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La Sutura
La sutura deve essere una sutura che avvicini il tendine al suo moncone e che sia la più piccola e meno ingombrante possibile. Inoltre deve essere così forte da permettere il movimento.
I fili di sutura devono essere inerti, quindi non devono essere caratterizzati da un processo infiammatorio di riassorbimento perché questo processo determina la presenza di macrofagi e quindi una situazione di infiammazione che può portare ad un processo cicatriziale.
Ci sono diversi tipi di sutura:
- Suture di Pull-out: il filo di sutura esce per poi agganciarsi ad un bottone; quest'ultimo a distanza di tempo viene asportato.
- Suture di Bunell: tecnica utilizzata anche per il tendine di Achille, va ad alterare lo spessore della pelle.
- Suture di Kessler: che cerca di nascondere i nodi all'interno della lesione.
I nodi di sutura possono essere all'esterno del piano osseo oppure che sono in profondità; le suture inoltre possono essere lontane.
delle lesioni o delle zone vicine. Una volta suturato il tendine, se necessario, si suturano anche le pulegge perché il tendine si alza e potrebbe non essere funzionale. Il metodo di Kleinert è un sistema particolare in cui sia la mano che le dita sono flesse, in modo da non mettere in tensione la sutura. Per riprendere il movimento, si mette un elastico sull'unghia del dito lesionato, facendogli fare un'estensione graduale: l'elastico permette il ritorno, senza che il flessore venga messo in tensione. Per recuperare la funzione dopo il trauma si effettua un'operazione di tenolisi, ovvero la liberazione del tendine con l'intento di restituire il movimento al tendine. È un tentativo e il paziente deve essere fortemente motivato. Gli accessi per eseguire una tenolisi sono molto estesi. Esistono patologie di tipo degenerativo, infettivo e infiammatorio. Per quanto riguarda gli aspetti del lavoro, i processi infiammatori,che sisviluppano spesso a livello delle pulegge, possono riguardare la rottura ditendini flessori questa è una lesione di tipo degenerativo. La falange distale non si flette più improvvisamente e il paziente magari non ha maiavuto un trauma. Questa lesione necessita di intervento chirurgico.Di questa patologia ne soffrono chi fa lavori manuali ma anche sportivicome gli arrampicatori. Dito a scattoil pazienta riferisce di aver sentito un brusco "scatto" di uno o più dita nelpassaggio dalla posizione di flessione a quella di estensione. Si riscontraprincipalmente nelle donne di media età. Praticamente i tendini passano dentro alla guaina sinoviale, può accadereche a livello della guaina avvengono dei microtraumi ripetuti nel tempoche provocano l'infiammazione e portano alla formazione di un nodulosinoviale. Questo nodulo provoca un blocco che rende doloroso muovere ildito. Le dita più colpite sono il 1,3 4. Per la diagnosil'ortopedico sente tramite la palpazione un nodulo sottocutaneo. Per quanto riguarda la terapia, è la somministrazione di 3 giorni di antiinfiammatori, se non passa il problema allora si passa all'intervento chirurgico. Malattia di de Quervain si tratta di una infiammazione della guaina di scorrimento di due tendini diretti al pollice (abduttore lungo ed estensore breve del pollice) nel primo canale dorsale del carpo. Colpisce prevalentemente persone che per lavoro o hobby utilizzano molte volte il pollice come pinza. Un esempio sono i musicisti, chi lavora tanto al computer ecc. Il paziente lamenta dolori intensi, prima periodici poi persistenti alla radice del pollice. Nelle forme avanzate si vede alla base del pollice una area dura e compatta, dolorosa al tatto, il paziente ha difficoltà a muovere il pollice. Per risolvere il problema si fa un'operazione chirurgica che prevede di aprire la guaina e favorire lo scorrimento dei tendini. Malattia di Dupuytren consisteNella formazione di noduli duri e compatti nel palmo della mano, questo fa sì che il paziente abbia difficoltà nel muovere le dita, quelle più colpite sono la 4 e 5. Non si conosce la causa di questa malattia e l'unico modo per risolverla è l'operazione chirurgica.
Rizoartrosi si indica la malattia artrosica nell'articolazione basale del pollice. È molto frequente dai 40-50 anni. I primi sintomi sono un dolore vago al pollice, la caratteristica di quella malattia è che il dolore compare la notte, con il pollice a riposo. Si guarisce con l'operazione, si leva il tendine malato e si sostituisce con un altro tendine sempre del paziente.
Frattura dello scafoide: la frattura dello scafoide porta a una difficoltà nel muovere il polso con dolore.
Epicondilite e epitrocleite del gomito del tennista, L'epicondilite o è una sindrome dolorosa causata dall'infiammazione dei tendini (zona inserzionale) dei muscoli estensori del polso.
