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TUMORE BENIGNO TUMORE MALIGNO
Crescita sregolata, che rimane confinata e non è invasiva né recidiva; è più semplice da eradicare rispetto al tumore maligno, non dà metastasi e le cellule sono ben differenziate. Non sempre è innocuo perché può causare squilibrio ormonale, espansione e compressione di vasi e tessuti circostanti.
A livello epiteliale il tumore maligno è detto carcinoma e quello benigno ha nomi particolari: se si verifica alle mucose è il polipo e alla cute è l'adenoma (se forma una massa insulare separata dal tessuto connettivo, più spesso negli epiteli ghiandolari) o papilloma.
• Carcinoma in situ: aumento delle dimensioni del nucleo cellulare e può diventare invasivo.
Il cancro è una malattia genetica acquisita in cui cellule somatiche e la loro progenie accumulano, a causa dell'aumentata proliferazione, una serie di modificazioni ereditabili che conferiscono loro il fenotipo cellulare comprendente le proprietà caratteristiche del cancro.
Caratteristiche della cellula tumorale:
• Autosufficienza nella crescita: cresce anche se non riceve segnali di crescita, o li autoproduce
• Insensibilità a segnali di non crescita
• Non va in apoptosi, nonostante la mutazione al DNA
• Sostiene l'angiogenesi (moltiplicazione di nuovi vasi sanguigni) per ricevere O2, nutrienti e invadere e metastatizzare
• Potenziale replicativo illimitato
• Evita la distruzione da parte del sistema immunitario
• Sregolazione del metabolismo energetico
• Instabilità genomica ed elevata propensione alle mutazioni
Mutazioni. Tutto ciò consente la sopravvivenza delle cellule tumorali anche in un ambiente sfavorevole. In presenza di tumore, il SI manda i macrofagi M1 (pro-infiammatori) e M2 (anti-infiammatori) nel sito di interesse, ma le cellule tumorali li trasformano in TAM (macrofagi associati al tumore), che producono sostanze favorevoli per le cellule tumorali. Esistono molti tipi di tumore, perché il tumore può essere considerato come un errore dell'abiologia particolare delle cellule di uno specifico tessuto. La mutazione genomica delle cellule somatiche può essere causata da fattori chimici, fisici (radiazioni), virali, ambientali o fattori genetici e bisogna considerare anche il caso. Perché si verifichi il cancro, la mutazione deve avvenire in parti importanti degli oncogeni (> 100, categoria di geni che promuove la crescita cellulare, frenati da oncosopressori e da geni che regolano l'apoptosi) o degli oncosopressori (> 10) perché, se mutati,
determinano la continuaproliferazione delle cellule tumorali.Dopo prima mutazione la cellula prolifera (espansione clonare), anche a discapito di cellule vicinenon mutate, portando alla progressione del tumore ed eventualmente a neoplasia maligna.
Lo sviluppo di un tumore procede attraverso un processo di evoluzione Darwiniana, in cui unasuccessione di modificazioni genetiche a carico di una singola cellula, portando a un vantaggionella crescita, determina la progressiva conversione di cellule normali in cellule tumorali.
Dopo la prima mutazione, si ha una potenziale seconda alterazioni oncogenica e, se le celluletumorali fanno neoangiogenesi e quindi non vanno in ipossia, continuano a proliferare e si ha unaterza potenziale alterazione, che consente alle cellule di invadere tessuti circostanti.
A seconda del tipo di tumore si hanno dalle 5 alle 10 mutazioni progressive, soprattutto neglioncogeni, oncosopressori e geni coinvolti nell'apoptosi.
Le mutazioni non avvengono sempre
Sugli stessi geni, ma ce ne sono alcuni mutati con maggiore frequenza e la mutazione cade più frequentemente in alcune regioni; in realtà vengono mutate anche altri parti del gene, ma non sempre la mutazione ha effetto.
A parità di esposizione, se il sistema di detossificazione di una certa sostanza cancerogena funziona bene, si avrà meno probabilità di avere una mutazione (dipende da persona a persona); quindi c'è un possibile spettro di interazioni tra l'ambiente e il genoma che determina la nostra protezione da queste sostanze.
