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INFLAZIONE

L'inflazione consiste in un sensibile e continuato aumento di tutti i prezzi dei beni di un paese. In un

periodo di inflazione, aumentano i prezzi dei beni e dei servizi, ma anche salari e stipendi, le

retribuzioni dei liberi professionisti, i tassi di interesse, ecc.

Per la maggior parte dei paesi moderni, l'esperienza di un aumento continuato dei prezzi dei beni e

dei servizi anno dopo anno è un fenomeno relativamente recente. In generale, fenomeni di

iperinflazione oggi sono tipici dei paesi meno sviluppati.

Apparentemente, si tratta di un fenomeno irrazionale. Se tutti i prezzi aumentano, la situazione non

cambia in termini reali, e i cambiamenti nominali che si verificano non dovrebbero preoccupare

nessuno. Tuttavia, come è facile osservare, di fronte ad aumenti nominali dei prezzi, molti individui

incominciano a cercare di proteggere la propria ricchezza facendo aumentare a loro volta i prezzi

dei beni/servizi da essi venduti. Il fenomeno inflazionistico assume così l'aspetto di una rincorsa dei

vari prezzi tra loro, rincorsa che a volte assume un andamento catastrofico. In generale, non è

possibile individuare delle cause iniziali dei grandi fenomeni inflazionistici della storia recente. In

altre parole, nelle esperienze degli ultimi decenni non è stato quasi mai facile indicare fenomeni

scatenanti precisi.

L'inflazione potrebbe costituire un fenomeno relativamente trascurabile se (1) colpisse tutti i beni e

tutti i servizi (e quindi tutti gli individui) in misura identica, e se (2) colpisse tutti i paesi nella stessa

misura. Se fossero soddisfatte queste due condizioni, si tratterebbe in effetti di un aumento soltanto

apparente dei prezzi (= aumenterebbero i prezzi monetari, ma non quelli reali), e sarebbe sufficiente

che le Banche Centrali iniettassero nel sistema abbastanza liquidità per consentire alle transazioni di

svolgersi ai prezzi più alti, per evitare qualunque conseguenza pratica. Di fatto, le due condizioni

indicate non sono normalmente mai rispettate. Si verificano così forti sperequazioni nel modo in cui

i diversi individui, gruppi e paesi sono interessati dal fenomeno inflazionistico.

I costi dell'inflazione

In primo luogo, l'inflazione colpisce in modo sperequato i diversi soggetti di una stessa economia:

in particolare, colpisce di più chi ha minori possibilità di adeguare all'inflazione il prezzo dei beni e

dei servizi che egli stesso vende.

In secondo luogo, l'inflazione può fare salire i prezzi dei beni di un paese più di quelli di un altro: in

questi casi, si determinano effetti sul commercio internazionale.

Effetti tutto sommato secondari dell'inflazione all'interno di un paese sono costituiti dalla maggior

frequenza con la quale si dovrà liquidare il denaro contenuto nei depositi bancari per provvedere

alle spese quotidiane. Ma un effetto più importante è rappresentato dall'aumento del costo-

opportunità di detenere denaro liquido, aumento dovuto ai più alti tassi di interesse. I due effetti

procedono nella medesima direzione, e contribuiscono entrambi a far aumentare la frequenza dei

prelievi.

Per fare qualche caso concreto e di maggior rilievo sociale, chi è titolare di crediti il cui importo è

fissato in termini rigidi (ad es., 2.000 euro) in un periodo di inflazione vedrà progressivamente

decurtarsi il valore reale dei propri crediti, perché con quei 2.000 euro potrà acquistare una quantità

di beni via via minore. Il contrario avverrà per chi possiede debiti. Questi ultimi vedranno

progressivamente diminuire il valore effettivo delle somme che dovranno ripagare.

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Analogamente, chi è sottoposto a un contratto di lavoro che stabilisce una remunerazione fissa

andrà incontro a una riduzione del potere d'acquisto dei propri salari/stipendi, mentre i datori di

lavoro di questi stessi individui verranno a godere di un corrispondente alleggerimento nei propri

costi di lavoro.

In tutti questi casi, è possibile teoricamente mettersi al riparo dagli effetti dell'inflazione. I creditori

possono stipulare tassi di interesse indicizzati sulle somme date in prestito (vale a dire, tassi di

interesse che si rivalutano a mano a mano che l'inflazione sale).

Anche le retribuzioni possono essere 'indicizzate', mediante clausole che prevedono adeguamenti

automatici di stipendi e salari all'aumento dei prezzi. Tutti i paesi moderni, hanno conosciuto

meccanismi di "scala mobile", cioè di adeguamento automatico delle retribuzioni del lavoro

dipendente al maggior costo delle vita causato dall'inflazione, rivolti proprio a questo scopo.

In teoria, i lavoratori autonomi possiedono gli strumenti per controbattere l'inflazione: è sufficiente

che facciano aumentare i prezzi dei loro servizi in proporzione. Va detto tuttavia che possono

esservi dei limiti a questa facoltà: ad es., non sempre i clienti di un libero professionista sono

disposti ad accettare rincari nelle sue parcelle senza essere tentati di rivolgersi ad altri (= la

concorrenza può quindi limitare di fatto la possibilità di questi lavoratori di autotutelarsi). Dal canto

loro, i lavoratori dipendenti dovrebbero essere totalmente esposti alle conseguenze dell'inflazione, a

meno che non dispongano di meccanismi automatici di protezione del potere d'acquisto o, in

alternativa, che siano disposti a intraprendere vertenze con i loro datori di lavoro (qui si vede come i

meccanismi automatici di protezione possano avere il pregio di evitare conflitti di lavoro, che

normalmente risultano dannosi a entrambe le parti).

