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EDICAZIONE PULSATA
somministrazione di farmaco non in continuo ma ad intervalli. Lo scopo è di
ridurre l’utilizzo del farmaco, con conseguente riduzione dei costi. Svantaggi:
possibilità che si instauri antibiotico resistenza e possibili residui di farmaco nelle
Polmonite carni. È una tecnica che si può utilizzare ma è meglio non utilizzarla a lungo
periodo. In aziende a ciclo chiuso in cui l’incidenza da micoplasma è elevata, si
potrebbero somministrare farmaci specifici anche ai riproduttori, qualche
settimana prima del parto scopo: ridurre la probabilità di infezione.
3- Vaccini: esistono diversi vaccini anti micoplasma. Sono tutti vaccini spenti e con
presenza di adiuvante (aumenta l’immunogenicità del vaccino).
Vantaggi: efficace soprattutto in quei casi in cui la prevalenza è molto elevata. Se invece
l’incidenza è molto modesta la scelta di vaccinare potrebbe essere inutile. Si ha
aumento sensibile dell’incremento ponderale medio giornaliero, miglioramento
dell’indice di conversione dell’alimento, riduzione numero giorni necessari per portare
l’animale al peso ideale di macellazione, riduzione sintomatologia clinica, riduzione
prevalenza lesioni polmonari, riduzione costo trattamenti, riduzione incidenza
complessiva delle infezioni. Tutti questi vantaggi si ottengono non immediatamente ma
dopo la somministrazione di almeno un anno della vaccinazione.
Svantaggi: non sono in grado di prevenire completamente lo sviluppo delle forme
cliniche e non sono in grado di prevenire la colonizzazione dell’apparato respiratorio da
micoplasma. Gli animali sono comunque infetti ma sihariduzionedell’estensione della
colonizzazione e riduzione della possibilità che micoplasma arrivi in sede polmonare.
a. Meccanismo d’azione: inducono la produzione di anticorpi specifici evidenziabili
sia nel sangue sia a livello di mucose respiratorie. Quindi si possono mettere in
evidenza immunoglobuline specifiche a livello di mucosa respiratoria. La
vaccinazione induce anche un aumento di produzione di cellule secernenti IFN-
gamma (mediatore processo immunitario). Si ritiene che in termini di protezione
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da espressione clinica, quello che importa è in particolare l’immunità di mucosa e
l’immunità cellulo mediata. La valutazione sierologica dell’efficacia del vaccino ha
poco senso perché non si può stabilire un valore di anticorpi ematici e stabilire che
quello risulta essere protettivo o meno: non c’è correlazione tra titolo anticorpale e
protezione. Dopo la vaccinazione non tutti gli animali diventano sieropositivi,
nonostante ciò questi animalihanno un certo grado di protezione. In animali
vaccinati gli anticorpi sierici spariscono di fatto dopo 1-2 mesi in tutte le
condizioni in cui questi soggetti non sono esposti direttamente all’agente eziologico
(no esposizione continua).
b. Strategie di vaccinazione: l’immunità vaccinale va indotta il prima possibile.
Bisognerebbe iniziare a vaccinare subito dopo la nascita. Il problema è che
vaccinare animali così giovani costituisce un importante fattore di stress, anche
perché se si utilizza uno schema classico di somministrazione con due vaccini,
questi soggetti vanno manipolati due volte quando si trovano insieme alla madre
in sala parto. Questi animali inoltre subiscono già una serie di manualità come
castrazione, taglio della coda, ecc che costituiscono ulteriori fattori stressanti. La
scelta per effettuare la vaccinazione deve tenere conto sia di criteri gestionali sia a
eziologia aziendale. Per stabilire qual è la migliore strategia di vaccinazione, è
necessario adattare la vaccinazione al contesto produttivo in cui ci troviamo. In
enzootica linea di massima si possono identificare due tempistiche diverse di
somministrazione in funzione del tipo di allevamento in cui ci troviamo. In
allevamento tradizionale (unico sito produttivo), viene
preferitalavaccinazioneprecoce che viene effettuata in sala parto su suinetti con
meno di 4 settimane di vita. Posto che l’animale rimane li 4 settimane, il primo
intervento si effettua alla seconda settimana di vita e il secondo si fa alla quarta
Polmonite settimana di vita quando il suinetto viene spostato alla fase di svezzamento: in
questo modo si riduce lo stress perché manipolo gli animali una volta di meno. In
un allevamento multi sito invece, si preferisce utilizzare una
vaccinazionecosiddettatardiva che viene effettuata dalla quarta/decima
settimana. In allevamenti tradizionali esiste anche un’altra possibilità: protocollo
vaccinale oneshot, unica somministrazione di vaccino eseguita entro la prima
settimana di vita: il vaccino viene rilasciato gradualmente. Hanno lo svantaggio
che chi vaccina deve essere esperto nella vaccinazione perché bisogna essere sicuri
che il vaccino abbia effetto. Vaccinazione precoce:vantaggi: induco
immunizzazione tendenzialmente prima che l’infezione si diffonda nel gruppo (la
contagiosità è relativamente modesta nonostante i suinetti siano subito a contatto
con la madre). Nelle prime fasi di vita degli animali, la quantità di patogeni in
ambiente (sala parto) è inferiore rispetto a quella che troveranno nelle successive
fasi di crescita. Svantaggi: presenza di immunità passiva (sbiancamento vaccino),
aumentato rischio di sviluppo di PMWS (sindrome deperimento progressivo post
svezzamento). Vaccinazione tardiva: vantaggi: minore interferenza dell’immunità
passiva.Svantaggi: possibilità di vaccinare animali già infetti. Può interessare fino
a un certo punto perché ad ogni modo il vaccino non previene l’infezione e non
previene la colonizzazione. Nelle fasi di svezzamento e magronaggio invece ho la
presenza di agenti eziologici che possono interferire con la risposta immunitaria e
in queste fasi lo stato sanitario è più importante.
