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40. OFFERTA DI LAVORO E CURVA DELL’OFFERTA DI LAVORO
Per la maggior parte delle famiglie, la principale fonte di reddito è il lavoro. Se il lavoro è l’unica fonte di reddito e
l’individuo non lavora, il suo reddito sarà pari a zero. Il primo problema consiste nell’individuare come il consumo di
un insieme di beni varia, al variare delle sue ore di lavoro.
Se una persona può lavorare tutte le ore che
Qc vuole, per un salario pari a W₁, il suo vincolo di
AC bilancio sarà rappresentato da una linea retta, con
pendenza –W . nel punto (A) le ore dedicate al
Iᵃ
lavoro sono =T-na
Tempo libero
na Iᵃ=(T-na) Vincolo= [c=W(T-n) ; c+W*n=W*T]
AC AC
Il calo di salari fa diminuire le ore di lavoro offerte, quindi il consumo di beni e servizi diventa più costoso e il
lavoratore deve rinunciare a una quantità maggiore di tempo libero, per ogni unità di consumo. Di conseguenza
l’individuo tenderà a sostituire tempo libero con consumo, cioè a ridurre l’offerta di lavoro.
Con “la curva di offerta di lavoro” indichiamo come varia la quantità di lavoro offerta al variare del salario. Dato che
la dotazione di tempo è fissa, se conosciamo la quantità di tempo libero domandata in corrispondenza di ciascun
salario, conosciamo anche la quantità di lavoro offerta. P(A)= (24-15)*10=90€/
I al giorno
A
A
C 2
h=15 Tempo libero
AC 4
-la domanda di lavoro nel lungo periodo è più elastica, perché l’impresa ha la possibilità di sostituire il lavoro al
A
capitale, mentre nel breve periodo può solo aumentare l’output.
C
-gli individui possono modificare il loro salario, investendo in capitale umano, cioè acquisendo conoscenze e capacità
che facciano aumentare la loro produttività. La “funzione di produzione del capitale umano” indica come un
individuo possa trasformare i suoi investimenti in capitale umano (consumo presente a cui rinuncia) incrementando
il suo reddito in futuro.
41. FORME DI MERCATO
Il comportamento delle imprese è diverso a seconda del contesto in cui esse operano, ovvero a seconda della forma
di mercato.
Le principali “forme di mercato” sono: MONOPOLIO
FORME DI CONCORRENZA
OLIGOPOLIO INPERFETTA
MERCATO
CONCORRENZA
PERFETTA (PURA)
42. MONOPOLIO
“il monopolio” è caratterizzato dal fatto che una sola impresa offre la merce, di cui non esistono sostituti. Nel regime
del monopolio il venditore (impresa) fa il prezzo, una volta fissato il prezzo di vendita della merce, la quantità
domandata (e quindi venduta) della stessa, risulterà determinata dai gusti e dal reddito dei consumatori.
( ). Il monopolista mira a ottenere
la curva di domanda è decrescente, più aumenta il volume di produzione, minore è il prezzo
il massimo profitto totale (in questo caso il profitto coincide con il ricavo).
- Se la domanda del bene è rigida, il monopolista potrà fissare un prezzo elevato, in questo modo determinerà una piccola
diminuzione della domanda e quindi il ricavo sarà alto.
- Se la domanda del bene è elastica, un piccolo aumento del prezzo farà diminuire di molto la quantità venduta e quindi il
ricavo totale, di conseguenza, all’impresa non converrà fissare il prezzo di vendita troppo alto.
L’impresa monopolista può anche realizzare una politica di discriminazione dei prezzi, che consiste nel vendere lo
stesso bene a prezzi diversi, a seconda dell’acquirente.
I. Discriminazione di 1° ordine= vendere ogni unità prodotta ad un prezzo che coincide esattamente con la cifra
massima che l’acquirente è disposto a pagare per quella unità.
II. Discriminazione di 2° ordine= vendere ogni unità prodotta ad un prezzo dipendente dal numero di unità acquistate
da ciascun individuo
III. Discriminazione di 3° ordine= applicare ai consumatori prezzi diversi per lo stesso bene
Con questo sistema consegue profitti più elevati di quelli che otterrebbe se fissasse un unico prezzo di vendita.
Si può quindi affermare che l’offerta dei prodotti in un regime di monopolio è svantaggiosa per la collettività.
Infatti produce a costi assai più bassi di una piccola impresa in regime concorrenziale, perché può applicare maggiore
divisione del lavoro e può sfruttare pienamente il progresso tecnologico.
lo stato deve impedire alle grandi imprese di sfruttare a danno del consumatore, la posizione di monopolio di cui
godono. Lo stato quindi gestisce monopoli a scopo fiscale, cioè si riserva il diritto esclusivo della produzione e della
vendita di merci e servizi, per avere un entrata. Il monopolio fiscale può essere anche istituito a beneficio di un
soggetto privato, produttore o importatore di un determinato bene, al fine di assicurare allo stato l’applicazione di
un’imposta di fabbricazione o di dazio doganale con maggiori possibilità di controllo (ex. Tabacchi, lotto, giochi di
abilità e concorsi). Un’altra alternativa è la possibilità di adottare un regime di laissez-faire (non intervento) cioè di
permettere al monopolista di scegliere il livello di produzione e di vendere l’output al prezzo che si determina sul
mercato. Sono state istituite dallo stato delle politiche antitrust, cioè un insieme di norme con lo scopo di impedire
alle imprese di sfruttare il loro potere di mercato, limitando la produzione o adottando altri comportamenti non
concorrenziali.
