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I L DIABETE
è un’alterazione
Il diabete del metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle
proteine a causa di una carenza della secrezione insulinica e di una
diminuita sensibilità dei tessuti all’insulina stessa.
Nel mondo, più di 240 milioni di persone sono affette da diabete (di cui il
46% nella fascia di età compresa tra 40 e 59 anni), le quali vivono soprattutto
in paesi come l’India, la Cina e gli Stati Uniti. Il rischio di sviluppare tale
patologia è 2-5 volte maggiore negli afro-americani, negli ispanici e nei
americani. Tale “pandemia” è da attribuirsi principalmente
nativi
all’aumento, nei Paesi sviluppati, dei soggetti sovrappeso e obesi e al più
facile accesso alle fonti alimentari nei Paesi in via di sviluppo.
Particolarmente allarmante è l’aumento dei casi di obesità e sovrappeso tra
bambini e adolescenti, con sviluppo di diabete mellito di tipo 2 associato a
obesità già in età adolescenziale.
Classificazione e patogenesi
L’attuale classificazione del diabete mellito è fondata su criteri
eziopatogenetici e la maggioranza dei casi di diabete rientra in una delle due
grandi classi:
• diabete di tipo I o diabete mellito insulino-dipendente: rappresenta il
è causato da un’insufficiente secrezione
10% di tutti i casi di diabete ed
di insulina (i pazienti necessitano di iniezioni di insulina!) a causa di un
danneggiamento delle cellule β immunologicamente mediato (IA). I
pazienti che non presentano evidenza di autoimmunità, sono invece
affetti da una rara forma idiopatica di diabete di tipo 1 (IB), di più
comune riscontro in Asia e Africa.
Il diabete di tipo IA è quindi una malattia autoimmune, risultato della
perdita di tolleranza e conseguentemente dell’aggressione cronica agli
antigeni delle cellule β da parte dei linfociti T, che di solito inizia molti
anni prima che la malattia divenga evidente.
delle cellule β è provocato da:
Il danneggiamento +
- linfociti T CD4 del sottogruppo Th1, che causano danno
tessutale per produzione di citochine e attivazione dei macrofagi;
+
- linfociti T CD8 citotossici, che distruggono direttamente le
cellule β; contro gli antigeni delle cellule β, sebbene
- autoanticorpi diretti
non sia ancora chiaro se questi anticorpi siano importanti nella
patogenesi del diabete o siano meri marcatori di danno della
cellula β. Infatti, la distruzione della cellula β causata
dall’immunità cellulo-mediata potrebbe provocare il rilascio di
antigeni che, se non riconosciuti dal sistema immunitario,
inducono una reazione autoimmune secondaria che può
contribuire alla progressione del danno, senza rappresentarne il
fattore causale.
Tali meccanismi immunitari sono strettamente correlati a particolari
tipi di HLA, che suggeriscono un certo grado di predisposizione
genetica. Tuttavia, così come in altre malattie autoimmuni, esistono
prove che anche fattori ambientali, in particolare le infezioni virali
(morbillo, parotite, citomegalovirus, rosolia, mononucleosi infettiva),
particolari alimenti (proteine del latte vaccino e cereali contenenti
glutine) possano essere coinvolti nella patogenesi del diabete di tipo I.
nell’infanzia, diventa
Questa forma di diabete compare in genere
manifesto nella pubertà e progredisce con l’età. Poiché la malattia può
svilupparsi a qualunque età, compresa l’età adulta (LADA, “Latent
la definizione di “diabete giovanile” è
Autoimmune Diabetes in Adult”),
ormai considerata obsoleta.
• diabete di tipo II o diabete mellito non insulino-dipendente: è presente
in circa l’80-90% dei pazienti e comprende un gruppo eterogeneo di
disordini accomunati da variabili gradi di insulino-resistenza, ovvero
effetti dell’insulina,
una minore sensibilità dei tessuti agli sebbene vi
sia sempre una certa secrezione insulinica basale. Tale fenomeno
multifattoriale è soprattutto dovuto a:
- deficit funzionale o diminuzione del numero dei recettori
insulinici; 7
eccessivo antagonismo dell’azione insulinica da
- parte di ormoni
(GH, ACTH, glucagone, cortisolo e catecolamine), farmaci
(glucocorticoidi) o sinalbumina di Wallace-Owen, una proteina
7 L’equilibrio ormonale è indispensabile per una corretta azione insulinica. Tuttavia,
quando gli ormoni che antagonizzano gli effetti dell’insulina sono in eccesso (come nel
l’acromegalia
caso di malattie endocrine quali la sindrome di Cushing, o il
feocromocitoma) si instaura insulino-resistenza.
prodotta per difetto nella biosintesi dell’insulina che compete con
i recettori insulino-sensibili, senza però svolgere alcuna azione
glico-regolatrice;
nei soggetti obesi l’eccesso di acidi grassi liberi
- obesità:
circolanti si deposita non solo negli adipociti, ma anche in sedi
ectopiche, come nelle cellule muscolari e negli epatociti. Pertanto
il livello dei trigliceridi intracellulari nei muscoli e nel fegato è
spesso notevolmente aumentato. I trigliceridi intracellulari e i
prodotti del metabolismo degli acidi grassi sono potenti inibitori
dell’effetto dell’insulina e portano ad uno stato di insulino-
Inoltre, l’obesità porta ad una
resistenza acquisita. disregolazione
della produzione di leptina, una proteina prodotta dal tessuto
adiposo che, oltre ad agire sui recettori del sistema nervoso
centrale per ridurre l’ingestione di cibo e indurre sazietà, ha un
per l’insulina a livello dei tessuti bersaglio.
