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(IMPARA A MEMORIA QUELLO CORSIVO).
un’improvvisa
Il TIA (Attacco Ischemico Transitorio) è comparsa di segni e/o sintomi riferibili a
deficit focale cerebrale o visivo, attribuibile ad insufficiente apporto di sangue, di durata inferiore
alle 24 ore.
L’ictus non è una trombosi cerebrale! È un danno cerebrale, che può essere raggiunto o attraverso
un’emorragia.
ischemia trombotica o attraverso
Ricorda, però, che l’ictus può essere causato anche da fibrillazione atriale! (IMPORTANTE).
Questa pericolosa aritmia costringe, infatti, gli atri a contrarsi in maniera caotica anziché pompare
efficacemente; di conseguenza, il sangue non riesce a circolare correttamente e ciò a volte provoca
un ristagno ematico che può portare alla coagulazione. I coaguli possono entrare in circolazione,
l’afflusso di sangue al cervello e causare un ictus grave, spesso
bloccare un'arteria, interrompere
fatale.
L’ictus si verifica quando l’afflusso di sangue diretto al cervello si interrompe
ischemico di un’arteria.
improvvisamente per la chiusura
A differenza dell’ictus ischemico, l’ictus
invece,
emorragico dipende da un fatto emorragico, cioè dallo
spandimento di sangue dentro il parenchima cerebrale per
emorragia. Generalmente i sintomi che insorgono dopo un
ictus emorragico sono più eclatanti rispetto a quelli di un
paziente con ictus ischemico; inoltre, la mortalità per ictus
emorragico è molto più elevata.
Se andiamo a valutare la situazione di alcuni soggetti
sopravvissuti 1 anno dopo aver avuto l’ictus, troveremo:
1. Normalità (solo il 10%)
2. Emiparesi (48%)
3. Incapacità di deambulazione (22%)
4. Dipendenza completa (24%)
5. Dipendenza parziale (53%)
6. Afasia (15%)
7. Depressione psichica (32%)
Una volta che la persona ha un ictus, come faccio a capire se la causa è ischemica o emorragica?
Eseguo una TAC cranio diretta, senza mezzo di contrasto: se il cervello non mostra alterazioni
acute, significa che l’ictus è di origine ischemica; se, invece, noto una macchia bianca (è il sangue),
che fa contrasto col nero del cervello, allora l’ictus è di derivazione emorragica.
Il 20-25% della popolazione possiede un foro fra i due atri, chiamato forame ovale pervio. A queste
persone può succede che, in caso di rottura di una placca instabile a livello venoso, parte un embolo.
Normalmente, quest’embolo dovrebbe raggiungere il polmone; tuttavia, a causa della presenza di
questo foro fra i due atri, l’embolo passa dall’atrio destro a quello sinistro, entra nel ventricolo
sinistro e, una volta in aorta, raggiunge il cervello, dando vita ad un ictus ischemico.
Passando a parlare di TIA, è necessario sottolineare come la diagnosi sia estremamente importante.
Ad un paziente che ha avuto un TIA, infatti, una volta che gli è passato, questo sarà a rischio di
avere un ictus vero:
Dal 4 all’8%, entro 30 giorni
1.
2. Dal 12 al 13% entro 1 anno
3. Dal 24 al 29% entro 5 anni
Ecco perché questi pazienti devono essere indagati molto attentamente: una volta che vengono
dimessi, deve essere data loro una terapia antiaggregante piastrinica (aspirina), che previene
l’ictus.
Le vasculopatie periferiche o arteriopatie (PAD)
Il vero nome sarebbe arteriopatia obliterante cronica periferica aterosclerotica.
Rappresenta una forma morbosa determinata dall’occlusione aterosclerotica del circolo arterioso
degli arti inferiori. Fa parte di una malattia sistemica aterosclerotica che interessa anche gli altri
distretti circolatori maggiori.
In questa patologia, i fattori di rischio maggiori sono il fumo e il diabete: questi sono estremamente
importanti, soprattutto il diabete.
Dal punto di vista epidemiologico è una malattia dell’età avanzata, anche se negli ultimi anni si è
iniziato a prestare molta attenzione agli stati primordiali della patologia, che colpisce anche i più
giovani. In questo stadio primario, grazie all’utilizzo dell’ABI (indice pressorio caviglia braccio),
ossia il rapporto tra la pressione sistolica rilevata al braccio e alla caviglia, è stato possibile valutare
la presenza di PAD asintomatica (il primo stadio di questa patologia è infatti asintomatico). Questo
evento facilita notevolmente la prevenzione, poiché, conoscendo la patologia nel suo stato primario,
è possibile applicare fin da subito una terapia preventiva, fino ad impedire la trasformazione nella
patologia sintomatica, che si manifesta attraverso la claudicatio intermittens (zoppia per un dolore
al polpaccio durante la marcia; si attenua a riposo). Questo sintomo è dato dal fatto che durante il
movimento, il muscolo, per via dell’arteriopatia, non riceve abbastanza ossigeno, lavorando quindi
in ipossia. Questa situazione genera acido lattico e altri metaboliti, che producono forti dolori,
riducibili solo tramite il riposo.
