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CAB CBA
detersivi, commodities caramelle, prodotti ludici
Basso coinvolgimento
La Barilla, con un famoso spot “Dove c'è Barilla c'è casa”, spostò coraggiosamente la pasta, una
commodity da quadrante sud-ovest (CAB), al quadrante nord-est, investendo la marca di valori
fortemente emozionali, anche se il prodotto in sé (la pasta) è rimasta una banale e noiosa commodity.
Queste operazioni sono prerogative dei leader di mercato, normalmente è molto più semplice assecondare
la natura merceologica del prodotto presentandolo come ci si aspetterebbe.
Il modello Rossitter & Percy indica che sono tre le variabili principali che influenzano la scelta del
consumatore: natura del prodotto, strategia di marca e particolare vissuto dal consumatore. Il
quadrante viene assegnato al prodotto/marca in base alle motivazioni prevalenti che la comunicazione del
prodotto sceglie di utilizzare. Il prodotto si può quindi periodicamente reinventare, ed è possibile
collocarlo in uno qualsiasi del quattro quadranti. Il modello Rossitter & Percy indica come la marca abbia
ampia margine di scelta nella comunicazione.
Abbiamo visto cosa viene elaborato dal consumatore. Vediamo come lo elabora, grazie al modello ELM
di Petty e Cacioppo.
Se il soggetto è motivato ad elaborare il messaggio e ne ha le capacità, si ha un'elaborazione di tipo
centrale, con notevoli effetti anche duraturi di persuasione. Se manca una delle due condizioni, si ottiene
un'elaborazione periferica di puro intrattenimento (si elaborano solo alcuni elementi del messaggio) con
effetti meno efficaci e duraturi.
2.1.3 Il modello futuro: l'intelligenza emotiva
Ovviamente è molto difficile separare in modo cosi meccanico emozioni da ragionamenti razionali. È una
pura semplificazione che permette di inquadrare genericamente alcune strategie. Oltretutto questi modelli
sono nati per la comunicazione broadcast, non per la narrowcast.
Si sta passando da un messaggio interrupt and repeat, in cui si ripete tante volte sperando di colpire il più
possibile un destinatario, a una ricerca più precisa di engagement del consumatore. Si da anche molta
attenzione all'apprendimento e memorizzazione impliciti, quelli cioè dovuti all'apprendimento
involontario (low involvement processing), dovuto al fatto che il nostro cervello è sempre attivo in una
sorta di all seeing eye. La marca è quindi in grado di richiamare tutte le informazioni che
immagazziniamo involontariamente durante l'esposizione ai messaggi pubblicitari. Diversi studi
dimostrano anche come le emozioni svolgano un'importante funzione di ancoaggio per la memoria.
Tuttavia non vogliamo di certo sostenere le tesi estreme di Packard nel suo famoso The Hidden
Persuaders del 1950.
2.2 L'apprendimento del discorso di marca
Cosa succede dopo l'elaborazione? Il soggetto apprende.
2.2.1 La conoscenza di marca
Per valutare quando una marca abbia ottenuto buoni risultati nell'essere ricordata, possiamo valutare la
sua brand saliency, ossia quanto una marca supera le concorrenti nell'essere ricordata spontaneamente. Le
ricerche indicano che solo 3 marche per categorie rimangono nella mente del consumatore. Inoltre le
marche con alta brand saliency sono tendenzialmente le più acquistate.
2.2.2 Il valore di marca
Un altro importante aspetto dell'apprendimento del consumatore relativo alla marca è la sua percezione
della forza della marca. Questa forza può essere misurabile con vari parametri:
-brand identity: tutto ciò che la marca è. Prima di tutto un luogo fisico con caratteristiche rappresentative
(il blu per Barilla o i baffi per la Moretti). La marca ha poi una personalità, cioè come la marca sarebbe se
fosse una persona, una filosofia e, più in generale, un carico connotativo di significati.
-brand image: è il nucleo della marca. Tutto ciò che il pubblico percepisce della marca nel breve e medio
periodo. Il grado di stima che si da alla marca, la percezione della sua forza e della sua potenzialità.
-brand equity: il patrimonio di marca percepito dal pubblico sul lungo periodo. È una dimensione più
vasta della brand image, che include il valore generale (anche finanziario) dell'azienda, e comprende
anche l'importante fattore della fedeltà dei consumatori, che sono un vero e proprio valore assorbito dalla
marca.
-brand positioning: è la strategia adottata da una marca per determinare la propria forza sul mercato.
2.2.2.4 Il mondo della marca
Riassumiamo la genesi e lo sviluppo di una marca e delle sue caratteristiche:
-La marca crea la sua identità (brand identity) e si butta sul mercato in base alla decisione strategica
scelta (brand positioning). La marca inizia poi a farsi sentire tramite tutte le strategie di comunicazione,
oltre agli altri elementi del marketing mix (copy strategy). Arrivano i primi risultati, ossia come il
pubblico reagisce (formando la brand image). Se la brand image si somma alla brand loyalty, ecco
nascere la brand equity.
Notiamo come la costruzione di una determinata brand image (o, successivamente, brand equity) possano
influenzare il dna della marca, cioè la brand identity.
