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IL TEST DI RORSCHACH
Rorschach ideò le sue tavole a partire dall’osservazione di un gioco in voga negli anni ’20 e che consisteva
nel versare dell’inchiostro in un foglio e dopo averlo piegato a me, inventare storie o poesie sulla macchia
che si osservava.
Fu proprio osservando i pazienti schizofrenici dell’ospedale di psichiatrico di Munsterlingen alle prese con
questo gioco, che intuì che era possibile creare uno strumento che desse indicazioni sulla diagnosi della
personalità. (circa 40).; nel 1920 furono pubblicate, ma con dei cambiamenti dell’editore, non
Nel 1918 elaborò le tavole
richiesti come minor numero di tavole e colori alterati che permettevano la percezione di figure all’interno
delle macchie nere. Rorschach fu contento di questa possibilità.
Accolto con diffidenza ed ostilità dalla data di pubblicazione (1921) fino a dieci anni dopo la morte del suo
autore, oggi è considerato la migliore e più completa tecnica proiettiva, usata in ambito psicologico - clinico
e psichiatrico. E’ anche la più accettata in quanto risponde a criteri di oggettività e attendibilità, dal momento
che la somministrazione e la valutazione lasciano poco spazio al giudizio del clinico e le risposte vengono
conteggiate.
Interpretato secondo la teoria psicoanalitica e annoverato tra le tecniche proiettive strutturali in quanto il
soggetto deve dare una struttura e una forma ad un materiale con strutturazione minima, il t est di Rorschach
nasce per indagare la relazione tra percezione e personalità.
Egli si rifà alla Gestal-theorie per la denominazione delle risposte: Globali, alla tendenza a vedere un insieme
unitario e completare ciò che manca; Dettaglio, vengono unificati alcuni elementi ed esclusi altri; Forma,
privilegiare la forma più continua, simmetrica o chiusa.
Il Rorschach permette al clinico di osservare direttamente il processo di organizzazione percettiva e
cognitiva del soggetto, cioè come organizza attivamente le percezioni, come affronta e risolve un problema.
informazioni sugli aspetti nascosti dell’adattamento e
Inoltre, fa emergere i contenuti profondi e da molte
del disadattamento, poiché, come tutte le tecniche proiettive, il soggetto, non potendo prevedere la
valutazione, è libero di esprimersi.
Il Rorschach svela la personalità nel suo complesso, e precisamente:
La struttura dell’Io e le sue funzioni: organizzazione del pensiero, rapporto con la realtà, Sé e
relazioni oggettuali, i meccanismi di difesa e di dominio della realtà;
Le pulsioni: caratteristiche orali, anali e falliche
Il materiale consiste in dieci tavole (5 in grigio e nero con sfumature, 2 in grigio e rosso e 3 policrome) le cui
immagini sono formate da macchie di inchiostro, simmetriche rispetto ad un asse centrale; questo,
rendendole più regolari, facilita il compito del soggetto che deve interpretarle.
Infatti, per poter essere interpretate liberamente e facilmente, la macchia deve presentarsi ambigua, ma
abbastanza semplice e regolare,
Si tratta di un test individuale che può essere somministrato dai tre anni in poi.
In un iter diagnostico, solitamente si somministra nel terzo incontro perché è opportuno che il primo sia
dedicato alla conoscenza del soggetto.
Lo psicologo invita il soggetto a dire cosa potrebbero rappresentare delle tavole che gli mostrerà al soggetto;
non si parla di macchie o immagini per evitare di dare suggerimenti o influenzare il soggetto.
Si presentano le tavole una per volta e si annota quanto il soggetto dice, parola per parole, insieme alla
mimica, comportamento non verbale, tempo impiegato per rispondere e la posizione in cui tiene la tavola.
Se il soggetto pone delle domande, bisogna rispondere in modo vago e non suggeritorio; non dobbiamo porre
limiti di tempo né di risposte.
L’inchiesta al Rorschach pone alcuni problemi come quando farla, farla o meno, come farla.
Per quanto riguarda il primo punto si è d’accordo sul farla alla fine della raccolta di tutte le risposte; il
togliere la tavola dalla vista rimanda il soggetto alle immagini che ha ritenuto determinanti e che hanno avuto
maggiore influenza.
riguarda il secondo punto, gli studiosi sono d’accordo sul fare l’inchiesta il meno possibile, solo
Per quanto
se necessario, in quanto ciò potrebbe portare il soggetto a fare considerazioni logiche che cambiano le
condizioni attuali di somministrazione o il soggetto porrebbe troppa attenzione sulle macchie ignorate e sulla
propria esperienza conscia.