effetto sensibilizzante
La predisposizione genetica, l’obesità e lo stile di vita concorrono
dunque a causare l’insulino-resistenza, responsabile di un deficit
Ciò induce un’iperplasia
relativo di insulina. compensatoria delle
cellule β, le quali, sebbene in un primo momento riescano a mantenere
una normoglicemia, divengono progressivamente incapaci di adattarsi
all’insulino-resistenza periferica e all’aumento di
richiesta di secrezione dell’insulina, soprattutto a causa dei sempre
maggiori effetti collaterali degli acidi grassi liberi (“lipotossicità”) e
dell’iperglicemia cronica (“glucotossicità”). Si instaura, così,
un’insufficienza insulare, ovvero una disfunzione delle cellule β che
atrofia delle cellule β,
porta ad degenerazione insulare e deposito di
amiloide insulare.
Essendo il diabete di tipo II strettamente correlato all’obesità e allo stile
di vita sedentario, ai pazienti affetti si raccomanda di seguire
appropriati regimi dietetici e di praticare attività fisica.
Altre forme di diabete secondario possono essere provocate da malattie
del pancreas esocrino che distruggono oltre l’80% della massa
pancreatica, affezioni endocrine responsabili di eccessiva secrezione di
ormoni controregolatori, farmaci o sostanze chimiche iperglicemizzanti
e infezioni virali. Invece, forme di diabete primitivo possono essere
della funzione delle cellule β,
dovute a difetti indotti da mutazioni
8
riguardanti la formazione, la struttura, la secrezione e le vie di
8 Mutazioni mitocondriali che ostacolano la fosforilazione ossidativa possono impedire
l’energia necessaria alla liberazione
la produzione di ATP, fondamentale nel fornire
dell’insulina.
regolazione dell’insulina, nonché da mutazioni a carico di enzimi
importanti nell’entrata di glucosio all’interno della
(glucochinasi)
cellula β, la liberazione dell’insulina.
evento fondamentale per Infatti,
circa il 50% delle donne portatrici di mutazioni della glucochinasi
sviluppa un diabete mellito gestazionale, definito come qualsiasi grado
di intolleranza al glucosio con comparsa o prima identificazione
durante la gravidanza.
Una forma monogenica di diabete a trasmissione autosomica dominante,
un’alterata funzionalità della cellula β, è
dovuta a mutazioni che inducono
rappresentata dal MODY (“Maturity che
Onset Diabetes of the Young”),
insorge di solito prima dei 25 anni in assenza di marcatori di autoimmunità.
Aspetti clinici e complicanze
Il diabete mellito non è una singola entità, ma piuttosto una serie di disordini
metabolici accomunati dal dato clinico dell’iperglicemia. Questo tipo di
è chiamato “mellito”
diabete (che sta ad indicare glicosuria) per distinguerlo
da altre forme di diabete, come il diabete insipido (da disturbi della
produzione di ADH), non caratterizzate da glicosuria. La glicosuria si
verifica poiché il glucosio è presente in quantità così elevata da saturare tutti
i meccanismi di trasporto per il riassorbimento a livello tubulare. Pertanto,
oltre un certo limite, il glucosio non viene più riassorbito ed escreto con le
urine. Se si verifica glicosuria senza che vi sia iperglicemia, allora la
presenza di glucosio nelle urine è da ricondurre ad alterazioni del rene stesso
e si parla di diabete renale.
Complicanze metaboliche acute. La presenza di glucosio non
riassorbito nei tubuli renali aumenta l’osmolarità del liquido che giunge
nei dotti collettori. Ciò induce essi a riassorbire meno acqua per
regolare l’osmolarità, provocando poliuria e conseguentemente
Un’altra
polidipsia (sete intensa). caratteristica del diabetico è la
poiché “i
polifagia, tessuti del soggetto, pur nuotando in un mare di
a
glucosio, sono affamati quanto le cellule di un soggetto normale”,
causa della ridotta permeabilità dei tessuti al glucosio, dovuta alla
carenza di insulina. Tuttavia, proprio per questo motivo, anche se si
ingeriscono grandi quantità di cibo, esso non viene assimilato dalle
La relativa “mancanza di
cellule e si va incontro ad astenia.
nutrimento” porta alla glicogenolisi epatica e alla mobilizzazione degli
acidi grassi (iperlipemia) e delle proteine (caratteristico dimagrimento
nei diabetici gravi), per mettere in atto la gluconeogenesi. Tuttavia, ben
presto si instaura una mancanza di ossalacetato (consumato
dall’eccessiva gluconeogenesi) che costringe l’acetil-CoA prodotto
dalla scissione degli acidi grassi e delle proteine ad essere convogliato
nelle via metaboliche necessarie alla produzione di colesterolo
(aterosclerosi del diabetico) e di corpi chetonici, quali acido
acetoacetico, acetone e acido ß-idrossibutirrico. La velocità con la
quale i corpi chetonici si formano può superare la velocità con cui essi
vengono utilizzati dai tessuti per