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TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA
Questa rispecchia la domanda di moneta e venne formulata nel 1700 da David Yune, la moneta
viene utilizzata per le transazioni e per questo circola nel sistema e viene rappresentata
dall’equazione quantitativa che determina l’identità che la moneta che circola deve corrispondere al
numero di transazioni di mercato.
M (moneta) x V (velocità) = P (prezzo) x T (transazioni)
Essendo T difficile da misurare (quante volte circola 1€ in mano in un dato periodo di tempo) si
utilizza il reddito Y come approssimazione di T e perciò l’equazione quantitativa diventa :
M x V = P x Y oppure (M/P) = (Y/V)
essendo K=1/V otteniamo la funzione di domanda di moneta
D
(M/P) = Ky
Se la velocità (V) e quindi di conseguenza K è costante la domanda M/P cresce proporzionalmente
al reddito.
Il reddito secondo la teoria classica è variabile esogena nell’equazione in quanto non dipende dalla
moneta, k e Y sono quindi costanti e quindi un aumento di M induce un aumento di P (livello
generale dei prezzi). ∆% M = ∆% P (tasso d’inflazione)
Un aumento dell’offerta di moneta quindi aumenta il livello generale dei prezzi (inflazione), se M
ad esempio aumenta del 10% anche P dovrà aumentare del 10% in quanto M/P deve rimanere
costante per verificare l’identità della funzione di domanda.
Questa visione è una buona approssimazione della realtà solo nel lungo periodo.
SIGNORAGGIO
Il governo finanzia la spesa pubblica (coprendo anche il deficit G > T) attraverso :
a) tassazione (T)
b) debito
c) emettendo moneta
Le rendite ottenute stampando moneta determinano il signoraggio ma se l’offerta di moneta supera
la domanda si ha inflazione.
I benefici relativi al signoraggio sono :
• Inflazione rende meno costoso ripagare i debiti pubblici (in termini nominali non reali)
• Il signoraggio trasferisce risorse dalle famiglie allo Stato come tassa
• E’ una tassa da inflazione perché riduce il potere d’acquisto di tutti coloro che detengono
moneta
La remunerazione nominale dei fondi mutuabili è data dal tasso d’interesse nominale (i), il tasso
d’interesse reale (r) misura i rendimenti dei fondi mutuabili in termini reali.
L’equazione di Fischer misura come il tasso nominale aumenta con remunerazione reale dei capitali
di prestito a seguito dell’inflazione : i = r + π
La teoria quantitativa della moneta e l’equazione di Fischer implicano che la moneta porta
inflazione in quanto ∆% M = ∆% P = π
Da ciò si può dedurre che in media paesi caratterizzati da alti tassi d’inflazione presentano anche
alti tassi d’interesse nominali.
Nell’economia perciò debitori e creditori fissano il tasso d’interesse nominale sulla base delle
aspettative d’inflazione, il tasso d’inflazione va quindi distinto in :
• e
Inflazione attesa (ex ante) π
• Inflazione realizzata (ex post) π e
i = r + π
Secondo la teoria quantitativa della moneta la domanda di moneta dipende da Y perciò detenere
moneta ha un costo-opportunità secondo la relazione di Fischer tra interesse reale e potere
d’acquisto determinato dall’inflazione.
TEORIA DELLE PREFERENZE PER LA LIQUIDITA’
La domanda di moneta in questa teoria cresce con il reddito Y e decresce con il tasso d’interesse
nominale (i) D
(M/P) = L(i,Y)
La scelta tra moneta e fondi mutuabili dipende dall’equazione di Fischer perciò la domanda di saldi
monetari reali è data da : D e
(M/P) = L(r+π ,Y)
Le famiglie riducono la domanda di moneta se il reddito cala, se il tasso d’interesse reale cresce
oppure se l’inflazione attesa cresce.
L’offerta di moneta (M) è controllata dalla BCE e perciò variabile esogena nel modello, la domanda
di saldi monetari dipende da : Reddito (Y) variabile esogena, Tasso d’interesse reale (r) determinato
sul mercato dei fondi mutuabili variabile esogena e aspettative d’inflazione.
Perciò i prezzi (P) cambiano endogenamente fino a quando la domanda e l’offerta di saldi monetari
reali sono uguali. e
Se viene aumentata l’offerta di moneta (M) e π non varia, un aumento di M determina un aumento
di P e quindi genera inflazione ma l’inflazione attesa non è costante. I consumatori osservano
e
l’andamento di M e sanno che i prezzi aumenteranno, allora π ed i crescono e la domanda di
moneta L(i,Y) cala, i prezzi perciò dovranno crescere ancora di più che nella teoria quantitativa per
compensare questo effetto.
Se la BCE annuncia un futuro aumento dell’offerta di moneta non atteso da parte degli individui
e
determina un aumento di π e di i, detenere moneta è più costoso e la domanda di liquidità
diminuisce nonostante M non sia ancora cambiato e quindi le aspettative d’inflazione si auto
realizzeranno con un aumento dei prezzi anche senza un effettivo aumento d’offerta di moneta.
L’inflazione riduce il benessere sociale riducendo il potere d’acquisto dei salari, questo argomento
non è corretto però se tutti i salari sono liberi d’aggiustarsi ma per la teoria classica il salario reale =
produttività marginale del lavoro e quindi l’inflazione è neutrale come un cambiamento d’unità di
misura (aumento moneta accompagnato aumento salario reale non produce effetti.
