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N
Scostamento semplice —> ss = ∑|(Xi - X )|
i N _
Scostamento semplice medio —> ssm = ∑|(Xi - X )|
i
—————
N
3) Devianza : la sommatoria degli scarti dalla media, elevata al quadrato. La devianza dipende
dal numeri di casi: maggiori sono i casi, più grande sarà il numero.
∑ = ( Xi - X)2⁻
!
4) Varianza : è la devianza fratto in N dei casi. La varianza si usa più spesso per analisi bi o multi
variate in quanto non può essere messa a confronto con la media aritmetica. Il problema è
che i numeri ottenuti sono numeri grandi perché elevati al quadrato, e bisogna eliminare il
problema mettendo la varianza sotto radice quadrata.
2 _ 2
N
S = ∑ ( Xi - X )
i
—————-
N
5) Deviazione standard o Scarto Quadratico Medio : ossia la radice quadrata della varianza.
Questo indice è utile per variabili aventi la stessa unità di misura, ma diventa problematico
quando si confrontano variabili con unità di misure diverse.
_ 2
N
S = ∑i ( Xi - X ) (tutto sotto radice quadrata) = radice quadrata della varianza
——————-
N
6) Coefficiente di variazione : è utile quando si vogliono confrontare variabilità di distribuzioni
con medie molto diverse, e bisogna tener conto del valore della media.
__
C = S/ X
v
!
Riassunto di Barbara Somma 17
Metodologia E-book 1-2
2.3 Variabili nominali : l’omogeneità
Il concetto di distribuzione omogenea ed eterogenea cambia di significato a seconda di che tipo di
variabile si prende in considerazione. Nel caso di variabili nominali infatti, si ha la massima
dispersione del fenomeno quando i casi si distribuiscono in modo uguale tra le n modalità
possibili; al contrario, nel caso di variabili ordinali si ha la massima dispersione del fenomeno
quando i casi si concentrano nella modalità estreme.
Per calcolare l’indice di omogeneità O , si fa la somma delle proporzioni (rapporto tra frequenza
assoluta e numero di casi P = FA/N ) al quadrato con cui si presenta ciascuna probabilità
2 2 2
O = p + p + p
1 2 3 …
!
L’indice assume valore massimo quando una sola proporzione assuma valore 1, e tutte le altre
assumono valore 0. Per tanto il valore massimo dell’indice sarà 1.
L’indice di omogeneità è quindi sensibile al numero di modalità: se le modalità sono poche viene
un valore più grande. Quando le modalità sono tante l’indice di omogeneità è piccolo e si parla di
indice di omogeneità assoluto.
Per neutralizzare l’influenza del numero di modalità si può calcolare l’indice di omogeneità
relativa (Orel): O - 1/k
——— = k * (O - 1 ) / K - 1 k = numero dei casi
1 - 1 /k
!
3. Normalizzazione e standardizzazione
Sono operazioni che servono particolarmente quando si ha a che fare con le unità di misura della
ricerca sociale. Concettualmente tutte queste operazioni servono allo stesso scopo, rendere i
valori degli indici confrontabili tra loro.
La normalizzazione consiste nel rendere confrontabili punteggi ottenuti su scale di misurazione
che hanno range differenti, acquisiti su unità di misura diverse. Serve quindi a trasformare i valori
di una variabile in modo tale da facilitarne l’interpretazione.
(n) ]
X = [( X - X ) / ( X - X )
i i min max min
!
dove:
Xi = valore assunto dalla variabile X in corrispondenza del soggetto i
(n)
X = valore normalizzato di X
i i
!
X = minimo valore possibile della variabile X
min
!
X = massimo valore possibile della variabile X
max
!
M = nuovo valore massimo della variabile normalizzata
!
Il range che otteniamo è sempre da 0 a 1 . Possiamo però utilizzare un’altra formula nel caso
volessimo ricondurre questo range a valori che preferiamo e che sono più intuitivi nella nostra
mente (percentuali, decine ecc).
! ]
N = K * [( X - X ) / ( X - X ) dove K è sempre uguale a 100 per la trasformazione in %
i i min max min
!
La standardizzazione è quella forma particolare di normalizzazione che consiste nel convertire i
valori di una variabile in un’unità di misura universale detto punto standard.
!
!
Riassunto di Barbara Somma 18
Metodologia E-book 1-2 Ebook II° semestre
!
CAPITOLO 1 - Gli ultimi concetti quantitativi: la retta di regressione
!
1.La regressione lineare
La retta di correlazione lineare indica la tendenza che hanno due variabili (X e Y) a variare
insieme, ovvero, a covariare. L’analisi della correlazione è una procedura statistica parametrica.
Per verificare se tra due variabili vi sia una correlazione lineare si prende una serie di valori (x e
y), o meglio una coppia di valori numerici e si riportano su un grafico (il piano cartesiano).
1. Distribuzione casuale : i punti sono distribuiti in maniera casuale sul piano e quindi le
variabili non sono correlate. La correlazione è intorno a 0.
2. Variabili correlate : i dati sul grafico prendono forma, che ricorda una retta.
3. Variabili perfettamente correlate: se le variabili fossero perfettamente correlate otterremmo
una retta, come in questo caso, e quindi si può parlare di correlazione perfetta.
