Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Capitolo 14: Antropologia e Letteratura
Ogni testo è testo dell'uomo. "Scienze dell'uomo e del testo hanno lo stesso soggetto, sia nel senso più scontato che sono entrambe attività di ricerca condotte dall'uomo, sia nel senso che il loro dominio di indagine è rappresentato dall'uomo, dai suoi comportamenti come dalle sue espressioni simboliche".
L'uso di "uomo" invece di "essere umano", seppur in nota a piè di pagina si specifica che non si voglia fare distinzione di genere, è di per sé un posizionamento. L'antropologia del testo propone la prima differenziazione significativa rispetto alla letteratura. La prima è un'ermeneutica dei testi, un'interpretazione che si avvale di metodi e strumenti sviluppati dall'etnologia e dall'antropologia culturale. Il suo esito è...
Restituire le connessioni di una singola opera con la rete dei riferimenti culturali che essa presuppone e quindi con i nodi più significativi che possono avere a che vedere con i temi/motivi/strutture/figure ricorrenti dell'antropologia della letteratura:
Diverso è il secondo livello, quello di una teoria della letteratura che ricava i propri assiomi e le proprie ipotesi dalla riflessione antropologica in senso lato, per proporre una visione della letteratura in generale, della sua origine e del suo sviluppo, della sua funzione sociale, della sua azione sul pubblico, del suo posto nella vita e come forma di vita e di pensiero. La riflessione della letteratura che si interroga sulla sua funzione sociale è quella che viene talvolta ricondotta agli studi sul Cultural Work, sul lavoro culturale della letteratura. L'ipotesi è quindi quella di interrogarsi sul modo in cui il testo letterario svolge un lavoro culturale, agisce sul mondo e sulla.
società. Anche se il contatto con le singole opere è sempre mantenuto ed è una condizione preliminare, l'obiettivo di un tale approccio è più ambizioso e universale: dire qualcosa sull'esistenza e sulla permanenza, incluse le sue metamorfosi, di una modalità del linguaggio umano, che si declina anche come mitologia, immaginario, ideologia, narrazione. Una teoria antropologia della letteratura ci aiuta a interpretare le singole opere, ma ha un'ambizione più ampia, implica una riflessione sull'ideologia, sulle modalità della narrazione, il modo in cui quest'ideologia prende forma. Come si è detto all'inizio, scienze dell'uomo e scienze del testo hanno lo stesso soggetto, l'essere umano; anzi, secondo alcune ipotesi, ci sarebbe uno stretto collegamento fra origine del linguaggio, origine della letteratura, antropogenesi (ominazione, insieme dei processi specie umana). La letteratura vienestudiata per il suo evolutivi che hanno condotto all'attuale impatto evolutivo: gli usi poetici del linguaggio, la capacità di simulare esperienze, di immaginare e di non limitarsi alla referenzialità, la possibilità di prendere le distanze da sé (distinguere l'io che ero e l'io che sarò) nel tempo e nello spazio (io VS altro-io, non solo per distinguersi ma anche per identificarsi), la capacità di usare mezzi linguistici per creare nuove configurazioni/rappresentazioni = tutte queste sono le ragioni che portano la prospettiva una nozione entrata nell'uso solo "ieri" nell'ottica antropologia a ipotizzare che la letteratura, dell'evoluzione umana, abbia potuto costituire un vantaggio evolutivo e svolgere un ruolo non secondario nell'antropogenesi. Proprio la possibilità di modulare la distanza fra sé e gli altri avrebbe favorito la coesione nei gruppi umani e svolto una funzione
tag html:sociogeneticaincrementando la possibilità di sopravvivenza del gruppo e quindi del singolo al suo interno.
Inoltre, l'uso creativo del linguaggio, non immediatamente strumentale o ridotto a puro attolinguistico istantaneo può avere prodotto risultati degni di essere trattenuti nella memoria e poi tramandati, cioè resi adatti a essere utilizzati in situazioni nuove e inedite, insomma a costituire quella cultura che è specificamente umana.
Si pensi al ruolo dell’oralità nella tradizione letteraria, i testi venivano memorizzati e tramandati perché considerati degni di essere trattenuti nella memoria perché costituivano un vantaggio evolutivo: chi ricordava questi testi e aveva queste informazioni era in grado di usarle in situazioni nuove.
