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L’antropologia, è lo studio dei popoli e gli antropologi sono coloro che si introducono in una
comunità non loro.
Un aspetto fondamentale del metodo entografico, preso dall’antropologia, è l’attitudine alla
ricerca sul campo.
La ricerca etnografica viene però applicata anche all’analisi e alla descrizione di culture non
necessariamente altre, come impone invece l’antropologia.
Etnografia —> l’analisi e la descrizione di una cultura non necessariamente altra, che si effettua
vivendo con e come le persone che la condividono.
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1. Caratteristiche fondamentali dell’etnografia
è essenziale la comprensione dal punto di vista degli attori.
• la descrizione, intesa come delineazione delle regole che governano l’interazione sociale
• delle comunità studiate. In larga parte , il metodo etnografico ha come oggetto non tanto le
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Barbara Somma
Riassunto ebook 2 sem.
opinioni dei soggetti osservati, piuttosto cosa fa la gente, come si comporta, quali norme
sottendono le loro relazioni.
l’osservazione dell’ambiente naturale consente di cogliere dei modi di fare che sono
• automatici e non sono oggetto di riflessione da parte di colore che li compiono.
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2. Cenni storici
L’etnografia antropologica nasce tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Tra i più famosi ricercatori
troviamo Margaret Mead che studiò l’adolescenza nelle isole Samoa, e Bronislaw Malinowski,
autore de “Gli argonauti del Pacifico”.
L’entografia sociologica si sviluppa invece negli anni ’30, con la Scuola di Chicago, un gruppo di
studiosi che ha iniziato a utilizzare il metodo etnografico al fine di studiare la realtà urbana.
Tra gli esponenti di spicco della Scuola di Chicago, troviamo Robert Ezra Park.
L’etnografia è stata poi approfondita nel corso del ‘900. Verso gli anni ’80 si incrocia con lo studio
dei media, sviluppando una corrente chiamata Audience Studies, che adottava una matrice
qualitativa etnografica per studiare l’uso dei media.
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3. Aspetti epistemologici
Nella ricerca etnografica, la conoscenza è sempre situata, che ovvero scaturisce dall’incontro tra
due realtà, quella della comunità osservata e quella dell’osservatore. In qualche modo, è sempre
una conoscenza riflessiva: il ricercatore si immerge in un ambiente nel quale porta la propria
soggettività, per un contatto. E l’osservatore è sempre compromesso dalla realtà osservata, perché
essa è sempre interpretata.
Il resoconto etnografico, dà particolare rilevanza ai dettagli, alla profondità, alla resa dei
particolari. A tal proposito l’antropologo Geertz parla di thick description , ovvero spessa.
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4. L’osservazione etnografica
In genere, si tratta di un’osservazione diretta, condotta sul campo e generalmente non mediata
da altri dispositivi, per non imbarazzare la comunità e rischiare la non naturalità nei
comportamenti degli individui.
Alcuni autori però, tengono a sottolineare che in ogni caso l’osservazione è comunque causa di
modificazione delle condotte umane.
L’osservatore
Un aspetto fondamentale, è la personalità dell’osservatore, che deve essere il giusto coinvolto ed
il giusto estraniato. Questa posizione viene definita posizione mediana, nè troppo implicata, nè
totalmente esterna, e viene di solito descritta come situazione intermedia a questi due estremi:
Il convertito : l’osservatore entra a far parte totalmente del gruppo studiato, diventandone un
• membro.
Il marziano : è assolutamente estraneo alla comunità, tiene le distanze.
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Si distingue l’osservazione in:
- Partecipante : l’osservatore non rende esplicita la propria identità di ricercatore.
- Non partecipante : l’osservatore palesa il suo ruolo e la ricerca.
La scelta del tipo di osservazione è una delle prime operazioni da compiere.
L’ambiente di studio
La ricerca etnografica ha un raggio d’azione microsociale e quindi i luoghi sono fisicamente
delimitati.
E’ sempre più consono in questo tipo di ricerca, lavorare in un ambiente delimitato come
un’istituzione chiusa, dove le relazioni sono significative.
L’accesso al campo
La fiducia degli osservati si può guadagnare usando le figure intermediarie, i gate keeper ,
persone che filtrano e selezionano l’accesso all’interno di un contesto comunitario. Si tratta di
persone già conosciute dalla comunità che si intende studiare, che hanno la stima del gruppo, e
che possono introdurre una persona esterna. 7
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I dati
Cosa si osserva??
La mole di dati è pressoché illimitata, quindi va fatta una prima selezione in relazione
all’obbiettivo di ricerca. Tuttavia ci sono delle informazioni dalle quali non si può prescindere:
il contesto fisico
• il contesto sociale ovvero le relazioni tra i membri ecc.
• le interpretazioni dei soggetti sociali
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Il resoconto etnografico
E’ molto dettagliato e descrittivo. Si può strutturare in due modi:
Descrizione per soggetto
• Descrizione per nuclei tematici
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E’ importante inserire molti esempi, citazioni e descrizioni. La media di osservazione è di una
settimana, quindi i resoconti sono molto corposi.
