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Fedeltà alla marca | consumer marketing
Le aziende del quadrante A sono aziende globali, che possono contare su ricerca e sviluppo e su
moltissime risorse da investire in marketing e possono permettersi investimenti sia nel trade che nel
consumer marketing, per cui per queste aziende il problema dell’equilibrio per investire in trade o
consumer marketing ha poca rilevanza.
In questo caso Samsung e Chanel sono due casi emblematici.
Aziende del quadrante A: apple, barilla, ferrero etc.
Tutto va contestualizzato e la posizione di una marca può variare nel tempo. Le aziende che stanno nel
quadrante A devono comunque avere una forza della marca molto forte, tuttavia il loro posizionamento
è stato messo in discussione a causa delle mutazioni delle condizioni ambientali.
- Chanel (cosmetica profumeria)
Il mercato della cosmetica/profumeria è un mercato nel quale ci sono tanti segmenti produttivi
(toiletteria, profumi, cosmetica, trucco). Sono segmenti molto differenti tra loro, perché, ad
Ilaria Caravello 16
esempio nel profumo conta moltissimo la pubblicità e la griffe. Nella cosmetica conta molto
l’assistenza data nel punto vendita. Il make up è un mercato associato a quello della moda, e il
mercato della toiletteria molto più di largo consumo. È un mercatoscuola. È una marca storica
di questo mercato, e nel campo dell’alcolico(profumi) è leader. Il ciclo di vita di ogni marca o
dei prodotti è di circa 5 anni, è un mercato molto dinamico poiché caratterizzato da continui
lanci di prodotti, questo non si è verificato con i prodotti di Chanel, vedi Chanel n.5
Chanel è un’azienda che ha sempre avuto sia una grande forza della marca che un grande
controllo della distribuzione. Ha consolidato la forza della marca con pubblicità da sempre
molto efficaci, nonostante la vastità di target a cui si volge l’ambito della cosmetica/profumeria.
Spesso ha utilizzato pubblicità su riviste specializzate, inoltre ha avuto un buon posizionamento
anche nel trade marketing. Le commesse di profumeria sono il fattore critico di successo di molti prodotti. (in
una profumeria di 600mq ci stanno circa 11.000 codici prodotti, di questi quelli sostenuti con
una strategia di consumer marketing, quindi pubblicità, sono circa il 20%. Il restante 80% dei
prodotti viene venduto attraverso un’attività di tipo push, cioè di sostegno, che i punti di
vendita danno nei confronti dei consumatori, che nei fatti danno le commesse che lavorano in
profumeria.) Chanel ha sempre investito tanto quindi nelle commesse e nelle assistenti di
profumeria, facendo dei corsi di formazione in questo ambito; porta a Milano ogni anno 3000
commesse a cui insegna come consigliare i prodotti e con delle sessioni di make-up. Fa anche
un’attività di pubbliche relazioni con le commesse, perché portandone 3000 a Milano permette
a Chanel di schedarle, e avere informazioni di contatto e i loro dati anagrafici, il che serve
appunto per impostare le politiche di pubbliche relazioni, perché, ad esempio, per i compleanni
Chanel invia regali alle commesse.
Il mercato della cosmetica dal 2008 è stato molto condizionato dalla crisi, ha iniziato a registrare
flessioni anche del 10%, persino Lancome e Dior, in molte hanno cambiato CEO. È un
mercato non abituato a flessioni e a risultati negativi, che vendeva “sogni”. Con la crisi i grandi
marche che producevano, ad esempio, creme, ha spostato l’attenzione su prodotti da
supermercato come Vichy e Nivea (marca di cosmetica più venduta al mondo).
Controtendenza è andata appunto Chanel, registrando note positive, e gestendo bene sia il
consumer che il trade marketing.
- Samsung (elettronica di consumo)
Oggi è azienda leader nel mercato video. Dopo aver consolidato la leadership nel mercato video
ha iniziato a diversificare in altri settori come il mercato della telefonia in generale, o
Ilaria Caravello 17
dell’informatica, recentemente anche nel mercato dei grandi elettrodomestici. Ha un portafoglio
prodotti molto ampio. Ha costruito la strategia di diversificazione a partire dal mercato video,
dove, intorno al 2005/6 era la terza marca del settore, superata solo da Sony (Giappone) con
una quota di mercato del 30% e Philips (Olanda) con quota di mercato del 25%. Nel 2005
Samsung aveva una quota piuttosto bassa (15%). Oggi ha una quota del 55/60% del mercato, si
è posizionata perciò in pochi anni al primo posto. Philips non fa più televisori, Sony ha avuto
parecchi problemi negli ultimi anni ma non ha di certo la leadership.
Uno dei fattori critici di successo di Samsung è stato l’adattamento al digitale molto veloce
(rivoluzione digitale).
Come è stato possibile per Samsung passare dal 15% al 60% in 10 anni? Come ha fatto a
stravolgere gli aspetti competitivi rispetto a concorrenti molto più forti? In che senso Samsung
è posizionabile, come Chanel, nel quadrante del Paradiso?
Un fattore critico di successo per Samsung è stato l’adattamento al digitale molto veloce
(rivoluzione digitale).
