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VIRUS DI EPSTEIN BARR (EBV)
L'EBV è un grosso herpes virus di 180 kb panendemico che è associato con una varietà di patologie benigne o maligne. L'infezione primaria può essere dimostrata in più del 90% della popolazione mondiale.
Forme benigne: forme subcliniche o modeste di mononucleosi infettiva. Più raramente provoca forme severe, questi pazienti hanno un rischio di sviluppare leucemie o linfomi moltiplicato per
FORME MALIGNE: l'EBV
- è direttamente implicato nello sviluppo del carcinoma nasofaringeo (CIna)
- è un cofattore nello sviluppo del linfoma di Burkitt (centroafrica)
- è implicato nel 50% dei linfomi di Hodgikin.
- è responsabile dei linfomi oligo o policlonali che si sviluppano, in soggetti immunodepressi.
In vitro e in vivo l'EBV può immortalizzare linfociti B umani in cui persiste allo stato latente come episoma endonucleare.
RECETTORI CELLULARI E VIRALI: Il virus si lega attraverso la glicoproteina virale
GP/220 alla molecola CD21 che è il recettore per il fattore C3d del complemento. Per la penetrazione del virus è necessaria una proteina fusogena la GP 85 il cui controrecettore è ancora sconosciuto. IL CD21 è espresso dai linfociti B, da certi linfociti T e da cellule epiteliali (nasofaringe e vie genitali) che sono i bersagli principali del virus. Le cellule epiteliali esprimono ILCD21 in funzione della fase di differenziazione e potrebbero essere il serbatoio naturale del virus che si replica soltanto in un piccolo numero di cellule. Nonostante tutte le cellule B o pre-B posseggano il recettore, solo una minoranza di esse è competente per l'azione trasformante del virus. Esistono quindi fattori cellulari che determinano strettamente la sensibilità al virus. Cellule B o pre-B fetali del midollo osseo sono sensibili al 60%. Cellule adulte B normali meno del 10% (0,1-10%) sono sensibili. Cellule B o pre-B adulte del midollo osseo sono resistenti. Queste cellule
Rispondono all'infezione virale con un numero limitato di repliche cellulari (5) e con produzione di immunoglobuline. FASI DELLA TRASFORMAZIONE VIRALE La quantità di CD21 alla superficie non è correlata con l'efficienza di trasformazione. Dopo la penetrazione del virus si osserva: 1) un lento aumento del CA++ in un'unica onda, 2) traslocazione e attivazione della PKC, 3) rapida alcalinizzazione del citosol, 4) fosforilazione specifica e rapida di due proteine di 130-140 e 55-60 kd. Queste tappe metaboliche precoci sono bloccate trattando le cellule infettate con EGTA (blocco del flusso del Ca++) o con amiloride (inibitore della pompa Na+/K+). Questo blocco della trasformazione non interferisce con l'entrata del virus o con la lettura di geni virali precoci a 18 ore dall'inizio dell'infezione (EBNA-1, BKRF-1). Solo la reintroduzione di Ca++ o di Na+ può rilanciare il processo di trasformazione. Nel 10% delle cellule si assiste quindi a trascrizione di geni virali precoci (EBNA, BKRF).LMP, BKRF1 (a partire dalla decima ora), sintesi di DNA cellulare (40h) e produzione e secrezione di immunoglobuline.
Nello 1% delle cellule può verificarsi immortalizzazione. Nelle cellule trasformate il virus entra in una fase di infezione latente con replica episomiale che è sotto il controllo di un programma virale specifico. Raramente, in meno dell'1% delle cellule, si ha ciclo litico con espressione di geni virali tardivi tra cui l'IL-10 virale che ha un'azione immunodepressiva.
HERPES VIRUS MECCANISMI DI LATENZA E IMMUNOSOPPRESSIONE
CITOMEGALOVIRUS
I virus isolati da urine di pazienti non sono riconosciuti da sieri iperimmuni o da Moabs prodotti contro ceppi di citomegalovirus propagati serialmente in vitro.
Ciò è dovuto al fatto che i CMV integrano nel loro tegumento la fl2 microglobulina a partire dai fluidi organici.
1) La fl2 permette al CMV di infettare le cellule che esprimono gli HLA classe I con conseguente internalizzazione.
2) La fl2 protegge il virus dal
1) Il virus dell'herpes simplex (HSV) è in grado di infettare le cellule nervose, mostrando un tropismo neurologico.
2) Dopo l'infezione iniziale, il virus può rimanere in uno stato di latenza all'interno delle cellule nervose, senza causare danni evidenti.
3) Durante le reinfezioni, il virus non danneggia le cellule nervose, permettendo così la sua sopravvivenza nel corpo dell'ospite.
4) Poiché il virus esprime una proteina simile alle strutture stabili degli HLA classe I, non viene riconosciuto dal sistema immunitario come antigene estraneo, proteggendo così il virus stesso.
NEUROTROPISMO
L'HSV1 incorpora nel suo tegumento una citochina chiamata FGFb (fattore di crescita per le cellule fibroblastiche, endoteliali e nervose). Questa citochina viene acquisita dal virus durante la fase di maturazione virale.
dell'infezione litica di cellule muco epiteliali che lo esprimono in forma submembranaria. HSV1 induce un segnale di attivazione biologica specifico dello FGFb nel momento in cui entra in contatto col recettore della cito-china e attraverso questo meccanismo il parassitaggio delle attività biosintetiche della cellula infettata inizia già nella fase di adesione.
