti, con l’intento di trarre beneficio. I modelli sono carat-
terizzati dal fatto che traducono delle ipotesi, e queste ipotesi si traducono in determinate strutture.
1.2.2 L’economia politica
In questo studio ci si occuperà di economia politica. Lo stesso Keynes quando sviluppa la sua teoria non parla
di micro o macro economia. Smith la battezza “indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni”,
e lo stesso vale per Marx. In realtà questa scienza nasce come economia politica perché si afferma come
campo autonomo di indagine con la nascita e lo sviluppo di uno specifico modo di produzione, quello capita-
listico. Nasce quindi come scienza del capitalismo. Succede che soprattutto con le implicazioni dell’analisi
marxiana, le indicazioni sono rilevanti dal punto di vista sociale. Smith ci tiene a sottolineare che la produ-
zione capitalistica aumenta la produzione di ricchezza grazie alla divisione del lavoro, basata su un’attività
umana così da sempre, l’incentivo a scambiare. Lo scambio porta alla specializzazione dei soggetti, all’au-
mento del lavoro e della produzione. Marx dice che l’economia non è altro che un ammasso di merci. Ricardo
sottolinea invece il modo in cui la ricchezza prodotta viene distribuita fra queste classi, in particolare i capi-
talisti, che per così dire sono la classe dinamica, e la borghesia emergente, che reinveste parte dei profitti nel
sistema economico stesso, mentre i proprietari terrieri la usano per consumarla. Su questa analisi si basa
quella marxiana che spiega quale è l’origine dei redditi in base alle classi sociali.
Si vedranno quali sono i punti di forza e quelli di debolezza di questa visione tutta incentrata sul ruolo del
mercato, sul sistema dei prezzi, sull’organizzare la divisione dei beni nel sistema, di cui l’istituzione principe
è il mercato. Si considereranno due tipi di modelli, due classi di modelli: modelli che spiegano il comporta-
mento dei soggetti economici, modelli di scelta che analizzano le scelte; modelli del mercato, che sono in
realtà modelli che analizzano il problema del coordinamento delle decisioni. Lo strumento analitico fonda-
mentale che si utilizzerà per analizzare questi aspetti è quello dell’equilibrio. Per quanto riguarda i soggetti
economici si descriveranno le caratteristiche delle scelte razionali e le situazioni di coordinamento delle de-
cisioni, e perché lo strumento dell’equilibrio è importante, nonostante ci siano comunque altre impostazioni.
2 T EORIA DEL CONSUMATORE
2.1 L ’
E PECULIARITÀ DELL ANALISI
Il flusso circolare del reddito rappresenta come viene concepito il funzionamento di un’economia di mercato.
Essa è caratterizzata dal fatto che ci sono due gruppi di sog-
getti economici: le imprese e le famiglie. Fra questi soggetti
intervengono dei rapporti, che avvengono attraverso i mer-
cati. Le imprese producono delle merci per venderle sul mer- Famiglie
Imprese
cato: parte di queste merci le vendono alle famiglie, beni di
consumo finale, e le famiglie pagano il corrispettivo. Le im-
prese vendono alle famiglie, lato dell’offerta, creando un
flusso reale. 3
Tra le famiglie alcune di queste hanno la proprietà del capitale, saranno cioè proprietari delle imprese. Ci
sono famiglie proprietarie della terra, e famiglie proprietarie della forza lavoro. Ciascuna famiglia ha una
risorsa che impiega nel mercato per guadagnare un certo reddito che consente di avere il potere di acquisto
per acquistare dei beni.
Osserviamo domanda e offerta su due tipi di mercato: i mercati dei prodotti finali, dove sono le imprese che
agiscono come offerenti, hanno un prodotto che creano per realizzare il loro obiettivo, e in cui le famiglie
sono gli acquirenti; i mercati dei fattori produttivi, divisi in capitale, lavoro e terra. Su ognuno di questi mer-
cati si fissano dei prezzi, e gli scambi avvengono a determinati prezzi. Il primo punto è che il compito di
un’analisi microeconomica è fornire una spiegazione di che cosa regola i prezzi per questi scambi. La teoria
del valore ha il compito di spiegare come si determinano i prezzi dei prodotti finali. Ci si occuperà di deter-
minazione dei prezzi e dei fattori produttivi che vanno sotto il nome di distribuzione del reddito.
La situazione ideale, quella messa in evidenza, è quella di un’economia competitiva. Si vedrà come secondo
questa impostazione si determinano i prezzi delle merci in mercati competitivi. Lo stesso principio vale per la
determinazione dei prezzi dei servizi dei fattori produttivi. Questo problema di determinazione dei prezzi è
anche al tempo stesso una spiegazione di cosa determina il livello di produzione o i livelli delle quantità scam-
biate.
L’economia è fatta da tanti mercati e noi isoleremo uno di questi mercati rispetto a tutto il resto focalizzando
la nostra attenzione. Nell’economia e nella realtà i mercati sono connessi tra di loro, ma per il momento
procederemo non considerando queste condizioni. Il risultato che si otterrà quindi sarà conseguenza del fatto
che abbiamo isolato questi aspetti. Si parla in questo caso di analisi e modelli di equilibrio parziale. Tutto ciò
è stato pensato per mostrare quale è il fine ultimo: interpretare il funzionamento del sistema economico