Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
X
|Ψi |Ψ i
= c + c(x)|xidx
i i
i
dove si sta considerando la possibilità di una combinazione discreta e continua di stati.
Tra le combinazioni di stati possibili sono di particolare interesse quelle date da una base completa,
che consiste nell’insieme degli autostati di un dato operatore.
Un operatore non è altri che il corrispettivo quantistico di una qualsiasi quantità che si desidera
misurare, e un suo autostato non è altri che uno stato tale che
Ô|λi = λ|λi
dove λ è l’autovalore corrispondente. Supporremo sempre che l’insieme degli autostati di un operatore
|Ψi
sia un sistema completo, tale che qualsiasi stato possa essere decomposto in essa
X
|Ψi hλ |Ψi|λ i
= i i
i
hλ | |λ i.
dove è il bra (appartenente allo spazio duale degli stati) corrispondente allo stato
i i
Qual è l’utilità della decomposizione di uno stato negli autostati di un dato operatore? L’utilità risiede
nel fatto che in questo modo possiamo conoscere i risultati e le probabilità di una possibile misura
|Ψi.
dell’operatore Ô sullo stato
I risultati possibili sono gli autovalori λ mentre invece le probabilità, se lo stato è ben normalizzato,
i |λ i.
sono il modulo quadro dei coefficienti associati a i
Questo significa anche che in generale dato uno stato non possiamo dire con certezza quale sarà il
risultato di una misura sullo stesso. |Ψi |λ i,
Ma a seguito della misurazione lo stato collassa in uno degli autostati implicando che una
i
successiva misurazione non potrà far altro che dare lo stesso risultato precedentemente ottenuto.
1.2 Operatori
Un operatore, come precedentemente detto, non è altri che una variabile dinamica del sistema.
Quest’ultimo può essere rappresentato in forma matriciale, costruendola facendo agire l’operatore
sull’insieme di stati che si desiderano come base, oppure in forma differenziale (aritmetica) che sarebbe
la rappresentazione di Schrodinger.
Gli autovalori di un operatore rappresentano i possibili risultati di una misura su di uno stato. Dato che
i risultati ottenibili sperimentalmente sono reali allora un operatore per rappresentare un osservabile
deve essere hermitiano, cioè ∗
+ T
Ô = Ô = (
Ô )
3
dove l’ultima uguaglianza è valida se abbiamo la forma matriciale di Ô.
Il fatto che i suoi autovalori siano necessariamente reali lo si può dimsotrare molto semplicemente
|ai
assumendo di avere un autostato di Ô, tale che
Ô|ai = a|ai
consideriamo adesso di far agire l’operatore prima a destra e poi a sinistra:
ha|
Ô|ai = aha|ai
∗
+
ha| |ai ha|ai
Ô = a
dato che i due risultati devono essere i medesimi si ha
∗ ∗
− →
(a a )ha|ai = 0 a = a |ai 6
dove l’ultima condizione è legata al fatto che la norma è definita positiva e = 0.
Ricordando che un operatore hermitiano se rappresentato in forma matriciale è tale che
∗
Ô = Ô
ij ji
allora questo implica che l’operatore è simmetrico. Per tale classe di operatori è valido il teorema
spettrale, che assicura che gli autovalori sono tutti reali (come sopra dimostrato) e che oltretutto tali
autovettori sono tutti ortogonali. |ai |bi
Nel caso non degenere la dimostrazione è banale. Assumiamo due autoket e e calcoliamo
+ ∗
) da cui
l’elemento di matrice Ô , che per simmetria è pari anche a (
Ô
ab ba
ha| Ô|bi = bha|bi
∗
+ +
|ai) ha| |bi
(hb|
Ô = Ô = aha|bi
che uguagliata ci dà − → ha|bi
(a b)ha|bi = 0 = 0
nel caso degenere, si ha un autovalore a cui sono associati più autostati, che però possiamo ortogonal-
izzare tra loro mediante una delle procedure note (Gram-Schimdt).
L’applicazione di un operatore ad uno stato è la rappresentazione dell’atto della misura dell’osservabile
corrispondente su quest’ultimo. Siamo interessati ad osservare i possibili risultati di una operazione
di misura di osservabili diversi. Questo è rappresentato dall’applicazione successiva dei corrispondenti
operatori.
In generale si ha che la misura di A può inficiare con la successiva misura di B, cioè i due operatori
non commutano − 6
[A, B] = AB BA = 0
se invece i due operatori commutano allora questi ammettono stessi autostati, e la misura dell’uno
non inficia quella dell’altro.
Nel seguito si assume sempre implicitamente che la base degli autoket di un operatore sia completa,
cioè qualsiasi ket di stato possa essere scritto come una combinazione di tali autoket:
Z X
|Ψi hx|Ψi|xhdx hλ |Ψi|λ i
= + i i
i
in cui si ha il caso più generale possibile della presenza sia di uno spettro discreto che continuo.
4
1.3 Condizioni quantiche
Una delle caratteristiche proprie del formalismo è che le osservabili, e le variabili dinamiche in generale,
compaiono come quantità che non obbediscono alla proprietà commutativa della moltiplicazione. In
generale infatti dati due operatori Ô e Ô :
1 2 6
[
Ô , Ô ] = 0
1 2
con [, ] il commutatore (operatore antihermitiano) che se nullo implica che i due operatori commutano
e quindi hanno i medesimi autostati.