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Fase di svezzamento:
In zootecnia inizia dopo che divido il suinetto dalla madre.
PRRS: porcine reproductive respiratory syndrome.
Sindrome riproduttiva e respiratoria del suino
Differenza tra sindrome e malattia
M : condizione che ha entità chiara. Si sa esattamente l’agente eziologico che la
ALATTIA
causa, come agisce, la sintomatologia che ci si aspetta, la risposta del’organismo,
diagnosi, profilassi e terapia (come la paratubercolosi). È una condizione che ha un inizio
e una fine e un aspetto sintomatologico e clinico evidenziabile e chiaro.
S : provocata da più agenti patogeni con virulenza non elevata, spesso inducono
INDROME
infezione senza malattia, aspetti clinici poco evidenti, sintomatologia e lesioni
difficilmente descrivibili, o meglio, non sono riconducibili a un singolo agente eziologico
perché le lesioni sono provocate da più agenti. La partecipazione di fattori esterni
all’ospite è molto spesso ciò che fa la differenza tra aspetti di gravità consistente e
nessun riscontro economico e sanitario.
Storia
PRRS Nasce alla fine degli anni ’80, inizio anni ’90. È una sindrome relativamente recente che è
nata in modo improvviso e quasi contemporaneamente nei continenti: hanno avuto uno
sviluppo simile anche altre malattie come la PMWS. Come mai questi nuovi patogeni si
sono manifestati all’improvviso? Le ipotesi sono molteplici ma con ancora numerosi
dubbi. Hanno compiuto un salto di specie verso il suino? È possibile che in futuro ci sia
un’evoluzione degli agenti virali tale da determinare nuove infezioni? Quello che si sa è
che tutti i mammiferi presentano una flora virale all’interno del proprio organismo che
però non manifesta malattia. Il ruolo di questi virus non è ancora chiaro e potrebbero in
futuro mutare ed evolvere forse verso forme patogene.
La PRRS è una sindrome infettiva contagiosa causata da agente eziologico appartenente
alla famiglia degli Arteriviridae. Ha delle caratteristiche eziologiche e patogenetiche
simili a quelle dell’arterite virale equina.
È responsabile di patologie respiratorie e riproduttive. Significa che la presenza di PRRS è
ugualmente importante sia negli allevamenti di solo ingrasso sia negli allevamenti di
riproduzione e ingrasso perché può colpire entrambi.
I virus della PRRS sono molto numerosi, nel senso che hanno caratteristiche fenotipiche
(virulenza) e genotipiche estremamente differenziate in funzioni all’appartenenza a ceppi
diversi. La popolazione di virus della PRRS è formata da microrganismi che hanno
caratteristiche di virulenza e di antigenicità diverse tra di loro. Questa differenziazione è
dinamica, in continua evoluzione. Quotidianamente vengono isolati ceppi molto diversi
rispetto a quelli isolati in passato. Dinamismo quindi prevalentemente genetico e
antigenico. 68
La PRRS è una malattia con impatto molto importante dal punto di vista economico:
attualmente, la PRRS è probabilmente la patologia più pericolosa e più grave, che
impatta maggiormente sull’economia dell’allevamento. Crea danni sia in situazioni in cui
è presente malattia clinica, sia quando le forme di infezione evolvono in termini di
malattia subclinica.
1987: prima descrizione chiamata negli USA Mystery SwineDisease.
venne
1990: descritta anche in Europa. Per la descrizione, ci si basava sulla
sintomatologia che si manifestava.
1991: viene isolato il genotipo della PRRS in Olanda, denominato anche ceppo
Lelystad europeo.
genotipo
1992: anche in USA viene isolato il ceppo, denominato VR 2332 nord
genotipo
americano.
Questi due ceppi (americano e olandese) appartengono entrambi a genotipi diversi.
Significa che il livello di identità amminoacidica e nucleotidica è intorno al 40-50%.
Questo indica la derivazione da un unico progenitore che nel corso di migliaia di anni si è
segregato in ceppi diversi. Questa è avvenuta probabilmente in specie diverse dal suino:
a partire dagli anni ’60 questo progenitore ha fatto il salto di specie ed è entrato nel
suino. È rimasto silente per molti anni ed è emerso quasi contemporaneamente in
America e in Europa. Attualmente, tranne poche eccezioni, questa infezione è
considerata ubiquitaria. Alcuni paesi sono indenni perché possiedono pochi allevamenti
di suini (Svizzera).
PRRS Probabilmente la spiegazione di una diffusione così ampia e contemporanea in America e
in Europa è stata l’intensificazione estrema dell’allevamento suinicolo.
Eziologia
Famiglia: Arteriviridae.GenereArterivirus.
È un virus a RNA, di 50-60 nm. Il fatto che sia un virus a RNA giustifica la grande
variabilità genetica tra i due ceppi