L’inflazione comporta costi sia quando è perfettamente anticipata (inflazione attesa) sia quando non
è correttamente prevista (inflazione inattesa).
Costi consumo delle suole : sono costi necessari per ridurre la quantità di moneta detenuta al fine di
evitare la tassa da inflazione, la velocità di circolazione della moneta deve aumentare e così il
numero di prelievi in banca e i costi di transazione aumentano.
Costi di stampa del menù associati ai cambiamenti di prezzi per aggiornarli ai costi reali
(aggiornamento listini)
Costi psicologici e di programmazione per i cambiamenti continui delle unità di misura e perché
rendono difficile il confronto di valori in periodi diversi.
Distorsioni fiscali alcune tasse (come quelle sul capital gain) non tengono conto dell’inflazione e vi
sono tasse pagate su guadagni non reali ma solo nominali
Distorsione prezzi relativi le imprese cambiano i prezzi a intervalli regolari ma non in modo
sincronizzato e quindi si riallocano anche le scelte dei consumatori rendendole più difficili.
Redistribuzione del potere d’acquisto e
Per i contratti non indicizzati se π è diversa da π allora qualcuno ci rimette e qualcuno ci guadagna:
• e
π > π allora il reddito reale è trasferito dal creditore al debitore che ci guadagna
• e
π < π allora ci guadagna il creditore
Avversione al rischio da parte degli agenti
L’ incertezza aumenta tanto quanto più l’inflazione è elevata: le scelte economiche sono più difficili,
avvengono redistribuzioni di ricchezza fra gli agenti in modo più frequente, vi sono costi
d’indicizzazione dei contratti e si riducono le rendite (es. pensioni)
Un beneficio dell’inflazione se moderata è data dal fatto che permette di ridurre i salari reali nel
caso in cui sia necessario (w/p), questo è possibile farlo in presenza d’inflazione se i salari nominali
vengono aumentati meno dell’inflazione.
Se l’inflazione è superiore al 50% al mese (iperinflazione) tutti i costi dell’inflazione aumentano
esponenzialmente, la moneta perde le sue funzioni e riemerge il baratto o l’uso di una valuta estera.
L’iperinflazione può essere causato principalmente da un enorme aumento dell’offerta di moneta,
un governo può creare tanta moneta al punto di annullarne il valore se non è più in grado di
emettere nuovo debito e non riesce a tassare a sufficienza, affidandosi al signoraggio con forme
estreme portano all’iperinflazione. La soluzione è smettere di stampare moneta ma in realtà occorre
risolvere il problema alla radice risanando il bilancio pubblico attraverso una politica fiscale
restrittiva ma questa è costosa per l’economia e soprattutto di difficile attuazione in quanto le
entrate sono nominali ma vengono calcolate su redditi che perdono velocemente valore.
Variabili reali: vengono misurate in unità fisiche e possono essere – quantità di beni e servizi,
-salari reali (beni guadagnati in un’ora di lavoro), - tasso d’interesse reale (beni ottenibili in un
futuro prestando una unità di bene oggi)
Variabili nominali: vengono misurate in unità di moneta – salari nominali (€/h lavoro), - tassi
d’interesse nominali (€ ottenibili in futuro prestando 1€ oggi), - prezzo (€ necessari per comprare
beni o servizi).
Secondo la teoria classica vi è una separazione teorica tra variabili nominali e reali in quanto le
nominali non hanno effetto sulle reali. Da ciò si evince la neutralità della moneta dove l’offerta di
moneta (M) non influisce sulle variabili reali ma questa affermazione è vera solo se si osserva nel
lungo periodo. LA DISOCCUPAZIONE
Il tasso naturale di disoccupazione è il tasso di disoccupazione medio attorno a cui l’economia
fluttua. Il tasso di disoccupazione corrente può essere superiore o inferiore a quello naturale, può
essere superiore durante periodi di recessione economica e inferiore durante periodi di espansione
(boom).
Tasso di separazione (s) % di occupati (O) che perde il lavoro in un dato periodo di tempo
Tasso d’occupazione (o) % di disoccupati (D) che trova lavoro in un dato periodo di tempo
La forza lavoro (L) è data da L = D + O
Separazione dal
lavoro DISOCCUPATI
sxO Ottenimento del
OCCUPATI lavoro
oxD
Quando il numero di nuovi occupati è uguale al numero di nuovi disoccupati il tasso di
disoccupazione da cui si può definire l’equilibrio di stato stazionario in cui la disoccupazione non
cambia : o x D = s x O
La condizione di stato stazionario permette di identificare il tasso naturale di disoccupazione:
sxO = sx(L-D)
oxD=sxO=sxL – sxD
(o+s) D = sxL
D/L = s/(o+s)
Il tasso naturale di disoccupazione cala se aumenta il tasso d’occupazione o diminuisce il tasso di
separazione intervenendo su entrambi.
Breve periodo se il processo di ottenimento del lavoro fosse istantaneo (o=1) allora il periodo di
disoccupazione sarebbe quasi nullo e il tasso naturale vicino allo 0, l’economia ha disoccupazione
anche se la domanda di lavoro sarebbe sufficiente a occupare tutti i lavoratori. La disoccupazione
dovuta al tempo necessario per trovare un lavoro &e