Per calcolare la correlazione tra due variabili si usa l’indice R di Pearson, valore compreso tra 0 e
1.
0 => non c’è correlazione tra le variabili
1 => variabili perfettamente correlate
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CAPITOLO 2 - Metodologia qualitativa
La ricerca qualitativa rientra all’interno del paradigma interpretativista calibrato alle
caratteristiche delle scienze sociale, secondo il quale la realtà non è altro che un costrutto basato
sulle interazioni di coloro che ne fanno parte.
La visione della realtà sociale (costruita) è relativista, non si può giungere ad una realtà condivisa
perché essa è relativa e costruita.
Il ricercatore, appartenendo alla realtà sociale, influenzerà l’oggetto studiato e ne sarà al tempo
stesso influenzato, vi sarà quindi un’influenza reciproca.
L’obbiettivo della ricerca qualitativa è quello di interpretare la realtà attraverso gli occhi di un
certo soggetto coinvolto, quindi non consiste nel misurare ma nel conoscere e comprendere le
motivazioni dei comportamenti del soggetto relativi a un determinato tema. Ci si serve sopratutto
di mezzi come: intervista , osservazione partecipante/entografica del comportamento, raccolta
di immagini sulla realtà.
Il ruolo del ricercatore è quello di interpretare modi di vedere la realtà senza però condurci
all’oggettività della ricerca, interpretando le interpretazione della realtà dei diversi soggetti.
Non è una ricerca rappresentativa in quanto i risultati sono relativi in base anche a chi li
interpreta.
A differenza della ricerca quantitativa, più standardizzata e per questo statistica, la ricerca
qualitativa permette di scavare più a fondo nell’individuo, scoprendo motivazioni dietro a certi
atteggiamenti, pensieri profondi ecc.
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2.1 Come si sviluppa la ricerca?
Vi sono più fasi:
1) Individuazione degli obbiettivi conoscitivi : ossia cosa si vuole conoscere. Si individuano
prima gli obbiettivi generici, ed in seguito quelli specifici, prendendo in considerazione una
variabile (il tema) da approfondire ed esplorando tutti i possibile elementi necessari a
comprendere l’oggetto di studio.
2) Elaborazione delle ipotesi conoscitive : costruire, definire, comprendere. Spesso le ipotesi da
cui si parte sono preconcetti, ed in ogni caso tutto è in evoluzione nella ricerca quantitativa, le
ipotesi possono cambiare nel corso della ricerca.
3) Creazione campione qualitativo : non è statisticamente rappresentativo, e deriva dagli
obbiettivi di ricerca.
Riassunto di Barbara Somma 19
Metodologia E-book 1-2
4) Costruzione dello strumento : le interviste sono adattate ad ogni intervistato senza avere
schemi preformati ma cercando in ogni intervista nuovi stimoli e nuovi atteggiamenti.
*Grounded Theory - il ricercatore scopre la teoria nel corso della ricerca empirica, e
dovrebbe ignorare la preesistente letteratura sull’argomento, per non esserne condizionato.
5) Raccolta del materiale
I dati raccolti vengono poi restituiti attraverso narrazioni.
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CAPITOLO 3 - L’intervista qualitativa
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E’ l’incontro tra due esseri umani, più o meno della stessa cultura. Dovrebbero entrambi cercare
di raggiungere una finalità condivisa. L’intervista è innanzitutto una relazione interpersonale.
E’ una relazione tra ruoli , ed è importante da tenere a mente, in quanto i due soggetti non si
conoscono , non condividono nulla. Incontrandosi attivano una serie di idee l’uno verso l’altro,
che dipendono da caratteristiche importanti come sesso, età, vestiti, etnia, puntualità ecc.
Essendo due ruoli, ognuno ha delle aspettative dall’altro.
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1. L’intervistatore e l’intervistato
Ovviamente è quello che ha la motivazione più forte rispetto alla situazione è l’intervistatore, che
può essere di tipo personale o professionale. Ha il predominio implicito della situazione,
conduce il gioco.
L’intervistato è invece in una posizione svantaggiata perché non sa come si svolgeranno le cose.
D’altro canto però, è lui il depositario delle conoscenze di valore, è il soggetto protagonista di
tutta l’intervista. Quindi da un’altro punto di vista si può dire che è lui il soggetto di valore.
!
2. Logiche di fondo dell’intervista
Nel percorso dell’intervista, lo scopo che l’intervistatore dovrebbe avere è quello di sciogliere
questa situazione, abbattere per quanto possibile queste barriere che stanno intorno ai ruoli, e
trasformare l’incontro in una relazione tra esseri umani.
Dovrebbe esserci la sensazione alla fine dell’intervista, che si sia svolta un’esperienza di valore
per entrambi, non solo per l’intervistatore.
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3. Dinamiche dell’incontro tra ruoli
Finché siamo in una dinamica di ruoli, è come se entrambi i soggetti giocassero a un gioco a chi
impersonifica meglio il ruolo che sta svolgendo.
Un buon intervistatore deve porre l’intervistato in un setting tale per cui non si senta di
rispondere per gratificare chi lo sta intervistando. Deve sentirsi libero di esprimere tutto ciò che
pensa, nel modo in cui lo pensa.
Una tipica dinamica dell’in