Anticipando i concorrenti sulle innovazioni tecnologiche, poiché in questi 10 anni è avvenuta
una rivoluzione digitale, con il passaggio graduale dall’analogico al digitale. Questo passaggio ha
cambiato gli assetti organizzativi delle aziende e il ruolo della tecnologia come fattore critico di
successo delle imprese. Nella fase analogica la tecnologia era un fattore di differenziazione, un
fattore critico di successo, ed era esclusiva: cioè alcune marche potevano contare su tecnologie
che altre marche non avevano. Così chi comandava, nell’elettronica di consumo in quegli anni,
erano gli ingegneri. Il vantaggio competitivo era perciò associato a caratteristiche di tipo tecnico,
così la differenza era fatta dalla tecnologia. Le tecnologie, con la rivoluzione digitale, sono
diventate condivise, cosicché ad oggi poche aziende producono e forniscono chip alla maggior
parte delle aziende: la tecnologia si è standardizzata ed è meno esclusiva, quindi il vantaggio
competitivo, ad oggi, non è associato alla tecnologia in sé.
Il vantaggio competitivo è definito oggi dalle attività di marketing, così a comandare non sono
più gli ingegneri ma i marketing manager.
Samsung ha capito il ruolo che stavano assumendo i distributori come media di comunicazione
e ha cambiato il modo di pubblicizzare e di presentare il video (es. televisori accesi all’euronics)
- design CM
- pubblicità CM (
in quel mercato c’era poca pubblicità per la massa, samsung ha applicato le logiche del largo
)
consumo Ilaria Caravello 18
- patnership con i distributori TM (samsung ha capito il ruolo della distribuzione e di media di comunicazione e
dei punti di vendita, garantendo margini di guadagno più alti rispetto ad altri brand.)
Così Chanel e Samsung si sono caratterizzate per una grande forza della marca, grazie al
Consumer Marketing, e per un gran controllo della distribuzione, grazie al Trade Marketing.
Caso Calvin Klein
Negli anni 90 era una griffe di grandissimo successo, vendibile ovunque. I venditori di Calvin
Klein lo offrivano alla distribuzione alle loro condizioni. Negli anni 2000 c’è stata un’inversione
di marcia e i commercianti hanno stabilito le loro regole e il marchio è in perdita.
Margine commerciale:
prezzo del servizio di commercializzazione che il commerciante svolge al servizio di una marca.
Mc = Pc – Pa
Differenze tra il prezzo al consumo e il prezzo di acquisto. Il prezzo al consumo è quello pagato dal
consumatore finale; il prezzo di acquisto è quello pagato dal commerciante per avere un prodotto. È il
valore che serve per rimunerare i fattori della produzione. Per arrivare all’utile bisogna togliere i costi di
produzione.
Come si fa crescere il margine commerciale ? à
a) aumentando il prezzo al consumo si rischia di abbassare la domanda, perciò per un
punto vendita è rischioso aumentare i prezzi.
à
b) abbassando il prezzo d’acquisto un distributore con un forte potere contrattuale, es
mediaworld, può contrattare e acquistare i prodotti ad un prezzo più basso.
Su un piano di marketing il margine è il prezzo che una marca paga ad un distributore per avere in
cambio la sua collaborazione; o un premio che il produttore offre al distributore per avere in cambio la
sua collaborazione alla commercializzazione dei prodotti.
Correlazione tra visibilità di una marca e vendibilità.
La collaborazione si concretizza tramite attività promozionali della marca connesse al punto vendita.
Se un distributore applica delle promozioni riduce il prezzo al consumo e riduce il margine tra il prezzo
d’acquisto e quello di vendita. Ilaria Caravello 19
Un’eventuale riduzione del margine porta alla luce il tema del conflitto tra produttore e distributore,
che nei peggiori casi porta all’esclusione della marca dal punto vendita. Un dibattito nel marketing
perciò è la gestione del conflitto per evitare che le marche siano espulse dai punti vendita.
- modello francese: c’è una grande conflittualità tra industria e distribuzione, perciò accade
spesso che le marche siano espulse dai punti vendita. Ad esempio LeClerc distribuì Vichy nei
supermercati (Vichy poteva esser distribuita solo nelle farmacie), finì a causa e vinse LeClerc
acquisendo +2% di quote di mercato. I modelli di consumo dei consumatori francesi sono
influenzati dalle attività promozionali
- modello inglese: i consumatori inglesi, di base, scelgono il punto vendita in base alla qualità del
bene, perciò la pressione promozionale in UK è più bassa. Così entrare in un superstore inglese
per un produttore di marca leader è difficile, tuttavia non sono presenti conflitti e gli accordi
vengono rispettati (partnership).
- Modello tedesco: il 50% del mercato tedesco è controllato dai discount (Lidl e Aldi) che
generano battaglie di prezzo sul mercato con politiche molto aggressive, che generano battaglie
di prezzo che possono portare alcune aziende al fallimento; il restante 50% è formato dai
normali supermercati con politiche di prezzo più moderate. Per le marche è importante entrare
nei canali dei discount perché altrimenti resterebbero escluse dalla metà della distribuzione.
Configurazione delle organizzazioni aziendali:
un altro fattore che condiziona la definizione di marketing e la sua evoluzione.
Quando si parla di sistemi organizzativi, organizzazione di marketing, si fa riferimento alle attività che si
svolgono nelle aziende, delle relazioni che esistono tra le diverse attività (es. produzione e logistica,
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