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Un ultimo punto di questa meditazione

Il seguente: le idee oggettive (che si rifanno allarealtà oggettiva) sono diverse, alcune possono essere più perfette di altre. Se nel mio pensiero individuo un'idea così perfetta che io non posso averla prodotta, allora esiste per forza qualcosa di esterno talmente perfetto da averlo prodotto. Quest'idea è quindi un'idea avventizia. Segue anche che l'idea di Dio non può essere prodotta da me, perciò escludo che sia un'idea fattizia (questa sarebbe secondo Cartesio una prima prova dell'esistenza di Dio).

Terza meditazione

Viene qui presentata una seconda prova dell'esistenza di Dio. Io so di esistere come pensiero, ma qual è la causa della mia esistenza? Potrei essere io stesso, ma se fossi la causa della mia esistenza mi sarei dato le perfezioni dell'idea di Dio. Siccome io non sono perfetto e non ho le caratteristiche che normalmente vengono associate a una divinità,

Allora non sono io la causa di me stesso. Ma chi mi ha causato deve comunque possedere l'idea di Dio (secondo il principio di causalità spiegato nella seconda meditazione). Concludo quindi che Dio esiste, causa la mia stessa esistenza e continua a conservarmi nell'essere in ogni istante della mia vita. Nella seconda meditazione inoltre viene dimostrato che l'idea di Dio non è un'idea fattizia in quanto non può essere prodotta da me. Percepisco però anche, dice Cartesio, che quest'idea non mi è arrivata improvvisamente, ma anzi è come se fosse condonata in me, quindi l'idea di Dio è un'idea innata.

Quarta meditazione: so quindi che Dio esiste ed è perfetto, quindi non può essere la causa dei miei errori. In questa meditazione Cartesio riflette proprio sull'origine dell'errare umano. Individua una relazione tra errore e privazione: io sono privo di conoscenze che dovrei avere ma che

La libertà di spontaneità: propria della volontà quando si conforma alla ragione, corrisponde al grado più alto di libertà. Quindi, la causa del tuo errore è la tua volontà illimitata che supera i limiti della tua conoscenza.

libertà di ragione: la volontà è determinata da idee chiare e distinte, corrisponde al sommo grado di libertà.

In ultima analisi, Dio è scagionato dall'essere la causa dell'errore umano: Dio dà libertà all'uomo, ma quest'ultimo erra.

Quinta meditazione: Cartesio si chiede a questo punto se abbiamo almeno un'idea chiara e distinta delle cose materiali. So che sono cose estese, cioè hanno una lunghezza, una larghezza, una profondità. Queste proprietà dell'estensione sono la base della matematica e della geometria, non posso averle inventate io. Sono necessarie, cioè hanno un'essenza non mutabile. Sono, quindi, essenze. Immaginazione e sensazione, invece, sono facoltà dell'uomo, ma non sono necessarie per il pensiero.

Cartesio fornisce un'ennesima prova dell'esistenza di Dio: la perfezione indica l'esistenza, quindi Dio, essendo perfetto, deve

esistere.

Sesta meditazione: nell'ultima meditazione arriviamo a dimostrare la distinzione tra anima e corpo nell'uomo. Io di me ho un'idea chiara e distinta in quanto pensiero (res cogitans) e estensione (res extensa); la mia mente è distinta dal corpo e può esistere senza di esso.

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Publisher
A.A. 2021-2022
3 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher danielaperico di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Giudice Franco Salvatore.