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In pratica l’esposizione ad un allergene alimentare provoca un attivazione IgE-mediata dei mastociti
e il rilascio di mediatori che provocano effetti sul microcircolo (aumentata permeabilità capillare,
inadeguata perfusione, occlusione trombotica), ed effetti su macrocircolo (deficit di ritorno venoso,
ridotta gittata cardiaca), quadri che portano a un ipossia e un deficit funzionale cellulare.
nell’anafilassi quando i soggetti hanno già avuto precedenti
Si parla di fattori prognostici negativi di insorgenza e ritardi nell’inizio della
reazioni sistemiche, presentano asma bronchiale, rapidità
terapia. Inoltre è possibile che dopo lo shock il soggetto riesca a riprendersi ma dopo poche ore
possono ripresentarsi i sintomi.
Le reazioni avverse agli alimenti possono essere divise in: reazioni tossiche, che interessano tutti
gli individui e sono dose-dipendenti (più gravi tanto maggiore è la quantità ingerita) e reazioni non
tossiche, che interessano solo alcuni soggetti, in cui distinguiamo una patogenesi immunologica
(che sono le vere e proprie allergie alimentari) in cui entra in gioco il sistema immunitario, e una
patogenesi non-immunologica, rappresentata dalle tolleranze alimentari, reazioni in cui il sistema
immunitario non è coinvolto.
Nelle reazioni non tossiche a patogenesi immunologica ovvero le allergie, non abbiamo una dose-
dipendenza, e possono essere distinte in IgE-mediate e non IgE-mediate (cellulo-mediate), oppure
possono essere miste, dove entrano in gioco sia le IgE sia la risposta cellulo-mediata.
orale e l’ipersensibilità
La sindrome allergica gastrointestinale sono esempi di IgE mediate, nei
quali l’allergene si lega alle IgE presenti sui mastociti nelle mucose orali e si scatenano le reazioni:
la sindrome allergica orale interessa il 40% degli adulti con allergie ai pollini, che presentano
sintomi immediatamente (prurito ed edema delle labbra, lingua, palato, faringe). Queste reazioni
avvengono quando il soggetto ingerisce cibi crudi, mentre quando sono cotti non vi è alcun sintomo
perché l’allergene durante la cottura viene denaturato; l’ipersensibilità gastrointestinale immediata è
analoga, ma in più abbiamo nausea, vomito, diarrea, dolore addominale pesantezza, ed eseguendo
una biopsia si nota a livello della mucosa gastrica un aumento di mastociti degranulati.
Un quadro clinico simile con nausea, vomito e dolori addominali si ha nella gastroenterite
eosinofila (forma mista), nel quale la biopsia evidenzia una ricchezza di eosinofili a livello della
mucosa e la presenza di linfociti T producenti grandi quantità di IL-4 e IL-5.
Più rare sono le enterocoliti da proteine alimentari (cellulo-mediate), che interessano il bambino
nella prima infanzia e si manifestano con vomito, diarrea, ritardo nella crescita, dove la ricerca di
IgE è negativa.
Altra reazione cellulo-mediata è il morbo celiaco che ha varia sintomatologia. La gravità della
malattia infatti varia da forme debilitanti a forme silenti. Si possono avere perdita di villi, diarrea, 7
malassorbimento, ritardo della crescita ecc., e si ricerca la presenza di anticorpi specifici quali anti-
transglutaminasi e anti-endomisio.
Principali allergeni sono: profiline (componenti del citoscheletro di diversi vegetali), PRP (proteine
inducibili in risposta ad aggressioni esterne prodotte ad es. dalle piante), e poi pesce , crostacei, latte
e uova.
Di fronte a un soggetto di cui abbiamo il sospetto di allergia alimentare utilizziamo mezzi
diagnostici standardizzati, basati su dati scientifici, efficaci e sicuri, che comprendono: anamnesi,
testi in vivo (es. skin prick test, patch test) e test in vitro.
Lo Skin prick test mette in evidenza la presenza delle IgE specifiche nei confronti dell’allergene che
ci interessa, mentre il Patch Test, consiste nell’applicazione sulla cute della schiena di cerotti che
contengono sostanze-allergeni diverse, e permettono si ricercare le IgE specifiche.
Appena individuato l’allergene, oppure durante la diagnosi, sono importanti le diete di
eliminazione, cioè eliminare dalla dieta una serie di alimenti potenzialmente non tollerati.
7) Autoanticorpi è quella di reagire con un’infinità
La principale caratteristica del sistema immunitario di antigeni
diversi mediante recettori specifici (TCR, BCR). Durante il processo di maturazione di linfociti T e
B si possono però generare cellule con capacità di riconoscere antigeni autologhi (self), contro i
quali normalmente il sistema immunitario non reagisce e si dice che è tollerante verso tali antigeni.
L’alterazione dei meccanismi responsabili del mantenimento della tolleranza, può determinare una
risposta del sistema immunitario che attacca cellule e tessuti propri dando origine ad autoimmunità
e alla comparsa di malattie autoimmuni.
La tolleranza immunologica è quindi la mancata risposta dei confronti di un antigene indotta dalla
precedente esposizione dei linfociti a quello stesso antigene. Si possono distinguere una tolleranza
centrale e una tolleranza periferica.
quando i linfociti immaturi incontrano l’antigene self a livello degli
La tolleranza centrale avviene
organi linfatici primari (midollo osseo e timo). I linfociti T e B immaturi tuttavia non possono
incontrare tutti gli antigeni autologhi a livello degli organi linfatici primari, infatti alcuni di essi
sfuggono alla selezione centrale. Per quanto riguarda questo tipo di tolleranza si può avere
un’autoimmunizzazione da difetto genetico della tolleranza centrale T (APECED), malattia
autoimmune caratterizzata dalla mutazione del gene AIRE (espresso a livello timico).
si ha quando i linfociti maturi incontrano l’antigene self a livello dei tessuti
La tolleranza periferica
periferici in particolari condizioni. Si ha una tolleranza periferica nei confronti dei linfociti T e una
tolleranza periferica nei confronti dei linfociti B.
