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HERPES VIRUS

Famiglia Herpesviridae, da herpein (strisciare, insinuarsi),

classificazione Baltimore I (virus a doppio filamento di DNA).

Caratteristica peculiare di questa famiglia virale è l’infezione

latente, ovvero un’infezione che non abbandona più l’organismo

ospite e che può essere risvegliata da vari stimoli ambientali e fattori

attivanti.

I virioni, del diametro di 100-120 nm, presentano un core proteico,

un rivestimento envelope, un tegumento di natura proteica e un

capside.

I processi di replicazione, sintesi proteica, assemblaggio avvengono

nella cellula ospite, dove parte attiva è sostenuta dalla DNA

Polimerasi II.

Dal punto di vista della tassonomia, si riconoscono tre sottofamiglie

in base al sito di latenza: 1. Alphaherpesviridae (crescita rapida),

latenza nelle fibre nervose del SNC (Herpes Simplex e della

Varicella-Zoster); 2. Betaherpesviridae (crescita lenta e tessuto-

specifica), latenza nell’endotelio, ghiandole salivari, tubuli renali

(Citomegalovirus); 3. Gammaherpesviridae (crescita lenta con

immortalizzazione cellulare, latenza nelle cellule linfoidi (di Epstein-

Barr)).

Tutti gli Herpesviridae costituiscono una prima fase di infezione

produttiva, con ampia gamma replicativa per poi tramutarsi in una

fase di latenza, dove si annidano in zone molto soggette ad

aggressione immunitaria, eradicazione impossibile. Tra gli stimoli

che possono “riattivare” il virus vi sono: fonti ultraviolette,

immunodepressione, condizioni di stress, freddo, trapianti, utilizzo di

Ciclosporina A e infezioni da HIV.

Gli HHV (Herpesviridae) sono specie-specifici e si distinguono in:

HHV-1 (HSV-1) Herpes Simplex di tipo I, alfaviridae; HHV-2 (HSV-2)

Herpes Simplex di tipo II, alfaviridae; HHV-3 (VZV) Virus della

Varicella Zoster, alfaviridae; HHV-4 (EBV) Virus di Epstein-Barr,

gammaviridae; HHV-5 (CMV) Citomegalovirus, betaviridae; HHV-6

Herpesvirus Umano 6, betaviridae; HHV-7 Herpesvirus Umano 7,

betaviridae; HHV-8 (KSHV) Virus del Sarcoma di Kaposi,

gammaviridae.

Ciclo Replicativo. 1. Attacco alla cellula ospite mediante

glicoproteine pericapsulari; 2. Fusione e penetrazione delle gp e del

capside; 3. Inibizione ciclo cellulare ospite tramite le otto proteine

del tegumento; 4. Rilascio del DNA e replicazione; 5. Sintesi di

mRNA e proteine tramite geni alfa, beta e gamma; 6. Assemblaggio

e ciclo litico/lisogenico.

L’HSV agisce distruggendo il tessuto cutaneo direttamente, provoca

danno immuno-mediato e alcune complicanze come eritemi,

trombocitopenie, sequele neurologiche, e, infine, può indurre una

trasformazione neoplastica.

L’HSV-1 (HHV-1) colonizza orofaringe, encefalo, cute e si trasmette

tramite contatto diretto, soprattutto salivare.

L’HSV-2 (HHV-2) colonizza genitali, cute metà inferiore del corpo,

neonati. Si trasmette soprattutto attraverso rapporti sessuali.

Ciclo Replicativo. 1. Penetrazione del virus; 2. Replicazione in

epidermide/derma; 3. Migrazione centripeta, per via assonica, a

gangli sensoriali e autonomi (in cui costituisce il sito di infezione

latente, non visibile); 4. Sintesi ed espulsione per gemmazione dei

virioni infettanti; 5. Migrazione centrifuga a cute e mucose.

I processi infettivi possono dar luogo a gengivostomatiti, faringiti,

lesioni cutanee, lesioni oculari, eczema herpeticum (raro) e

meccanismi recidivi alle labbra (Herpes labialis), ai genitali

(Herpes Genitalis) e agli occhi (Herpes Ocularis).

