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28/09/2020
Effetto termionico
Esperimento di Thompson
Il fosforo diventa fluorescente al contatto di cariche negative. In effetti, il filo per effetto termionico emette particelle negative poiché il fosforo diventa fluorescente. Tramite la presenza di un campo magnetico scoprì che questa particella aveva una massa piccolissima. La particella venne detta elettrone.
=> Modello a panettone
Rutherford dimostrò l'inesattezza di tale modello ad inizio del ‘900.
Con un modello a panettone ci si aspettava che ogni particella a deviasse di poco rispetto alle direzioni di partenza. Così non fu. Alcune non venivano assolutamente deflesse mentre altre tornavano indietro.
C'è un nucleo centrale molto denso di carica positiva.
=> Modello Planetario
- GLI ELETTRONI HANNO TUTTI LA STESSA DISTANZA DAL NUCLEO?
L'elettrone d’idrogeno per esempio, può stare a distanze diverse da un atomo ad un altro?
- UNA PARTICELLA ACCELERATA EMETTE ONDE ELETTROMAGNETICHE - GLI ELETTRONI IN ORBITA INTORNO AL NUCLEO DOVREBBERO COLLASSARE SUL NUCLEO POCHE PERDENDO ENERGIA PER ACCELERAZIONE CENTRIFUGA
1) H energia ionizzazione - estrazione
eV
{eV} {4,6 · 10−19} J
{9 · 1,6 · 10−10 eC}
E = 13,6 eV
F = ke2/R2
mv2/R = ke2/R2
E = 1/2 mv2 − ke2/R
= ke2/2R − ke2/2R
= ke2/2R − ke2/2R
= −ke2/2R
=> R = ke2/2E
= 0,5 Å
Il raggio è fisso!
Anche se non ne so il valore
2) Effetto fotoelettrico
Si pensava prima che il metallo si comportasse come buco di potenziale → energia termica
W ≈ 3eV
Il fenomeno si studia in seguito tramite energia di radiazione
- ν > ν0, per avere l'effetto (FREQUENZA DI SOGLIA)
- Ecin,max = h(ν − ν0)
- h indipendente dal materiale
I → Nel ∝ I
E/T = 1W 4πRo2/Rf2, 1/4 (1/2) 102 = 2/10 ← 10 −20 ≈ 10−2eV
→ un paio di W muti?
Ne segue il modello di Bohr come tentativo di spiegare tale fenomeno (risulterà corretto 30 anni dopo)
Prendiamo l'atomo di idrogeno:
\[E = \frac{1}{2}mv^2 + U(r)\]
\[-d < E < σ\]
E < 0 per avere stato legato con l'elettrone
L'ipotesi di Bohr è che per gli stati legati ci sono solo livelli di energia quantizzati:
\[\bar{E_0} < E_1 < E_2 < 0 \quad \text{+ tutti gli } E \geq 0\]
stato fondamentale
Tutti gli atomi a bassa temperatura hanno energia E0 ➔ hanno lo stesso raggio
Ma noi abbiamo E0 poiché è l'energia di estrazione dell'elettrone E = 13,6 eV
Avendo ipotizzato un'energia minima E0, si è detto che non si può irradiare, ovvero la materia è stabile.
Se aumentiamo la temperatura (non nulla) si ha una distribuzione sulle diverse energie possibili
\[E_1\]
\[\nu_{1} = \frac{E_1 - E_0}{h}\]
\[E_2\]
\[\nu_{2} = \frac{E_2 - E_0}{h}\]
\[\nu_{12} = \frac{E_2 - E_1}{h}\]
\[\nu_{nm} = \frac{|E_m - E_n|}{h}\]
Questo per quanto riguarda l'emissione.
Per l'assorbimento è evidente che per fare un salto energetico devo riempire tutto il gradino
I fotomoltiplicatori si attivano in maniera scorrellata coi pochi fotoni
Aumentiamo allora i fotoni
... e in accordo con la teoria atomica dell'interferenza se si media su un tempo abbastanza lungo
Stiamo assumendo che l'unica risposta plausibile è che il fotone (particella) ha dell'esistenza di entrambi i fori, ovvero del fenomeno dell'interferenza.
Si decide di mettere fotomoltiplicatori sui fori. Si osserva che ogni fotone attraversa un solo foro alla volta. Non conosce l'altro.
Si decide di tappare uno dei due fori. Facendo ciò otteniamo due fenomeni simmetrici spiegabili da un comportamento corpuscolare.
... Aperdoli entrambi ma si ottiene la somma dei due andamenti come mi aspetto da una natura corpuscolare.
Si ottiene invece una natura ondulatoria se mediato il fenomeno su un tempo abbastanza lungo.
Vogliamo fare allora il procedimento opposto
A n u(i) = λ(i) u(i)
U = (u1(1) u2(2) ... un(n))
Uij = νj(i)
(U† A U)ij = ∑kh (U†)ik Ahk Ukj = ∑h (U†)ih (∑k Ahk νk(i))(Aν(i))h
= ∑h (U†)ih λ(i) νh(i) =
= ∑h νhi* λ(i) νhi(i) = λ(i) (νi(i) νhi) = λ(i) δij
Abbiamo diagonalizzato la matrice A
U† A U = (λ1 λ2 ... λn)
U è detta matrice unitaria
U† U = U U† = 1
Vogliamo un'ultima proprietà: decomposizione identità
A U = λ NU
νj(i) ⇒ λ(i)
Uj i = νj(i)
U† U = U U† = 1
∑i νai(i) νbi(i)* = ∑i Uai Ubi* = ∑i Uai (U†)ib =
= (U U†)ab = δab
∑i |υ(i)⟩⟨ υ(i)| = 1
B |ω⟩ = ∑i |υ(i)⟩ x ⟨υ(i)|ω⟩ = |1 ω⟩
|ω⟩ = ∑i ai |υ(i)⟩ → ⟨υ(i)|ω⟩ = ∑i ai⟩⟨υ(i)|υ(i)⟩ = δij
B̃Ŭ2 =
(
√2 0
0 0
)
(
0
1
)
=
(
√2
0
)
= √2 Ŭ2
B̃N1 = √2 Ŭ2
⇔
B̃Ŭ1 = √2 Ŭ2
det(
√2 0
-1 - λ
) =
-λ + λ2 - 2 = (λ-2)(λ+1)
λ = 2
λ = -1
λ = 2 ⇒
(
√2 0
1 0
)
(
a
b
) = 2(
a
b
)
(
√2 b
√2a + b
) = (
2a
2b
)
⇒ b = √2 a
u(2) = (a, √2a, 0)
|a|2 + 2 |a|2 = 1
|a|2 = 1
|a| = 1/√3
u(2) = (1/√3, √2/3, 0)
λ = -1
λ = -1 ⇒ a = -√2 b
u(-1) = ( -√2 b, b, 0)
= (-√2/3, 1/√3, 0)
V = (
1/√3 -√2/3 0
√2/√3 1/√3 0
0 0 1
V✝︎B̃ V =
(
2 0 0
0 -1 0
0 0 -1
)
V✝︎(
1 0 0
0 1 0
0 0 -1
)V = Ad
B̃ = U✝︎ B U
Ad = U✝︎ A U
V✝︎B̃V = Bdiag
V✝︎U✝︎BUV = Bdiag
(UV)✝︎B(UV) = Bdiag
⇒ W = UV
V✝︎AdV = Ad
V✝︎U✝︎AUV = Ad
(UV)✝︎A(UV) = Ad
W✝︎AW = Adiag
W✝︎BW = Bdiag