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MENTALIZZAZIONE
Il concetto di Mentalizzazione
Bateman e Fonagy (2004) definiscono mentalizzazione come “una parola nuova per un concetto
antico”. È quel processo mentale attraverso cui un individuo interpreta, implicitamente ed
esplicitamente, le proprie azioni e quelle degli altri come aventi un significato sulla base di stati
mentali come i bisogni, i desideri, i sentimenti, le credenze e le motivazioni personali.
Il concetto ha avuto un’importanza rilevante nella letteratura degli ultimi anni, ed è stato applicato a
vari ambiti della psicologia (ad esempio, nello sviluppo infantile e in adolescenza e nella
comprensione dei disturbi dell’alimentazione, dei disturbi depressivi e nella somatizzazione, oltre
che del disturbo borderline).
La mentalizzazione nasce nel campo della psicologia dinamica ma sta recentemente riscontrando un
notevole successo anche tra altri orientamenti.
Da un lato l’abilità di mentalizzazione permette di dare un senso al comportamento interpersonale
(Astington, 2003; Baron-Cohen, 1995). Dall’altro, possederla permette di essere partner
comunicativi competenti, in quanto consente all’individuo di cogliere l’intento comunicativo della
persona.
Un punto fermo, su cui ormai la quasi totalità degli studiosi concorda, è che tale abilità non è
posseduta dal bambino sin dalla nascita, ma si sviluppa nel tempo.
Wimmer e Perner (1995) hanno elaborato un paradigma sperimentale, il compito della falsa
credenza, che permette di valutare le abilità della teoria della mente (equivalente ‘cognitivo’ della
mentalizzazione) nei bambini.
Il compito si basa sul “trasferimento inaspettato” di un oggetto da un posto all’altro all’interno del
seguente scenario: un primo personaggio mette l’oggetto che tiene in mano, ad esempio una biglia,
in un contenitore x e poi se ne va; in sua assenza un secondo personaggio sposta l’oggetto dal
contenitore x al contenitore y; quindi il primo personaggio rientra in scena e dichiara che andrà a
prendere la sua biglia. A questo punto si chiede al bambino dove il personaggio in questione
cercherà la biglia. La risposta corretta, ovvero che la cercherà dove l’ha lasciata, nel contenitore x,
corrisponde al riconoscimento
della falsa credenza.
Per rispondere in questo modo:
a) il bambino deve rendersi conto che il protagonista della storia possiede una rappresentazione
della realtà diversa dalla rappresentazione dello stato di cose effettivo (che corrisponde in questo
caso alla rappresentazione del bambino);
b) egli deve inoltre prevedere che il comportamento del protagonista sarà determinato dalla sua
credenza piuttosto che dallo stato di cose effettivo, ovvero cercherà la biglia dove crede che sia e
non dove si trova realmente.
Nel ragionare e parlare di se stessi e degli altri si fa riferimento a stati mentali quali desideri,
emozioni, credenze, intenzioni e conoscenze (Camaioni, 1995), capacità che cominciano a
svilupparsi intorno ai 3-4 anni. E’ a partire da quest’età che si può attribuire al bambino il possesso
della teoria della mente, come dimostra il compito della falsa credenza; mentre a due o tre anni di
età i bambini ritengono erroneamente che il personaggio andrà a cercare la biglia nel contenitore
dove si trova attualmente, dimostrando così di non saper attribuire agli altri conoscenze e credenze
diverse dalle proprie.
La funzione materna del rispecchiamento
Un aspetto fondamentale della reciprocità fra madre e neonato è per Winnicott il rispecchiamento
del Sé del bambino in quello della madre, che inizia quando il bambino è appena nato.
Winnicott sostiene che la madre, guardando il bambino, e scorgendo in lui una persona intera,
rimanda al bambino stesso questa immagine. Crescendo, il bambino diminuisce la necessità di
derivare il suo Sé dallo sguardo materno (o da quello di altre figure di riferimento), e il
rispecchiamento diventa interiorizzato.
Il genitore necessita della capacità di contenere gli affetti che sopraffanno il bambino, di anticipare i
suoi bisogni fisici e psicologici, di adattarsi prontamente alla sua prospettiva e di manipolare il
mondo esterno in modo che si adatti a lui.