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MIX DI POLITICA ECONOMICA

Politica fiscale e politica economica vengono spesso usate insieme per contrastare le recessioni. Per stimolare la produzione si può usare la politica fiscale (una politica di espansione) attraverso la riduzione delle imposte che sposta la curva IS verso destra e contemporaneamente una riduzione del tasso di interesse che sposta la LM verso il basso. In entrambi i casi si ha un aumento della produzione. Perché non viene utilizzata solo una politica dal momento che entrambe stimolano la produzione?

Per varie ragioni:

  1. Un'espansione fiscale (riduzione delle imposte) porta a un aumento del disavanzo e il disavanzo va finanziato con un aumento del debito pubblico. Per cui è rischioso affidarsi solo a tale politica.
  2. Un'espansione monetaria (riduzione dei tassi) può essere difficile da attuare se i tassi sono già prossimi allo zero (zero lower bound). In questo caso bisogna affidarsi alla politica fiscale.
  3. Spesso le politiche singolarmente
non ottengono gli effetti sperati e quindi conviene più utilizzarle insieme. Spesso conviene utilizzare le politiche in direzioni opposte (per esempio un consolidamento fiscale con un espansione monetaria). Per esempio, per ridurre un disavanzo senza incorrere in una recessione. Con il consolidamento si ha un aumento delle imposte (o una riduzione della spesa pubblica) che sposta la IS a sinistra in IS', la produzione si riduce e anche il disavanzo, ma si ha una recessione. Per evitare questo si interviene con la politica monetaria riducendo i tassi di interesse che spostano la LM verso il basso aumentando la produzione. Cosa succede al consumo e all'investimento? Se il consolidamento avviene attraverso una riduzione della spesa pubblica, il consumo resta invariato, se invece avviene attraverso un aumento delle imposte, il reddito disponibile si riduce e quindi anche il consumo; l'investimento invece aumenta in quanto i tassi di interesse diminuiscono. Ridurre il disavanzo di.bilancio: un bene o un male per l'investimento?

Il risparmio privato (quello di noi consumatori) serve a finanziare il disavanzo di bilancio oppure viene utilizzato per l'investimento. Se il disavanzo viene ridotto non occorre più utilizzare il risparmio privato che quindi può essere utilizzato per l'investimento, aumentandolo.

Inoltre sappiamo che l'investimento deve essere uguale alla somma del risparmio privato e del risparmio pubblico (T-G o avanzo di bilancio). Se lo stato riduce il disavanzo, a parità di risparmio privato, l'investimento deve aumentare. Il punto è affermare a parità di risparmio privato. Infatti una contrazione (un aumento delle imposte) riduce la produzione, il reddito e il consumo e potrebbe ridurre anche il risparmio privato; riducendosi anche il risparmio privato e il risparmio pubblico, l'investimento dovrà diminuire. Quindi non è sempre vero che in seguito a una politica di

consolidamento dell'investimento deve necessariamente aumentare.

IL MODELLO IS LM ESTESO

Il tasso di interesse che abbiamo considerato fino ad ora ci fa capire in cambio di un euro ottenuto oggi quanto dobbiamo restituire dopo un periodo di tempo in termini di euro. Questo tasso si chiama tasso di interesse nominale. Nella realtà a noi interessa conoscere il tasso di interesse reale, cioè lo stesso tasso di interesse espresso in termini di beni che dobbiamo comprare con quell'euro anziché in termini di moneta che dobbiamo restituire.

Indichiamo con i il tasso di interesse nominale, se prendiamo a prestito un euro quest'anno dobbiamo restituire dopo un anno (1+ i ), ma nella realtà a noi interessa il tasso reale quindi dopo un anno dobbiamo restituire (1+r ). Come si passa dal tasso reale al tasso nominale? Il tasso di interesse reale è uguale al tasso di interesse nominale meno il tasso di inflazione atteso r = i - πet+1t

Un risparmiatore che

deposita 1.000 euro su un conto per un anno può beneficiare di un tasso di interesse nominale del 2,5% e quindi ottenere 1.025 euro dopo un anno. Tuttavia, se i prezzi aumentano del 3%, dovrà pagare 1.030 euro per acquistare gli stessi beni e servizi che un anno prima sarebbero costati 1.000 euro. Ciò significa che il rendimento reale sarà stato effettivamente del -0,5%. Questo è il tasso di interesse reale, che si calcola sottraendo il tasso di inflazione (3%) dal tasso di interesse nominale (2,5%). Se il tasso di inflazione è nullo, tasso reale e nominale sono uguali. Normalmente il tasso di inflazione non è mai nullo ma positivo, per cui il tasso reale è di norma inferiore a quello nominale. Come cambia questa considerazione sui tassi nel modello Is lm ?? La BCE deve tener conto dei tassi reali perché sono questi che influenzano le decisioni di spesa. Per esempio, se la BCE desidera che il tasso reale sia del 4% e considerate delle

Aspettative di inflazione del 2%, fisserà un tasso nominale al 6%. Un'altra importante differenza tra tassi reali e nominali è che il tasso nominale non può essere negativo (zero lower bound) mentre il tasso reale sì (al massimo può essere pari alle aspettative sull'inflazione). Fino ad ora abbiamo supposto che esista un solo tipo di titoli. Nella realtà i titoli sono diversi tra loro per varie ragioni: una di queste è il rischio, cioè la probabilità che il debitore paghi oppure no il suo debito, per cui spesso si incentivano le persone a comprare titoli molto rischiosi dando un premio per il rischio che viene indicato con x.