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5. Aspetti valutativi sul metodo
Svantaggi e limiti della ricerca etnografica
Si tratta di un osservazione pura, e quindi si potrebbe dire che l’ipotesi iniziale non c’è. In effetti
• molte volte si usa l’etnografia all’inizio di una ricerca, per poi capire quale sia l’ipotesi da
verificare. Attraverso l’osservazione si formano le ipotesi.
Si può osservare un numero limitato di soggetti, con una rappresentatività quindi teoretica e
• non statistica.
Il grado di soggettività della ricerca è dubbio.
• I costi sono elevati sia in termini economici che di tempo.
• Non è una procedura standardizzata.
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Vantaggi del metodo etnografico
Abbiamo accesso al comportamento non verbale.
• La quantità ampia di dati a disposizione.
• Minore distorsione dei dati perché l’ambiente è naturale.
• Permette un analisi longitudinale, non si limita ad un momento specifico.
• La possibilità di comprensione non si limita alla fotografia in vitro, ma entra in profondità.
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CAPITOLO 9 - L’interpretazione del materiale qualitativo di ricerca
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Non esistono dei metodi strutturati per l’interpretazione dei dati qualitativi, perché il compito
principale del ricercatore è quello di interpretare.
Quando si parla di interpretazione dei dati sorge il problema della verità. Non esiste solo un
modo di interpretare, e perciò dobbiamo cercare criteri di veridicità.
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1. La ricerca della verità
L’intervista è dotata della cosiddetta opacità referenziale e quindi non possiamo definire con
assoluta certezza la verità. Bisogna quindi seguire alcuni principi di veridicità:
1. Comprendere (e non spiegare) il mondo attraverso gli occhi degli osservati.
2. Costruire delle interpretazioni condivise della realtà , e non delle opinioni individuali.
Bisogna vedere l’osservato come “rappresentante” di un gruppo.
Ci interessa cosa pensano i nostri intervistati, ma il nostro scopo è capire come un certo tipo di
persona (e non una precisa) vede un certo fenomeno.
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2. Interpretare
L’interpretazione consiste nel ricostruire l’universo simbolico dell’intervistato. Per fare ciò
l’interpretativista ha bisogno di alcuni strumenti euristici :
- curiosità
- empatia 8
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- organizzazione
- conoscenze teoriche sui fenomeni che si studiano, ma non devono influenzarci.
- conoscenze del contesto ovvero le dinamiche socio-culturali del fenomeno
- creatività , intendendo non l’andare a vedere ciò che non c’è, ma riuscire a mettersi nei panni
degli altri.
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3. Leggere e rileggere
Si dovrebbe lavorare adoperando una linea orizzontale-verticale, ovvero studiare prima il singolo
(lettura verticale) e poi l’insieme (lettura orizzontale).
Le letture sono sempre diverse e molteplici:
1. La prima lettura è una fase di lettura LIBERA. Vale la pena sottolineare, prendere appunti
ecc. E in questa fase possono emergere risposte troppo influenzate e quindi da non
considerare troppo, curiosità o risposte auto date dal ricercatore stesso. Si possono anche
dedurre ipotesi interpretative.
2. Ora si riprendono le ipotesi generali, e si fa il punto della situazione: si ricontrollano gli
obiettivi generali conoscitivi e si fa un primo bilancio. In quest’ultimo ci saranno
suggestioni e ipotesi, non interpretazioni! In questa fase si ha anche una ridefinizione/
specificazione degli obbiettivi conoscitivi realizzata sulla base del materiale raccolto e delle
emozioni/stimoli che questo materiale ha generato nell’interpretante (il ricercatore).
3. Fase dei cioè : si prendono tutte le domande conoscitive (generali) e si vanno a leggere
trasversalmente le risposte che corrispondono a quelle domande. In questa fase si prendono
appunti e si comincia a costruire i contenuti descrittivi, in modo da cercare delle similarità
articolate in base alla segmentazione del campione. In questo caso è utile sottolineare le frasi
significative.
4. Ora si può iniziare la vera e propria analisi , utilizzando degli indici di stile, ossia individuare:
da una parte il materiale che sembra simile, raggrupparlo e dargli un nome. Dall’altro
sottolineare gli elementi di differenza e capire i motivi di tali differenze.
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4. Conclusione dell’analisi qualitativa e restituzione ai soggetti
Quando non sorgono più domande, l’analisi termina. E’ un processo ricorsivo che ha termine
sulla base della sensibilità del ricercatore.
Bisogna evitare le aspettative perché potrebbero influenzare le interpretazioni.
Siccome l’interpretazione è pur sempre personale, bisogna esplicitare il proprio punto di vista
iniziale e far analizzare il materiale da più studiosi.
Alla fine il risultato può essere pubblicato ma anche dato a chi ha contribuito alla ricerca, per
gratificarlo e fargli apprendere qualcosa in più.
CAPITOLO 10 - Logos et mimesi : l’architettura della mente umana
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L’approccio narrativo nelle scienze sociali è piuttosto recente e si ricollega