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Q’ C
2 E (quantità del bene “x”)
D Q
i
Q Q
1 2
La pendenza del vincolo di bilancio, indica la quantità di un bene “x” cui si deve rinunciare per
acquistare un’unità aggiuntiva di un altro bene “y”.
Questa pendenza è data dal rapporto tra il prezzo del bene “x” e il prezzo del bene “y”:
“ tg α “
= P / P
x y
Dunque, se il “P “ è pari ad € 30, mentre il “P “ è pari ad € 10, allora la pendenza del vincolo di
x y
è: “P = € 30 / € 10 = 3 “.
bilancio / P
x y
Variazioni della linea di bilancio: variazione del reddito
Per tracciare la linea di bilancio del grafico di sopra, ipotizziamo determinati prezzi per entrambi i
beni e un dato reddito che si può spendere.
Se il reddito disponibile aumenta, possiamo permetterci maggiori quantità di uno dei due beni o di
entrambi e, quindi, la linea di bilancio si sposterà verso l’alto e verso destra, mantenendo la stessa
pendenza del vincolo di bilancio vecchio, in quanto i prezzi dei due beni non sono stati modificati.
(quantità del bene “y”)
Q j “ z = reddito “
A’ “ z “ “ Q “ ; “ Q “
se j i
B’
Q’ A
A C’
Q’
B B
Q’
1
Q’ C
2 D’ (quantità del bene “x”)
D Q
i
Q = Q Q = Q
1 A 2 B
Variazioni della linea di bilancio: variazione dei prezzi
Tornando al reddito originario, se un prezzo varia possono accadere due cose:
come prima cosa, può accadere che, se il prezzo di un bene “y” diminuisce, la linea di
1. bilancio ha una pendenza maggiore, l’intercetta verticale si sposta verso l’alto, mentre
l’intercetta orizzontale non cambia, perché non c’è stata nessuna variazione del prezzo del
bene “x”;
(quantità del bene “y”)
Q j A’
Q’ B’
1
A B
Q’
1 C’
Q’
2
Q’
2 D’
C D = (quantità del bene “x”)
Q
i
Q Q
1 2
come seconda cosa, invece, può succedere che, se il prezzo di un bene “x” diminuisce, la
2. ha una pendenza minore, l’intercetta orizzontale si sposta verso destra,
linea di bilancio
mentre l’intercetta verticale non cambia, perché non c’è stata nessuna variazione del prezzo
del bene “y”.
(quantità del bene “y”)
Q j A’
A = B’
Q’
1
Q’ C’
B
1
Q’
2
Q’ C
2 D’ (quantità del bene “x”)
D = Q
i
Q Q
1 2
Le preferenze
Finora abbiamo ipotizzato che i consumatori preferiscono quantità maggiori piuttosto che quantità
minori di ogni bene che consideriamo. Dunque, possiamo affermare che il consumatore sceglierà
sempre un punto sulla linea di bilancio, piuttosto che uno al di sotto di essa. Questa informazione è
utile poiché sappiamo che cosi possiamo restringere il campo di ricerca del punto che il
consumatore sceglierà ai punti sulla linea di bilancio “AF”.
Per sapere quale punto sulla linea di bilancio dà più utilità rispetto agli altri, ci riferiamo al sesto
principio fondamentale, il quale dice che, per capire e prevedere il comportamento dei singoli
consumatori, bisogna rifarci agli effetti aggiuntivi o marginali delle loro azioni.
Utilità e utilità marginale
Gli economisti ipotizzano che qualsiasi consumatore cercano di massimizzare la loro utilità, ossia
una vera e propria misura quantitativa della loro soddisfazione ottenuta dal consumo di beni e
servizi. Nella rappresentazione grafica dell’utilità, che è la seguente:
U (unità di utilità)
i
D Utilità totale > 0 crescente
C “ OA > BC > CD “
B > AB
[ “ ( 50 ) > ( 20 ) > ( 10 ) ” ]
> ( 30 )
A (quantità del bene “x”)
Q
i
O 1 2 3 4
possiamo dire che l’utilità totale di un consumatore incrementa man mano che esso acquista
quantità maggiori di un certo bene “x”. Però, anche se l’utilità aumenta ogni volta che un
bene “x”, l’utilità aggiuntiva che deriva
consumatore consuma una quantità man mano maggiore del
da ogni quantità del bene successiva si riduce sempre più man mano che aumenta il consumo del
bene.
La variazione di utilità totale derivante dal consumo di un’unità aggiuntiva di un bene è definita
di quell’unità aggiuntiva.
come utilità marginale
Secondo la legge dell’utilità marginale decrescente, l’utilità marginale di una cosa per una persona
diminuisce ad ogni aumento della quantità della cosa che quella persona già possiede.
