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Metabolismo degli amminoacidi
Il metabolismo degli amminoacidi (AA) prevede reazioni di sintesi e degradazione
per ottenere precursori di proteine o energia metabolica. La fonte primaria di AA sono
le proteine, la cui degradazione può essere:
Lisosomiale, con cui sono idrolizzate le proteine che le cellule assumono per
endocitosi ad opera delle proteas, che idrolizzano il legame peptidico agendo a
pH 5.
Ubiquitina-dipendente, che prevede consumo di ATP e in cui sono coinvolti la
proteina ubiquitina e un complesso multi enzimatico detto proteasoma ad
attività proteolitica. L’ubiquitina etichetta le proteine plasmatiche che devono
essere idrolizzate, le quali sono poi degradate dal proteasoma.
Gastrointestinale, in cui sono idrolizzate proteine esogene della dieta ad
opera di E proteolitici quali pepsina, pancreatici come tripsina, chimotripsina
ed elastasi o altre endo ed eso-peptidasi.
Lo scheletro carbonioso e il gruppo –NH2 hanno destini diversi: il primo può diventare
CO2, glucosio, acetil-CoA e corpo chetonico; il secondo è escreto sotto forma di urea o
ammoniaca.
La degradazione degli AA avviene essenzialmente nel fegato. La prima tappa è la
rimozione di un gruppo ɑ-amminico in due passaggi: transamminazione, con
formazione di glutammato, e conseguente sua deamminazione ossidativa, con
produzione di ammoniaca e ɑ-chetoglutarato.
Nella transamminazione si trasferisce il gruppo ɑ-amminico da un amminoacido ad
un ɑ-chetoacido, essenzialmente ɑ-chetoglutarato, ossalacetato o piruvato, con
formazione rispettivamente di glutammato, aspartato o alanina, ed un nuovo ɑ-
chetoacido. Queste reazioni reversibili sono catalizzate da E citoplasmatici
transaminasi o ammino-trasferasi, che utilizzano come cofattore il piridossal-
fosfato (PLP), che è un derivato della piridossina ed è legato covalentemente ad
una Lys dell’E, per formazione di una base di Schif. Il meccanismo prevede due fasi
con tre reazioni intermedie: la fase 1 converte un amminoacido in un chetoacido: la
transaminasi si lega a PLP grazie alla base di Schif; questo complesso si lega poi
ad un ɑ-amminoacido e per transamminazione diventa amminoacido-PLP, che è
una aldo-immina; questo tautomerizza diventando una chetoimmina che, per
idrolisi, diventa piridossammina-fosfato (PMP), formando così un ɑ-chetoacido. La
fase 2 converte un ɑ-chetoacido in un nuovo amminoacido, attraverso le reazioni
della fase 1, ma in direzione opposta: PMP legato all’E reagisce con un altro
chetoacido e forma una chetoimmina, che tautomerizza e si trasforma in
amminoacido-PLP; il gruppo –NH2 di una Lys dell’E provoca la transamminazione,
rigenerando PLP e rilasciando il nuovo amminoacido.
La maggior parte delle transaminasi utilizza come chetoacido l’ɑ-chetoglutarato che
forma glutammato, il quale subirà deamminazione ossidativa: essa avviene nel
citosol ed è catalizzata dall’E glutammico deidrogenasi che rimuove uno ione
ammonio e ossida l’atomo di C a cui era legato, utilizzando NAD+ e NADP+; lo ione
ammonio è poi convertito in urea per essere escreto, mentre la reazione inversa
rimuove ammoniaca, che è tossica: essa non può essere trasportata liberamente nel
circolo sanguigno, ma è trasformata in molecole meno tossiche e più solubili: dal
muscolo al fegato è trasportata sotto forma di alanina, formata a partire da piruvato
dall’E alanina amminotrasferasi, isoenzima muscolare; raggiunto il fegato, l’alanina
è ritrasformata in glutammato dall’E alanina amminotrasferasi, isoenzima epatico;
il glutammato formerà ammoniaca grazie all’E glutammico deidrogenasi, mentre il
piruvato formerà glucosio nella gluconeogenesi. Negli altri tessuti l’ammoniaca è
trasformata ad opera della glutammina sintetasi in glutammina, che non è tossica
ed è trasportata al fegato dal circolo sanguigno, per poi essere trasformata dalla
glutamminasi in glutammato ed ammoniaca, entrando poi nel ciclo dell’urea: esso
è un processo ciclico che porta alla fissazione di ioni ammonio tossici, con formazione
di urea che sarà eliminata con le urine. I due atomi di N dell’urea provengono
dall’ammoniaca, mentre l’atomo di C dallo ione bicarbonato. Il ciclo dell’urea è
collegato al ciclo di Krevs e prevede 5 reazioni, due mitocondriali e tre citosoliche.
Reazione 1: carbammil-fosfato sintetasi, mitocondriale, che sfrutta 2 ATP e
avviene in tre fasi: un ATP attiva il bicarbonato con formazione di carbonil-fosfato;
l’ammoniaca sostituisce il fosfato con formazione di carbammato; un secondo ATP
fosforila il carbammato con formazione di carbammil-fosfato.