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E’ molto intelligente perché la sua relazione con l’ O è delineata da una curva, con forma strana,

2

sigmoidea. Questa curva ha una parte superiore costituita essenzialmente da una porzione quasi

orizzontale e poi una parte ripida discendente. Come si esprime questa curva su un sistema

Si esprime come relazione tra la Pressione parziale di O a livello delle

di assi cartesiani? 2

ascisse e la saturazione ossi­emoglobina, ovvero la saturazione del legame dell’emoglobina con l’

O sulle ordinate. Se la relazione tra la Pressione parziale di O e la saturazione ossi­emoglobinica

2 2

sarebbe stata espressa da una retta, ciò avrebbe significato che parallelamente, proporzionalmente

all’aumento della pressione parziale di O sarebbe aumentata la saturazione ossi­emoglobinica,

2

viceversa diminuendo la pressione parziale di O linearmente, proporzionalmente sarebbe

2

progressivamente diminuita la saturazione ossi­emoglobinica, e noi saremmo morti molto presto.

Per fortuna invece questa curva sigmoide non esprime una relazione lineare, perché?

Partiamo dai valori elevati, abbiamo detto che quando terminano gli scambi gassosi alveolo capillari

la pressione parziale di O nel sangue arterioso, così riossigenato, avrà raggiunto una pressione

2

parziale di circa 100mmhg, perché si equilibra con la pressione parziale dell’alveolo dove l’ O ha

2

una pressione parziale di 100 mmhg. Quando finisce lo scambio, la diffusione dell’ O ?

2

Quando le pressioni si pareggiano e quindi quando nel sangue arterioso la pressione parziale di O 2

ha raggiunto un valore di circa 100 mmhg. A 100 mmhg la saturazione è di circa il 98­99%, mai

del 100% perché c’è quella piccola quota di shunt, di salto del sangue che salta il polmone e non si

ossigena e quindi questo fa scendere non solo il rapporto ventilazione­perfusione da valori reali di 1

2

a valori reali di 0,8 ma anche la saturazione ossi­emoglobinica dal valore irraggiungibile, ideale del

100% a quello reale del 97­98­99%. Se scende da 100 a 90mmhg quanto

Cosa succede se la pressione parziale di O scende?

2

sarà la saturazione ossi­emoglobinica? Sempre di 96­97­98%. E se scendesse a 80mmhg? La

saturazione sarà sempre di 96­97­98%, bisogna arrivare addirittura a 60mmhg perché la saturazione

ossi emoglobinica scenda al 90% per fortuna. Se invece la relazione fosse stata lineare, arrivati a

80mmhg la saturazione ossi emoglobinica sarebbe stata al 80%, quindi ci sarebbe stata una grave

insufficienza respiratoria; Sostanzialmente la pressione parziale di O può scendere fino a livelli

2

considerevoli, addirittura fino a 60 mmhg senza che la saturazione ossi­emoglobinica e quindi il

rifornimento di O ai tessuti ne risenta significativamente. Sono sicuro che se faccio un emo­gas

2

analisi a uno di voi, giovane, sano, la pressione parziale di O del sangue arterioso sarà di circa 100

2

mmhg (può essere di 97­99%) e la saturazione ossi­emoglobinica sarà 97­98%. Ma se io faccio

questo emogas analisi a un vecchietto di 80 anni sano che non ha fumato, non troverò mai 97 ­98

mmhg di pressione parziale di O , perché l’elasticità polmonare di un polmone senile di un soggetto

2

di 80 anni non sarà la stessa di quella di un ragazzo di 20 anni, però in questo soggetto ottantenne

sano troverò una pressione parziale di ossigeno di 80­75 mmhg, ma a questo vecchietto non importa

avere una pressione parziale di O di 99­100mmhg, perché questo soggetto si fa le sue passeggiate,

2

conduce tutte le attività fisiche possibili e immaginabili perché la sua saturazione ossi­emoglobinica

è uguale a quella di un giovane di 20 anni ovvero di 96­97­98%. Anche il vecchietto come il

giovane deve arrivare a 60 mmhg di riduzione della pressione parziale di O perché la saturazione

2

ossi­emoglobinica scenda al 90% che è il limite critico dell’insufficienza respiratoria, perché al di

sotto del 90% l’approvvigionamento di O ai tessuti non è più garantito in maniera sufficiente alle

2

esigenze metaboliche dei tessuti e quindi la respirazione mitocondriale interna. Allora ciò è molto

importante perché si parlerà di insufficienza respiratoria quando la pressione parziale di O scende a

2

55­60 mmhg che corrisponde a una saturazione ossi­emoglobinica del 90% al di sotto della quale

questo soggetto è in insufficienza respiratoria che è una condizione molto grave.

diagnosi di insufficienza respiratoria analisi

Per fare una è necessario un esame: l’emogas

arterioso, e non la spirometria.

