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Per poter prendere delle decisioni in merito ai prezzi, i marketing manager devono conoscere le
Questo da un’idea della soglia minima dei concorrenti, dei margini della
stime dei concorrenti.
categoria o del settore e di come ottenere una stima dei profitti totali. Da queste rilevazioni si può
elaborare una stima delle spese della strategia di marca del concorrente e una previsione sulla
permanenza del prodotto sul mercato. Per elaborare una stima dei costi dei concorrenti posso:
• acquistare il prodotto e analizzarne le varie parti;
• sfruttare i dati pubblicamente reperibili(report annuali);
• analisi della curva di esperienza.
Gli obiettivi di prezzo
alcuni obiettivi che possono essere perseguiti dalla politica di prezzo sono:
• la penetrazione del mercato o massimizzazione della quota di mercato
consiste nell’offrire buona parte del valore al cliente mantenendo solo un piccolo margine
per l’impresa. Con questa politica l’impresa aspira ad accrescere la propria quota di mercato
quanto più possibile. Solitamente rientra in una strategia di lancio di un nuovo prodotto.
• la scrematura del mercato all’impresa piuttosto che al cliente. Possiamo pensare ad
attribuisce un valore maggiore
esempio ai prodotti che presentano un forte legame tra il prezzo e la qualità percepita, come
il vino, per i quali il valore offerto include un posizionamento all’estremità più prestigiosa
oppure a una situazione in cui l’impresa ritiene che nel prossimo futuro non vi
del mercato,
saranno dei concorrenti. Più alti sono i prezzi, più alti sono i margini di profitto e dunque
maggiore diventa la probabilità che sul mercato si inseriscano nuovi concorrenti.
• il metodo del profitto obiettivo
implica una garanzia che il prezzo stabilito per il prodotto o servizio consenta di raggiungere
l’indice di rendimento richiesto dal senior management. Questo metodo si dimostra utile
solo quando gode di una posizione di monopolio o di quasi monopolio, dunque il mercato
produce comunque il volume di vendite necessario per il prezzo stabilito. Si tratta del
metodo adottato normalmente dai fornitori di utenze quali gas o l’elettricità.
• la stabilità dei prezzi
quando i prezzi dei prodotti e servizi rappresentano una parte considerevole dei costi
dell’acquirente, l’instabilità dei prezzi rende ancora più difficile lo sviluppo di previsioni di
profitto e piani a lungo termine. Questo è il caso delle tariffe telefoniche per i grandi utenti,
quali le imprese di telemarketing. I clienti si aspettano un aumento delle tariffe con il tempo,
ma aumenti significativi a intervalli non costanti possono sconvolgere i loro progetti di
pianificazione. Le imprese preferiranno quindi pagare tariffe medie più elevate piuttosto che
essere soggette a oscillazioni costanti. Una situazione simile si riscontra per i contratti a
termine per le materie prime.
• il metodo dei prezzi concorrenti
questa strategia viene applicata quando non si è riusciti a convincere i clienti che esistono
differenze significative tra i vari marchi concorrenti e il prodotto viene inteso come merce
indifferenziata.
La scelta del metodo impiegato per la determinazione del prezzo può essere influenzata dagli stadi
di vita. L’azienda riduce il ciclo di vita a tre stadi principali:
del ciclo
1. fase introduttiva(pochi concorrenti)
2. crescita(penetrazione nel mercato)
3. maturità e declino(stabilità, concorrenza e ritiro del prodotto)
Lungo il ciclo di vita cambia il fulcro attorno al quale ruotano le decisioni relative al prezzo.
Altri fattori di determinazione del prezzo che il marketing manager deve tenere in considerazione
sono gli aspetti relativi alla situazione del settore:
• la minaccia di nuovi concorrenti;
• il potere degli acquirenti e dei fornitori;
• la pressione dei prodotti sostitutivi.
Politica distributiva
I canali distributivi forniscono al consumatore l’accesso ai prodotti o servizi e lo mettono nelle
condizioni di poter effettuare l’acquisto. L’obiettivo di un sistema di distribuzione è realizzare in
modo efficace il contatto tra i consumatori e i prodotti.
I canali di distribuzione possono essere immaginati come una catena del valore aggiunto.
Il primo anello è costituito dai fornitori che offrono materie prime, manodopera, tecnologie e altri
fattori di produzione. intermediari che consentono ai consumatori l’accesso al prodotto
Il secondo stadio è costituito dagli
o servizio. L’azienda fa ricorso agli intermediari solo se apportano al sistema un aumento del valore
complessivo che compensa gli oneri emergenti per la loro collaborazione.
del canale di distribuzione sono clienti dell’impresa; infatti, devono essere convinti
Anche i membri
e stimolati a promuovere il prodotto, analogamente a quanto avviene per i consumatori, che devono
essere convinti all’acquisto. Per convincere gli intermediari si possono seguire due strategie
• serie di strategie promozionali;
• assicurare agli intermediari che l’azienda si dedichi alla sensibilizzazione dei consumatori
all’acquisto del marchio.
