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ASPD E MODALITÀ PREMENTALIZZANTI
Nell'equivalenza psichica, la sospensione della sensazione "come se" e lo sperimentare tutto come "troppo reale" rendono comprensibili le reazioni eccessive delle persone, alla luce della gravità con cui sperimentano i sentimenti e pensieri altrui. Quando viene sperimentata in modalità di equivalenza psichica, la vergogna può essere veramente devastante, impossibile da tollerare.
Le modalità prementalizzanti nell'ASPD:
- Equivolenza psichica:
- Legata a sbilanciamenti nelle dimensioni del mentalizzare.
- La vergogna e altre emozioni sono potenzialmente devastanti.
- Modalità del "fare finta":
- La mente della vittima è separata rispetto alla mente del carnefice.
- La violenza è possibile e non viene punita.
- Manca una riflessione sulle azioni, non c'è rappresentazione della mente dell'altro né identificazione affettiva delle emozioni.
- Modalità teleologica:
- L'esperienza è valida solo quando se ne possono osservare le conseguenze.
- È necessario un riscontro fisico (viene inoltre accettato il fatto che altri, per esempio il sistema giudiziario o carcerario, ragionano secondo la stessa regola).
ASPD E SÈ ALIENO
Gli individui con ASPD hanno bisogno di relazioni, siano esse all'interno di una gang o in un contesto più personale. Queste relazioni possono essere molto importanti per le persone con ASPD in quanto danno stabilità al senso di sé, per due motivi: in primo luogo possono validare e affermare lo stato dell'individuo. In secondo luogo, le relazioni sociali spesso hanno la funzione di fornire un posto in cui il sé alieno può essere esternalizzato. L'altro ospita i sentimenti inesprimibili che potrebbero altrimenti destabilizzare il senso di sé della persona con ASPD. Nell'ASPD, il sé alieno
deve essere esternalizzato. Questo può avvenire con un partner, che viene privato dalla sua mente e sottomesso ("Le donne devono essere trattate come i cani. Hanno bisogno continuo di addestramento e occorre tenere il guinzaglio corto"), o in relazione a un sistema ("La polizia mi sta alle calcagna, mi segue e vuole distruggermi). Le relazioni sono rigide e tutto ciò che può minacciarle fa salire il livello dell'arousal. L'imperativo all'esternalizzazione del sé alieno pone diverse sfide per il trattamento: la rigidità con cui sono vissute le relazioni deve essere sfidata dal clinico, ma con grande cura, perché sfidare queste concezioni potrebbe innescare sentimenti violenti e aggressivi, dal momento che la percezione di un cambiamento nelle relazioni genera automaticamente un bisogno di affermazione violenta del controllo. ASPD, ATTACCAMENTO, VIOLENZA E PSICOPATIA La violenza può materialmente contribuire allasopravvivenza dei geni umani, ma in altri contesti essa è terribilmente disadattiva. La violenza è qualcosa di cui dovremmo potenzialmente essere capaci, ma da cui sappiamo desistere se il nostro ambiente non richiede di essere fisicamente aggressivi per sopravvivere. L'attaccamento sicuro permette che le capacità cognitive sociali, quali la comprensione emotiva, siano apprese adeguatamente, ma un ambiente in cui i caregiver non hanno il tempo, le risorse, o l'inclinazione a rivolgere attenzione al bambino è più probabile che si associ all'uso di comportamenti violenti rispetto a un ambiente in cui i bisogni del bambino vengono accolti. ASPD e attaccamento: - I bambini in età prescolare usano frequentemente la violenza nelle interazioni. - L'attaccamento ha un ruolo cruciale nel promuovere evolutivamente minori livelli di violenza. - Gli individui con ASPD con una storia di violenza: - hanno pattern diattaccamento adulto insicuro- evitante:- tendono a negare l'importanza delle relazioni di attaccamento;
- potrebbero disattivare i processi di attaccamento quando ciò è possibile.
Il pensiero non-mentalizzante nell'ASPD si caratterizza per una scarsa comprensione degli stati mentali che guidano il comportamento, un fallimento nella possibilità di concepire l'esperienza degli altri come legata alla propria, un fallimento nel rappresentarsi l'esperienza interna degli altri e un fallimento nella mentalizzazione delle emozioni.
In rapporto alle esperienze della prima infanzia, vorremmo anche considerare il tema della psicopatia. Gli psicopatici condividono molte delle caratteristiche dell'ASPD, ma mostrano in aggiunta alcuni aspetti interpersonali e affettivi peculiari (rifiuto delle emozioni, bassa ansia, paura, impulsività, dominio, indifferenza, superficialità e buona capacità di manipolare). Gli studi sulle popolazioni di offender possono facilmente delineare e validare la presenza di diversi sottogruppi di pazienti con ASPD sulla base di tratti di personalità psicopatici.
nello specifico: a) un ASPD non psicopatico; b) un piccolo gruppo di psicopatici primari; c) un gruppo in cui la psicopatia è secondaria rispetto al comportamento antisociale; d) un gruppo caratterizzato da psicopatia spaventata, forse espressione di una doppia diagnosi.
