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A causa della crisi finanziaria, nel 2008 si è registrato un calo dei consumi che è risultato solo temporaneo:
nel 2009 l’utilizzo di materie plastiche ha ripreso a crescere.
In questo scenario mondiale l’Europa produce oggi 60 Mt con una quota che è scesa dal 35% dei consumi
mondiali nel 1983 al 25% nel 2008. intermedi di prima
analizzare il mercato delle materie plastiche vanno considerati prima di tutto gli
Per
generazione o
(etilene e propilene).
Nel 2010, il consumo di etilene nell’Europa Occidentale è aumentato del 7,8% rispetto al 2009,
raggiungendo 20.308 kt. La produzione invece (20.280 kt nel 2010) è aumentata dell’8% rispetto al 2009,
at
mentre la capacità produttiva (24,463 kt) è cresciuta solo dello 0,2%. Per quanto riguarda il propilene, il
consumo nell’Europa Occidentale è aumentato del 5,1% rispetto al 2009, raggiungendo 15.018 kt. La
produzione ha superato i 15,167 kt.
2011 sono state convertite in Europa 47 Mt di materie plastiche: 39,4% per imballaggio, 20,5% per
Nel rb
edilizia, 8,3% per trasporti, 5,4% per il settore elettrico ed elettronico, 26,4% per altri settori di consumo.
L’Italia è il secondo più grande mercato di polimeri termoplastici in Europa: nel 2011 il consumo italiano di
plastiche ha superato i 7 Mt. Ba
Il problema del riciclaggio delle materie plastiche
riciclaggio delle materie plastiche è quanto mai rilevante, perché la maggior parte di questi materiali sono
il
destinati a prodotti a veloce ciclo di utilizzo (circa 3 mesi). Di qui l’esigenza di attivare processi di raccolta
la
differenziata e quindi di recupero di parte di tali materie. La produzione di materie plastiche direttamente dal
petrolio richiede circa 80 – 120 GJ/t di energia, questo comporta un grande vantaggio nel riciclare la plastica
poiché l’energia richiesta è di circa 10 GJ/t. Tali valutazioni devono essere interpretate nella maniera
corretta: quando si parla dell’energia richiesta per produrre la plastica da materiali già utilizzati non si
considera la fase della raccolta o quella della selezione le quali, così come sono organizzate oggi, portano ad
ue
un notevole incremento dei costi energetici (fino a circa 70 GJ/t) riducendo la convenienza a riciclare. I
problemi che sorgono quindi sono prima di tutto di carattere organizzativo ed in secondo luogo di
destinazione: dopo aver raccolto in maniera differenziata i diversi prodotti come procedo?
In passato il risultato della raccolta differenziata forniva materia prima per gli inceneritori i quali forniscono
all’incirca 40 – 42 GJ/t (considerando che sostanzialmente la plastica è petrolio quindi il potere calorifico è lo
an
stesso) valore che se confrontato con l’energia richiesta per la sua produzione ci fa comprendere come la
termoutilizzazzione (bruciare la plastica usata per ottenere energia) non sia affatto conveniente.
Em
Produzione di energia dalla biomassa – i biocombustibili (Da integrare al Modulo II)
Sebbene l’uso della biomassa come fonte di materie prime rinnovabili per soddisfare le necessità dell’uomo
risalga a tempi remoti, solo nei primi anni ‘30 si cominciò a prendere consapevolezza delle potenzialità
associate all’uso delle sostanze organiche naturali. Di ciò se ne occupa la chemiurgia una branca della
chimica che studia l’uso di prodotti e sottoprodotti agricoli per la lavorazione industriale degli stessi e lo
sviluppo di nuovi tipi di piante per applicazioni esclusivamente industriali. In particolare la chemiurgia si
occupa della produzione di energia a partire dalla biomassa.
I principali processi di conversione della biomassa possono essere termochimici e biochimici.
o
Processi termochimici at
1. Combustione: è una reazione chimica di ossidazione di un combustibile con un comburente (aria od
ossigeno) che avviene ad alta velocità e con forte sviluppo di energia termica;
2. Gassificazione: è un processo nel quale il materiale viene portato a temperature elevate (900-1.000
°C) in presenza di aria o di ossigeno puro; si ottiene così un gas con PCI medio/basso formato da
una miscela di idrogeno e ossido di carbonio che viene usato come combustibile o come base per la
rb
produzione di prodotti chimici;
3. Pirolisi: degradazione termica della materia organica con basso tenore di umidità e alto contenuto di
carbonio in completa assenza o in difetto di ossigeno, a medie temperature.
Ba
Processi biochimici
1. Digestione anaerobica: è quel processo nel quale il materiale organico viene sottoposto ad un
processo biologico in assenza di ossigeno, che consiste nella demolizione delle sostanze organiche
complesse ad opera di microrganismi, e viene trasformato in un gas composto di metano (60%),
anidride carbonica (40%) con PCI di circa 23 MJ/Nm3;
2. Fermentazione alcolica: è quel processo che avviene ad opera di microrganismi che, in presenza di
aria, trasformano gli zuccheri in alcol etilico e anidride carbonica;
la
3. Transesterificazione: consiste nella reazione di oli con alcoli in modo da ottenere l’estere
corrispondente all’alcol utilizzato.
ue
Biocombustibili
I processi biochimici sono alla base della produzione dei biocombustibili, cioè prodotti liquidi o gassosi
fabbricati dalla biomassa. Questi presentano le seguenti caratteristiche:
Presenza di elevate quantità di ossigeno (ciò determina una riduzione delle emissioni generate dai
•
an
motori endotermici;
Ridotto contenuto di zolfo;
• Sono biodegradabili;
• Hanno un buon potere calorifico inferiore;
• Sono ottenuti da fonti rinnovabili.