2.3 L'effetto azione
Analizziamo ora il possibile effetto finale della pubblicità, cioè l'azione. Essa si sviluppa su nascita del
bisogno, ricerca informazioni, valutazioni, acquisto e uso. A volte si aggiungono l'esitazione e il
proselitismo. Come vedremo in seguito, l'accezione più moderna dell'azione è l'engagement.
3. Un modello teorico di misurazione
3.1 Brand genetics
Possiamo ipotizzare che la marca sia una specie vivente composta da una popolazione formata da tutti i
moementi di contatto tra marca e pubblico. Una specie sottoposta all'evoluzione. Il frollino potrebbe
essere, ad esempio, il progenitore della specie Mulino Bianco. Le specie generale si estendono nello
spazio e nel tempo, cresce la loro popolazione.
Il profilo genetico di una marca può essere suddivisibile in 4 sezioni. Ad es NIKE:
-Progenitore: running
-Piumaggio: scarpe
-Territorio: gli sportivi di tutto il mondo
-Evoluzione: continua attualità
3.2 Lo stato di salute di una marca
Ci sono quattro diverse possibili diagnosi per lo stato di salute di una marca:
-Auxologico: la marca passa attraverso gli stadi di riconoscimento, appropriazione e adesione, che
possono anche essere letti come marchi prima di nicchia, poi sfidanti, poi dominanti. Le marche
dominanti possono finire nel “cimitero”, ossia quando la notorietà è ancora alta ma la conoscenza
spontanea è decrescente.
-Della forza: una marca forte passa da diverse percezioni: diversa, poi rilevante (quanto risolve i
problemi), poi stima e infine familiarità. Le prime due fasi, diversità e rilevanza sommate, danno la
vitalità di una marca, cioè il suo potenziale di crescita nel futuro. Stima e familiarità sommate danno
invece la statura, ossia la grandezza attuale di una marca.
-Della personalità: è possibile delineare la personalità di una marca proprio come si fa con la personalità
umana. Ci sono 48 tratti di personalità, alcuni dei quali archetipici.
-Valore finanziario: può essere calcolato in modo consumer based (più intangibile) o attraverso gli indici
finanziari (che indicano il valore economico “reale”).
4. LA STRATEGIA
1. La responsabilità dell'impresa
E' importante distinguere efficienza operativa e strategia. Abbiamo già visto come le aziende si stiano
spostando verso efficienza dei costi, razionalizzazione dell'offerta e una visione globale del mercato (esse
formano l'efficienza operativa). Politiche necessarie ma non sufficienti per un vantaggio competitivo reale
e duraturo. Oggi serve anche una strategia: in una parola, differenziarsi, tramite il posizionamento.
Ciò può essere fatto in molti modi:
-Avere un'offerta diversa (+- specializzata, +- completa);
-Può soddisfare bisogni particolari;
-Può rivolgersi a un particolare segmento di pubblico.
Una strategia efficace non deve corrompersi con l'imitazione o con l'imperativo della crescita a tutti i
costi, dato che la diversità implica dei sacrifici. Alla pubblicità integrata compete poi il ruolo di
comunicare il posizionamento cosi faticosamente raggiunto dall'azienda. Spesso la comunicazione
contribuisce anche alla creazione o al perfezionamento del posizionamento stesso, anche se non è
tecnicamente sua competenza.
L'agenzia stessa si da a sua volta una strategia specifica per ogni partner, in modo da scriverne il discorso
in modo equilibrato: più la pubblicità ha successo, più attenzione riceve l'oggetto, più saranno sottolineati
i suoi difetti. Basti pensare alla marea di critiche a Win/Mac, nonostante l'estrema qualità dei due prodotti.
2. La comunicazione nell'ambito del marketing strategico
Il marketing si sviluppa su quattro fasi e la pubblicità li accompagna tutti:
-Analisi e rafforzamento vantaggi competitivi: la pubblicità stessa può fornire un vantaggio.
-Scelta e elaborazione marketing mix (come si agisce sul mercato): è una delle politiche del marketing
mix che meglio aiutano a costruire il valore della marca nel pubblico (insieme a promozione,
distribuzione e prezzo).
-Individuazione target e radicamento nella fascia di mercato: la pubblicità è lo strumento principe per
raggiungere e prendere possesso di un segmento di mercato.
-Prospettiva sul breve e lungo periodo, previsioni di cambiamento: a differenza della promozione, la
pubblicità ha effetti anche sul lungo periodo e quindi viene coinvolta anche nell'ultima fase del marketing
strategico, quella della programmazione del futuro.
3. Costruire una strategia pubblicitaria
Distinguiamo prima di tutto disciplina strategica e creatività strategica. Entrambe necessarie, si devono
equilibrare.
Vediamo ora, in un ordine puramente illustrativo, i dieci punti chiave della strategia pubblicitaria.
a) Primo passo: l'analisi degli obiettivi di marketing
L'unico obiettivo del marketing non è vendere: il marketing può invece assegnare alla pubblicità molti
obiettivi:
-Prezzo: se il prodotto è premium, la marca dovrà sottolineare perchè lo è.
-Costi: valutare quali mezzi usare, ad esempio abolire le costose promozioni focalizzandosi sulla
costruzione del valore di marca.
-Vendite: la comunicazione ovviamente influenza le vendite effettive del prodotto anche a breve.
b) Il secondo passo: l'analisi situazionale
L'analisi situazionale analizza:
-L'identità di marca: ne abbiamo già par