Vi sono tuttavia categorie che possono dirsi completamente indifese di fronte all'inflazione: in

primo luogo, i pensionati, i quali non dispongono (e non hanno mai disposto) di meccanismi di

indicizzazione efficaci normalmente le pensioni vengono rivalutate attraverso leggi apposite, che

tuttavia intervengono - se pure intervengono - con forti ritardi rispetto agli aumenti dei prezzi.

Inoltre, in un paese moderno, i pensionati sono normalmente persone che non hanno più debiti da

pagare (ad es., se hanno acquistato una casa, hanno già estinto il relativo mutuo), e che quindi non

possono avvantaggiarsi della riduzione di valore reale dei loro debiti. Il contrario accade per i

giovani e le persone delle fasce centrali di età, che per lo più hanno contratto debiti non ancora

completamente ripagati.

In generale, si può dire che il fenomeno dell'inflazione rappresenta una seria preoccupazione per i

governi, in quanto si tratta di qualcosa che genera nella popolazione apprensione e, a volte, vero e

proprio allarme. Probabilmente, quando il valore del fenomeno è al di sotto di una certa soglia, si

tratta di apprensione immotivata, ma sta di fatto che ad essa le maggioranze al potere nei diversi

paesi attribuiscono un forte significato politico, considerandola in un certo senso un indicatore della

loro capacità di governo.

Facendo aumentare i redditi, l'inflazione fa ovviamente aumentare anche il prelievo fiscale: i due

effetti sembrerebbero neutralizzarsi a vicenda (ad es., se guadagno il 10 % nominale in più, pagherò

un 10% nominale in più sotto forma di imposte: ma la mia condizione in termini reali non

cambierà). Tuttavia, è probabile che l'effetto di un aumento di reddito sia quello di spingere gli

individui e le imprese in uno scaglione superiore, al quale viene applicata una aliquota superiore

(ad es., dallo scaglione caratterizzato dall'aliquota del 20 % a quello caratterizzato dall'aliquota del

30 %). Questo fatto dà luogo a un aumento nominale delle imposte pagate più che proporzionale

rispetto all'aumento nel reddito nominale (nell'esempio, vi sarà un aumento del 10%

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nell'imposizione, non compensato da alcun aumento di reddito). Questo è il fenomeno noto come

drenaggio fiscal o fiscal drag. Il drenaggio fiscale è stato a più riprese oggetto di rivendicazioni da

parte dei lavoratori dipendenti nei confronti delle controparti.

Agendo sui rendimenti del capitale, l'inflazione può alterare sensibilmente il valore economico degli

investimenti.

Bisogna inoltre considerare gli effetti che l'inflazione può avere sul debito pubblico. Anche qui, in

teoria, l'inflazione avvantaggia i debitori (cioè, lo stato) e svantaggia i creditori (cioè, il pubblico

che detiene titoli di stato). Ma per 'stato', in effetti, si devono intendere tutti coloro il cui reddito

dipende dall'attività dello stato (ad es., attraverso la spesa pubblica e le imposte), e che non

possiedono titoli del debito pubblico.

Infine, possiamo considerare gli effetti che l'inflazione produce su quella particolare forma di

credito che è costituita dal possesso di denaro. A differenza di altri rapporti di debito/credito, in

questo caso l'ipotesi del rimborso è da escludersi. Le variazioni nel potere d'acquisto del denaro

causate dall'inflazione colpiscono chi detiene circolante e le banche che possiedono riserve senza

che possano esservi meccanismi di protezione, né per gli uni, né per le altre.

La curva di Phillips

Nel corso degli anni Cinquanta, uno studioso inglese notò una relazione negativa tra inflazione e

disoccupazione: apparentemente, nei paesi industrializzati di quel periodo, ogni tentativo di ridurre

il tasso di inflazione portava a un aumento del tasso di disoccupazione. Tale relazione ha finito con

l'essere conosciuta con il nome di curva di Phillips, dal nome dello studioso.

La spiegazione di questo fenomeno è semplice: in un'economia moderna, i tentativi di ridurre la

disoccupazione vengono effettuati attraverso la politica fiscale e/o quella monetaria. In entrambi i

casi, essi portano a fare aumentare le retribuzioni e i prezzi.

Uno dei principali problemi della curva di Phillips è che, se essa sembra funzionare in un senso, non

sembra però funzionare nel senso opposto: mentre i tentativi di ridurre la disoccupazione generano

regolarmente aumenti dell'inflazione, aumenti della disoccupazione (conseguenti, ad es., a politiche

restrittive) non riducono l'inflazione. La spiegazione che è stata fornita di questo apparente

paradosso è che, nei paesi che presentano meccanismi di tutela delle retribuzioni, o anche

semplicemente contratti di lavoro a lungo termine, i salari non si riducono immediatamente in

risposta alle politiche restrittive intraprese. Questo fenomeno di convivenza tra inflazione e

stagnazione era noto come stag-flazione.

In parte, fenomeni come questi sono rafforzati dal fatto che, quando l'inflazione diviene una

condizione normale di un paese, le parti sociali (lavoratori e datori di lavoro) finiscono con

l'incorporare le aspettative inflazionistiche nei contratti di lavoro, e ciò significa che i con

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A.A. 2013-2014
83 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Nuti Giovanetti Fabio.