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Le parti della retorica
più esempi in uno stesso argomento servono a costruire una strategia emotiva. Noi monache, le storie ci piacciono per
minuto. Tanti esempi che hanno forza persuasiva, che illustrano una realtà per forzare una determinata tesi o meno.
Siamo nell'inventio
Inventio
trovare i luoghi argomentativi, binari e strade su cui corrono i discorsi. Sono possibilità di discorso, potenzialità
mostrateci che usiamo a nostra insaputa. Le usiamo, non le inventiamo, le ritroviamo attualizzandole.
1. -Quantità: è vero perché lo dicono i più, il maggior consenso. Se lo hanno detto i più, si deve fare, è giusto.
Secondo la quantità conta chi vende di più, conta lo share.
2. -Qualità: è così perché lo dice la parte buona, quella che può dirlo. Sul luog odi qualità si fondano le
aristocrazie, le oligarchie. Anche le tecnocrazie si fondano su questo. Il clero, in passato, era luogo di qualità
per eccellenza: veniva visto come vero assolutamente. Spesso qualità e quantità vengono utilizzate
polemicamente contro vicendevolmente.Qualità e quantità vuol dire scegliersi nella società, scegliere se
appartenere a una minoranze o appartenere ai più.
3. -A persona: ciò che determina le persone, ciò che viene detto delle persone nella loro presentazione. Un
curriculum. Quel che parla di noi senza che si parli. Se appartengono alla moralità o all'umanità si parla di
etopea; se alle doti fisiche di prosopografia, da cui spesso emerge un modello giusto, idealizzato, o
caricaturalizzato.
4. -Ad personam: strategie per attaccare l'avversario, che possono essere di vario genere. Retoricamente
un'argomentazione che usa un luogo ad personam non è molto efficace perché non prova niente, non provando
affatto la bontà delle mie tesi. Un eccessivo attacco all'avversario può causare un attaccamento all'avversario.
Non si attaccano le idee dell'avversario, ma la persona. E questo viene considerato un errore perché non hanno
vantaggio a lunga durata e possono portare a un rovesciamento.
Il luogo è dove troviamo gli argomenti che possono essere sviluppati in modo deduttivo o induttivo: il luogo di quantità
permette un'entimema: io dico questo, i più dicono questo, questa cosa è vera. Un argomento, per essere vincente, deve
essere così condiviso da avere un riconoscimento da parte del pubblico, che ne accetta le premesse. Si può essere
d'accordo con le conclusioni ma le premesse devono essere condivisi.
La dissociazione è ciò che prende una nozione che appare univoca e la separa in due angoli, elementi fondamentali.
Amore> innamoramento e amore.
Gli entimemi sono ragionamenti deduttivi. Il più famoso: amor ch'a nullo amato, amar perdona: si fonda sull'opinione
condivisa dalla cerchia dei fedeli d'amore.
Mentre il sillogismo si fonda su una verità logica,inoppugnabile (gli uomini sono mortali, i greci sono uomini, i greci
sono mortali); l'entimema si fonda sull'opinione, opinione che non viene denunciata subito: la premessa viene taciuta,
taciuta perché discutibile o patrimonio di una comunicazione che tutti ammettono o accettano.
es.: Vinceremo perché siamo i più forti. Si fonda sulla premessa che i più forti vincono.
L'entimema è soggetto a premesse che sono soggette a credibilità larga o ristretta. Tanto più è ristretta la sua credibilità,
tanto più è sofistico: si fonda su una opinione molto vicina al paradosso, a una condivisione ristretta. L'entimema è un
rischio perché facilmente rovesciabile.
L'entimema viene usato perché le persone hanno poco tempo da dedicare all'ascolto, sono consapevoli di sapere più di
quel che non sanno e non seguirebbero mai un ragionamento troppo tecnico. Il mondo degli entimemi è quello della
logica e delle pseudologica, definiti fallaci.
Altre possibilità per persuadere sono almeno due: la credibilità di chi parla, la sua storia, la sua vicenda; l'altro è il
pathos: commuovere, che deriva dall'atteggiamento di chi parla, al fine di suscitare determinate emozioni. Il pathos è
anche nella pronuncia del discorso, nel modo in cui l'oratore pronuncia le parole.
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encyclopedye: la retorica non è l'arte del bel parlare, ma l'arte di parlare. Si fonda la retorica come forma di
comunicazione. Dissociazione: separazione di un'unità in un ragionamento cornuto con due lati, tra verità e apparenza.
La persuasione altro non è che un altro modo per ottenere gli stessi risultati della violenza facendo sì che un'opinione
possa mutare rispetto a uno stato precedente.
Credibilità dell'oratore: chi espone il proprio discorso espone anche se stesso. Le prove emotive, il pathos, è la capacità
di suscitare emozione negli altri, emozione che a volte si sostituisce al ragionamento. es. Antonio che usa il cadavere di
Cesare per smentire Bruto.
La dispositio
la dispositio è l'ordine degli argomenti. Banalmente, l'ordine può essere crescente, con un inizio piano che evolve verso
una maggiore complessità dei nostri enunciati, in questo modo attraverso la gradatio prepariamo l'interlocutore ad
accogliere le nostre tesi. es. lettera medievale, che prevedeva una salutatio, captatio benevolentiae, narratio e petitio
(richiesta sostanziale della lettera). Già nell'ars dictandi c'era questa tendenza.
