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PUNTI DI FORZA:
- È il miglior metodo di produzione applicabile alle produzioni di massa e/o standardizzate tipiche del sistema capitalistico (un'idea, un prodotto replicato "n" volte);
- Facilità nella gestione del personale nell'eventuale reclutamento, anche in presenza di elevato turnover;
- Velocità e precisione all'incessante attività (monotona) dei dipendenti (eseguire una stessa azione "n" volte "quotidianamente");
- Ottimizzazione della produzione attraverso la riduzione, nonché alla minima dispersione di energia della forza lavoro;
- Bassi costi di formazione;
- Determinazione preventiva dei budget di produzione e relativo controllo;
- Facilita nella costruzione dei business plan e dell'accesso al credito a causa dei limitati "rischi" nella produzione.
- Si adatta meglio ad una diminuzione della produzione durante l'anno, in quanto il personale segue la quantità di
Inferiore sono responsabilidelle attività quotidiane delle unità operative ad essi assegnate. Le origini della teoria delle decisioni organizzative possono essere fatte risalire al libro di March e Simon teoria dell'organizzazione e al libro di Cyert e March teoria del comportamento dell'impresa. Oggetto di dibattito successivamente affrontato da Simon, March e Cyert fulegato al concetto di razionalità dei processi decisionali organizzativi, in quanto per loro si poteva parlare di razionalità in senso ristretto. Gli economisti tradizionali credono che il processo decisionale nelle organizzazioni sia ispirato a un modello razionale. Questo modello comincia con una definizione del problema e la raccolta e l'analisi di informazioni rilevanti che servono a inquadrare l'attività decisionale. Il secondo step consiste nel valutare e generare una serie di pro e contro per ciascun corso di azione. In fine si valuta la scelta migliore.
In rapporto agli obiettivi dell'impresa, Simon si rese conto che i decisori organizzativi spesso si trovano di fronte a obiettivi contrastanti e che dunque non è facile decidere in modo razionale nelle organizzazioni a causa di:
- informazioni incomplete e imperfette;
- la complessità dei problemi;
- capacità umana limitata nell'elaborare informazioni;
- tempo limitato a disposizione dei decisori.
Simon chiamò quest'insieme di limitazioni come il problema della razionalità umana. Il problema decisionale risulta "ambiguo" quando i decisori tendono a valutare le alternative in modi diversi. La differenza tra ambiguità e incertezza sta nel fatto che, mentre un aumento di informazioni riduce l'incertezza, l'ambiguità viene spesso esasperata dall'aggiunta di informazioni perché ciascuna informazione aggiuntiva fornisce un ulteriore motivo di disaccordo tra i decisori. Ci possono essere
Casi in cui le parti coinvolte in una decisione sono d'accordo sugli obiettivi e/o sulla natura del problema da risolvere, ma non su come risolverlo o come raggiungere tali obiettivi. In queste situazioni, l'incertezza è elevata, ma l'ambiguità non è un fattore cruciale. In questi casi il processo decisionale tende a procedere per tentativi, o attraverso un processo di apprendimento per tentativi ed errori (trial and error).
I processi decisionali organizzativi si verificano talvolta in assenza di accordi sugli obiettivi da perseguire o sulle questioni da risolvere. Tuttavia, quando gli altri decisori sono consapevoli di questa tendenza, possono cercare di gestire o manipolare il processo decisionale attraverso attività politiche. Questo processo politico riguarda gruppi di individui uniti nella difesa dei propri interessi e decisi a proporre alternative vantaggiose per tutto il gruppo. Questo modello prende il nome di modello della coalizione del
processo decisionale dove l'ambiguità rappresenta un problema molto più scottante dell'incertezza. In queste condizioni, i decisori non si concentrano principalmente sulla ricerca di informazioni per risolvere i problemi, ma sulla ricerca di alternative che possano conciliare i vari interessi.
Brunsson critica l'approccio del decision-making perché si concentra soltanto sulle decisioni che sarebbero fenomeni puramente cognitivi. Lui sostiene che i manager sono più interessati all'azione rispetto alla decisione. L'autore ritiene necessario introdurre un altro concetto, ovvero quello della razionalità dell'azione. La tesi di Brunsson si basa sull'osservazione che l'azione organizzativa non dipende soltanto dalla decisione di agire, ma anche dalla motivazione e dall'impegno, i quali a loro volta richiedono la presenza di aspettative positive.
Brunsson parla di irrazionalità decisionale e sostiene che la
La validità di questo modello è comprovata dall'osservazione dell'operato dei decisori. Egli sostiene che i decisori spesso considerano soltanto poche alternative, ignorando le conseguenze native delle alternative preferite e definiscono i criteri di scelta tra le varie alternative in base alle conseguenze previste della loro alternativa preferita. Brunsson sostiene che i decisori agiscono in questo modo apparentemente irrazionale per il bisogno di formare aspettative positive che sostengano la motivazione e l'impegno ad agire. Tuttavia, lui non abbandona la razionalità decisionale ma la circoscrive a situazioni in cui i benefici derivanti dalla motivazione e dall'impegno non sono rilevanti.
Le decisioni manageriali possono essere classificate in varie tipologie a seconda: dell'ampiezza; dell'importanza; degli obiettivi; dell'impatto; di chi decide; Definizione di decisione e di processo decisionale; L'importanza delle decisioni;
Le tipologie di decisioni; I processi decisionali; I processi decisionali nelle organizzazioni; Evitare gli errori; Gli stili decisionali. Programmate vs. non-programmate- Le decisioni programmate sono semplici, frequenti e sono prese in base a delle regole di risposta automatica (cd. policy);
- Le decisioni non-programmate sono decisioni uniche, non prevedibili, spesso importanti, che richiedono riflessione, un ragionamento, la raccolta di informazioni e la scelta tra varie alternative.
- Decisioni strategiche: sono di competenza del top-management, hanno un impatto su tutta l'organizzazione, il focus è sul lungo periodo.
- Decisioni tattiche: sono di competenza del middle-management, il focus è sul breve medio periodo.
- Decisioni operative: sono di competenza di qualsiasi lavoratore, il focus è sul breve periodo (attività giornaliera).
- Una decisione è caratterizzata da rischio quando non si conosce il risultato ma si