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E.L.I.S.A: Con il metodo "ELISA" si ricercano nel sangue anticorpi contro il virus Hiv
Tale ricerca viene eseguita mediante reazioni immunoenzimatiche che utilizzano come antigene il virus ottenuto da colture di linfociti, adeguatamente concentrato, purificato e inattivato. Il termine 'Elisa' è l'acronimo dell'inglese Enzyme Linked Immuno absorbent Assay.
Periodo finestra: Infatti, il sistema immunitario dell'organismo produce anticorpi per combattere l'HIV, questi anticorpi però non sono in grado di annientare il virus e prevenirne la moltiplicazione, inoltre possono passare dai 3 ai 6 mesi dal contagio, prima che sia possibile evidenziarli. La durata di questo periodo, detto "periodo finestra", dipende da variabili individuali e in questo spazio temporale si avrà un test HIV negativo, anche se si è già stati infettati e c'è virus in circolo. Siamo cioè in una fase in cui si è
verificata l'infezione, ma la produzione di anticorpi non è ancora iniziata oppure gli anticorpi prodotti non sono ancora quantitativamente sufficienti per essere rilevati dal test. Le persone che presentano anticorpi anti-HIV, positive al test, sono infette e possono trasmettere il virus ad altri individui, ma lo sono anche coloro che presentano virus circolante nel sangue senza ancora essere positivi al test e che si trovano quindi nel "periodo finestra". Western Blot: La sensibilità del test di screening all'HIV (metodo ELISA) supera il 99,9%. Ciò nonostante, prima che un test "ELISA" risultato positivo, venga comunicato all'interessato, di routine viene confermato da un altro test più sofisticato chiamato "WESTERN BLOT", o "Immunoblot". Metodo che utilizza l'elettroforesi per separare le proteine di cui è costituito il virus, che poi vengono ricercate attraverso l'impiego.di anticorpi specifici per quella particolare proteina (come per esempio la P24), mediante reazioni chimiche chiamate di immunoblotting.
Un test ELISA positivo seguito da Western Blot positivo esprime con certezza la presenza del virus nel sangue di un individuo.
Risultati:
Falsa negatività:
L'esito falsamente negativo è dovuto principalmente all'esecuzione del test nel periodo finestra. Dopo l'avvenuta infezione da HIV, l'organismo impiega un minimo di 10-14 giorni per sviluppare gli anticorpi, identificati dal test ELISA. La maggior parte delle persone sviluppano la sieroconversione, cioè producono gli anticorpi anti-Hiv dopo 3-4 settimane, ma virtualmente tutti i pazienti dopo 3 mesi dall'infezione. In passato i vecchi test HIV potevano risultare negativi in alcuni soggetti in fase di malattia conclamata (AIDS), a causa della debolezza delle difese immunitarie, oggi con i nuovi test questo non accade.
Falsa positività:
Eseguendo entrambi i
test (ELISA e WB), la frequenza di risultati falsamente positivi varia da 0,0004% a 0,0007%. Importanti indicazioni di falsa positività di un test HIV sono: la mancanza di fattori di rischio, una PCR qualitativa non rilevabile, una normale conta dei CD4.
Test per la ricerca del virus: Ci sono dei test, noti con l'acronimo NAT (Nucleic Acid Test), in grado di evidenziare direttamente la presenza di materiale genetico del virus, come HIV-RNA o HIV-DNA, nel sangue, mediante tecniche in grado di moltiplicare (amplificare) anche quantità estremamente piccole di tale materiale per poi identificarlo e quantificarlo. Una di queste tecniche è nota come PCR (Polymerase Chain Reaction o reazione a catena della polimerasi).
Esistono due tipi di test PCR per l'HIV: la PCR quantitativa, per misurare la viremia o carica virale, cioè per sapere quante copie virali ci sono nell'unità di volume di sangue, e la PCR qualitativa che invece si limita soltanto
Arilevare la presenza di quel particolare tipo di materiale genetico virale.
PCR: In caso di presunta esposizione al virus Hiv, si preferisce utilizzare la PCR qualitativa, per stabilire se sia avvenuto, o meno, il contagio poiché quella quantitativa, a volte, dà luogo a false positività, si utilizza quindi solo in caso di contagio già precedentemente accertato per determinare il numero effettivo di copie virali circolanti.
Un risultato negativo della PCR qualitativa dopo 28 giorni ha un'attendibilità superiore al 99% ed è considerato dalla grande maggioranza dei medici già attendibile molto prima (15-20 giorni e anche meno dall'evento a rischio). Tuttavia, per precauzione si consiglia ugualmente il test ELISA dopo tre mesi.
Western Blot: Proteine dell'HIV:
Ruolo degli organi linfoidi: Gli organi linfoidi rappresentano la sede della maggior parte degli eventi necessari a generare una risposta immunitaria antigene – specifica.
