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Estratto del documento

STATO G T

ESTERO Exp Imp

J = W se si vuole che il sistema economico sia in equilibrio, se no i responsabili di economia politica (es. Banca d’Italia,

Banca Centrale Europea) devono agire per riportare l’equilibrio.

Keynes dice: Y = C + I + G + Exp – T – Imp

Egli considera i tre agenti economici analizzati, in modo tale che le tassazioni dello Stato e le importazioni dell’estero

risultassero negative. Infatti, il reddito disponibile è il reddito delle famiglie al netto delle imposte dirette, le quali non

generano un incremento nel prodotto ma solo una ridistribuzione del reddito esistente da alcuni individui ad altri.

Inoltre, le famiglie, le imprese e lo Stato possono acquistare beni stranieri (importazioni) che non fanno parte del

prodotto nazionale e che non danno origine a redditi per fattori nazionali. Per questo motivo anche le importazioni

appariranno nel calcolo totale del reddito, ma saranno sottratte.

Spiegazione grafica, teorica ed economica del Pmgc

Se il sistema economico fosse chiuso, ovvero non ci fossero rapporti con l’estero, e neanche rapporti con lo Stato, si

avrebbe: Y = C + I = E spesa o domanda aggregata

Per avere un equilibrio, il reddito deve essere per forza uguale alla spesa.

Inoltre, il consumo dipende dal reddito in modo positivo, come dimostra il seguente grafico:

C C = A + c (Y)

A Pmgc 

Pmgc = ΔC/ΔY propensione marginale al consumo

Y Cardine teoria kensiana

A consumo autonomo = livello di consumo di ogni collettività a reddito zero.

 

Pmgc è data dal rapporto tra la variazione di C e la variazione di Y variazione del consumo ogni volta che varia il

reddito. 

Spiegazione economica Pmgc indica la quota di reddito destinata al consumo (e non al risparmio di ogni attività

aggiuntiva di reddito), ovvero la frazione di 1euro aggiuntivo di reddito disponibile che le famiglie spendono per

acquistare beni e servizi.

Ci sarà automaticamente una Pmg al risparmio (Pmgs), ovvero la quota di reddito destinata al risparmio.

Esso esprime il complemento ad 1 del consumo rispetto al reddito: se le famiglie desiderano consumare una quantità

pari a c, ne consegue che (1 - c) euro verranno risparmiati. Possiamo, quindi, dire che Pmgc è un numero compreso tra 0

e 1 se è uguale a 0 vuol dire che quell’anno la collettività non ha destinato fondi all’investimento.

C,S,

I C = A + c (Y)

S = - S + s (Y)

0

I

A Si parte dalla curva del consumo per arrivare alla curva del

Y risparmio (Pmgs).

- S Finchè la curva non raggiunge un certo reddito, il risparmio è 0

0 questo spiega la presenza del meno davanti S nella formula.

0

L’investimento (base del profitto) è una costante che non dipende dal reddito ma da due variabili esogene (ovvero

indipendenti dal reddito stesso pensiero di Keynes). Tenendo conto che il prezzo dell’investimento ci fornisce il tasso

d’interesse si può annunciare che:

∼ Il livello degli investimenti prescinde dal reddito ma è legato al livello del tasso di interesse e alle aspettative

degli imprenditori sulle variazioni del tasso di interesse.

C, I E = C + I = AD

C Più aumenta il reddito dell’individuo, più aumenta il consumo.

I

A Y

Y = C + I = E spesa globale o aggregata per C e I, in un sistema chiuso e senza Stato avrà pendenza / inclinazione di

 

C e intercetta uguale alla somma dell’intercetta di C autonomo più quella di I funzione parallela alla funzione di C

indica una funzione somma.

Funzione di macroconsumo economica keynesiana

AD 

variazione di immissioni attraverso la spesa pubblica ΔJ

AD = C + I = E tutti

La retta a 45° è bisettrice, ovvero forma angoli uguali i punti che sono

su tale retta, hanno un ugual valore di y e di AD (reddito = spesa aggregata).

45° Y Y Y

* 1

ΔY

Nel punto in cui le due rette (AD e la bisettrice) si incontrano, i valori del reddito sono identici al valore della spesa

 

aggregata Y reddito di equilibrio.

* 

Nel 1936 negli USA Roosevelt diede inizio al New Deal non c’è domanda dei beni di consumo.

A tal proposito, interpellò Keynes per trovare una soluzione. Egli decise di portare a Roosevelt la situazione del grafico

precedente e disse che pur sembrando tutto in equilibrio in realtà potevano esserci errori. Infatti, non bisogna calcolare

Y solo sulla base di chi ha un reddito, ma sulla base di una piena occupazione di tutte le risorse.

*

Suppose allora che il reddito (prodotto) di piena occupazione fosse Y (più grande di Y ).

1 *

Per arrivare ad un equilibrio tra Y e Y , la spesa aggregata deve alzarsi parallelamente ad AD ma in modo che passi dal

* 1

punto di proiezione di Y sulla bisettrice. Successivamente sorgeva il problema di come innalzare tale spesa.

1

Sicuramente non si sarebbe mai riusciti a far alzare gli investimenti agli imprenditori, ma allo stesso modo non si poteva

neanche abbassare il tasso d’interesse alle sole imprese, perché questo avrebbe generato un’opposizione da parte delle

famiglie, in quanto si sarebbero viste abbassare, invece, il loro interesse. Si decide, quindi, di fare spesa pubblica,

attraverso le guerre. Ne deriva ΔJ < ΔY. 