NEUROLATENZA
Questo fenomeno è condizionato da fattori virali e da fattori cellulari. Dato che le cellule nervose sono cellule postmitotiche esse sono sprovviste del fattore trascrizionale OCT-1 che si lega alla proteina virale VP16 e forma un complesso di attivazione che si lega a sequenze octameriche che sono a monte dei promotori dei geni precocissimi (a). In assenza della trascrizione dei geni a, il genoma virale entra in fase di latenza sotto forma di molecole circolari episomiali, di struttura cromatinica endonucleare. Vi è assenza totale di sintesi di proteine virali.
La sola espressione stabile del genoma virale è costituita dalla presenza di due RNA nonpoliadenilati e non protetti (LAT), che non sono trascritti e restano allo stato primario.
Le sequenze LAT e le sequenze IPCO situate sui siti opposti delle catene di DNA, sono parzialmente complementari: le sequenze LAT potrebbero perciò complessare ed inattivare le sequenze IPCO e favorire la latenza.
Infine il promotore della unità di trascrizione LAT è più attivo nei neuroni.
Un fattore cellulare che potrebbe condizionare la fase di latenza è il NGF. In vitro infatti è possibile ottenere la cultura di neuroni dei gangli simpatici. L'infezione in vitro di queste cellule con HSV1 provoca il ciclo litico. Se però l'infezione avviene in presenza di NGF non si avrà infezione litica e assenza totale, stabile nel tempo, di produzione virale. Si toglie dal terreno di cultura il NGF o se lo si blocca con MoAb specifici si osserva di nuovo produzione virale.
eciclolitico.REINFEZIONEin vivo in caso di recidiva il virus che dalle cellule nervose arriva alla mucosa labialee da origina un nuovo episodio infettivo, non provoca la lisi dei neuroni che lo ospitanocontrariamente a quanto avviene in vitro. In vivo sembra che il virus migri lungo le vie nervose finoalla placca neuromucosa sotto forma di acido nucleinico infettante sprovvisto di proteine deltegumento.
INSENSIBILITÀ AL SISTEMA IMMUNITARIOCellule citolitiche (NK e lak) che siano messe in contatto con cellule infettate con HSV1a partire dalla sedicesima ora sono paralizzate nella loro citolisi non solo verso le celluleinfettate maanche verso cellule tumorali sprovviste di HLA. È necessario il contatto tra NK e celluleinfettate per indurre l'anergia. il fenomeno è inibito trattando le cellule infettate con latunicamicina(un inibitore della glicosilazione). Ciò suggerisce che l'anergia è prodotta da unaglicoproteina virale.
RHINOVIRUSAppartengono ai
Picornavirus e ne esistono due classi di sierotipi che comprendono più di 100 sottotipi. La classe più numerosa (il 90% di tutti i sierotipi) riconosce come recettore la proteina ICAM-1. La ICAM-1 è una proteina di adesione intercellulare il cui controrecettore è l'integrina LFA-1, che è espressa da cellule linfoidi attivate e da cellule citolitiche. Il legame LFA-1/ICAM-1 è il meccanismo di adesione che stabilizza il contatto tra cellula citolitica e cellula bersaglio.
1) L'occupazione del sito ICAM-1 da parte del virus genera una competizione di legame con le cellule citolitiche, il che porta a una protezione delle cellule infettate.
2) Il sito recettoriale virale è situato nel canyon la cui larghezza massima è di 25 angstrom, da cui impossibilità di accesso per le immunoglobuline anche allo stato di frammenti FABI.
3) La zona che circonda il canyon è una struttura antigenica ipervariabile che muta sotto la pressione selettiva immunitaria.
4)
Durante il raffreddore si ha flogosi della mucosa nasale con liberazione locale di citochine infiammatorie che provocano un aumento di espressione di ICAM-1 sulle cellule epiteliali, il che porta a una ancor più efficiente diffusione locale del virus. PAPILLOMAVIRUS Sono piccoli virus a DNA (55 nM) sprovvisti di peplos, e perciò molto resistenti nell'ambiente esterno. Sono forniti di un DNA bicatenario circolare (8000 pb). Hanno uno spiccato tropismo per gli epiteli malpighiani e provocano selettivamente patologie neoplastiche (benigne e/o maligne). La replica virale è possibile solo nelle cellule allo stadio di differenziazione terminale. La loro classificazione può essere fatta solo in genotipi e non in sierotipi in quanto esiste un antigene comune a tutti i papillomavirus umani o animali. Fino ad oggi sono stati identificati più di 50 genotipi: si parla di un nuovo genotipo quando l'isolato virale presenta meno del 50% di omologia di sequenza con i genotipi.gi‡repertoriati.I papillomavirus provocano soprattutto patologie cutanee (verruche), o patologie dei tessuti della sfera anogenitale (condilomi, displasie epiteliali, carcinomi).I ceppi responsabili di patologie cutanee non sono coinvolti nello sviluppo delle patologie ano-genitali.Queste ultime devono perciÚ essere considerate e trattate come malattie sessualmente trasmissibili.I genotipi 6 e 11 (HPV6 e HPV11) sono isolati nel 90% dei condilomi acuminati e nel 30% dei papillomi orali.I genotipi HPV16, HPV18