La propensione all'aggressione strumentale distingue gli psicopatici dalle loro controparti CAP. 3 COMORBIDITÀ DEPRESSIONE
La depr. e il BPD presentano un'elevata comorbidità e l'umore depresso è un aspetto centrale del BPD. DEP insieme a BPD influenza negativamente il corso e la risposta al trattamento della depressione, hanno maggiore instabilità affettiva rendendo gli eventi stressanti e l'esordio meno ovvi. Inoltre, sperimentano più intensamente sentimenti depressivi dolorosi.
Secondo la teoria della mentalizzazione, i sintomi dei dep nei soggetti con BPD sono accentuati dalle difficoltà nel bilanciamento delle dimensioni della mentalizzazione.
La maggior intensità dei sentimenti depressivi è il risultato della modalità non mentalizzante. Con la perdita della mentalizzazione, il fallimento, il rifiuto e l'abbandono sono sperimentati nella modalità dell'equivalenza psichica fornendo a queste esperienze una forza e un'intensità devastanti. Si evidenziano gesti autolesivi legati alla disorganizzazione della struttura del sé dei soggetti con BPD. Questo è dovuto al fatto che i gesti autolesivi si hanno nel momento in cui il paziente cerca di mitigare, togliere l'attenzione ed esternalizzare queste esperienze eccessive che vengono vissute come interne ma allo stesso tempo non facenti parte del sé che viene esperito (sé alieno). I pensieri autocritici vengono vissuti come reali e la paura dell'abbandono e perdita viene percepita come una realtà fattuale. Se prevale la modalità teologica, i soggetti con BPD con vissuti depressivi potrebbero cercare di affrontare in maniera concreta il senso di.perdita e i sentimenti di essere non amati, rifiutati o esclusi con disperate ricerche di prossimità verso figure di attaccamento. Questo anche nel clinico con potenziali violazioni del setting ed esigenza di sedute extra- Modalità far finta ipomentalizzazione solitamente seguita da ipermentalizzazione. Ci sono pensieri di fallimento e inutilità che si autoalimentano e il suicidio è parte del processo di ipermentalizzazione. In generale ci sono carenza della mentalizzazione nei pz depr sia con tratti BPD sia senza. Ma i pz senza BPD hanno una capacità più solida di fare riferimento al pensiero esplicito, controllato, conscio, riflessivo e possono correggersi e recuperare. Inoltre possono sperimentare minore pressione all'esternalizzazione del se alieno e hanno più bassi livelli di ipervigilanza epistemica dunque essere più responsivi al contesto. Il pensieri suicidari sono più legati all'oggi. E sono in diretta.
connessione con eventi interpersonali specifici, autocritica pesanti, sensazioni di volere uccidere le parti di sé odiate. I pazienti con BPD hanno un ciclo di ipermento e ipermento e una pressione all'esternalizzazione del sé alieno. L'ideazione suicidaria è legata a queste problematiche, probabilmente legata anche a una maggior aggressività e impulsività. I pensieri suicidari sono più legati all'esperienza soggettiva, indipendenti dal contesto, per far tacere gli intensi sentimenti di dolore interno sperimentati nell'equilibrio psichico e nella modulazione teologica. La difficoltà della mentalizzazione porta a problematiche nella funzione riflessiva e non permette di beneficiare della possibilità di avere una rappresentazione degli stati mentali e di prestare attenzione al modello operativo interno di sé e dell'altro. TRATTAMENTO: La depressione e il BPD in comorbidità bisogna affrontare simultaneamente entrambi i problemi. L'aspetto centrale è centrato sullamente del pz e non sui comportamenti
Prima fase del trattamento:
- Incoraggiare il pz nel trattamento con posizione terapeutica attiva, supportiva ed empatica, infondendo speranza e fornendo struttura. Aiutare pz a identificare le ansie e le difese in modo che il percorso si alibero e il pz possa sperimentare modalità più adattive di relazionarsi con altri.
- Ristabilire la mentalizzazione specialmente nei pazienti gravemente depressi, utilizzando a seconda della tipologia del paziente e della situazione interventi diversi (per esempio, tecniche supportive per favorire l'holding e il contenimento, interventi psicoeducativi per fornire una prospettiva differenti sui sintomi e le lamentele).
- Identificare ed esplorare i cicli interpersonali disadattati o le narrative interpersonali e le strategie di attaccamento utilizzate per affrontare i problemi interpersonali, al fine di collegare tutto questo con i sintomi e le problematiche specifiche, utilizzando metodi non strutturati.