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“COSTI
1) Metodo dei STORICI AGGIORNATI” propone quali sono stati i costi sostenuti fino ad oggi,.
Quindi le spese che sono effettivamente sostenute in passato aggiornati nel senso che le scrivo al
valore attuale della moneta oggi). COSTI EFFETTIVAMENTE SOSTENUTI AGGIORNATI A OGGI.
Metodo dei costi attuali sostenibili “COSTI ATTUALMENTE SOSTENIBILI”
2) individua quali sono i
costi che oggi dovremmo sostenere. Il primo considera i costi sostenuti nel passato aggiornati a oggi
e il secondo considera quali investimenti dovremmo sostenere.
3) Metodo DI ATTUALIZZAZIONE DEI FLUSSI DI RISULTATO ATTESI. Si cerca di attualizzare il
beneficio che il possesso di quel marchio arreca all’azienda oggetto di valutazione.
è possibile concedere a terzi l’utilizzo di un marchio in cambio di
4) STIMA DELLE ROYALTIES
royalities, cioè una parte delle vendite sul prodotto del quale è stato concesso il marchio.
Il METODO REDDITUALE determina il valore dell'azienda in base alla capacità della stessa di generare
che l’azienda è in grado di produrre;
reddito, ovvero in funzione dei flussi di reddito futuri
nella formula + semplice e quindi nel caso di un'azienda con durata illimitata il valore effettivo W, con il
W =
metodo reddituale, è dato dalla formula della rendita perpetua: dove:
dall’azienda oggetto di valutazione;
R è il reddito normale medio prospettico che ci si aspetta
- normale perché si considera l'azienda in condizioni di normale operatività
- medio prospettico perché si ipotizza, per gli anni successivi, che l'azienda generi un reddito pari alla
media dei redditi prodotti negli ultimi 3/5 anni
i è il tasso di attualizzazione ed è uguale al costo opportunità del capitale proprio K (cost of equity) perché
e
il tasso da utilizzare, posto al denominatore, deve essere coerente con la grandezza posta al numeratore,
ovvero il reddito netto, una grandezza che ha già considerato, il peso degli oneri finanziari, quindi dobbiamo
remunerare solo gli azionisti, i proprietari dell’impresa.
Il costo opportunità del capitale proprio è un costo che non figura in contabilità, il capitale proprio non genera
un costo, è il rendimento a cui si è rinunciato, per aver investito capitali all'interno della propria impresa e
rinunciato a investimenti alternativi. Il tasso “i” costo opportunità del capitale proprio, indicato con “cost of
Ke
è una misura che va stimata, si usa il modello CAPM.
equity”
Il modello CAPM è un modello utilizzato a livello internazionale che si fonda su elementi verificabili e
oggettivi perché derivano da analisi statistiche fatte sui mercati finanziari.
Ke= Rf+(Rm-Rf)*β
La formula è:
Rf è il risk free rate, ovvero il tasso di rendimento dei titoli privi di rischio, (titoli di Stato), il tasso minimo di
remunerazione che si aspetta chi ha investito nel capitale proprio di una società.
Rm è il rendimento medio del mercato azionario/dell'indice di borsa, un paniere che comprende tutti i titoli
azionari di un certo mercato borsistico, rispetto appunto al rendimento dei titoli di Stato
La parentesi (Rm-Rf) rappresenta il rischio premium ossia la differenza tra il rendimento medio del mercato
azionario ed il rendimento dei titoli privi di rischio.
Tale modello ci dice che chi ha investito nel capitale proprio di una società, ha attese di remunerazione pari
al rendimento di attività prive di rischio (titoli di Stato) Rf, più una remunerazione del rischio a cui ho
sottoposto i miei capitali investendoli. Quindi i parametri Rf+(Rm-Rf) sono uguali per tutte le aziende, il
che differisce a seconda dell'azienda considerata è β;
fattore specifico
β è la reattività/sensibilità dei risultati aziendali all'andamento della congiuntura economica;
β > 1
- Se siamo in presenza di un'azienda più rischiosa e più sensibile all'andamento della
congiuntura economica
β < 1
- Se siamo in presenza di un'azienda meno rischiosa e meno sensibile all'andamento della
congiuntura economica;
Per le società non quotate si usa β settoriale è la media dei β delle società quotate appartenenti allo
stesso settore in cui opera la società non quotata.
calcolare il β è semplice,
Per le Società quotate in borsa basta consultare il sole 24 ore, che osserva
l’andamento dei l’arco temporale nel quale fare l’osservazione, in quanto una cosa è
titoli e decidere
guardare l’andamento dell’ultimo anno e un'altra è ragionare sull’andamento degli ultimi 3 anni.
La formula della rendita perpetua è più usata perché è difficile, assegnare una vita predefinita ad un'azienda,
a meno che l'attività sia condizionata dal possesso di una concessione, pertanto nel caso di un'azienda con
durata limitata, il valore effettivo dell'azienda W, con il metodo reddituale, è dato dalla seguente
formula:
W =
Indipendentemente dalla durata dell'azienda, per stimare il reddito normale medio prospettico si
considerano solitamente i redditi prodotti negli ultimi 3/5 anni, questi costituiscono una base attendibile per
è in grado di produrre in condizioni di normale operatività per
individuare il reddito medio che un’azienda
quanto riguarda il futuro, a meno che ovviamente non ci sono cambiamenti particolari.
