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PARTE SECONDA: L'AZIONE UMANA
Capitolo 2: Desideri e opportunità
Per spiegare le istituzioni e il cambiamento sociale viene usata l'azione umana individuale (seguendo la teoria
dell'individualismo metodologico); l'autore tuttavia afferma che anche le azioni individuali richiedono una spiegazione.
Un modo semplice per spiegare un'azione è vederla come il risultato finale di due successive operazioni selettive,
abbiamo due filtri:
vincoli fisici, economici, giuridici e psicologici (ciò che rimane sono le opportunità);
• un meccanismo che determina quale azione fra le opportunità sarà intrapresa.
•
Le azioni sono dunque spiegate dalle opportunità e dai desideri; non sempre abbiamo bisogno di entrambi. Talvolta i
vincoli sono forti al punto che il secondo filtro non può operare (sia i ricchi che i poveri hanno l'opportunità di dormire
sotto i ponti ma i poveri potrebbero non avere alternative). In alcuni casi il secondo filtro non influisce sul risultato (se
il prezzo di un prodotto aumenta la gente ridurrà i suoi acquisti e ciò può essere spiegato indipendentemente dai motivi
degli individui).
Secondo alcuni economisti preferenze e desideri sono gli stessi per tutti gli individui, ciò che cambia sono le
opportunità. Tale ipotesi non è condivisa dalle scienze sociali.
Le opportunità sono prioritarie rispetto ai desideri perché sono più facili da osservare inoltre è più semplice cambiare le
circostanze e le opportunità cui le persone si trovano di fronte piuttosto che il loro modo di pensare.
Esistono casi in cui desideri e opportunità sono influenzati da terzi fattori e casi in cui si influenzano reciprocamente:
Caso A: in “La democrazia in America” di Tocqueville abbiamo esempi in cui desideri e opportunità sono
• ricondotti ad una causa comune e talvolta i due agiscono in concerto. Esempio: gli elettori non eleggono mai a
cariche pubbliche persone meritevoli sia perché non hanno l'opportunità di farlo (non ci sono meritevoli) sia
perché non lo desiderano. In altri casi, secondo Tocqueville, l'effetto sui desideri e quello sulle direzioni
lavorano in opposte direzioni: gli americani non hanno mai il tempo e la voglia di studiare e ciò spiega la
scarsa istruzione. Un altro esempio deriva da un famoso detto secondo cui la miseria è la madre della rivolta
ma ciò, in concreto, non è assolutamente vero: la gente povera ha motivazioni più forti per voler cambiare ma
contemporaneamente non ha né il tempo, né il denaro e spesso nemmeno gli strumenti culturali per farlo.
Secondo Marx la civiltà è nata nella zone temperate perché qui il bisogno si incontra con l'opportunità di
migliorare le proprie condizioni di vita. Se la natura è troppo generosa non ci sono bisogni e se è troppo povera
non ci sono opportunità.
Caso B: desideri e opportunità possono anche influenzarsi reciprocamente in modo diretto. È possibile che le
• persone finiscano col volere ciò che già possono avere.
Caso C: accade talvolta che l'insieme delle opportunità di una persona sia deliberatamente modellato dalle sue
• preferenze; ci riferiamo ai casi in cui gli individui riducono la serie di opzioni a loro disposizione. L'auto-
restrizione e l'auto-limitazione è legata a due ragioni: debolezza della volontà (non so come potrei comportarmi
se vado a quella festa e bevo, quindi non ci vado) e c'è poi il caso dell'interazione strategica per cui si possono
migliorare i propri risultati eliminando alcune opzioni.
C'è qualcosa di incongruo nello spiegare un'azione in termini di opportunità e desideri perché le prime sono oggettive
ed esterne all'individuo mentre i secondi sono soggettivi ed interni. In effetti ciò che spiega il comportamento delle
persone sono i desideri e le credenze che egli ha circa le opportunità.
Capitolo 3: La scelta razionale
La scelta razionale è strumentale: ciò che la guida è il risultato dell'azione che è valutata e scelta in quanto mezzo più o
meno efficiente per un altro fine. Talvolta la distinzione fra mezzi e fine sembra priva di significato (esempio scegliere
tra un'arancia e una mela). C'è comunque un modo in cui tali scelte possono essere assimilate all'azione strumentale:
una persona può preferire tre arance e quattro mele ma sceglie cinque mele piuttosto che tre arance; una lista di tali
comparazioni a coppie è chiamata ordinamento di preferenze di un individuo. Si potrebbe dire che la persona agisce al
fine di massimizzare l'utilità ma in realtà fa solo ciò che più desidera (non necessariamente andando contro ad altri per
agevolare sé stessi, si pensi ad azioni fatte per dar piacere ad altri senza ricavarne alcun piacere o godimento per sé
stessi). L'interesse per i risultati può essere autolesionistico (è il caso dell'impotenza o della balbuzia che scompaiono
solo se ce ne dimentichiamo e se siamo spontanei, ma non è possibile credere o dimenticare a volontà, auto-ingannarci
ed auto-sorprenderci).
