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DEFINIZIONE MORFOLOGICA
PIEDE CAVO = innalzamento della volta plantare e deviazione in varismo
del retropiede.
(L’avampiede è più alto del retropiede, dita ad artiglio, astragalo orizzontale.)
CAUSE
- NEUROLOGICHE
- MUSCOLARI
- COLLEGATE A EVENTI TRUMATICI, VASCOLARI
- IDIOPATICO (causa non conosciuta)
TIPOLOGIE
- SPASTICITÀ: contrazione di agonisti e antagonisti insieme (sia flessori che
estensori)
- PARALISI: deficit di un gruppo muscolare o raramente di un muscolo solo (es.
muscoli colonna posteriore)
- MIELIMENINGOCELE, spina bifida: difetti neurologici che compaiono dalla
nascita. Piede che non è mai cresciuto correttamente.
- USTIONI
- SINDROME COMPARTIMENTALE: frattura importante con perdita di sangue
abbondante all’interno dell’arto. Il sangue che si accumula crea una zona di
pressione aumentata che comprime tutte le strutture molli. Si crea un
manicotto che chiude il passaggio del sangue fino alla paralisi. Trattamento:
aumentare l’elasticità e far uscire il sangue (FASCIOTOMIE)
- ESITO DI PIEDE TORTO: piede torto che è stato corretto ma non
completamente.
- PIEDE CAVO IDIOPATICO = patologia causata da una malattia neurologica di
cui l’unica manifestazione è il piede cavo stesso.
Al contrario del piede piatto che ha spesso cause di origine meccaniche, il
piede cavo ha spesso cause di origine neurologiche, col tempo sono stati fatti
degli esami neurologici ed è stato capito che il piede cavo idiopatico andava
trattato come una malattia neurologica.
SCHEMA DEL PIEDE E DELLE FORZE:
Rappresenta tutte le forze che bilanciano: il tendine di Achille, il tibiale
anteriore e gli estensori dell’alluce e delle dita. Le parti più grosse sono
rappresentate dalla componente ossea: piede, metatarsi e falangi. Un piede è
fisiologico quanto le componenti ossee e molli sono tutte perfettamente
bilanciate. Da qui si sono studiati tutti gli sbilanciamenti e quali forze portano al
piede cavo. Sono state prodotte diverse teorie:
- TEORIA1: Progressione da prossimale a distale. Il piede cavo deriva da
una perdita di equilibrio da parte delle strutture che si trovano al centro del
piede.
- TEORIA2: Progressione da distale a prossimale: il disequilibrio parte
dalla fascia plantare e dalle dita e da lì deriva tutto il resto, perché le dita tirano
molto e si portano con se il resto del piede.
- TEORIA3: progressione combinata della parte distale e prossimale. Lo
sbilanciamento è complessivo di tutte le strutture.
Es. Caso di TEORIA2: da distale a prossimale
Correggendo la parte distale annulla l’inarcamento della volta plantare. Uno dei
piedi più frequenti. Piano piano il paziente sovraccarica la porzione anteriore
del piede a causa dello sbilanciamento, il risultato è un SOVRACCARICO
DELLA ZONA METATARSALE che si manifesta con DOLORE E
IPERCHERATOSI (aumento di produzione di cheratina che aumenta lo
spessore e la durezza della zona)
- L’ipercheratosi sulla zona plantare è dovuta dal sovraccarico, parte dal
primo metatarso, poi il quinto e poi tutti gli altri fino a un’ipercheratosi
completa (i metatarsi sono legati tra di loro da una fascia, man mano che
il sovraccarico aumenta la fascia si distende e vengono coinvolti anche
gli altri metatarsi).
- L’ipercheratosi della zona dorsale è dovuta dallo sfregamento con le
calzature.
Anche nel caso delle DITA AD ARTIGLIO, cioè quando i tendini flessori e
estensori tirano entrambi e si accorciano, si arriva a ipercheratosi per
sfregamento contro la calzatura.