Vogliamo quindi ottenere delle equazioni che rimpiazzino la proprietà commutativa della moltipli-
cazione classica (in cui moltiplicazione è da intendere: prima misuro uno cosa e poi un’altra).
Queste nuove equazioni sono chiamate condizioni quantiche o relazioni di commutazione.
Trovare tali equazioni generali non è però possibile. Ogni problema deve essere infatti trattato sin-
golarmente. Fortunatamente però una vasta gamma di problemi possono essere risolti attraverso il
metodo dell’analogia classica. Tale metodo però si basa sulla concezione classica che l’osservazione
non perturba il sistema considerato (dato che classicamente l’osservazione, intesa come interferenza
data dagli apparati di misura, è ininfluente ai fini del fenomeno stesso).
Quindi il metodo dell’analogia classica è valido nel caso in cui si considerano sistemi abbastanza grandi
da poter considerare l’atto dell’osservazione trascurabile.
Attraverso diversi calcoli, che sono illustrati a pag 117-118 del testo, si giunge a:
[u, v] = i~{u, v}
dove le prime parentesi è il commutatore, mentre le secondo sono le parentesi di Poisson.
La presenza dell’unità immaginaria è dovuta al fatto che il commutatore essendo antihermitiano è
puramente immaginario, mentre invece le parentesi di poisson sono puramente reali.
1.4 Operatore di traslazione
La traslazione di uno stato o di un’osservabile (operatore) è ben definita dal punto di vista fisico: si
tratta di traslare l’apparato sperimentale di un tratto δx in una data direzione.
Uno stato o una variabile dinamica (intimamente correlata agli osservabili) traslati sono univocamente
determinati dallo stato o dalla variabile dinamica prima della traslazione e dalla direzione e modulo
di quest’ultima.
Per quanto riguarda un ket invece ciò non è vero, dato che la traslazione determina la sola direzione
di esso. Possiamo però fissare il modulo in modo tale che la traslazione sia isometrica (mantenga le
distanze), ma anche in questo caso si può sempre moltiplicare per un fattore arbitrario di modulo 1
iθ
e il quale però è uguale per tutti i ket traslati.
Possiamo definire un operatore lineare di traslazione D dato che:
|Ri |Ai |Bi → |R i |A i |B i
= c + c = c + c
1 2 1 2
d d d
Risulta ragionevole supporre che l’ampiezza di probabilità sia invariante per traslazione, altrimenti
essa perderebbe di significato fisico dato che sarebbe suscettibile alla scelta del sistema di riferimento:
+
hQd|P hQ|D i hQ|P i
di = D|P = c =
ˆ
+
il che implica D D = I Nota: un operatore tale che la sua composizione con il suo aggiunto è l’identità
è detto unitario.
1.4.1 Traslazione di una variabile dinamica
Consideriamo l’operatore generico v tale che i |Ri
v|P =
5
considerando adesso la variabile dinamica traslata v vogliamo avere soddisfatta la seguente relazione:
d
−1 −1 −1
|P |Rdi → i → i i → →
v di = v D|P = D|Ri D v D|P = v|P D v D = v v = DvD
d d d d d
il che può essere visto come un cambiamento di base.
1.4.2 Traslazione infinitesima →
Consideriamo adesso una traslazione infinitesima δx. Per continuità fisica ci si aspetta che per δx 0
lo stato traslato coincida con quello originario, inoltre, possiamo aspettarci che esista il limite del
rapporto incrementale |P − |P i −
di D 1 |P i
lim = lim
δx δx
δx→0 δx→0
−
il che implica l’esistenza del limite d = lim (D 1)/δx La quantità qui definita, che non è altri
x δx→0
che la derivata parziale dell’operatore D rispetto allo spostamento x consente di poter esplicitamente
sviluppare in serie di Taylor D attorno a δx = 0. Il termine di ordine 0 è necessariamente l’identità,
|P i |P
dato che se lo spostamento è nullo allora il = di:
D = 1 + δxd
x +
per determinare la natura dell’operatore d sfruttiamo il datto che DD = 1:
x
+ +
→ −d
(1 + δxd )(1 + δxd ) = 1 d =
x x
x x
il che implica che d sia un operatore antihermitiano.
x
Ricaviamo la traslazione della variabile dinamica per una traslazione inifitesima δx:
− −
v = (1 + δxd )v(1 δxd ) = v + δx(d v vd )
x x x x
d
la quale mostra che − − −[v,
lim (v v)/δx = d v vd = d ]
x x x
d
δx→0
abbiamo in questo modo definito la traslazione di un tratto δx delle variabili dinamiche del sistema
(operatori).
Consideriamo adesso la variabile dinamica x e supponiamo di traslare il dispositivo che la misura di
un tratto δx. Questo implica che lo strumento misurerà
−
x = x δx
d
il quale deve però essere uguale all’equazione trovata precedentemente
− − →
x δx = x + δx(d v vd ) [x, d ] = 1
x x x
dato che [x, p ] = i~ si ha per confronto
x p x
−i
d =
x ~
la cui definizione è concorde con il fatto che sia un operatore antihermitiano (un operatore hermitiano
moltiplicato per l’unità immaginaria dà un operatore antihermitiano).
Si ha quindi che l’operatore di traslazione infinitesima può essere scritto come
i 2
−
D = 1 p
ˆ δx + o(δx )
x
~
e posso definire anche la sua derivatata parziale rispe