•
Em
Una prima classificazione dei combustibili derivanti dalla biomassa prende in considerazione le materie prime
utilizzate, avremo quindi biocombustibili che derivano da oli vegetali e biocombustibili derivanti dall’alcol
etilico. Una seconda classificazione distingue i biocombustibili in relazione alla tecnologia utilizzata nella
produzione.
1. I biocombustibili di prima generazione sono quelli prodotti con l’utilizzo di zuccheri semplici o colture
oleaginose;
2. I biocombustibili di seconda generazione sono quelli che utilizzano gli scarti agroalimentari o colture
dedicate che non vengono utilizzate nel settore alimentare;
3. I biocombustibili di terza generazione utilizzano materie prime alternative come le micro-alghe
4. Infine i biocombustibili di quarta generazione utilizzano materie prime geneticamente modificate.
Sempre in merito a questa seconda classificazione, è da considerare che solo i biocombustibili di prima
generazione (biodiesel, bioetanolo) presentano un proprio mercato. Questo è dovuto principalmente alle
critiche apportate alla produzione di tali combustibili, critiche che possono essere riassunte brevemente
come segue:
La loro incidenza sull’aumento dei prezzi dei prodotti alimentare conseguente alla crescente
• di alcuni prodotti agricoli (mais, zucchero e semi oleosi) per la produzione di biocarburanti;
domanda
Hanno un elevato costo di produzione;
• Il loro limitato contributo alla riduzione dei gas serra e il loro elevato costo in termini di €/t di
• anidride carbonica evitata;
Maggiore richiesta di acqua per le colture dedicate.
• o
problematiche sono in parte ridotte se venissero prodotti e commercializzati biocombustibili di seconda
Tali
generazione anche se questi richiedono più elevati costi di produzione visto le tecnologie che sono
at
necessarie.
Biodiesel rb
Dal punto di vista merceologico il biodiesel è costituito da una miscela di esteri degli acidi grassi, ottenuti
mediante la conversione chimica degli oli e dei grassi animali e vegetali. Questo biocarburante è migliore del
tradizionale gasolio in termini di contenuto di zolfo e composti aromatici e per la sua biodegradabilità, ma ha
un potere calorifico minore rispetto a quello del diesel (37 – 38 MJ/kg contro 42 MJ/kg).
Ba
materie prime utilizzate per la sua produzione sono essenzialmente colture oleaginose dedicate (come la
Le
palma da olio), raccolta differenziata degli oli vegetali esausti di origine alimentare e i grassi animali residui
dalla lavorazione delle carni bovine, suine e avi-cunicole (caratterizzati da elevata acidità).
processo produttivo del biodiesel prevede diverse fasi alcune delle quali differiscono rispetto alla materia
Il
prima utilizzata. Tali fasi sono così configurabili:
la
•Nel caso di colture oleaginose dedicate la prima fase da affrontare è il pretrattamento dei seimi che
consiste sostanzialmente nella rimozione dei residui della coltivazione. Si procede quindi all'estrazione
degli oli vegetali grezzi utilizzando tecniche di tipo fisico, chimico. o di tipo misto.
•Nel caso di materie prime derivanti dal recupero di oli vegetali o animali esausti la prima fase consiste
Prima fase nella rigenerazione di tali sostanze.
ue
•La seconda fase è uguale ad entrambe le tipologie di materie prime: si procede alla raffinazione
degli oli grezzi per la rimozione dei residui solidi (centrifugazione) pigmenti, cere e fosfati
(degommaggio).
Seonda fase
an
•Nella terza fase si procede alla riduzione dell'acidità degli oli (essenziale nel caso di oli e grassi
rigenerati).
Terza fase
Em
•La quarta fase consiste nel processo di transesterificazione che consiste nella trasformazione dei
trigligeridi in esteri metilici o etilici per reazione con gli alcoli corrispondenti in presenza di un
catalizzatore. Ciò permette di rifurre la viscosità fino a valori prossimi a quelli del gasolio.
Quarta fase •Si procede in seguito alla purificazione del biodiesel eliminando il glicerolo utilizzato
nell'industria farmaceutica e cosmetica.
Quinta fase l’impatto ambientale
Per quello che riguarda infine dei biodiesel dobbiamo principalmente far riferimento alle
emissioni di anidride carbonica. A tale scopo è opportuno parlare di equilibrio fra le diverse fasi del processo
produttivo e del consumo: è necessario che l’assorbimento di anidride carbonica da parte delle colture
dedicate sia equivalente alla produzione di anidride carbonica nelle fasi di consumo e di produzione.
Bioetanolo
Il bioetanolo di prima generazione è un alcol ottenuto dalla fermentazione alcolica dei glucidi contenuti in
o
diversi prodotti ricchi di carboidrati e zuccheri. Esso presenta un potere calorifico di circa 27 MJ/kg ed un
elevato numero di ottano (è un buon antidetonante).
Il bioetanolo può essere aggiunto nelle benzine in percentuali varabili fino al 20% senza dover modificare il
at
motore. È utilizzato anche in miscela con il diesel.
materi prime utilizzate possono essere classificate in base al tipo di carboidrato che con