Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 25
Macroeconomia, appunti 25 pagine Pag. 1 Macroeconomia, appunti 25 pagine Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Macroeconomia, appunti 25 pagine Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Macroeconomia, appunti 25 pagine Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Macroeconomia, appunti 25 pagine Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 25.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Macroeconomia, appunti 25 pagine Pag. 21
1 su 25
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

L

numero di lavoratori disposti ad accettare un lavoro per

un dato salario reale (salario espresso in termini del suo

potere di acquisto) ed è rappresentata da una curva

relativamente anelastica. La domanda di lavoro (D ) è

L

data dal numero di lavoratori che le imprese sono

disposte ad assumere a un dato salario reale. È

rappresentata da una curva decresente. Il mercato del

lavoro è in equilibrio in corrispondenza del salario w ,

e

dove domanda e offerta di lavoro sono uguali. Se il salario

fosse superiore a w c’è un eccesso di offerta di lavoro e si ha disoccupazione di disequilibrio.

e

La disoccupazione può essere un fenomeno:

- Di disequilibrio:

1) Disoccupazione da salario reale: si verifica quando i sindacati usano il loro potere monopolistico

per ottenere salari superiori al livello di equilibrio di lungo periodo di concorrenza perfetta. Il

salario reale medio è al di sopra del livello di equilibrio.

2) Disoccupazione da carenza di domanda: c’è una insufficiente domanda aggregata. Quando

un’economia entra in recessione, la domanda di beni di consumo si riduce.

3) Disoccupazione da crescita dell’offerta di lavoro: se l’offerta di lavoro aumenta senza un

corrispondente aumento della domanda di lavoro, si avrà una diminuizione del salario reale di

equilibrio. Se il salario reale è rigido verso il basso, ci sarà disoccupazione.

- Di equilibrio:

Quando vi sono persone che non riescono o non sono disposte ad occupare i posti disponibili per

effetto:

1) Di informazione imperfetta del mercato del lavoro (disoccupazione frizionale).

2) Di mutamenti strutturali dell’economia (disoccupazione strutturale) come la disoccupazione

tecnologica o regionale.

3) Il tasso di inflazione

Con il termine inflazione indichiamo un aumento generale dei prezzi; deflazione invece indica una

diminuzione dei prezzi. Il tasso d’inflazione misura l’aumento percentuale annuo del livello medio dei prezzi.

Di solito vengono considerati i prezzi al consumo, ma è possibile calcolare il tasso di inflazione con riferimento

anche ad altri tipi di prezzo. Le cause dell’inflazione sono:

 Inflazione da domanda: è

causata da aumenti continui

della domanda aggregata. Le

imprese rispondono

all’aumento della domanda

aggregata in parte alzando i

prezzi e in parte aumentando

la produzione. L’eventuale

aumento dei prezzi dipende

da quanto aumentano i costi

all’aumentare della

produzione. Questo a sua

volta dipende dal divario tra

produzione potenziale e

produzione effettiva.

Quando minore è la capacità

produttiva inutilizzata

(quanto più si è vicini alla

produzione potenziale) tanto più aumenti del reddito si riflettono in aumenti dei prezzi.

 Inflazione da costi: è

associata a continui aumenti dei

costi necessari per produrre una

data quantità e quindi a continui

0

spostamenti della curva Y verso

sinistra. Tali aumenti determinano

sia aumenti dei prezzi che

diminuzioni della produzione.

Quanto più è anelastica la domanda

aggregata tanto più le imprese

saranno in grado di scaricare

maggiori costi sui consumatori

 Inflazione strutturale

LA DETERMINAZIONE DEL REDDITO NAZIONALE

Il reddito di un’economia

Il prodotto (o reddito) di un’economia è dato dal valore di tutti i beni e servizi finali prodotti dall’economia

considerata in un dato periodo di tempo. L’economia e i suoi soggetti possono essere individuati secondo

due criteri:

 Territorialità: vi fanno parte tutti gli individui residenti in un particolare territorio. In tal caso si ottiene

il PIL (Prodotto Interno Lordo)

 Nazionalità: in tal caso si ottiene il PNL (Prodotto Nazionale Lordo)

Ad esempio, in Italia: il prodotto dello straniero che lavora in Italia rientra nel PIL ma non nel PNL (per il

criterio della territorialità). Il prodotto dell’italiano all’estero rientra nel PNL ma non nel PIL (per il criterio

della nazionalità).

Se l’economia produce n prodotti finali, la cui quantità è rappresentata da q e il cui prezzo è rappresentato

da p, il prodotto dell’economia (Y) risulta essere:

= + + ⋯+ =

Possiamo dire che il reddito di un’economia può essere calcolato:

 Sommando il valore di tutti i beni finali prodotti dall’economia

 Adottando il metodo del valore aggiunto (la differenza tra il valore del bene alla fine e all’inizio del

processo produttivo): si sommano i valori aggiunti relativi a ogni stadio produttivo

Una variazione del reddito può essere dovuta a:

 Una variazione dei prezzi

 Una variazione delle quantità prodotte

Misurare il PIL con il metodo basato sulla spesa.

Il PIL è composto da beni e servizi e ha quattro categorie di utenti che ne fanno utilizzo:

 Famiglie

 Imprese

 Settore pubblico

 Settore estero

Gli economisti ipotizzano che tutti i beni e servizi finali prodotti dall’interno di un paese in un certo anno

verranno acquistati e utilizzati da soggetti economici appartenenti a uno o più di questi quattro gruppi. La

relazione tra PIL e spesa in beni e servizi finali può essere espressa da: Y = C + I + G + NX. Dove C è la spesa in

consumi, I è l’investimento, G sono gli acquisti pubblici e NX sono le esportazioni nette.