Il piede si presenta quindi con:
Dolore
Incolumità prossimali e distali
No calzature normali (chiuse, strette, a punta)
Perdita di funzionalità = anomalie del cammino
ANOMALIE DEL CAMMINO:
MARCIA NORMALE: appoggia per primo il tallone, piano piano appoggia la
□ pianta con un rotolamento della zona esterna del piede fino allo stacco
del primo dito.
MARCIA INVERTITA: nel piede cavo l’avampiede più basso del
□ retropiede, appoggia per primo l’avampiede e prende la maggior parte
del piede, poi arriva il calcagno. Non essendoci il rotolamento nella parte
esterna e nelle dita esterna anche queste appoggiano e staccano
contemporaneamente senza progressione grazie al sollevamento
dell’arto
(I pazienti con piede cavo non tollerano le scarpe piatte, devono sempre
portare scarpe con il tacco)
DIAGNOSI:
ESAME OBIETTIVO: per capire se c’è una patologia di origine neurologica
ESAME NEUROLOGICO: serve per fare diagnosi vera di piede cavo. Va fatta
da un neurologo. Ci sono tanti aspetti da valutare e si possono usare diversi
metodi (elettromiografia, esame liquido cefalo-rachidiano, biopsia, ecc.).
ESAME DELLA MARCIA: cercare la marcia invertita e soprattutto se il piede è
funzionale.
ESAME SPECIFICO DEL PIEDE: si parte dall’esame obiettivo per fare un
esame clinico per valutare il piede e la calzatura. Utile per valutare la gravità
del piede e definire la prognosi (riducibile, irriducibile, correggibile
manualmente o con trattamento più invasivo)
ESAME DELLE DITA: spingendo sulle teste dei metatarsi la grip si riduce.
* TEST DI COLEMAN-ANDREASI: si fa salire il paziente su un gradino e
gli si chiede di mettere in scarico completo l’avampiede (avampiede nel
vuoto, appoggio solo con il retropiede) per far sì che si elimini il carico a
livello distale per avere una correzione a livello prossimale, cosi il
calcagno si raddrizza.
ESAMI STRUMENTALI:
1. ESAME RADIOGRAFICO in carico: se lo faccio in scarico risulta in asse
(test di colema-andreasi)
- Calcagno verticale
- Astragalo orizzontale
- Rapporto tra i due modificati: sembrano appoggiati uno all’altro e non
sovrapposti
- Metatarsi
- Conflitto astragalo e tibio-tarsica: l’astragalo orizzontale sbatte contro
il margine anteriore della tibia e nasce un piccolo becco osseo,
chiamato IMPINGEMENT ANTERIORE.
2. ELETTROMIOGRAFIA: ci aiuta a vedere quando e quanto si attivano i
vari gruppi muscolari durante le fasi del cammino (es.
DESINCRONIZZAZIONE ATTIVITÀ PIANO ANTERIORE: si attiva il piano
anteriore quando non dovrebbe esserci)
3. PEDANA (BAROPODOMENTRIA): evoluzione della pedana classica: si
vedono le aree in sovraccarico (colori diversi)
4. GATE ANALYSIS: analisi del passo. Telecamere associate
all’elettromiografia che ci mostrano com’è il cammino e come funzionano
i muscoli. Serve una palestra attrezzata ma è molto utile per la marcia
invertita.
TRATTAMENTO:
• TRATTAMENTO CONSERVATIVO: riabilitazione e ortesi. Devo avere la
giusta conformazione del piede e fare in modo che la retrazione dei tendini sia
migliore possibile (mantenere il piede elastico) per non peggiorare.
* Nel bambino l’aspetto fondamentale è quello RIEDUCATIVO: si possono
avere grandi miglioramenti. Lo scopo è portare avanti per degli anni il
trattamento, si insegna lo stretching che i genitori possono fare e far fare al
bambino. È fondamentale reinsegnargli a camminare!
- PLANTARE: far ritrovare al piede l’equilibrio perso per rendere la
riabilitazione efficacie, ridurre il dolore e aiutare la marcia (a volte i
soggetti tendono a cadere).
