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COLTURE DI ARRICCHIMENTO
Allestite in modo da favorire la crescita del microrganismo a cui si è interessati e
sfavorire possibilmente la crescita degli altri. Come si allestisce? Abbiamo bisogno di
terreni con determinate caratteristiche: composizione chimica, fonte C, fonte energia,
pH; altrettanto importanti le condizioni di incubazione: T, ±O .
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Come si scelgono le condizioni? In funzioni del tipo di microrganismo che a me
interessa isolare. Voglio isolare dal suolo un microrganismo che sia non esigente per
l’N e capace di degradare il composto X, come si fa? Il terreno non può essere ricco
(LB), uso un terreno minimo a base minerale, non devo aggiungere composti organici
per l’azoto, aggiungo sali, aggiungo il composto che voglio che degradi come unica
fonte di carbonio e di energia. Siamo partiti da un inoculo di suolo, che pH uso?
Neutro, intorno al 7. Poi devo scegliere T e presenza/assenza di ossigeno, come si
scelgono? Visto che parto dal suolo che T uso? Nel suolo trovo la maggior parte dei
mesofili quindi 28-30°C, se invece usiamo un batterio che è abituato a vivere in
simbiosi si usano 37°C. Ossigeno sì o no? Ossigeno sì, si può mettere anche in
agitazione così ho una quantità maggiore di scambi di ossigeno. In sostanza il terreno
lo scelgo io, lo elaboro io in base a cosa mi interessa. Di solito le colture batteriche si
mettono ad incubare al buio. Voglio isolare un cianobatterio azoto fissatore (procarioti
che fanno fotosintesi ossigenica come quelle delle piante), che terreno uso? Terreno
minimo a base minerale, aggiungo azoto molecolare (nessuna fonte di azoto
combinato), come fonte di C uso la CO ad esempio. Lo devo mettere ad incubare in
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una camera per anaerobiosi? No; non deve essere agitato. A che T? Temperatura
ambiente, si sceglie vicina a quella del suo habitat naturale; va messo alla luce.
Le colture di arricchimento sono tutte fatte in vitro, se diventa torbida vuol dire che
qualcosa è cresciuto, quindi semino in terreno solido (piastro) e vedo una coltura mista
perché con l’arricchimento che procede per cicli, il numero di batteri di interesse
cresce, ma non si isola una coltura pura perché nel campione ci possono essere un
paio di tipi di batteri che possono crescere nelle condizioni che ho stabilito oppure altri
batteri che ci sono non crescono, ma non muoiono. Posso avere tanti batteri di un tipo
e pochi di un altro tipo, ma comunque non ho una coltura pura. Ogni volta che
allestisco un sistema di coltura imposto già un sistema di selezione. Come ottengo la
coltura pura? Si parte da una colonia singola e ben isolata, perché si parte dal
presupposto che una colonia abbia avuto origine da una singola cellula, semino,
striscio un paio di volte e raccolgo l’ultima colonia isolata (così sono abbastanza
certa).
TASSONOMIA E CLASSIFICAZIONE
Metabolismo microbico: tutto il macchinario che serve per la crescita di un
microrganismo sono tutte le funzioni fisiologiche e biochimiche e le funzioni
codificanti.
Metabolismo energetico
I procarioti dal punto di vista metabolico presentano una biodiversità molto molto
maggiore egli eucarioti, il metabolismo di quest’ultimi è “noioso” perché si riduce a
glicolisi, ciclo degli acidi e respirazione; i batteri fanno molto di più. Partiamo dal tipo
di fonte energetica utilizzata:
Alcuni utilizzano i composti chimici -> i chemiotrofici
Composto organico -> chemiorganotrofo
Composto inorganico -> chemiolitotrofi, metabolismo che esiste solo nel procarioti.
Composti organici che possono essere utilizzati dai microrganismi?
Tutti i monomeri che costituiscono le macromolecole biologiche -> zuccheri, aa, acidi
grassi, basi azotate; questa grande capacità di utilizzare composti differenti rende i
procarioti fondamentali nel riciclo della materia organica
Composti organici naturali che non vengono utilizzati da altri organismi (alcuni derivati
del petrolio, monomeri della lignina) e anche alcuni composto organici di sintesi,
xenobiotici sintetizzati dall’uomo
Dove vanno a finire? Se si tratta di ossidazione vuol dire che stanno togliendo gli
elettroni dal composto ossidato, vengono trasportati ad una catena di trasporto degli
elettroni e man mano che apssano da un componente all’altro della catena di
trasporto di catena, si ha l’estrusione di protoni all’esterno della membrana il che vuol
dire che la membrana si carica con la forza motrice dei protoni. Quando la membrana
è carica c’è la possibilità di far rientrare attraverso specifici canali i protoni all’interno
della membrana nel citoplasma. Il tipo di accettore di elettroni al termine della catena
respiratorio definisce il tipo di respirazione, gli elettroni strappati possono finire
sull’ossigeno o su composti diversi dell’ossigeno: se finisce su O si parla di
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respirazione aerobica, se vanno a finire su composti diversi dall’ossigeno si parla di
respirazione anaerobica. I composti che possono fungere da accettori di elettroni nella
respirazione anaerobica possono essere: nitrato, si parla di denitrificazione che viene
ridotto fino ad azoto molecolare o riduzione dissimilativa del nitrato; alcuni sono
capaci di convogliarli sul solfato SO4 riducendolo ad H2S e si parla di desulfuricazione
o riduzione dissimilativa del solfato; in alcuni Archaea possono andare a finire sulla
CO2 che viene ridotta fina a CH4 e si parla di metanogenesi. Ci sono alcuni casi in cui
nel metabolismo non c’è nessun accettore finale di elettroni esterno e nessuna catena
di trasporto degli elettroni, in questo caso si parla di fermentazione. Nella
fermentazione l’accettore è sempre interno, cioè un intermedio della stessa via
+
biochimica (es nella glicolisi serve riossidazione del NAD in NAD e scarico gli elettroni
sul piruvato che è ridotto in acido lattico: ATP durante la glicolisi è prodotto da due
reazioni (1,3 bifosfoglicerato a 3-fosfoglicerato, da PEP a pyr) in queste il gruppo P è
trasferito ad ADP che diventa ATP tramite fosforilazione a livello del substrato. Mentre
nella respirazione, l’accettore è esterno e il meccanismo per conservare l’energia è
quello della fosforilazione ossidativa.