La diagnosi si serve di: 1. Esame clinico obiettivo; 2. Sierologico

(IgM-IgG), utili per un’infezione recente; 3. Microscopia elettronica;

4. PCR; 5. Isolamento virale e successiva coltura.

Terapia. Aciclovir, Famciclovir, Cidofovir.

Virus Varicella Zoster (VZV). Provoca varicella frequentemente

associata a ondate epidemiche con rash cutaneo diffuso o zoster,

non frequente, dipendente dall’età o da immunodepressione, rash

localizzato. Patogenesi. 1. Inoculazione; 2. Replicazione nei

linfonodi regionali; 3. Infezione dei capillari; 4. Replicazione in

fegato/milza; 5. Trasposizione ai gangli delle radici dorsali; 6.

Formazione di lesioni elementari: macule, papule, vescicole,

pustole, croste. Sensibile ad Aciclovir e disponibile il vaccino.

Virus di Epstein-Barr (EBV). Agente etiologico della Mononucleosi

Infettiva. Si trasmette attraverso secrezioni faringee o saliva

(“malattia del bacio”). Causa febbre, faringite, angina, tonsillite,

linfoadenopatia latero-cervicale. Patogenesi: adesione alle cellule

del faringe (interazione gp 350 e gp 220 legano CR2), infezione

produttiva, trasposizione ai linfociti B e al sistema reticolare,

iperattivazione policlonale dei linfociti B, produzione di Cellule di

Downey (virociti) a causa della reazione con i linfociti T.

L’EBV causa immortalizzazione cellulare e quindi forme aggravanti

come il Linfoma di Burkitt, Carcinoma nasofaringeo, leucoplachia

orale, linfoma (in pazienti AIDS). Diagnosi: di laboratorio (aumento

transaminasi), sierologiche (reazione di Wassermann), PCR.

Terapia. Non sensibile ad Aciclovir, vaccino non disponibile.

Citomegalovirus (CMV). Effetto caratteristico citopatico. Rilevabile

su vetrino perché “aggressivo”, numerose inclusioni eosinofile.

Latenza nei linfociti, infezione ubiquitaria. Si trasmette per via

respiratoria, via sessuale e via parenterale. L’infezione da

Citomegalovirus può risultare 1. Congenita (attraverso il canale del

parto viene trasmessa al feto) e generalmente asintomatica, anche

se il virus viene espulso continuativamente negli anni seguenti,

mediante urine e secrezioni faringee; 2. Acquisita I Tipo.

Generalmente asintomatica, simil-mononucleosica (faringodinia) e

persistente eliminazione virale; 3. Acquisita II Tipo (nei soggetti

immunocompromessi). Epatiti, Polmoniti, Esofagiti, Retiniti ed

Encefaliti (in pazienti affetti da AIDS). Diagnosi: isolamento da

sangue o liquor con rilevazione dell’effetto citopatico diretto, PCR,

coltura rapida. Terapia. Ganciclovir, Cidofovir, vaccino non

disponibile.

HHV-6 e HHV-7. Molto simili, l’HHV-6 causa l’esantema critico della

Sesta Malattia simil-rosoliaco e polmoniti, epatiti in pazienti con

AIDS.

Virus del Sarcoma di Kaposi (KSHV). Tropico per le cellule

endoteliali, il gene vGPCR provoca la sintesi di un fattore

angiogenico, il VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor), che ne

consente la diffusione.

Il Sarcoma di Kaposi è una delle infezioni opportunistiche più

facilmente riscontrabili in pazienti immunodepressi. E’ un tumore

mesenchimale che coinvolge vasi sanguiferi e linfatici e si distingue

in due manifestazioni: cutanea e viscerale. Diagnosi:

immunoistochimica, test sierologici e PCR. E’ un virus non

coltivabile, si trasmette prevalentemente per via sessuale, ed è

sensibile a trattamenti chemioterapici e farmaci antiretrovirali.

TREPONEMA PALLIDUM E SIFILIDE

Batterio del phylum delle Spirochete, Gram-negativo, corpo quasi

trasparente, flagellato. Anaerobio ma in grado di ossidare il glucosio:

microaerofilo. Osservabile con M.O. a campo oscuro (non a luce

trasmessa) e in preparati istologici con impregnazione argentica.