Ipotizzando che nei 3 anni precedenti, un'azienda abbia prodotto un reddito netto, di 600, 400 e 500,
facciamo la media e otteniamo il reddito normale medio prospettico pari a 500 mila euro:
- 3 -2 -1
600 mila 400 mila 500 mila
Non sempre i redditi derivano da una normale operatività, può capitare che un reddito netto sia influenzato
da componenti di reddito straordinarie, anomale, non ripetibili e che quindi non riflettono la normale
operatività dell’azienda. Quindi non l’ultima riga del conto economico ma
dobbiamo guardare solo come il
reddito dei diversi anni è stato prodotto, ovvero se è stato influenzato da componenti di reddito straordinarie,
e nel caso, depurare quel reddito dal componente di reddito straordinario.
Quindi se il risultato dell’anno -1 fosse per esempio comprensivo di una plusvalenza di 200 mila euro
dovremmo togliere quella plusvalenza dal calcolo del reddito e dobbiamo eliminare anche quelle maggiori
imposte che hanno inciso sul reddito netto.
L'effetto fiscale è di segno contrario alla rettifica da effettuare:
- per eliminare una plusvalenza (componente positivo straordinario), sottraiamo al reddito di
riferimento, il valore della plusvalenza, ma dobbiamo aggiungere/sommare le maggiori imposte che
sono gravate su quella plusvalenza
- per eliminare una minusvalenza (componente negativo straordinario di reddito), aggiungiamo al
quella parte d’imposte che
reddito di riferimento, il valore della minusvalenza, ma dobbiamo sottrarre
si sono risparmiate.
Normalizzare un reddito netto di 200 mila euro, gravato da una minusvalenza straordinaria del tutto
episodica di 100 mila euro, e supponendo che questa minusvalenza ha prodotto risparmi di imposta pari al
30%. Significa: aggiungere al reddito la minusvalenza e sottrarre il risparmio delle imposte (ossia il 30% di
100 mila), perché in assenza di quella minusvalenza si sarebbero contabilizzate imposte più elevate,
270 mila è il reddito medio normale di quell’anno.
pertanto La normalizzazione dei redditi è un processo nel
quale, si eliminano le componenti straordinarie e gli effetti fiscali di quelle componenti straordinarie di
reddito. In realtà si suggerisce anche di eliminare componenti di reddito che nascono da valutazioni di
con l’obiettivo di
carattere fiscale, quindi gli ammortamenti eccessivi al conto economico ottenere soltanto un
risparmio d’imposta però è difficile capire se un ammortamento rispecchia l’effettivo consumo del bene.
WACC
Quando ci sono delle grandezze da attualizzare ci vuole coerenza fra il tipo di grandezza da attualizzare
(numeratore) ed il tipo di tasso da utilizzare (denominatore).
La scelta del tasso dipende dal tipo di grandezza posta al numeratore:
- se al numeratore avessimo il reddito netto, o una grandezza al netto degli oneri finanziari, una
misura che ha già decurtato/scontato gli oneri finanziari, quindi vanno remunerati soltanto i portatori
del capitale proprio, bisogna attualizzare con il costo opportunità del capitale proprio Ke.
- se al numeratore avessimo un reddito lordo, o una grandezza al lordo degli oneri finanziari, quindi
vanno remunerati anche i portatori di capitale di credito/preso a prestito/ di debito, non solo i
portatori di capitale proprio, bisogna attualizzare con il WACC ovvero con il costo medio ponderato
del capitale investito, è dato dalla media ponderata:
- tra il costo del capitale proprio K
e
- il costo del capitale preso a prestito/ capitale di credito/ capitale di debito K .
d
WACC = K + K (1 - t )
e d dove:
t = aliquota fiscale
E = importo capitale proprio
D = importo capitale preso a prestito / di credito / di debito
E + D = totale capitale investito, fonti di finanziamento
Supponiamo di aver calcolato il K attraverso il metodo CAPM ed è pari all'8%, deduciamo che il costo del
e
capitale preso a prestito è più basso del costo opportunità del capitale proprio, questo perché il capitale
proprio supporta più rischi del capitale preso a prestito.
K =8%
e
K =4%
d
Se l’azienda fosse finanziata per il 50% del capitale proprio e il 50% del capitale preso a prestito significa
che il WACC è del 6% in quanto in questo caso si fa una media semplice. Mentre se il capitale preso a
prestito è del 60% e il costo del capitale è del 40% il WACC sarà più basso del 6%. FORMULA DEL WACC:
In questa formula il costo del capitale di preso a prestito è calcolato al netto del vantaggio fiscale che offrono
gli interessi passivi. Gli interessi passivi sono deducibili dal reddito d’impresa e la formula ci dice che se alla
banca si paga il 4% il costo reale dell’impresa non sarà il 4% in quanto esso mi darà un vantaggio in termini
di imposte da pagare perché gli interessi passivi, entro determinate soglie percentuali (30% del risultato
sono deducibili dal reddito imponibile. Quindi il costo medio dell’impresa sarà 4 meno il
operativo lordo) dove t è l’aliquota fiscale considera
risparmio imposte che quel tipo di costo rende possibile. In sostanza (1-t)
il costo del capitale preso a prestito al netto del beneficio fiscale derivante dalla deducibilità