Il premio per il rischio dipende da due fattori:

  1. La probabilità di fallimento del debitore (più è alta questa probabilità, più il premio deve essere alto): (1+i) = (1-p)(1+i+x) + (p)(0), da cui x=(1+i)p/(1-p)
  2. Il grado di avversione al rischio. Se un titolo privo di rischio presenta

Un rendimento atteso uguale a un titolo rischioso, la stessa esistenza del rischio rende gli individui riluttanti a detenerlo, per cui questi vanno compensati per la loro avversione al rischio. Normalmente abbiamo ipotizzato che chi acquisti titoli lo faccia direttamente dal debitore, ma in pratica chi acquista titoli lo fa attraverso intermediari finanziari, che sono istituzioni finanziarie che ricevono fondi dai risparmiatori per poi prestarli ad altri richiedendo un tasso di interesse sui prestiti elargiti più alti rispetto ai tassi di interesse sulle somme prese a prestito dai risparmiatori.

Consideriamo il bilancio di una banca (intermediari finanziari):

  • ATTIVO: 100
  • PASSIVO: 80
  • PATRIMONIO NETTO O CAPITALE: 20

Il patrimonio netto o capitale rappresenta ciò che i proprietari di una banca o azionisti hanno investito in essa (20), altri 80 sono presi a prestito dai risparmiatori e il totale viene investito in attività (100).

Consideriamo il ruolo del capitale. Per farlo introduciamo due

  1. Quota di capitale sugli impieghi (capital ratio). È il rapporto tra il capitale e l'attivo: 20/100 = 20%
  2. La leva finanziaria (leverage ratio) è il rapporto tra l'attivo e il capitale: 100/20 = 5. La leva finanziaria altro non è che il contrario della quota capitale sugli impieghi per cui ci si può soffermare su questa.

Se una banca deve scegliere quale leva finanziaria adottare deve considerare che più è alta la leva finanziaria più è alto l'attivo e quindi il profitto atteso, però più attività una banca ha (titoli) più è alto il rischio di fallimento della stessa. Se per qualche ragione alcuni prestiti che la banca ha nel suo attivo diventassero inesigibili, il valore del suo attivo diminuirebbe portando la banca verso un rischio di insolvenza che diventa reale quando l'attivo diventa più basso del passivo.

Spesso accade che gli investitori abbiano dei dubbi sul...

valore dell'attivo di una banca e potrebbero riappropriarsi per sicurezza dei fondi investiti in essa (depositi - passivo della banca) questo potrebbe creare problemi alla banca che si trova nella difficoltà di restituire i soldi agli investitori in quanto per farlo dovrebbe richiedere i soldi dati in prestito nell'attivo. Ne la banca può vendere il proprio attivo a un'altra banca perché le altre banche difficilmente si faranno carico di prestiti di cui non conoscono bene l'origine (lo farebbero solo se la banca di origine li offrisse a prezzi di svendita) ma questo non farebbe altro che peggiorare la situazione causando delle vere e proprie corse agli sportelli da parte dei risparmiatori che si recherebbero in banca a prelevare le somme dai propri conti correnti (questa situazione si è verificata negli anni '30 causando il fallimento di diverse banche). Una soluzione per evitare le corse agli sportelli potrebbe essere il cosiddetto narrowbankingcioe il detenere solamente attività facilmente cedibili come i titoli di stato a breve termine. Un altro strumento può essere l'assicurazione sui depositi. Con questo strumento il governo assicura i depositi fino a un certo importo garantendo i correntisti in caso di problemi. Il modello IS-LM ha considerato solo un tipo di tasso di interesse. Dopo tutte queste considerazioni dobbiamo distinguere il tasso che figura nella LM che viene chiamato tasso di policy (cioè stabilito dalla BCE che ricordiamo può scegliere il tasso di interesse nominale in modo da raggiungere il tasso di interesse reale voluto) e il tasso che figura nella IS che viene chiamato tasso sui prestiti (cioè il tasso in base al quale le imprese e i consumatori prendono a prestito che è formato dal tasso di interesse reale i-π più il premio per il rischio xIS Y=C(Y-T)+ I (Y,r+x) +GLM r=r si usa il reale perché la BCE può comunque scegliere il tasso.

nominale per arrivare al tasso reale desiderato

Supponiamo che il premio per il rischio aumenti ( x aumenta) ciò comporta un aumento del tasso di interesse e quindi una diminuzione degli investimenti e della produzione ( cioè una recessione) Cosa si può fare in questo caso? Se si usasse la politica fiscale diminuendo le tasse si sposterebbe la IS verso destra e si aumenterebbe la produzione ma a patto di un maggiore disavanzo, per cui questo tipo di politica non è la scelta migliore ma si agirà attraverso la politica monetaria attraverso la variazione del tasso di policy. Se il tasso fosse inizialmente del 2% e x fosse 1% e poi, in seguito a uno shock finanziario, passasse al 5% il tasso necessario a riportare il tasso r+x al 3% dovrebbe essere addirittura negativo ( il tasso r di policy può essere negativo a differenza di quello nominale) la riduzione del tasso di policy dipende ovviamente anche dall’inflazione attesa.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
32 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ECONOMISTA73 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Commendatore Pasquale.