La analizza volumi e capacità polmonari, analizza aria, flussi e volumi di aria, è un

SPIROMETRIA

esame diagnostico importantissimo perché esprime l’efficienza della funzione ventilatoria

polmonare. La ventilazione è una componente fondamentale della funzione polmonare, quindi

valutare bene la ventilazione, sapere se un soggetto ha i bronchi ostruiti o no è importante, e questo

spirometria

La è quindi importantissima per studiare la funzione

si vede con la spirometria.

ventilatoria, ma non può dare alcuna informazione su un eventuale stato di insufficienza

respiratoria, perché la spirometria per definizione non analizza sangue e per capire se c’è o no

insufficienza respiratoria bisogna analizzare sangue, perché è nel sangue arterioso e non in

quello venoso che serve per i prelievi di routine. Il prelievo un po’ più “indaginoso” e lievemente

più doloroso di sangue arterioso esige che il sangue venga prelevato da un arteria: brachiale, radiale,

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femorale e non da una vena e allora senza questa emo­gas analisi arteriosa non ci può essere

diagnosi certa di insufficienza respiratoria.

insufficienza respiratoria

L’ è una condizione patologica caratterizzata da una riduzione

della pressione parziale di O al di sotto di 55­60 mmhg, cioè da una riduzione della saturazione

2

ossi­emoglobinica al di sotto del 90%, associata o meno ad un aumento della pressione parziale di

pressione parziale

anidride carbonica al di sopra dei 45 mmhg. Mentre i valori normali della

dell’O sono compresi tra i 100 e 60 mmhg, al di sotto di 60 mmhg si parla di insufficienza

2

respiratoria, per quanto riguarda la CO i valori di pressione parziale fisiologici sono compresi tra

2

35 e 45 mmhg, per cui quando la CO sale al di sopra di 45 mmhg c’è un insufficienza respiratoria.

2

Quindi per manifestarsi un’insufficienza respiratoria devono essere riscontrabili questi valori:

Pressione parziale dell’O < di 60 mmHg

2

Pressione parziale della CO > di 45 mmHg

2

Ma proprio per le diverse caratteristiche di diffusibilità e solubilità di O e CO , nell’ insufficienza

2 2 ipossiemia,

respiratoria compare prima la riduzione dell’O nel sangue che si chiama (quindi

2 poco O nel sangue arterioso che può essere

l’insufficienza respiratoria è una condizione di ipossiemia), 2

ipercapnia,

associato o no a uno stato di uno stato di aumento di CO . Dal momento che abbiamo

2

detto che la barriera aria sangue è molto più permeabile di CO e O , molto spesso un insufficienza

2 2

respiratoria è per molto tempo, può essere

(anche per anni nel caso di insufficienza respiratoria cronica),

caratterizzata da una semplice ipossiemia senza ipercapnia, perché se c’è un ostacolo alla

non può esistere una ipercapnia senza un

diffusione dei gas ne risente prima l’ O e poi la CO ,

2 2

ipossiemia, perché prima scende l’ O e solo dopo o al max contemporaneamente se c’è un ostacolo

2

grave aumenta la CO , che non può mai aumentare se prima o contemporaneamente non diminuisce

2

l’ O .

2

Esistono due tipi fondamentali di insufficienza respiratoria:

­ l’insufficienza respiratoria di primo tipo o parziale o ipossiemico normocapnica, la quale

prevede ridotto O nel sangue arterioso e CO aumentata,

2 2

­ un’insufficienza respiratoria di secondo tipo o globale ipossiemico ipercapnica, con ridotto

O e aumentata CO ;

2 2

L’insufficienza respiratoria può essere anche classificata in:

acuta

­ cronica,

­ a seconda se è insorta da pochissimo tempo o da molto tempo

oppure può essere classificata in:

latente

­ manifesta,

­ quando l’ipossiemia è già presente a riposo.

Si definisce latente quando viene slatentizzata da un piccolo sforzo fisico come ad es. il fare 4 passi,

a riposo il soggetto non ha insufficienza respiratoria, ma facendo una piccola passeggiata l’ O 2

4

scende, perché l’organismo non è in grado di soddisfare l’aumentata richiesta in condizioni di

sforzo, anche minimo, e si parla di insufficienza respiratoria latente in questo caso.

diagnosi

La di insufficienza respiratoria non è una diagnosi esclusivamente clinica ma richiede

sempre la misurazione delle pressioni parziali dei gas nel sangue arterioso. In realtà esiste la

possibilità di fare diagnosi di insufficienza respiratoria senza fare un emogas arterioso, ( se non c’è un

saturimetro

e allora abbiamo uno strumento che si chiama che non valuta

emogassanalizzatore)

direttamente la pressione parziale di O ma valuta la saturazione ossi­emoglobinica.

2

Fondamentale è saperlo usare, se uno non conosce questi concetti fa danno perché non capisce

niente. Così è possibile fare diagnosi di insufficienza respiratoria infatti quando questo valore arriva

a 90, la pressione parziale di O è di 55­60mmhg, quando questo numero arriva a 60 vuol dire che

2

la pressione parziale di O è 30, sta morendo, altro che insufficienza respiratoria.

2

Il saturimetro ci permette di sapere solo quanto è la saturazione ossiemoglobina. Questo ci fa capire

subito se il soggetto ha o no un insufficienza respiratoria.

Se il soggetto ha un’insufficienza il saturimetro non ci dice com’è la capnia, quindi non sappiamo

qual è la pressione parziale di CO .

2

È molto importante sapere se il soggetto ha solo ipossiemia o ipossiemia associata a ipercapnia che

l’emogas analisi

è molto più grave. Inoltre non ci dà la pressione parziale di O , sicura, mentre

2

arterioso è la metodica diagnostica migliore per fare diagnosi di insufficienza respiratoria, ma

se non c’è l’emogassanalizzatore, il saturimetro c

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
6 pagine
SSD Scienze mediche MED/09 Medicina interna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Federika14 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Disabilità viscerale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Catanzaro - Magna Grecia o del prof Pelaia Paolo.