Rialzare il retropiede e mettere un tacco. Per compensare la deformità
utilizzo un appoggio nella zona deformata.
- CALZATURE A BISCOTTO: contenere perfettamente il plantare realizzato
su misura e intervenire su tutto il piede a 360 gradi per correggerlo.
* Nell’adulto il “trattamento” ORTESICO (plantare) non ha lo scopo di
correggere ma ha lo scopo di compensare, aiuta a diminuire il dolore.
• TRATTAMENTO CHIRURGICO: se il trattamento conservativo fallisce o non
è sufficiente
Se non ho ancora alterazioni ossee posso intervenire solo sulle PARTI MOLLI,
mentre se ho artrosi o deformità delle ossa devo intervenire anche sull’OSSO.
- RELISE: rilasciare le parti molli tirate
- TRASPOSIZIONI TENDINEE: accostamento di un tendine che funziona
dove c’è un tendine che non funziona in maniera sufficiente (gli do una
funzione diversa). La fisioterapia insegna al tendine a funzionare in
maniera corretta.
- OSTEOTOMIE: viene tagliata una parte del calcagno e riposizionato
correttamente. Si aspetta che guarisca. In presenza di artrosi va
eliminata anche l’articolazione tibio-tarsica.
Il piede sarà più piccolo (si accorcia)
SCOLIOSI
SCOLIOSI STRUTTURATA
□ ATTEGGIAMENTO SCOLIOTICO
□
SCOLIOSI STRUTTURATA = deviazioni laterale permanente del
rachide sul piano frontale, associata a fenomeni di rotazione, inclinazione e
deformità cuneiformi dei corpi vertebrali, non correggibile volontariamente.
EPIDEMIOLOGIA
La scoliosi può comparire:
<1% nei bambini più piccoli dei 2 anni
10% età giovanile fino a 10 anni
90% età adolescenza 10-15 anni
PREVALENZA
- Fino a 10° (GRADO LIEVE): 1% (tra questi rientrano le non diagnosticate)
- 10 – 30 ° (GRADO MODERATO): 5-8%
- Oltre i 30° (GRADO SEVERO): 0,3%
EZIOLOGIA Marchetti-Faldini
Classificazione
CONGENITE
Dovute ad anomalie di sviluppo della colonna
- Da difetti di segmentazione (SINOSTOSI)
- Da difetti di formazione (EMISPONDILI: vertebre fuse)
- Miste
SECONDARIE (importante il momento della comparsa e la diagnosi
precoce!)
A malattie congenite
o - Neurofibromatosi
- SD di Marfan
- Miopatie Secondarie
- Artrogriposi
A malattie acquisite
o - Idiopatiche
- Rachitismo
- Poliomielite
- Post-traumatiche
Banalmente si può avere una paralisi dei muscoli che può portare a
scoliosi.
SCOLIOSI IDIOPATICHE
Sono le scoliosi secondarie più frequenti
Alla maturità ossea da 2 a 4 persone su 1000 presentano una curva <30°
Compaiono in età giovanile o adolescenziale
Senza causa nota
Evolvono in genere fino alla maturità ossea.
CLASSIFCAZIONE TOPOGRAFICA:
Classificazione per localizzazione della curva, in ordine di frequenza
1. TORACICHE
2. TORACO-LOMBARI
3. DOPPIE PRIMARIE
4. LOMBARI
5. CERVICO-TORACICHE
1. SCOLIOSI TORACICA:
Gibbosità prevalente
Evoluzione spesso grave (>30° tutte evolutive)
Molte superano i 90° con disturbi respiratori (perché deformano le
costole)
2. SCOLIOSI TORACO-LOMBARE
Gibbosità molto marcata
Disequilibri morfologici
Molto evolute
3. SCOLIOSI DOPPIE PRIMARIE
Sono presenti due curve primarie con convessità opposta (non sono una
derivata dall’altra). Formano una specie di S
Gibb