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CALICIVIROSI (FCV)
Si configura come una malattia a diffusione praticamente mondiale, associata asintomatologia prevalentemente respiratoria ma occasionalmente caratterizzata da altre situazioni patologiche quali ad esempio gengivo-stomatiti accompagnate da ulcere del cavo orale e della lingua. Non è un agente zoonosico.
EZIOLOGIA
L'agente eziologico è rappresentato dal Calicivirus felino (FCV), appartenente al genere Vesivirus e alla famiglia Caliciviridae. Quest'ultima comprende al suo interno anche altri generi di interesse medico-veterinario:
- Norovirus: sono responsabili di una gastroenterite di origine non batterica che colpisce prevalentemente l'uomo ma anche altri animali quali suini, bovini e carnivori. La trasmissione si realizza solitamente per via oro-fecale.
- Nebovirus: come i rotavirus, sono associati ad una sindrome diarroica neonatale che colpisce i vitelli associata a mortalità precoce in quei contesti caratterizzati da scarsa igiene.
Ambientale.- Lagovirus: sono responsabili della malattia emorragica virale del coniglio e della sindrome della lepre bruna europea.
Sapovirus: sono causa di una gastroenterite di origine non batterica che colpisce l'uomo, il quale si infetta nutrendosi di molluschi bivalvi crudi che ospitano l'agente al loro interno in quanto animali filtratori. Si tratta di un virus a RNA monocatenario a polarità positiva e simmetria icosaedrica, sprovvisto di envelope, con diametro di 35-40nm. Il capside è costituito da 180 copie di una singola proteina VP1. Nonostante tale agente sia caratterizzato da elevata variabilità genetica e antigenica con formazione di ceppi a diversa virulenza e patogenicità, si riconosce un sierotipo unico (F9), per cui un solo vaccino risulta in grado di indurre la produzione di anticorpi anti-calicivirus felino protettivi nei confronti di tutte le varianti. Il genoma è lungo circa 7000 nucleotidi ed è costituito da 3 Open
Reading Frame (ORF):
- ORF1: codifica per le proteine non strutturali (es. RNA polimerasi RNAdipendente, enzimi di clivaggio e replicazione).
- ORF2: è la più importante e codifica per un precursore della proteina strutturale del capside, la VP1, che contiene gli antigeni immunodominanti ed i siti recettoriali per l'adsorbimento virale; è anche la zona caratterizzata dalla maggiore variabilità genetica, responsabili delle differenze di patogenicità osservate tra i diversi ceppi.
- ORF3: è il gene più piccolo e codifica per una piccola proteina assemblante che serve a mantenere in posizione le VP1. È in grado di replicare su linee cellulari, motivo per cui è stato sfruttato per molti anni allo scopo di studiare i calicivirus umani. Si può coltivare facilmente sulle cellule renali continue di gatto o CrFK (Crandell Feline Kidney), sulle colture primarie di rene di delfino e sulla linea cellulare VERO (linea cellulare
continua dall'epitelio di rene di scimmia). Le cellule CrFK sono ricavate prevalentemente dalla corticale renale di gatto e quando questi monostrati cellulari vengono infettati con il calicivirus felino si verifica un effetto citopatico (24-48h p.i.) indotto dalla replicazione del virus caratterizzato da una modificazione morfologica delle cellule con arrotondamento cellulare e formazione di raggruppamenti chiamati cluster, aumento della rifrangenza, distacco e lisi cellulare. Nell'ambiente esterno il virus risulta essere abbastanza resistente in quanto privo di envelope: è resistente all'azione dei solventi dei lipidi, mentre è inattivato dall'ipoclorito di sodio e dalla glutaraldeide, anche se solo se a contatto per circa 10 minuti.
EPIDEMIOLOGIA
La malattia ha diffusione cosmopolita. I gatti più a rischio sono quelli giovani di età compresa tra i 2 e i 12 mesi.
Vaccinati o nati da madre non vaccinata e caratterizzati quindi da incompetenza immunologica. È una patologia tipica degli ambienti con elevata densità di animali. Determina sintomatologia anche nei soggetti più adulti che sono andati incontro a immunodepressione e immunodeficienza. Il virus è eliminato attraverso le secrezioni oronasali e la principale via di trasmissione è il contatto diretto tra animale infetto/portatore e animale sano. Talvolta la trasmissione può avvenire anche per via indiretta, in quanto il virus è abbastanza resistente in ambiente. Solitamente non si ha viremia, quindi il virus non viene eliminato attraverso urine e feci. La principale fonte di diffusione sono i gatti in fase acuta di malattia, accompagnati da quelli persistentemente infetti, ovvero gli animali guariti e portatori a lungo termine, gatti che hanno superato la malattia ma nei quali il virus persiste a livello dell'epitelio tonsillare.