Provvisto di endoflagelli (a differenza di quelli esterni di altri batteri)

e dunque molto mobili. Lunghi (15-20 micrometri) e sottili.

Gli Spirochetales comprendono anche Leptospire e Borrelie

(causano Malattia di Lyme con acrodiscromia cutanea), tutte aventi

endoflagelli formati da fasci fibrillari e si dividono settalmente lungo

l’asse minore del corpo batterico.

Il Treponema (sia pallidum che carateum) non è coltivabile in vitro e

cresce molto lentamente, patogeno solo verso l’uomo. Il

Treponema pallidum propriamente detto si trasmette per via

sessuale, ematica e transplacentare e causa sifilide; il Treponema

p. endemicum causa sifilide endemica e si trasmette per contatto

diretto (attraverso abrasioni della mucosa orale nella maggior parte

dei casi, lesioni secondarie diffuse); il Treponema p. pertenue

causa sifilide diffusa o frambesia, per contatto diretto, con

ulcerazioni (lesioni nodulari papillomatose deturpanti simili a porri); il

Treponema carateum causa la Pinta, cioè una patologia

discromica cutanea, trasmissibile per contatto diretto, soprattutto nei

distretti tropicali (papule che lasciano la cute depigmentata).

Il Treponema non produce esotossine ma è un patogeno

extracellulare, possiede una scarsa gamma di glicoproteine

antigeniche. Riesce ad invadere il tessuto ospite in quanto

possiede: 1. Ialuronidasi, facilita la capacità di diffusione,

dissolvendo le giunzioni cellulari; 2. Fibronectina, che aggancia le

cellule endoteliali ospiti e inibisce la fagocitosi; 3. GAG, con

funzione anti-complemento classica; 4. Acido Sialico, con funzione

anti-complemento alternativa.

La Sifilide (o lue, da luo=sciolgo) è una patologia infettiva cronica,

trasmessa dal batterio Treponema pallidum ed è caratterizzata da

quattro stadi di avanzamento. Generalmente, il meccanismo

patogenico prevede: Trasmissione del batterio (coito)  Le

spirochete si disseminano nel circolo ematico e si localizzano

attorno ai vasi sanguigni  Lesioni cutanee, nelle mucose, danni al

SNC  Migrazione a fegato, milza, linfonodi  Nuova replicazione 

Lesioni aortiche, valvolari (Sifilide cardiovascolare)  Neurolue,

paralisi generalizzata.

La trasmissione avviene colpendo mucose integre e cute

danneggiata, prevalentemente per via sessuale, ma anche tramite

via diaplacentare e perinatale. Ormai sono rari i casi di infezione per

trasfusione.

Si pensa che la malattia possa essere stata trasmessa dai marinai

di Colombo, una volta ritornati nel Vecchio Continente ma il primo

caso documentato si ha a Napoli, nel 1495, in seguito alla battaglia

di Fornovo, con la discesa dell’esercito francese di Re Carlo VIII.

Per questo si conferì in un primo momento la definizione di “mal

gallico” (e, in Francia, “mal napoletano”), poi di Syphilis e, infine, di

Lue.

Attualmente circa 10 milioni di persone sono affette da sifilide,

seppur con sintomi più lievi rispetto a quelli di cinquant’anni fa, sia

per la diminuzione della virulenza dello spirochete che per i vaccini

sempre più frequenti.

Sifilide Primaria. Si presenta circa 20 giorni dopo l’avvenuto

rapporto sessuale, con la comparsa di una caratteristica lesione, il

“sifiloma”, nel punto di contatto. Tuttavia, possono comparire lesioni

multiple e macule-papule che degenerano in ulcere in prossimità del

punto di contatto.

E’ più frequente che si verifichino lesioni multiple anche non

specificamente nella zona genitale (soprattutto in co-infezione da

HIV) ma nell’uomo è consueta la comparsa di lesioni al pene e nella

donna al collo dell’utero. Zona interessat

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
24 pagine
SSD Scienze mediche MED/07 Microbiologia e microbiologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Arcticus_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Microbiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Foggia o del prof Sarracino Annalisa.