Nel linfonodo possono essere distinti 4 momenti:- Fase della disseminazione iniziale da HIV;
- Fase della riduzione dei livelli virali nel sangue periferico;
- Fase della dicotomia tra il contenuto virale e i livelli di replicazione virale nel sangue periferico e negli organi linfoidi;
- Fase di riequilibrio tra la carica e la replicazione virale nel sangue periferico e negli organi linfoidi.
Fase 1: È la fase associata allo stadio acuto dell'infezione primaria: nelle prime 3 settimane dall'inoculazione il virus si localizza nei linfonodi dove si trovano un gran numero di cellule nelle quali il virus si replica attivamente. La localizzazione del virus nei linfonodi scatena la risposta immunitaria normale che porta all'attivazione dei linfociti B e T. L'attivazione del sistema immunitario da un lato limita la propagazione virale, dall'altro lo stato di attivazione cellulare (CD4+) il rilascio di citochine, creano le condizioni ideali.
affinché l’infezione si instauri e si propaghi.Fase 2: Si verifica durante la transizione dallo stadio acuto a quello cronico. Si assiste a una riduzione significativa della viremia plasmatica, ma allo stesso tempo aumenta il numero di particelle virali intrappolate nelle maglie del reticolo formato dalle cellule follicolari dendritiche (CFD): sono cellule accessorie che svolgono un ruolo importante nell’induzione della risposta dei linfociti T agli antigeni proteici, la loro funzione principale è quella di captare e trasportare gli antigeni proteici ai linfonodi drenanti. Le cellule dendritiche mature si localizzano nelle aree linfonodali contenenti cellule T e qui svolgono la funzione di presentazione dell’antigene ai linfociti T. Si attiva la risposta immunitaria cellulo-mediata: comparsa di precursori di cellule citotossiche HIV-specifiche. La risposta immunitaria cellulo-mediata è responsabile dell’eliminazione delle cellule che esprimono il
virusmentre quella umorale contribuisce alla rimozione delle particelle virali dal circolo ematico con formazione di immunocomplessi intrappolati nei CFD.
Fase 3: Questa fase coincide con il lungo periodo di latenza clinica dell'infezione da HIV. In questa fase abbiamo alti livelli di viremia e di cellule infettate negli organi linfoidi ma bassi livelli del virus nel sangue.
La presenza del virus negli organi linfoidi crea così uno stato di attivazione cronica: iperplasia follicolare e anomalie di sviluppo nei centri germinativi. L'iperplasia follicolare rappresenta la causa della Dicotomia trasangue periferico e tessuto linfonodale.
Lo sviluppo di un denso reticolo di CFD causa l'intrappolamento delle particelle virali nei centri germinativi e mantiene l'elevata attivazione nel tempo del tessuto linfoide con conseguente migrazione dei CD4+ attraverso il tessuto linfoide a causa dell'infezione.
Con il progredire della malattia e quindi il decadimento dei
CD4+ si avvia un processo di involuzione follicolare con distruzione del reticolo dei CFD e perdita della capacità di intrappolare le particelle virali. Perdita della dicotomia e quindi aumenta la viremia con deterioramento del sistema immunitario dell'ospite con aumento della carica virale totale e dei valori di cellule replicative nel sangue periferico: STADIO CRONICO.
Fase 4: Stadio avanzato della malattia con numero di linfociti T CD4+ < 200 microL (CD4: 500-1100/microL (dal 35 al 55% dei linfociti totali). Riequilibrio tra sangue periferico e organi linfoidi sia nel contenuto virale che nella replicazione dovuta alla distruzione dell'architettura linfonodale che produce la profonda immunodepressione del soggetto infetto. Il tessuto linfoide è stato in gran parte distrutto e sostituito da tessuto fibrotico.
Maternità:
- Hiv può essere trasmesso dalla madre al bambino o alla bambina prima, durante o dopo la nascita.
aumentatorischio: alcune patologie della gravidanza, come ad esempio la placenta previa e il distacco della placenta, aumentano il rischio di trasmissione dell'Hiv in utero;
- Il rischio di trasmissione al momento del parto è maggiore in presenza di infezioni del tratto genitale, nel caso di nascita prematura o se la fase del travaglio e del parto ha una lunga durata.
Precauzioni:
In assenza di qualunque precauzione, si stima che le probabilità di trasmissione dell'Hiv dalla madre al figlio siano circa del 20%. Questa probabilità scende sotto l'1% se vengono adottate le opportune misure di prevenzione:
- Fondamentale è l'assunzione di farmaci antiretrovirali in gravidanza, che riduce la carica virale della madre e di conseguenza il rischio di trasmissione; gli stessi farmaci agiscono inoltre come profilassi nel feto, che li riceve attraverso la placenta.
Se la donna è in terapia e ha la carica virale irrilevabile da
Almeno 4 settimane, è possibile partorire in modo naturale, altrimenti viene raccomandato il parto cesareo.
Dagli anni '90 è in uso sottoporre il neonato