dove replica lentamente ed in quantità tale da poter essere eliminato in ambiente continuamente e non in maniera intermittente senza che l'animale manifesti alcuna sintomatologia. Non tutti i gatti diventano persistentemente infetti: il 50% dei gatti infetti è infatti in grado di combattere il virus ed eliminarlo mediante la risposta anticorpale in 75 giorni; altri gatti invece possono rimanere portatori per tutta la vita in assenza di sintomatologia clinica. A determinare se il gatto diventerà persistentemente infetto è la risposta del sistema immunitario al momento dell'infezione. Il virus è stato isolato anche dal cane, che risulta recettivo all'infezione ma non sviluppa la malattia. PATOGENESI Il calicivirus felino è il principale patogeno coinvolto nella sintomatologia respiratoria del gatto. Questo si infetta inalando o ingerendo aerosol contenente il virus per contatto sia diretto sia indiretto. Il virus invade innanzitutto la congiuntiva.La mucosa orale, l'epitelio linguale, quindi il tratto respiratorio superiore. Da questi siti, infatti, si recupera facilmente già due giorni prima della comparsa dei sintomi. A questo livello replica, provocando la sintomatologia respiratoria, e viene eliminato in ambiente principalmente tramite le secrezioni oculo-nasali. Tuttavia, poiché la variabilità dell'ORF2 ne condiziona la patogenicità, è possibile osservare anche sintomi diversi da quelli respiratori. In questi casi il virus non resta confinato alle vie aeree superiori, ma dopo una prima replicazione a questo livello, dà una fase viremica e si distribuisce successivamente ad altri organi, per poi essere eliminato anche attraverso feci e urine.
SINTOMATOLOGIA
Il periodo d'incubazione è molto breve, di circa 1-2gg. I segni clinici caratteristici sono sia a carico delle prime vie aeree (scolo nasale inizialmente sieroso, starnuti), sia a carico dell'occhio e della tosse.
Testimonia la presenza di viremia, seguita dopo qualche giorno da una grave zoppia a carico soprattutto degli arti posteriori. Essa è caratterizzata da andatura rigida, iperestesia (ipersensibilità cutanea ai normali stimoli esterni causata da un'anormale eccitazione nervosa) e dolorabilità articolare con febbre, ulcerazioni e sintomi respiratori pregressi.
- Aborto. Occasionalmente FCV è stato isolato dal feto abortito, ma è un'evenienza rara, probabilmente causata dal passaggio transplacentare del virus.
- Uretriti e cistiti. A volte sono isolati in corso di patologie delle basse vie urinarie come uretriti e cistiti. In questi casi si ha dolorabilità e aumentata frequenza di urinazione, spesso associata ad ematuria.
- Sindrome emorragica. È molto simile a quella osservata nel coniglio e sostenuta da lagovirus (MEV). È causata da ceppi definiti virulenticsystemic disease, che colpiscono prevalentemente soggetti adulti.
Questi sono i sintomi di una grave infezione virale che porta al collasso multiorgano. La viremia grave causa pancreatite acuta, edemi per vasculiti e necrosi epatica e intestinale. In particolare, il virus FCV è spesso isolato durante la gastroenterite felina ed è associato alla panleucopenia felina. I ceppi del virus associati a enteriti o sindrome del claudicante sono più virulenti, si replicano più rapidamente e distruggono facilmente le cellule formando grandi placche. Al contrario, i ceppi meno virulenti, come quelli presenti nei vaccini, causano solo piccole lesioni e hanno una crescita più lenta e meno aggressiva.
La diagnosi clinica può solo sospettare la presenza della malattia, poiché mancano sintomi clinici caratteristici. Pertanto, è necessario ricorrere a indagini di laboratorio per confermare la diagnosi. In questo senso, l'approccio è...
fondamentalmente di tipo diretto poiché si tratta di una patologia che rientra tra le vaccinazioni core. Nel caso della forma classica respiratoria il campione di partenza è rappresentato da un tampone congiuntivale o faringeo asecco che viene solitamente sottoposto ad un’indagine di tipo molecolare: la Nested RT-PCR. Questa tecnica è rapida e sensibile, e permette di amplificare ripetutamente piccole quantità di DNA utilizzando una DNA polimerasi termo-resistente per eseguire una copia da una sequenza stampo. Trattandosi di un virus a RNA, è però necessario che il genoma sia prima retrotrascritto in DNA (RT-PCR) per poter poi eseguire la PCR. Se il sospetto è invece quello di una sindrome emorragica, il campione di partenza più indicato è un prelievo di sangue in EDTA accompagnato da un campione fecale in quanto il gatto molto probabilmente si trova in fase acuta di malattia e sta eliminando l'