Chemiolitotrofi: ossidano un composto inorganico deve essere un composto
relativamente ridotto. C’è un gruppo di chemiolitotrofi aerobi che è in grado di
ossidare: 2- 3-
Nitrificanti NH , NO fino a NO ,
3
Solfo-batteri H2S -> SO4
Idrogeno-batteri H2 -> H2O
2+ 3+
Ferro-batteri Fe -> Fe
Ci sono chemiolitotrofi anaerobi:
Metanogeni -> Composto organico può essere ossidato tramite processo di
fermentazione o di respirazione che si può dividere in aerobica o anaerobica; i
composti inorganici non possono essere fermentati, possono essere ossidati
soltanto con il processo di respirazione (aerobica o anaerobica).
Metabolismo di tipo fotosintetico: ci sono molti procarioti fotosintetici; nei fotosintetici
oltre ad una fotosintesi che è molto simile a quella che avviene nella piante (simile a
quella che fanno i cianobatteri) esiste anche la fotosintesi anossigenica, in questa non
viene prodotto ossigeno, in particolare sono i batteri rossi (o porpora) e batteri verdi
ed entrambi i tipi di batteri vengono ulteriormente divisi in solfurei e non solfurei. Per
distinguere la fotosintesi ossigenica da quella anossigenica bisogna vedere il donatore
di elettroni usato per la produzione di potere riducente. Nella fotosintesi ossigenica si
ha il quanto di luce che eccita la clorofilla del centro di reazione che per tornare al suo
stato fondamentale si ossida cedendo un elettrone che segue un trasporto di elettroni
e prima finisce su NAD per poter riducente, l’ATP viene prodotto tramite
fotofosforilazione, quindi si produce potere riducente, l’elettrone deriva dalla clorofilla
eccitata che rimane con un elettrone in meno che viene recuperato dalla fotolisi
dell’acqua. Quindi il donatore di elettroni è l’acqua che va incontro a fotolisi. Il
donatore di elettroni che viene utilizzato per produrre potere riducente sarà un
composto ridotto diverso dall’acqua (nella fotosintesi anossigenica).
TASSONOMIA E SISTEMATICA BATTERICA
A partire dal dominio Bacteria si scende in phylum, classe, ordine, genere, famiglie,
specie e poi ci sono i ceppi. La classificazione sistematica è come quella zoologica; in
realtà si sente parlare di phylum, la classe e l’ordine sono raramente dominati, si parla
di famiglie ma molto spesso i termini di riferimento sono genere e specie.
In zoologia il concetto di specie biologica è definito come insieme di individui che
possono incrociarsi naturalmente tra loro per dare una progenie fertile; in
microbiologia siccome i batteri si riproducono essenzialmente per scissione binaria,
per specie batterica si intende un gruppo di microrganismi (cioè cloni isolati in
coltura pura) che hanno caratteristiche comuni e che si differenziano
considerevolmente da altri gruppi: è una definizione ambigua perché il concetto di
specie è una semplificazione umana perché in realtà le specie sono sempre in
evoluzione. Comunque abbiamo un bisogno pragmatico di dare un nome alle cose per
poterle identificare facilmente e velocemente.
Criteri che caratterizzano le specie batteriche:
Classificazione per ordinare i batteri in funzione a caratteri comuni
fenetica
Classificazione > si basa sul fenotipo del microrganismo, si va a vedere una
lista di caratteristiche e in base al numero di caratteristiche comuni si fanno delle
classificazioni (tassonomia numerica).
filogenetica
Classificazione > tiene conto dei rapporti evolutivi dei microrganismi
sfruttando la genetica e delle caratteristiche molecolari.
Identificazione per dare nome univoco: applico uno o entrambi i criteri di
classificazione
Analisi di tipo fenetico (analizzo più fenotipi)
Analisi di tipo molecolari (analizzo più molecole)
Nomenclatura: strumento necessario e fondamentale per la comunicazione. La prima
parola è il genere (con iniziale in maiuscolo) e poi c’è il nome della specie (in
minuscolo) sempre scritti in corsivo oppure sottolineati. Associato ai due nomi ci può
essere una sigla che identifica il ceppo perché sono varianti della stessa specie che
hanno delle caratteristiche leggermente diverse ma mantengono tutte le
Pseudomonas aeruginosa
caratteristiche comuni delle specie > es. PAO1.
Caratteri fenotipici
Morfologia del microrganismo: forma, dimensioni (relativamente importati perché
generalmente sono sempre intorno al paio di micron) e reazione di Gram che dice di
che tipo è l’architettura della parete.
Nutrizione e fisiologia del microrganismo: