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SR
domanda dei singoli acquirenti. Quindi, introdotte queste due curve, possiamo dire che un mercato
concorrenziale è in equilibrio quando: i compratori acquistano la quantità di prodotto che ritengono ottimale,
dato il prezzo corrente; i venditori producono la quantità per loro ottimale, dato il prezzo corrente; i
venditori sono disposti a produrre la quantità che i compratori desiderano acquistare e i compratori sono
disposti d acquistare la quantità che i venditori decino di produrre. Poiché i venditori non fano il prezzo, la
curva di domanda dell’impresa (d ) è uguale alla curva del ricavo marginale per il singolo produttore
SR
(MR ). Di conseguenza, il volume di produzione di equilibrio corrisponde al punto d’intersezione tra la
SR
curva di domanda e la curva di offerta dell’impresa: MC = d . Il modello di determinazione
SR SR
dell’equilibrio di mercato si basa sull’individuazione del prezzo di mercato, il quale scaturisce
dall’interazione tra produttori e consumatori. Per arrivare alla determinazione del prezzo, e poi anche della
quantità di equilibrio, si deve:
1. ricavare le curve di domanda e di offerta individuali, ciò è possibile sulla base dei dati relativi
alle preferenze, ai redditi e ai costi;
2. sommare le curve individuali per ottenere le curve di mercato, date le curve individuali, queste si
sommano orizzontalmente per ottenere quelle di mercato (il numero di venditori è fisso);
3. trovare il prezzo e la quantità di equilibrio, attraverso l’intersezione delle curve di offerta e di
domanda di mercato, per determinare il prezzo di equilibrio e la quantità complessivamente
scambiata nel mercato;
4. determinare i livelli di produzione e di consumo individuali, considerando nuovamente le curve
di offerta individuali, per determinare la quantità offerta dai singoli in corrispondenza del prezzo di
equilibrio, e considerando le curve di domanda individuali, per determinare la quantità domandata
dai singoli.
Equilibrio concorrenziale nel lungo periodo. Anche in questo caso la curva di offerta di mercato si ottiene
sommando le curve di offerta dei singoli venditori. Quando però c’è libertà d’entrata, non è cosi facile
ricavare la curva di offerta di lungo periodo. Infatti in questo lasso di tempo, l’impresa può procurarsi tutti
gli input necessari per entrare in un’industria, o allo stesso tempo, una già presente sul mercato può cessare
la propria attività. Di conseguenza, per calcolare la quantità complessivamente offerta sul mercato, in
corrispondenza di un dato prezzo, dobbiamo conoscere sia il numero di imprese che decidono di operare nel
mercato a quel prezzo, sia la quantità offerta da ogni singola impresa. Ipotizziamo un mercato in cui il
numero dei produttori sia illimitato e dove tutti possono utilizzare la stessa tecnologia e acquistare fattori i
cui prezzi rimangono invariati. Il valore minimo del costo medio è p* e interseca la curva del costo
marginale; consideriamo un prezzo di mercato superiore, p’, a questo prezzo un’impresa produce una
quantità pari a x’, ottenendo un notevole profitto economico. Di conseguenza, a questo prezzo, altre imprese
sono attratte verso l’industria dalla prospettiva di ottenere un profitto economico. Quindi possiamo dire che
l’offerta di mercato di lungo periodo è illimitata per qualunque prezzo superiore al valore minimo del costo
medio di lungo periodo. Immaginiamo ora che il prezzo sia p’’, inferiore a p*. Di conseguenza, alle imprese
nel mercato conviene cessare l’attività piuttosto che produrre e a quelle fuori dal mercato conviene non
entrarvi. Dunque, l’offerta di mercato è pari a zero in corrispondenza di qualsiasi prezzo inferiore al valore
minimo del costo medio di lungo periodo. Infine, supponiamo che il prezzo di mercato sia effettivamente p*.
In questo caso, un’impresa già sul mercato massimizza il suo profitto producendo x*. Essendo il ricavo
medio uguale al costo medio, l’impresa non ottiene nessun profitto economico (è dunque indifferente essere
dentro o fuori il mercato). Quindi i produttori sono disposti ad offrire qualunque quantità se il prezzo di
mercato è p*, ovvero se coincide con il valore minimo del costo medio di lungo periodo. In fine, possiamo
dire che la curva di offerta di mercato di lungo periodo (S ) è una retta parallela all’asse orizzontale,
LR
avente come intercetta verticale il prezzo corrispondente al valore minimo del costo medio di lungo periodo
(la produzione complessiva è pari a X ). Un’industria il cui costo medio di lungo periodo rimane invariato
LR
man mano che aumenta il volume di produzione complessivo prende il nome di industria a costi costanti.