Quando si tratta dell'infiammazione dei tendini dei muscoli flessori della mano si parla di epitrocleite (zona mediale del gomito). Queste due sindromi che colpiscono prevalentemente persone tra i 30 e i 50 anni, sono causate da un sovraccarico funzionale dovuto per la maggior parte dei casi a deficit di posizione assiali o stress muscolari localizzati, come ad esempio la ripetizione di movimenti che affaticano i muscoli, associato ad uno squilibrio tra muscoli agonisti ed antagonisti. TRAUMI DISTORSIVI ALLA CAVIGLIA Dal punto di vista funzionale la caviglia è un'articolazione ben conosciuta nei suoi singoli elementi anatomici. Esegue un movimento prevalente, quasi esclusivo, di flesso-estensione. La caviglia è la prima sede di traumi distorsivi (tra le articolazioni), nonostante la giovane età e tanti altri aspetti molti di voi avranno già sperimentato una distorsione di caviglia semplicemente perché si è sottoposti camminando e facendo.Attività sportiva (marcia, corsa...). La caviglia in realtà non è dotata di una biomeccanica particolarmente difficile, la caviglia è riconducibile alle articolazioni che si instaurano tra la tibia, il perone e l'astragalo, quindi tutto sommato sono 3 ossa che insieme collaborano per una corretta cinematica del piede. È l'articolazione che di fatto collega il piede all'arto superiore e quindi svolge prevalentemente un'attività di flessione ed estensione. A causa della difficoltà di riconoscere un asse di carico e un asse meccanico non parliamo di flessione ed estensione del movimento di caviglia ma normalmente parliamo di una flessione plantare e una flessione dorsale del piede, giusto per inquadrare il movimento.
Il sistema legamentoso è un sistema abbastanza esteso, origina da una membrana intraossea. Il legamento laterale è costituito da tre fasci:
- Peroneo-astragalico posteriore;
- Peroneo-calcaneare;
- Peroneo-astragalico anteriore.
Peroneo-astragalico anteriore;
Peroneo-calcaneare;
Il legamento interno è il legamento deltoideo;
l'articolazione sotto-astragalica è stabilizzata dai legamenti calcaneo-malleolari e dal legamento a siepe.
Tutto questo stabilizza i movimenti di varo e valgo del retropiede.
In alcune persone la dorsiflesione è quasi zero (al massimo la caviglia produce 90° rispetto alla tibia, il tendine di Achille è troppo corto) mentre la flessione plantare è sempre possibile.
Questo perché la volta dell'astragalo è più larga anteriormente e quindi durante la dorsiflessione si incastra in mezzo alla pinza tra i due malleoli, mentre nella flessione plantare la porzione posteriore dell'astragalo è più rastremata e permette quindi una maggiore escursione articolare.
Il malleolo laterale non è perfettamente tondo ed è dotato di un movimento rotazionale minimo; è in grado di seguire e di variare la distanza.
inter malleolare mantenendo stabile anche l’astragalo nellaflessione plantare.
TRAUMI DISTORSIVI
L’inversione della caviglia è più frequente perché il malleolo laterale èpiù lungo e quindi l’astragalo ha maggiore possibilità di scivolare e dispostarsi medialmente. L’inversione è la causa maggiore delle lesioni legamentose e distorsioni della caviglia.
Allunga il compartimento laterale.
L’eversione è molto meno frequente. Accorcia il compartimento laterale ma allunga quello mediale.
FRATTURE NEI TRAUMI DISTORSIVI
Il trauma distorsivo può determinare anche la frattura:
- del perone= sono fratture difficili da trattare che hanno un esito che può essere abbastanza debilitante;
- del malleolo laterale= frattura a livello distale oppure prossimale rispetto alla sindesmosi;
- le fratture possono essere a tre livelli rispetto al perone:
1. sopra sindesmosi = interessano almeno tutti e due i legamenti e
anche un po' di membrana intraossea; sotto sindesmosi= sono distali e non alterano la sindesmosi e sono quindi più benigne, guariscono meglio e la caviglia ne risente meno; a livello della sindesmosi= solitamente rompono un solo legamento. Altre fratture abbastanza frequenti nei traumi distorsivi sono quelle della fase del quinto metatarso; il peroneo breve strappa, nel trauma, la base del quinto e quindi il trauma distorsivo può essere complicato dalla rottura di essa. In questo caso i legamenti non sono interessati. Possono intervenire anche le fratture dell'astragalo, del calcagno ma sono comunque poco comuni. Alcuni casi di fratture necessitano di intervento chirurgico. QUADRO CLINICO Caratterizzato spesso da zoppia, talvolta da ematomi che si localizzano lungo la fascia plantare che però possono non essere immediatamente visibili ma si rendono visibili dopo 1/2 giorni perché magari è più profondo. La zona è spesso molto estesa, ladifferenza la fa, oltre al dolore e al gonfiore, la capacità di carico, ovvero se il paziente riesce a camminare o ad appoggiare il piede. Determinano un'indicazione all'esecuzione di una radiografia al fine di escludere gli interessamenti ossei. TEST Quando è possibile sarebbe opportuno eseguire dei test di valutazione per la stabilità della caviglia. Un esempio è il test del cassetto, è la dimostrazione della lesione del peroneo-astragalico anteriore. La dinamica e la forza applicata dal trauma distorsivo può anche coinvolgere, nell'inversione, uno o più legamenti. Tanto più è l'interessamento dei tre legamenti (vd sopra) tanto maggiore è l'instabilità e l'incapacità del paziente di controllare.