Fu così che l’economista fondò la teoria del moltiplicatore è un parametro che indica di quanto aumenta il reddito a

seguito di un’immissione. I canali di immissione del reddito (ovvero che lo fanno aumentare) sono spesa pubblica,

investimenti, esportazioni. Tali immissioni permettono alle famiglie di consumare e risparmiare di più e, di

conseguenza, le imprese produrranno e investiranno maggiormente. (Può anche essere visto come il rapporto tra la

variazione di reddito e la variazione di una di queste componenti autonome che ha indotto il cambiamento nel reddito)

Il moltiplicatore keynesiano si basa sulla Pmgc e su Pmgs di una comunità; in particolare si ha che:

ΔY = ΔJ * ( 1 / s ) ΔY = ΔJ * ( 1 / 1 – c )

oppure moltiplicatore keynesiano

 

C Pmgc propensione marginale al consumo che indica quale parte di un’unità addizionale di reddito è spesa per

acquistare beni di consumo è un numero compreso tra 0 e 1.

 

S = 1 – C Pmgs propensione marginale al risparmio che indica la frazione di unità addizionale di reddito che le

famiglie decidono di risparmiare è un numero compreso tra 0 e 1.

Se la Pmgc fosse grande, questo aumento del reddito porterebbe ad un ulteriore incremento del consumo e il

moltiplicatore assumerebbe valori elevati. Se, invece, fosse piccola, lo stesso cambiamento dell’investimento e del

reddito di un’unità indurrebbe ad un più piccolo incremento aggiuntivo nel consumo e quindi nella spesa aggregata; il

moltiplicatore sarebbe, quindi, più piccolo. 

Ad esempio, supponiamo che ΔJ = 100 e s = 1- c = 0,2 (Pmgc = 0,8), si avrebbe ΔY = 100 * ( 1 / 0,2) = 500.

La variazione del reddito risulta 5 volte più grande.

 

Se, invece, s = 1- c = 0,5 (Pmgc = 0,5), si avrebbe ΔY = 100 * ( 1 / 0,5) = 200 la variazione del reddito è minore.

ΔJ prende il nome di vuoto deflazionistico perché la spesa aggregata è minore del reddito e viene integrata con

immissioni, tra le quali Keynes preferisce la spesa pubblica; avvenuta l’immissione scatta il moltiplicatore keynesiano,

il cui effetto è tanto maggiore quanto più aumenta il reddito.

Nella realtà il moltiplicatore non può essere zero e neanche negativo, se non in un caso particolare.

AD AD 

1

AD Il reddito di piena occupazione è già superato da quello di equilibrio

AD Y < Y . Risulta che AD > Y in questo caso Keynes predilige tra i

* 1 *

ΔW prelievi le tassazioni.

ΔY = ΔW * 1 / s ( oppure 1 / 1- c)

Y Y Y

1 *

ΔY

Significato economico: si tassa di più, di conseguenza le famiglie avranno meno modo di consumare e le imprese

faranno meno investimenti, ma anzi licenzieranno effetto a catena.

 

ΔW vuoto inflazionistico è la differenza tra il reddito e la spesa aggregata (reddito di equilibrio), dove la spesa

aggregata è maggiore del reddito di piena occupazione, il quale dovrà essere integrato con dei prelievi, in particolare

Keynes preferisce la tassazioni.

Paradosso della parsimonia se il meccanismo del moltiplicatore è tanto maggiore quanto minore è la propensione al

risparmio, allora paradossalmente chi ha una maggiore propensione al risparmio vedrà un effetto di crescita del reddito

minore rispetto a chi ha una maggiore propensione al consumo.

Moneta

Nel caso della moneta ci sono più variabili e ogni volta che ne tocco una devo accettarne gli effetti anche sulle altre.

Funzioni moneta:

 1. È un mezzo per compiere transazioni;

2. 

È riserva di valore mantiene il suo valore nel tempo finché la moneta non va fuori corso (ovvero

assume il suo valore intrinseco, es. è un pezzo di carta/metallo e vale in quanto tale) o non viene

svalutata/valutata ;

3. 

È unità di conto si usa per conteggiare il valore dei beni, una sorta di unità di misura.

Misurazioni della moneta

La moneta è presa in considerazione in base ai suoi diversi gradi di liquidità. Più è liquida e più è facile usarla per

svolgere le sue funzioni. Gli aggregati liquidi monetari, che permettono di misurare la quantità di domanda nell’area

dell’euro, possono esseri divisi in:

1. 

M aggregato/insieme economico a immediata liquidità pura (definizione stretta di quantità di moneta):

1 • Moneta corrente (o il circolante);

• Deposito a vista.

2. 

M più grande di M , ma meno liquido. Le attività aggiuntive possono essere utilizzate per effettuare

2 1

pagamenti ma ad un costo maggiore rispetto alla moneta cartacea o agli assegni (definizione più ampia):

• M ;

1

• 

Depositi con durata fino a due anni i soldi non possono essere prelavati nel corso dei due anni;

• 

Depositi rimborsabili con preavviso fino a tre mesi (si rinuncia ad un’immediata liquidità concetto

keynesiano).

3. 

M oltre a contenere M contiene anche altre attività negoziabili emesse dalle istituzioni finanziare:

3 2

• M ;

2

•  

Partecipazione a fondi comuni d’investimento i soldi investiti non si vedono più per un tot di anni

verranno reinvestiti in obbligazioni;

• 

Pronti contro termine viene attuata, ad esempi

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
14 pagine
16 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 19fede93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Parravicini Paola.