Passiamo ora al lato della domanda. Siccome nel lungo periodo gli acquirenti hanno più possibilità di
sostituire un bene con un altro, allora sarà anche più probabile che la domanda di mercato sarà più elastica
rispetto a quella del breve periodo. C’è inoltre un legame di dipendenza tra la domanda di un fattore e la
domanda del bene prodotto dall’impresa che lo acquista. È prevedibile infatti che la domanda del bene
prodotto dall’impresa sia più elastica nel lungo periodo e ciò determina anche un’elasticità notevole per il
fattore. Di conseguenza, sia per quanto concerne le famiglie e sia per quanto concerne le imprese, è molto
probabile che la domanda di lungo periodo sia più elastica rispetto a quella di breve periodo. Possiamo
quindi ora calcolare l’equilibrio di mercato (ovvero prezzo e quantità d’equilibrio) intersecando la curva di
domanda e la curva di offerta di mercato. Come già detto, al prezzo di equilibrio p*, un’impresa massimizza
il suo profitto producendo la quantità x*. Affinché vi sia equilibrio nel lungo periodo, il numero delle
imprese che decidono di operare nell’industria dovrà essere tale che l’offerta di mercato risulti pari a Xlr
come la domanda di mercato. Indicando con Nlr il numero di imprese di equilibrio, allora dovrà essere che:
N (x*) = X , ovvero: N = X /x*.
LR LR LR LR
Breve e lungo periodo. Un equilibrio di lungo periodo è anche un equilibrio di breve periodo, anche se non è
vero il contrario. Infatti, perché ci sia equilibrio nel lungo periodo, il numero delle imprese operanti in
un’industria a costi costanti deve essere tale che ciascuna di esse abbia un profitto economico pari a zero.
Conclusivamente, nel breve, il prezzo deve essere uguale al costo marginale e superiore al costo medio; nel
lungo, costo marginale e costo medio coincidono, dato che il profitto economico è nullo.
BREVE PERIODO LUNGO PERIODO
Le imprese devono produrre la quantità che p = MCsr p = MClr
soddisfa tale equazione:
Le imprese devono smettere di produrre, se p > ACsr p > AClr
questa condizione non è soddisfatta:
Finché non si verifica la seguente condizione, - p < valore minimo del
nuove imprese entreranno nel mercato: AClr
In un mercato perfettamente concorrenziale, ogni singole venditore non fa il prezzo del suo prodotto, ma
sono collettivamente i produttori a determinarlo. Nel mercato dei fattori, le imprese rappresentano il lato
della domanda, e può capitare che si verifichi un aumento di prezzo di un fattore, quando un’impresa ne
accresce la quantità. Una conseguenza dell’incremento dei prezzi dei fattori, in seguito ad un aumento del
loro acquisto da parte dei produttori, è l’andatura crescente della curva di offerta di mercato di lungo periodo
(Slr). Questa differisce da quella di breve periodo in quanto quest’ultima è crescente sia quando ogni singola
impresa deve sostenere costi marginali crescenti (indotti dal prodotto marginale decrescente del fattore
variabile), e sia se i prezzi degli input rimangono costanti (cosa che invece non accade nella curva di lungo
periodo, la quale diventa piatta). Dunque, man mano che cresce la quantità di input domandata da tutti i
produttori presenti in un’industria, i prezzi degli input aumentano così come i costi di produzione delle
singole imprese. Quindi, poiché il costo marginale di lungo periodo cresce con l’aumentare del volume di
produzione dell’industria, si parla di industria a costi crescenti. Quando nella produzione di qualche input
utilizzato dall’industria in esame, si ottengono economie di scala sufficienti a far diminuire il prezzo degli
input, all’aumentare della quantità acquistata dall’industria, la curva di offerta di mercato di lungo periodo è
decrescente. Poiché in questi casi il costo medio di produzione scende all’aumentare della quantità offerta
complessivamente sul mercato, si parla di industria a costi decrescenti.
Le imposte si dividono essenzialmente in due categorie: imposte ad valorem, il cui ammontare dipende dal
valore dei beni o dei servizi oggetto della transizione; e accise (o imposte sulla quantità), che sono
calcolate come somma fissa per unità del bene su cui grava. Per stabilire chi è che paga l’imposta è utile
introdurre il concetto di incidenza di diritto di un’imposta, che stabilisce chi è legalmente tenuto a pagarla.
Ma per sapere su chi effettivamente gravi l’imposta, dobbiamo determinare l’incidenza di fatto di
un’imposta, ovvero la variazione nella distribuzione del reddito conseguente all’introduzione dell’imposta
(che può essere totalmente diversa dall’incidenza di diritto).
Incidenza di diritto sui venditori. Supponiamo che sia introdotta un’accisa, di t euro, su di un bene e che la
sua incidenza di diritto sia sui venditori. Consideriamo ora un punto qualsiasi sulla curva di offerta S, al
quale corrispondono prezzo p° e quantità q°. Dopo l’introduzione dell’accisa, il prezzo netto che i venditori
devono ottenere è sempre p°, ma per ottenerlo, appunto, al netto, devono far pagare ai consumatori p° + t.
Dunque, l’introduzione di un’accisa a carico dei venditori fa si che, per i consumatori, la curva di offerta di
mercato si sposti verso l’alto in misura pari all’ammontare dell’imposta. Una volta trovata la nuova curva di
offerta di mercato S’, si trova la nuova quantità di equilibrio q’ e il rispettivo prezzo di equilibrio, il quale si
può vedere come la somma di due prezzi di equilibrio: uno è quello che pagano gli acquirenti, p’,
corrispondente all’intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta nuova, e un altro è quello che
ricevono i venditori. Confrontando il vecchio ed il nuovo prezzo d’equilibrio che i consumatori si trovano a
pagare, si p