Queste rappresentano le due attività che si realizzano all’interno del canale di distribuzione: le
attività di push che mirano a indurre i membri del canale a occuparsi della vendita del proprio
prodotto, e le attività di pull che hanno l’obiettivo di motivare i clienti a richiedere il proprio
marchio.
Dallo schema possiamo vedere come i membri del canale distributivo siano intesi come
un’estensione dell’impresa e non, invece, un suo sostituto. I clienti tendono ad associare i problemi
relativi al canale con l’impresa anche se questa ne è in realtà del tutto estranea.
quindi, è nell’interesse dell’azienda motivare i membri del canale di distribuzione ad
Nella realtà,
agire per il bene di entrambi(fornitore e distributore).
Il sistema di distribuzione coinvolge figure diverse:
• agente;
• commerciante;
• grossista;
• dettagliante;
• broker;
• agente del prodotto(rappresentante);
• distributore;
• jobber;
• agente per l’assistenza alle vendite.
Poiché l’obiettivo finale è far si che i clienti scelgano la propria marca, la progettazione e la
l’attenzione dei clienti e portare dei
gestione del canale di distribuzione deve riuscire ad attirare
profitti all’azienda.
La distribuzione deve adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente esterno, e le innovazioni possono
creare nuove opportunità di marketing.
Gli intermedi del canale di distribuzione forniscono una serie di servizi e svolgono una serie di
funzioni per le imprese per le quali lavorano:
• ricerche di mercato
intrattenendo rapporti diretti con i clienti possono raccogliere informazioni sul cliente e sul
comportamento della concorrenza;
• comunicazione
possono fornire al cliente informazioni relative al prodotto o servizio;
• contatti
possono ricercare autonomamente i clienti e interagiscono con essi;
• personalizzazione
tentativo di adattare il prodotto ai bisogni del cliente;
• trattative sul prezzo
trattazione del prezzo finale del prodotto, anche se in molti adottano ormai un sistema di
prezzi fissi;
• distribuzione fisica
nel caso di vendita di prodotti tangibili, gli intermediari si occupano dei servizi logistici di
base;
• finanziamenti
cui l’impresa produca beni durevoli si segue una strategia che consiste
nel caso in
nell’abbattimento degli oneri finanziari, che ricadono sul dettagliante;
• rischi
quando avviene l’acquisto della proprietà del prodotto da parte dell’intermediario che si
assume anche la responsabilità e i rischi connessi alla successiva rivendita;
• servizio
gli intermediari si occupano del servizio assistenza clienti e delle eventuali riparazioni del
prodotto, rispondono alle domande del cliente sulle modalità di utilizzo del prodotto e
forniscono l’assistenza prevista dalla garanzia;
• relazioni produttore-cliente
essendo, molto spesso, delle estensioni dell’impresa, i membri del canale di produzione
possono migliorare(o compromettere) la qualità dei rapporti tra l’impresa e il cliente finale;
• assemblaggio del prodotto
possono contribuire al processo di produzione di un prodotto;
• la scelta del canale di distribuzione
possono scegliere una strategia di distribuzione che possa soddisfare al meglio le attività che
si svolgono all’interno del canale.
Fattori che influenzano il sistema di distribuzione:
• comportamento d’acquisto del consumatore;
• comportamento dei concorrenti: scelgo canali di distribuzione alternativi per differenziarmi
tenendo presente le aspettative dei clienti e la dimensione del segmento obiettivo;
• la strategia di marketing: risultante dell’analisi della domanda, della concorrenza e
dell’ambiente. Per legare la strategia di marketing con il canale di distribuzione occorre fare
l’impresa vuole attribuire all’offerta;
attenzione al valore che
• le risorse: per i nuovi prodotto o per i prodotti introdotti in un nuovo mercato nazionale o
estero. Inizialmente il budget destinato alla distribuzione è piuttosto limitato.
Le alternative di canale:
1. canali diretti: implicano di solito il ricorso alla forza di vendita; i vantaggi di questo
sistema sono la possibilità di controllo da parte dell’impresa e un impegno mirato
esclusivamente ai suoi prodotti. Grazie a programmi adeguati l’impresa può addestrare gli
addetti alle vendite affinché mandino un particolare messaggio ai potenziali clienti e lo
modifichino al variare della strategia di marketing. Gli svantaggi sono i costi di formazione
e aggiornamento del personale e la limitata capacità di stabilire contatti con molti clienti
dettata dalle dimensioni della forza di vendita stessa. Ogni problema della portata limitata
del canale diretto è bilanciato dalla diffusione del telemarketing e del direct mail. Questi
e danno all’azienda la
metodi consentono di raggiungere un numero elevato di clienti
possibilità di esercitare un controllo sul messaggio inviato al cliente.
È preferibile scegliere un canale diretto quando c’è bisogno di comunicare molte
informazioni per la complessità tecnica del prodotto; l’impresa punta alla personalizzazione
de prodotto; occorre garantire la qualità del prodotto; il volume di ogni ordine è elevato;
trasporto e stoccaggio dei beni sono complessi
2. canali indiretti: possono raggiungere un numero più ampio di clienti e svolgere funzion