In questo sistema sono coinvolti i sistemi di riparo del DNA che scannerizzano il DNA prima della replicazione e rimuovono le basi alterate. Se il danno non viene riparato la cellula dovrebbe andare in apoptosi, ma spesso il sistema di apoptosi non funziona e quindi si ha una replicazione di cellula con mutazione. Mutazioni di geni coinvolti nei processi di riparazione del DNA possono portare a malattie genetiche:
ATM: manca la chinasi, ossia una proteina che segnala i danni del DNA, quindi il danno non viene segnalato e i sistemi di riparazione non vengono attivati
Xeroderma pigmentosum (pelle secca pigmentata): manca la endonucleasi e quindi non si rimuovono le basi mutate del DNA, determina alterazioni cutanee e un'alta incidenza di tumore
Sindrome di Bloom: manca la BLM, ossia una DNA elicasi che aiuta il DNA a stare nella conformazione tipica a doppia elica
In alcuni casi una parte di linfomi viene generata all'interno del centro germinativo dei linfonoidi: vengono selezionati i linfociti B maturi che esprimono anticorpi ad alta affinità e il sistema della ricombinazione genetica muta e seleziona i geni dell'immunoglobuline con anticorpi più affini. Ciò determina mutazioni nel 10% del DNA della cellula, che però non va in apoptosi e prolifera. Quindi la tolleranza alle mutazioni porta a una risposta immunitaria più specifica, ma a una mutazione
degenerazione delle immunoglobuline che può portare a un linfoma B. Proto-oncogene: gene espresso in maniera regolata che stimola la crescita di cellule normali, se viene mutato diventa oncogene e regola la crescita di cellule tumorali.- Mutazione puntiforme: porta a un prodotto con funzioni anomale
- Traslocazione: scambio di materiale genetico tra 2 cromosomi (può essere reciproca o no).
tumore.La rottura è casuale e, se fosse avvenuta da un'altra parte, magari non sarebbe successo nulla.
c. Amplificazione di un gene: con conseguente aumento del prodotto
d. Inserzione di un nuovo promotore trascrizionale.
Meccanismi molecolari del cancro detti meccanismi di trasduzione del segnale che cominciano fuori dalla cellula e arrivano fino al nucleo, dove proteine si legano al DNA e attivano la sintesi di geni specifici per poter dare la risposta in base al segnale esterno. In alcuni casi si ha un loop autocrino, cioè un'autostimolazione, perché la cellula è in grado di produrre fattori di crescita; in altri casi la cellula ha come recettore il fattore di crescita, oppure delle proteine si associano all'interno della cellula come fattore di crescita. Viene utilizzato anche il meccanismo di fosforilazione/defosforilazione in cui le chinasi attaccano gruppi fosfati a delle proteine per far cambiare funzione alla cellula ed eventualmente le
fosfatasi tolgono i gruppi fosfati per far tornare la proteina al suo stato iniziale. Lezione 14 Gli oncogeni comprendono recettori di fattori di crescita, recettori di ormoni, proteine nucleari, fattori di crescita e proteine implicate nella trasduzione del segnale (cosiddette "ras", legano il GTP, sono legate alla membrana plasmatica e trasmettono o meno il segnale). A volte i recettori hanno un'attività tirosino-chinasica, quindi sono in grado di fare processi di fosforilazione: il recettore presenta una parte intracellulare (che fosforila Tyr), un dominio transmembrana e un dominio extracellulare, che viene riconosciuto dal ligando e nella parte intracellulare si forma un complesso che trasmette il segnale. Recettori mutati non riescono più a riconoscere il ligando e si comportano come se il ligando fosse sempre attaccato, quindi il recettore è sempre attivo e si ha una proliferazione cellulare. Se il recettore non è in grado di fosforilare devesolo riconoscere i fattori di crescita e all'interno dellacellula si associano delle chinasi citoplasmatiche che possono fosforilare Tyr o serina-treonina. Circa la metà delle proteine cellulari possono essere fosforilate e defosforilate e quindi cambiare la loro funzione a seconda di questo sistema. Le tirosino-chinasi citoplasmatiche servono a interagire con altre proteine, se queste chinasi (G-proteins) sono mutate e la loro attività è accentuata, trasmettono il segnale ad altre chinasi, che vengono fosforilate e attivano fattori trascrizionali. Tutto questo sistema è ben regolato: la cellula esprime recettori, che sentiranno molti ligandi, a cui, a loro volta, arriveranno molti segnali e ci sarà un equilibrio tra i segnali attivatori e inibitori. I geni oncogeni sono geni dominanti, quindi la mutazione può essere solo su un allele, e i geni oncosoppressori sono recessivi, quindi ci vogliono 2 mutazioni per inattivarli e ciò produce.a della "seconda mutazione". Secondo questa teoria, il retinoblastoma si sviluppa quando entrambe le copie del gene Rb (responsabile della regolazione del ciclo cellulare) sono mutate. La prima mutazione può essere ereditata o avvenire casualmente, ma non causa il tumore. Tuttavia, se la seconda copia del gene viene mutata, si verifica una perdita completa della funzione del gene Rb, che contribuisce alla formazione del tumore.