Le unità inframarginali sono unità di prodotto che l’impresa avrebbe potuto vendere al vecchio prezzo e che, invece,
deve vendere al prezzo corrente più basso per aver aumentato il volume di produzione.
La curva del ricavo marginale del monopolista sta al di sotto della curva di domanda, tranne quando il volume di
produzione è pari a zero. In questo punto la perdita sulle unità inframarginali è nulla.
Un monopolista di diversi stabilimenti produce una quantità minore rispetto a quella che produrrebbero più imprese
in concorrenza tra loro, nel caso si trovassero di fronte alla stessa curva di domanda di mercato.
profitto ( prezzo e quantità che massimizza il profitto)
MC Q: MC=MR → massimizza il profitto
MC>MR → [Q↓] [π ]
↑
AC MC<MR → [Q↑] [π↑]
[Come per un impresa in concorrenza perfetta, anche il monopolista
D cerca di massimizzare il profitto economico, ma rischia molto meno il
fallimento.]
MR
43. MANO INVISIBILE
La “mano invisibile” dell’interesse personale di Adam Smith, spinge i settori in concorrenza perfetta verso le
rispettive configurazione di lungo periodo. Secondo Smith, un imprenditore mira solo alla propria sicurezza,
dirigendo la propria attività in modo tale che il suo prodotto sia il massimo possibile e al proprio guadagno, condotto
da una “mano invisibile” a perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni, a danno della società.
44. CONCORRENZA PERFETTA
Nella “concorrenza perfetta” il venditore non fa il prezzo. È una situazione caratterizzata dalla presenza di un gran
numero di imprese che producono tutte lo stesso bene. Le imprese sono, la maggior parte, di piccole dimensioni e
utilizzano delle tecniche di produzione semplici, che non richiedono grandi conoscenze tecniche né capitali notevoli.
Pertanto se un imprenditore decide di iniziare a produrre quel bene, può farlo, entrando liberamente nel mercato.
Nuovi venditori possono entrare nel mercato e alcuni di quelli che già vi operano, possono uscire.
CONCORRENZA PERFETTA
NUMEROSI VENDITORI NUMEROSI COMPRATORI
GLI ACQUIRENTI SANNO LE CONDIZIONI
NON CI SONO BARRIERE D'ENTRATA
PRODOTTI OMOGENEI OFFERTE DAI VENDITORI
La concorrenza perfetta spinge le imprese a utilizzare i fattori produttivi (capitale e lavoro) in modo efficiente,
ottenendo così, nel sistema economico, il massimo volume possibile di produzione.
Il prezzo di ciascun bene(o fattore produttivo) ne riflette la scarsità, assicurando, quindi, l’uso efficiente ed evitano lo
spreco di risorse. Se le imprese non li utilizzassero in modo efficiente, avrebbero costi più elevati del prezzo di
vendita del prodotto e produrrebbero in perdita, quindi fallirebbero e verrebbero espulse dal mercato).
In un mercato concorrenziale, il surplus totale raggiunge il valore massimo in corrispondenza del volume di produzione di
equilibrio. MC MC
S
P* AC AC
D
Q* Se l’impresa scende sotto il Se l’impresa migliora la
punto di equilibrio, esce dal tecnologia, diminuisce i costi
mercato
L’entrata di nuove imprese nel mercato provoca uno spostamento verso destra dell’offerta, che riduce il prezzo di equilibrio e
Finché il prezzo sarà superiore al valore minimo del costo medio di breve periodo i profitti economici
dei costi.
saranno positivi. L’imprenditore inoltre tende ad adottare innovazioni finalizzati a ridurre i costi, prima dei
concorrenti. Se si sfrutta al meglio la tecnologia e più imprese entrano nel mercato, il prezzo diminuisce fino al punto
in cui non ci sarà più profitto.
[MERCATO] [IMPRESA]
MC
P* 20 ATC
12 AVC
. 80
Q*
π=20*80=640€/sett
Per predire quanto produce un’impresa concorrenziale, gli economisti hanno sviluppato la “teoria della concorrenza
perfetta”. Le condizioni che definiscono un mercato perfettamente concorrenziale sono:
I. Le imprese vendono un prodotto omogeneo= il bene venduto da un’impresa è sostituto perfetto dei beni venduti da tutte le
altre imprese
II. Le imprese assumono come dato, il prezzo di mercato= ogni impresa crede di non poter influenzare il prezzo di mercato,
facendo variare la propria produzione
III. I fattori produttivi sono perfettamente mobili nel lungo periodo= implica che un’impresa, se preferisce un occasione
favorevole in un determinato momento e in un certo luogo, sia sempre in grado di disporre dei fattori produttivi necessari
per approfittarne
IV. Le imprese e in consumatori dispongono di informazioni perfette= un’impresa non ha motivo di uscire dal mercato se ignora
che esistono condizioni più vantaggiose da qualche altra parte.
Una delle caratteristiche positive dei mercati concorrenziali è che essi garantiscono “l’efficienza allocativa”, nel senso
che gli agenti economici sfruttano completamente le possibilità di guadagno offerte dallo scambio.
I benefici totali dello scambio in un mercato, sono misurati dalla somma dei surplus dei consumatori e dei surplus dei
produttori, è quindi efficiente quando massimizza il beneficio netto di tutti coloro che