Le ipotesi fondamentali dell’analisi keynesiana.

Secondo il punto di vista dei keynesiani l’ipotesi di mercato dei beni di concorrenza imperfetta è più coerente

con la realtà economica, in quanto le imprese, variando la quantità prodotta, possono influire sul prezzo di

mercato. Una seconda importante ipotesi keynesiana

è che le imprese abbiano convenienza a tenere i prezzi

fissi a un dato livello . In sintesi, le due ipotesi

̅

dell’analisi keyonesiana sono:

 Il mercato dei beni opera in concorrenza

imperfetta

 Le imprese hanno convenienza a mantenere i

prezzi fissi.

In figura è rappresentato il mercato dei beni finali

visto dai keynesiani. Una riduzione della domanda

aggregata, a qualunque livello dei prezzi, porta a una

riduzione del prodotto di equilibrio di economia.

Questo risultato viene sintetizzato dal principio della

domanda effettiva: << è la domanda aggregata a determinare il livello di prodotto (di equilibrio)

dell’economia >>. Se l’economia non fosse in equilibrio, l’aggiustamento all’equilibrio non avverrebbe tramite

variazioni prezzo, ma attraverso la quantità prodotta l’offerta aggregata si adegua ai livelli di reddito

stabiliti dalla domanda, in particolare:

 In caso di eccesso di offerta: parte della produzione viene immagazzinata e le scorte aumentano in

modo indesiderato la produzione diminuisce per ridurre le scorte al livello desiderato

 In caso di eccesso di domanda: le imprese utilizzano le scorte di magazzino per far fronte alla

domanda questa variazione indesiderata spinge le imprese ad aumentare la produzione per

ricostituire le scorte

La funzione del consumo

Oltre al principio della domanda effettiva, una seconda

importante innovazione teorica di Keynes in materia di mercato

dei beni riguarda la funzione del consumo. La funzione del

consumo dipende dal reddito corrente (dal prodotto

dell’economia) in quanto le famiglie decidono quanto

consumare sulla base del proprio reddito corrente. Possiamo

0 0

dunque scrivere: C = C(Y ) dove Y sta a indicare l’offerta

dell’economia. Prendendo per semplicità una funzione

keynesiana del consumo lineare, possiamo scrivere:

= +

Dove: a rappresenta il consumo di sussistenza

dell’economia, vale a dire quanto l’economia deve

consumare per sopravvivere anche se non produce; b

rappresenta il rapporto incrementale tra consumo e

reddito ( ) che si chiama propensione

=

marginale al consumo (PMG ) e rappresenta la parte di

c

incremento unitario del reddito che viene consumata 

esso è < 1 perché è ragionevole pensare che non tutto

l’aumento del reddito verrà consumato. Oltre alla

propensione marginale al consumo, definiamo la

propensione media al consumo (PME ) la parte di

c

reddito che viene consumata: PMG = C/Y che nel caso di una funzione lineare risulta:

c

= = +

Esso decresce all’aumentare del reddito dell’economia, in quanto al crescere di Y il consumo di sussistenza

medio (a/Y) si riduce, mentre il consumo variabile medio rimane costante.

Data la funzione del consumo possiamo anche ricavare la funzione del risparmio. Il risparmio è dato dal

reddito prodotto dall’economia al netto del consumo, quindi:

0 0

S = Y -C(Y ).

Le ipotesi del modello macroeconomico keynesiano.

 Il mercato dei beni è indipendente da quello della moneta

 Vale il principio della domanda effettiva

Prezzi costanti e pari a 1 (normalizzazione dei prezzi)

 0 d

Y = Y = Y

 Il reddito di piena occupazione Y è dato in quanto l’orizzonte temporale a cui ci riferiamo è troppo

p0

breve per consentire variazioni della produttività

 C = a + bY

 I = I (investimenti)

0

 G = G (spesa pubblica)

0

La domanda aggregata è pari a d

Y = a + bY + I + G

0 0

o d

La condizione di equilibrio è Y =Y =Y Y = a + bY + I + G

0 0

∗ ⋅( ) con Y*<Y

= + + p0

( )

Il livello del reddito di equilibrio è quindi dato dal prodotto tra la domanda aggregata esogena e il

moltiplicatore keynesiano (m > 1): Am dove A = a + I + G ed .

=

0 0

Il Principio del moltiplicatore.

Dato un livello (variazione) di domanda aggregata esogena A, il livello (variazione) del reddito di equilibrio

risulta più che proporzionale nella misura stabilita dal coefficiente m, a patto che vi siano sufficienti risorse

produttive inutilizzate. Tale principio può essere enunciato sulle variazioni piuttosto che sui livelli: data una

variazione di domanda aggregata esogena A, la variazione del reddito di equilibrio risulta più che

proporzionale nella misura stabilita dal coefficiente m, a patto che vi siano sufficienti risorse produttive.

Secondo l’impostazione keynesiana, un’economia può ben

trovarsi in un equilibrio di sotto – occupazione. L’economia

non raggiunge la piena occupazione per insufficienza della

domanda, ovvero, per via dell’insufficienza della domanda

aggregata l’economia non riesce a raggiungere

spontaneamente il reddito di pieno impiego. Il settore

pubblico ha un ruolo importante: spingere l’econ

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
25 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GioRetto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Bigliardi Barbara.