E’ bene differenziare questo sintomo dalla pseudoclaudicatio, che è invece provocata da una
stenosi del canale vertebrale e quindi da una pressione sui nervi della colonna vertebrale, che può
provocare dolore al polpaccio. Ciò che permette di differenziare le due patologie è il fatto che la
stenosi del canale vertebrale, presente spesso negli anziani, insorge anche a letto, al contrario della
solo dopo determinati movimenti. E’ più difficile
arteriopatia, che invece insorge inizialmente
rendersi conto della differenza con l’avanzare dell’arteriopatia, che, arrivata ad un certo livello di
gravità insorge anche a riposo. In questo caso il paziente è solito mettere le gambe fuori dal letto,
per sfruttare la forza di gravità al fine di alleviare il dolore: questa soluzione funziona tuttavia solo
all’inizio, poi non basta più. In quest’ultimo momento può insorgere l’ischemia critica.
Questa è definita come un dolore a livello degli arti inferiori, che compare a riposo ed è dovuto ad
una grave compromissione del flusso sanguigno a tale livello. Tale termine dovrebbe essere
utilizzato per tutti i pazienti che presentano un dolore ischemico a riposo, ulcere o gangrene,
di un’arteriopatia obliterante. In queste persone la patologia è così avanzata
attribuibili alla presenza
da ostruire il passaggio di sangue, impedendo quindi la perfusione dei tessuti distali all’occlusione e
provocando con l’avanzare del tempo una necrosi.
casi è bene eseguire un’arteriografia, utilizzata spesso in previsione di un
Prima di arrivare a questi
intervento chirurgico o di angioplastica. È bene inoltre lavorare sui fattori di rischio, smettendo di
fumare ed eseguendo esercizio fisico, al fine di aiutare i muscoli a reggere meglio lo stato di ridotto
flusso sanguigno. Una volta arrivati all’intervento chirurgico, questo può essere o risolutivo o
demolitivo (amputazione).
Sindrome di Buerger
una arteriopatia che colpisce principalmente il giovane, causata dal fumo. E’ una forma meno
È
comune di arteriopatia obliterante periferica, che colpisce spesso le arterie di piccolo e medio
calibro o le vene.
Il trattamento consiste principalmente nel modificare lo stile di vita della persona, evitando in
primis il fumo, causa primaria dello svilupparsi della patologia.
Ischemia acuta
Può essere dovuta a una trombosi o a un’embolia. Il sintomo principale è il dolore, accompagnato
paralisi e da assenza di polso nell’estremità colpita.
da pallore, parestesie o
Gli emboli arteriosi periferici di soliti originano da trombi dell’atrio o del ventricolo sinistro, o da
emboli ateromatosi localizzati nelle placche aterosclerotiche dell’aorta.
è chirurgica o trombolitica (attraverso l’utilizzo di farmaci).
La terapia in questo caso
Sindrome o fenomeno di Raynaud
È una conduzione nella quale si ha un vasospasmo delle piccole arterie della cute e delle dita.
Spesso si manifesta con pallore intermittente e cianosi, tipicamente a livello delle zone distali degli
arti (dita dei piedi e delle mani); è inoltre spesso aggravato dalle basse temperature.
La zona colpita è molto varia, può interessare solo una mano, o un piede, entrambi, solo una
falange, ecc.
In molti casi è un fenomeno già presente dalla giovane età, tale da non generare un problema per la
salute della persona. Altre volte, tuttavia, questo può iniziare a manifestarsi in età più avanzata; in
questo caso è bene porre più attenzione, in quanto possiamo distinguere tre casistiche:
1. Arteriopatia, in cui la comparsa di spasmi è solo un altro sintomo della patologia già
presente nella persona, che era già arteriopatica
2. Tumori nascosti
3. Malattie autoimmunitarie (sclerodermia, vasculiti)
Aneurismi dell’aorta, dove avviene una dilatazione. Con l’invecchiamento della
Interessano zone circoscritte
popolazione sono aumentati molto questi eventi.
Dal punto di vista terapeutico è’ bene operare prima della rottura, per evitare le complicanze
è consigliabile operare nel momento in cui l’aneurisma
(embolie o trombi); più nello specifico
supera i 5 cm di diametro, esiste infatti una stretta correlazione tra il calibro dell’aneurisma e il
rischio di rottura. Un tempo, per operare questa patologia si eseguiva un intervento open, dove
si apriva a livello dell’addome o del torace e si cambiava la circolazione
extracorporea. Oggi, con le nuove tecniche percutanee, l’intervento è
divenuto molto più semplice, con un numero nettamente inferiore di
possibili complicanze. La chirurgia endovascolare percutanea si esegue
inserendo una protesi dall’arteria iliaca. La protesi si porta fino alla zona
interessata dall’aneurisma, per far sì che il sangue non fluisca più nella
dilatazione, che con il tempo si affloscia.
Dissecazione aortica
situazione determinata da una lacerazione dell’intima dell’aorta, con la formazione di un
È una
falso lume nella tonaca media. Il sangue del falso lume può rientrare nel lume aortico attraverso una
seconda lacerazione intimale o può irrompere attraverso la tonaca avventizia nei tessuti circostanti.
La maggior parte delle dissecazioni origina nell’aorta ascendete, a pochi centimetri dalla valvola
aortica o nell’aorta discendente toracica, appena sotto l’origine dell’arteria succlavia sinistra.
questa patologia, gioca un ruolo centrale l’ipertensione.
Nella formazione di
Solitamente si manifesta con un improvviso dolore toracico severo, che, a seconda della
localizzazione della dissezione, può essere irradiato o meno posteriormente.