La scelta razionale riguarda la ricerca dei mezzi migliori per obbiettivi dati; è una forma di adattamento ottimale alle
circostanze ma tale adattamento può essere prodotto da meccanismi diversi dalla scelta razionale; è il caso delle
credenze. A parità di condizioni è probabile che una decisione sia migliore quante più prove raccogliamo e quanto più a
lungo riflettiamo ma le condizioni possono cambiare, ad esempio a causa del tempo impiegato a decidere potrebbe
sfuggirci l'occasione di agire. È possibile dunque che i costi della deliberazione superino i suoi benefici. Ritornando
alle credenze si pensa che esse siano una questione di bianco o nero eppure le credenze fattuali sono, in linea di
principio, una questione di probabilità (conto sul fatto che non sarò colpito da un meteorite ma c'è una piccola
probabilità che ciò accada).
La teoria delle decisioni in situazioni di rischio raccomanda alle persone di massimizzare l'utilità attesa, calcolare cioè
la media tra le utilità di diversi periodi. Agire razionalmente significa fare del proprio meglio per sé stessi ma quando
due individui razionali interagiscono fra loro è possibile che peggiorino la loro situazione più di quanto avrebbero
potuto fare. Questa scoperta è il risultato principale della teoria dei giochi in cui ci sono due o più giocatori che
possono scegliere fra varie strategie, ogni scelta genera delle ricompense ma la ricompensa dipende dalle scelte di tutti
i giocatori. Ogni giocatore agisce sulla base delle sue previsioni riguardo ciò che gli altri giocatori faranno.
Nel Dilemma del prigioniero esistono due strategie cooperative (a1 e b1) e due non cooperative (a2 e b2). Se entrambi i
giocatori scelgono la strategia non cooperativa il risultato sarà per entrambi peggiore di quello che essi avrebbero
potuto raggiungere cooperando. In tali casi si può parlare di scelta razionale solo se i giocatori cooperassero,
diventando un tutt'uno ma la nozione di scelta razionale è definita in relazione ad un singolo individuo, non ad una
collettività. Se nell'insieme di opzioni ce n'è una che è superiore alle altre, indipendentemente da quello che gli altri
fanno, sarebbe irrazionale per il giocatore non sceglierla.
Capitolo 4: Quando la razionalità fallisce
Per spiegare il comportamento umano, la scelta razionale deve procedere in due tappe: il primo passo richiede di
determinare cosa una persona razionale farebbe in determinate circostanze; il secondo di accertare se ciò corrisponde a
quello che la persona ha effettivamente fatto. È possibile però che la teoria fallisca in ciascuna delle due tappe; possono
esserci delle previsioni imprecise o le persone potrebbero comportarsi in modo irrazionale. Come sappiamo, per essere
razionale, un'azione deve essere il mezzo migliore per realizzare il desiderio della persona, date le sue credenze che
devono, a loro volta, risultare ottimali, date le prove disponibili che la persona deve raccogliere in quantità ottimale e
tale quantità dipende dai suoi desideri e dalle sue credenze circa svantaggi e vantaggi nel procurarsi più informazioni.
I desideri sono qui l'unico elemento indipendente al quale gli altri sono subordinati. Secondo David Hume “la ragione
è, e dovrebbe essere, la schiava delle passioni”; tale affermazione sembra negare un significato alla nozione di desideri
razionali. La ragione può essere d'aiuto nell'eliminare i desideri logicamente incoerenti ma per il resto le passioni non
sono soggette alla valutazione razionale: si può considerare un desiderio ripugnante o immorale ma ciò non significa
che sia irrazionale.
La teoria della scelta razionale può fallire a causa dell'indeterminatezza in due forme diverse: vi possono essere molte
azioni ugualmente e ottimamente buone o può non essercene nessuna almeno tanto buona quanto le altre.
L'indeterminatezza può dipendere dalla credenze e desideri: sono indifferente di fronte a due scatole identiche di zuppa,
ne voglio una, non importa quale. I casi in cui, per date credenze e desideri, non c'è alcuna azione ottimale sorgono
quando la persona non riesce a confrontare e ordinare tutte le opzioni; se ci sono molte azioni e nessuna di esse è
migliore delle altre non so dire quale di esse preferisco e sono anche incapace di considerarle tutte ugualmente buone
(scegliere fra la facoltà di legge o quella forestale).
Le credenze sono indeterminate quando le prove sono insufficienti a giustificare un giudizio sulla probabilità dei
diversi risultati dell'azione; ciò può accadere per incertezza o per interazione strategica. Quando non posso sperare di
prendere una decisione ottimale, dovrò accontentarmi di una abbastanza buona.
Quando la scelta razionale è indeterminata, qualche altro meccanismo deve correggere la sua vaghezza e potrebbe
trattarsi del principio della soglia di soddisfazione (scegliere qualcosa di abbastanza buono) ma finché non ne sapremo
di più sul perché i livelli di aspirazione degli individui sia diversi l'uno dall'altro, tale principio rimarrà insufficiente.
Non abbiamo dunque una teoria che spieghi ciò che le persone fanno quando vorrebbero agire razionalmente ma la
scelta razionale è indeterminata. Un modo di reagire è negare l'indeterminatezza (ad esempio usando il metodo testa o
croce).
Possiamo scoprire altre forme di irrazionalità a vari livelli. A volte le persone non riescono a sceglier