La rappresentazione grafica di questa utilità marginale è la seguente:
U (unità di utilità)
i
Utilità marginale > 0 decrescente
“ OA > AB > BC > CD “
[ “ ( 50 ) 10 ) ” ]
> ( 30 ) > ( 20 ) > (
A “ OA = AB = BC = CD = utilità marginale “
B
C
D (quantità del bene “x”)
Q
i
O 1 2 3 4
Confrontando il grafico dell’utilità marginale con il grafico dell’utilità totale, osserviamo che, a
ogni incremento di un’unità del consumo del bene “x”, la sua utilità marginale è pari alla variazione
della sua utilità totale.
Guardando, invece, solo il grafico dell’utilità marginale, osserviamo che dopo una certa quantità
consumata del bene “x”, l’utilità marginale è nulla e, quindi, il consumatore non ottiene
soddisfazione o utilità aggiuntive consumando ancora altra quantità del bene “x”, e, di conseguenza,
il consumatore rifiuterebbe un’unità aggiuntiva del consumo di quel bene.
L’unione del vincolo di bilancio con le preferenze
L’utilità marginale fornisce informazioni a proposito delle preferenze di un consumatore. Il vincolo
di bilancio, invece, indica solo quali combinazioni di beni il consumatore può permettersi.
Se uniamo le informazioni sulle preferenze (i valori dell’utilità marginale) con quelle relative a ciò
che ci si può permettere (il vincolo di bilancio) possiamo sviluppare una regola utile per individuare
la scelta che massimizza l’utilità di un individuo.
Man mano che scendiamo lungo la linea di bilancio, dal punto A a B a C e a D, la quantità del bene
“x” aumenta e l’utilità marginale diminuisce.
Anche l’utilità marginale ponderata, ossia il rapporto tra l’utilità marginale di un certo bene e il
prezzo di un’unità di quel bene, diminuisce al crescere della quantità del bene stesso.
A questo punto, l’obiettivo del consumatore è quello di trovare tra i punti sulla sua linea di bilancio,
quello che gli fornisce la maggior utilità possibile. Ed il punto che gli permettere di fornirgli ciò è
quello in cui l’utilità marginale ponderata sarà uguale per entrambi i beni “x” e “y”:
UM UM
x y
P P
x y
Se l’utilità marginale ponderata per il bene “x” è maggiore dell’utilità marginale ponderata del bene
“y”: UM UM
x y
P P
x y
al consumatore converrebbe scendere lungo la sua curva di bilancio, ossia sottrarre soldi al bene
“y” per spenderli per il bene “x”.
essere maggiore è l’utilità marginale ponderata del bene “y”:
Se, invece, ad UM UM
x y
P P
x y
allora, al consumatore converrebbe salire lungo la sua curva di bilancio, ossia sottrarre soldi al bene
“x” per spenderli per il bene “y”.
(quantità del bene “y”)
Q j
“ C = punto di massima utilità “
UM / P = UM / P
x x y y
“ A = B = punti in cui: UM “
/ P > UM / P
x x y y
“ D = punto in cui: UM “
/ P < UM / P
x x y y
A
Q’ B
1
Q’ C
2 (quantità del bene “x”)
D Q
i
Q Q
1 2
Variazioni di reddito
Un aumento del reddito del consumatore fa spostare verso l’esterno del grafico la sua linea di
bilancio e, quindi, porta a variare la quantità domandata di ogni bene. Il fatto che un dato bene sia
normale (per cui la quantità domandata aumenta) o inferiore (per cui la quantità domandata
diminuisce) dipende dalle preferenze del consumatore, indicate dalle utilità marginali di ciascun
bene, in ogni punto della sua linea di bilancio.
Variazioni di prezzo
Una diminuzione del prezzo di un bene “x” causa una rotazione della linea di bilancio verso destra,
mantenendo la stessa intercetta verticale, e, quindi, causa un aumento della quantità domandata.
Dopo questa rotazione, il consumatore sceglierà ancora una volta la combinazione dei due beni “x”
e “y” che lo soddisfi il più possibile. marginali ponderate dei beni “x” e “y” sono uguali nelle varie
Se uniamo tutti i punti in cui le utilità
curve di domanda che troviamo diminuendo più volte il prezzo del bene “x”, otteniamo la curva di
domanda individuale del consumatore, che indica la quantità domandata del bene “x” in
corrispondenza di diversi prezzi.
Gli effetti di reddito e di sostituzione
La curva di domanda riassume l’impatto di due effetti distinti, prodotti da una variazione del prezzo
sulla quantità domandata. Questi due effetti sono quello di sostituzione e quello di reddito.
L’effetto di sostituzione di una variazione di prezzo deriva da una variazione del prezzo di un bene
“x” e provoca sempre una variazione della quantità domandata nella direzione opposta rispetto a
quella del prezzo. Quando il prezzo scende, l’effetto di sostituzione causa un aumento della quantità
domandata, mentre, quando il prezzo sale, l’effetto di sostituzione causa una diminuzione della
quantità domandata.
L’effetto di reddito di una variazione di prezzo, invece, deriva da una variazione del potere
d’acquisto ri