La letteratura ci fa uscire da noi, ci mette in contatto con altre versioni di noi, ma anche ciò che è altro da noi. Dialogo delle voci attraverso ogni testo a cui applichiamo il
nostro ascolto ela nostra interpretazione, ci giungono le voci di altri soggetti/esseri umani con i loro vissuti, le loro esperienze, con la loro cultura = entriamo in relazione con ciò che è altro da noi. Perciò la relazione fondante nelle scienze umane e nelle scienze del testo è una relazione dialogica tra due soggetti che si interpellano a vicenda nella loro alterità. Idea di Iser della virtualità viene ripresa da Lotman: "Perché un testo cominci a funzionare, a lavorare come una struttura pensante, ad avere non solo un significato ma un senso, è necessaria la presenza di un interlocutore: insomma, l'opera si realizza non dopo che è stata semplicemente creata, ma solo quando incontra e la fruisce e la fa vivere (la fa passare dalla potenza all'atto, dal virtuale a chi la riceve al reale)" (p.371). "In questa cornice si deve intendere l'assioma secondo cui un testo letterario"non· smette mai di significare, possiede una polisemia virtualmente inesauribile, perché essa è frutto delle ripetute e ripetibili negoziazioni tra i due soggetti coinvolti, dal lato dell'autore e dal lato del ricevente precedente (mai passivo), di una comunicazione che solo di rado avviene in presenza molto più sovente invece in assenza, ovvero differita e a distanza”Dialettica di differenze e somiglianze
Di fronte a un testo antico o medievale o di una cultura diversa è immediato percepire un senso di alterità o di straniamento, vuoi per le modalità espressive, retoriche, stilistiche, vuoi per il riferimento a contenuti inattesi e insoliti. Ma anche il testo contemporaneo può sorprenderci e metterci di fronte a casi, idee e situazioni inconsuete. L'elaborazione di questa alterità è responsabile di due atteggiamenti interpretativi contrapposti ma complementari: quello filologico e
Quello antropologico del testo si esplica attraverso quella che viene definita una dialettica di differenze e somiglianze. Da una parte abbiamo lo sguardo filologico, uno sguardo ravvicinato che vuole ricostruire dall'interno il testo e la cultura che esso incarna, colmando la distanza semantica e culturale che ci separa dal testo. Questo tipo di punto di vista filologico porta a enfatizzare peculiarità/specificità di ogni singola opera. Dall'altro lato, il punto di vista antropologico è invece un punto di vista esterno che illumina le somiglianze, i tratti in comune, che ci permette di fare dei confronti tra realtà che possono essere lontane nello spazio e nel tempo. La sfida è evidenziarne la complementarietà, non la contrapposizione, farli emergere come aspetti di un unico processo.
Passato e futuro della cultura nei testi
Un importante spazio in questo contesto è attribuito alla nozione di immaginario, spesso indicato per indicare globalmente
una sfera intermedia, una zona di mediazione tra letteratura e realtà. Può intendersi sia come insieme di rappresentazioni connesse e organizzate in narrazioni relative a storia e struttura della società, relazioni individuali vita del corpo, rapporto con la natura (es: persistenza immaginario gotico nella cultura USA: il rapporto con la natura, il senso di colpa persistente), sia come modalità di semiosi, di attribuzione di significato alla realtà che può utilizzare di volta in volta un modo narrativo/poetico-retorico/cognitivo/iconico/rituale. Letteratura come esperimento mentale narrazioni/opere d’arte, propongono valori e paradigmi di comportamento, sono una Queste modalità di organizzazione verbale del mondo, ci danno una forma di accesso al mondo che ci circonda, e in qualche modo sono analoghe al rito perché ci fanno interagire con le regole della società. La consapevolezza delle regole implicitamente ci dà anche
gli strumenti per ipotizzare delle trasgressioni, un'alternativa alle regole. Si può dire in effetti che la letteratura getta un ponte tra le cose come sono e come potrebbero essere, a partire da una riflessione su e una ristrutturazione di ciò che già esiste. Bachtin ci ricorda che il testo vive sempre ai confini di due coscienze, allo stesso modo la letteratura sembra vivere sempre in una condizione di soglia, di esplorazione dell'alterità, di sperimentazione 'in vitro' di nuove possibilità: la letteratura agisce come un completamento immaginario dell'essere umano, che attraverso i testi rifà e riprogetta il proprio essere nel mondo. In questo senso è analoga al rito: la condizione liminale/di soglia è ciò che caratterizza il processo rituale. Nei riti di passaggio studiati dagli antropologi, questa fase intermedia, troviamo l'invisibilità, l'oscurità, l'ambivalenza, lacoincidenza degli opposti, la confusione. Nella liminalità la sospensione degli obblighi e delle regole sociali può comportare eventi sovversivi e ludici, i soggetti coinvolti giocano con gli elementi familiari e li defamiliarizzano, la novità scaturisce dalla combinazione inedita di elementi già noti.
Sezione è un parallelismo tra l'attività letteraria/artistica e il rito = enfasi sulla natura. Tutta la processuale e rituale della letteratura, le potenzialità connesse al suo status di comunicazione differita (avviciniamo l'opera d'arte dopo che è stata completata), l'indeterminatezza della sua destinazione = fanno sì che i prodotti artistici siano uno strumento formidabile e sempre riutilizzabile di esplorazione e rimodellamento della realtà e dell'esperienza umana.
Ha provato a definire un'antropologia letteraria Wolfgang Iser negli anni 90 del secolo scorso intesa come superamento
dell'esistente: come nella finzionalità, la finzione oltrepassa la verità, nella menzogna la finzione oltrepassa la verità.