La tolleranza periferica T è indotta quando i linfociti maturi riconoscendo antigeni autologhi a
livello dei tessuti periferici sono portati a inattivazione funzionale (anergia), morte (delezione) o
soppressione (immunosoppressione).
Fattori ambientali responsabili della perdita di tolleranza sono: ormoni (es. il LES è più frequente
nelle donne), traumi e ischemia, e infezioni.
Gli autoanticorpi sierici rappresentano quindi marcatori fondamentali per la diagnosi e la prognosi
delle malattie autoimmuni, anche se nella maggior parte dei casi, il danno a livello degli organi
bersaglio è causato da linfociti T autoreattivi.
In particolare gli autoanticorpi possono essere considerati: markers patogenetici, markers non
patogenetici ed epifenomeni. sono correlati alla malattia e all’andamento di questa,
Gli autoanticorpi come markers patogenetici
e sono in grado di indurre le alterazioni tipiche di tale malattia in modelli sperimentali. Se presenti
su soggetti sani precedono di poco la comparsa della malattia.
sono correlati anch’essi alla malattia ma non sono
Gli autoanticorpi come markers non patogenetici
in grado di indurre le alterazioni tipiche, inoltre sono indipendenti dall’andamento della malattia e
possono essere presenti in soggetti sani senza che essi sviluppino mai la malattia evidente. 8
Gli autoanticorpi come epifenomeni possono formarsi in corso di malattie non autoimmuni come
conseguenza di necrosi tissutale e sono per lo più transitori.
Le principali tecniche per la ricerca di autoanticorpi sono: immunofluorescenza indiretta, ELISA,
immunoblotting, controimmunoelettroforesi, immunodiffusione doppia, western blot,
emoagglutinazione passiva e sistemi radioimmunologici.
8) Malattie autoimmuni
sono generate da un’alterazione a carico dei principali meccanismi
Le malattie autoimmuni di
tolleranza immunologica, in cui il sistema immunitario non è più in grado di distinguere antigeni
self o autoantigeni.
I fattori responsabili sono principalmente due: genetici e ambientali. Si tratta infatti probabilmente
di una predisposizione poligenica. Mentre per quanto riguarda i fattori ambientali, numerose
malattie autoimmuni sono associate ad infezioni che si ipotizza agiscano attraverso diversi
meccanismi, uno di questi il mimetismo molecolare, ovvero alcuni antigeni batterici possono avere
sequenze di amminoacidi in comune con autoantigeni, perciò la risposta nei confronti di questi
microorganismi può causare l’attivazione di linfociti auto-reattivi.
Alla base delle malattie autoimmuni vi sono due tipi di danno: danno da anticorpi rivolti contro il
self (autoanticorpi) e danno da linfociti T.
Esistono numerose malattie autoimmuni.
Il LES (lupus eritematoso sistemico) quando insorge può interessare un solo organo o essere
multisistemico, e la gravità varia da lieve a intermittente a persistente e fulminante. Molti pazienti
presentano esacerbazioni e periodi di remissione. I principali autoanticorpi in corso di LES sono
anticorpi anti-nucleari (es. ANA, Anti-dsDNA, Anti-istoni ecc.).
L’AR (artrite reumatoide) interessa in particolare le articolazioni che subiscono vari danni.
Importante è la diagnosi precoce per indirizzare una corretta terapia e prevenire o ridurre il danno.
Tuttavia risulta difficile soprattutto nelle fasi iniziali della malattia. Autoanticorpi associati con AR
sono: fattore reumatoide, anti-calpastatina, anti-glucosio-6-fosfato isomerasi, anti-CCP ecc.).
sono ad esempio l’epatite
Le malattie epatobiliari autoimmuni autoimmune, epatite cronica ad
eziologia sconosciuta caratterizzata da flogosi a livello dell’interfaccia epatocitaria e un infiltrato
infiammatorio costituito da plasmacellule e ipergammaglobulinemia associata ad autanticorpi non
organo specifici; e cirrosi biliare primitiva, caratterizzata da una colangite destruente delle cellule
dei dotti biliari intraepatici, interlobulari e settali, con evoluzione verso la cirrosi. Vi è la presenza
di auto anticorpi anti-mitocondriali.
Manifestazioni autoimmuni associate ad epatite autoimmune sono: tiroidite di Hashimoto, malattia
di Grave’s Basedow, Miastenia Gravis, Anemia Emolitica Autoimmune, LES ecc.
Gli autoanticorpi possono quindi aiutarmi a prevedere l’attivazione di una malattia. A livello di
laboratorio gli anticorpi che si possono ricercare sono tanti: dagli anti-nucleari (malattie
sistemiche), a quelli anti-DNA, anti-lisosomi, anti-muscolo liscio, anti-citoplasma, oppure gli anti-
mucosa gastrica, anti-surrene ecc. (organo-specifici).
9) Linfoadenopatie
Per linfoadenopatia s’intende l’alterazione dei linfonodi che appaiono alterati per dimensioni,
consistenza mobilità, dolorabilità, numero e si possono manifestare in una o più sedi.
Esistono varie classificazioni in base all’eziopatogenesi o alle sedi e si distinguono: forme
localizzate ad una sede (70-75%) e forme generalizzate (25-30%).
Le cause possono essere divers