Anche la lezione si presenza come dispositio. La dispositio la si legge anche in una qualsiasi assemblea o riunione.
Discutere alla fine un argomento spinoso, ormai verso le varie ed eventuali, può essere un modo per fare accettare
qualcosa di complesso o che sta a cuore.
La dispositio può avere anche argomenti decrescenti: l'esposizione di una dissertazione davanti a una commissione
prevede che si entri subito nel nocciolo della questione.
La gente ha un'insana passione per i cappelli introduttivi: serve a sviare l'interlocutore da ciò che non si sa. Ad esmepio
in un'intervista si fanno spesso domande precise e gli intervistati rispondono con ragionamenti ab ovo per non
rispondere alla domanda.
Un'altra dispositio è quella nestoriana che mette al centro gli argomenti più importanti. Scegliere la disposizione degli
argomenti è una scelta a scopi persuasivi. Una certa fissità di schema (far precedere la captatio benevolentiae alla
petitio) mette in allarme l'interlocutore a cui può risultare molto retorica. La captatio benevolentiae può essere inserita
in modo intelligente, tra le righe.
Una cosa fondamentale nella retorica è il contatto con la retorica, sapere cosa può pensare nel momento in cui gli si sta
parlando. La percezione dell'uditorio è fondamentale per chiunque muova verso un'azione persuasiva. Non c'è una
miglior dispositio degli argomenti, va scelta a seconda del tipo di situazione e di uditorio in cui ci si trova.
Elocutio
l'elocutio è quello che era la retorica in senso grammaticale: le figure retoriche, il discorso scritto e parlato, la
pronuncia, la scrittura, l'estensione materiale del discorso. Il discorso può avere dei limiti quali, ad esmepio, l'oscuritas
(il discorso non chiaro) dovuta magari ad un eccesso di verbi tecnici, di termini accademici: è un principio d'errore
perché chi parla ha il dovere di essere capito. Perseguire una volontaria oscuritas, se lo si fa in modo intenzionale,
esprime la volontà di non voler essere compresi. Esiste anche un livello di scrittura anticheggiante (vetustas), che indica
un certo compiacimento a usare termini antichi o citazioni di autori minori. Può essere un certo registro fortemente
ipotattico, con una forma di periodare ciceroniano. Il codice: nel nostro codice si possono inserire codici linguistici
diversi da quelli che stiamo usando (code-mixing) che può riguardare il dialetto, altri strati di oralità, termini di gergo...
il code-mixing è
all'interno dell'elocutio ci sono anche dei falsi errori come gli anacoluti, i solecismi, le discordanze grammaticali: anche
l'errore grammaticale può essere utilizzato dall'elocutio con uno scopo comunicativo. Chi parla non deve leggere. È un
errore oratorio che una comunicazione orale sia la lettura di un testo scritto, perché la lettura di un testo scritto non
permette quelle forme di interazione con il pubblico. La comunicazione orale permette di sfruttare le ultime due parti
della retorica: memoria e actio.
Memoria
Attenzione: memoria non è ripetizione mnemonica di un discorso; memoria è improvvisazione di un discorso che sia
proprio anche la citazione a braccio, imprecisa, ha un bellissimo effetto. La memoria serve a non farsi tagliare i discorsi,
a rispettare i tempi, ad avere la consapevolezza del proprio dire. Anche le citazioni che possono sembrare inesatte sono
estremamente gradite perché leggere, fanno parte di un discorso che non annoia in quanto è esposto con senso di
cordialità. La cordialità è uno degli effetti comunicativi più efficaci. Chi non vi vuole far parlare cerca di spezzare la
memoria interiore,interrompendo, e per disminuire il riflesso interiore del discorso facendo sì che l'oratore perda più
tempo a rispondere che a dire. Noi partiamo da una civiltà oratoria: le orazioni dei gesuiti erano drammatizzate. Esiste
una memoria del testo, che però deve essere inserita in modo che si possa modificare. La memoria è la coscienza del
discorso da parte di chi lo sta esponendo per avere il migliore rapporto possibile con l'uditorio modificando il discorso
quando che sia necessario.
Actio
è vero in generale che esiste un'actio in generale, che non è semplice gesticolare, ma è una necessità del parlare. Si parla
col proprio corpo. Certe cerimonie, ad esempio, sono fondate sull'actio, come la messa. Ci sono gesti che non solo
hanno regole precise, ma anche momenti precisi del parlare. La preghiera è una forma di actio. Deve esserci armonia fra
l'actio e il discorso: non possono pronunciarsi parole gravi, decisive con immobilità. Più l'actio è interiorizzata con l'arte
del discorso, meno è un gesticolare, proprio di chi non sa trattenersi. Chi è sovrano delle proprie parole, lo è anche dei
propri gesti e tende, pertanto, ad avere un'armonia.
Actio è la gestualità dell'oratore, l'accompagnamento mimico al discorso. L'ipotiposi è una descrizione di un elenco o di
un fatto in cui prevalga il rilievo del gesto. È una tessera del discorso in cui ha grande rilievo l'esecuzione di gesti