Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
A B
-minore disoccupazione, ma maggiore inflazione
- minore inflazione, ma maggiore disoccupazione
La riformulazione: il ruolo del tasso atteso di inflazione (caso 1995-2013, posso far variare qualsiasi tasso di
→
disoccupazione ma l’inflazione non cambia non abbiamo più trade off.
La curva di Phillips si sposta?
Tuttavia, dal 1970 in poi il trade-off fra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione scomparve.
Perché la curva di Phillips originaria è scomparsa? La risposta a questa domanda è: Perché coloro che fissano i salari
hanno cambiato il modo di formulare le aspettative sull’inflazione.
A sua volta, questo cambiamento fu il risultato di un cambiamento nel comportamento dell’inflazione. Il tasso di
inflazione divenne più persistente, cioè un anno di inflazione elevata sarebbe stato seguito da un altro anno di
inflazione ancora elevata.
Con il linguaggio della macroeconomia le aspettative di inflazione, che fino a quel momento erano rimaste
sostanzialmente costanti, perdettero l’ancoraggio.
Un «trade-off» apparente e la sua scomparsa.
Supponiamo che le aspettative si formino in base alla relazione seguente:
A parole: l’inflazione attesa quest’anno dipende in parte da un valore costante, , con peso (1 – θ) , e in parte
dall’inflazione effettivamente realizzata l’anno precedente, che denoteremo con πt – 1 , con peso θ.
Quanto maggiore è il valore di θ, tanto più l’inflazione passata spinge i lavoratori e le imprese a rivedere le proprie
aspettative sull’inflazione futura. Un aumento dell’inflazione nell’anno t – 1 comporta un aumento (con un peso θ)
dell’inflazione attesa nell’anno t.
θ→ tetra
0<θ<0 (valore compreso tra 0 e 1) ?
Aspettative e Curva di Phillips.
NAIRU (non accelerating inflation rate of an employment)
Inflazione e disoccupazione negli Stati Uniti, 1996-2018. Dalla metà degli anni Novanta, la curva di Phillips negli Stati
Uniti ha preso la forma di una relazione tra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione.
Indicizzazione salariale
L’indicizzazione dei salari, un meccanismo che adegua automaticamente i salari all’inflazione, diventa una condizione
imprescindibile.
Questi cambiamenti a loro volta inducono una risposta più forte dell’inflazione alla disoccupazione. Per vederlo,
ricorriamo a un esempio basato sull’indicizzazione salariale.
Consideriamo un’economia con due tipi di contratti di lavoro. Una proporzione λ di contratti è indicizzata: i salari
nominali si muovono nella stessa misura dei prezzi. Una proporzione (1 – λ) di contratti non è indicizzata: i salari
nominali sono fissati sulla base dell’inflazione attesa.
IL MODELLO IS-LM-PC: IL MEDIO PERIODO
Dal Breve al Medio Periodo. Vicino al modello IS-LM mettiamo la Curva di Phillips (PC).
̅
IS: C=in funzione del reddito disponibile =tax interesse reale inteso come target- usato come policy x= premio per il
+ ( − )
rischio. 0 1
LM: r=i- →
PC: (u- ) dipende dalla distanza, tale distanza determina la dinamica dei prezzi scritta come NAIRU
→Così scritto il sistema non è molto chiaro perché nella IS si ha il PIL e nella PC abbiamo il tasso di disoccupazione
Se PIL allora u
Se PIL allora u
Riscriviamo la curva di Phillips nella forma che esprime la relazione tra tasso di inflazione e produzione Y.
Y=N (funzione di produzione)
N= numero di persone che sono occupate
L=forza lavoro
(1-u) = percentuale degli occupati
Y= F (K, N)*A (l’effetto della produttivo della produzione dipende anche dal livello della tecnologia (A)
Y=K*N*A questi sono 3 fattori che si moltiplicano tra loro
→
A=1 K=1 otteniamo Y=N
PASSAGGI: date le varie trasformazioni riscriviamo IS-LM-PC
Perciò il sistema IS-LM-PC può essere riscritto come: inflazione sta crescendo
inflazione si riduce
(y- ) è una retta crescente
se y fosse maggiore di allora c’è pressione
sulle risorse e si riflette in aumento dei prezzi
∆ > 0 →deflazione
∆ < 0
se y< allora
Produzione e inflazione
Riquadro superiore: un minor tasso reale porta a una maggior produzione. Riquadro inferiore: una maggior
produzione porta a un’inflazione più elevata.
rappresentazione dell’equazione 9.1 tra produzione Y e tasso reale r, fissato il livello delle
imposte T, il premio per il rischio x e la spesa pubblica G. La relazione IS, che ha pendenza negativa, e riportata nel
riquadro superiore della figura 9.1. Quanto minore è il tasso reale r, tanto è maggiore il livello della produzione.
Quindi un minor tasso di interesse reale aumenta l’investimento, che a sua volta aumenta la domanda, che a sua
volta aumenta la produzione. L’aumento della produzione, a sua volta, aumenta ulteriormente il consumo e
l’investimento, portando a un ulteriore aumento della domanda e così via.
Figura 9.1
(1) Una politica Monetaria restrittiva (dal breve al medio periodo): dal disequilibrio all’equilibrio
Figura 9.2
La banca centrale risponderà all’output gap positivo aumentando il tasso reale per eliminare la pressione
sull’inflazione e per riportare la produzione al suo livello potenziale. Il processo di aggiustamento e l’equilibrio di
breve periodo sono rappresentati dalla figura 9.2. Supponiamo che l’equilibrio iniziale, sia nel riquadro superiore che
in quello inferiore della figura si trovi in corrispondenza del punto A. Se la banca centrale aumenta dopo un certo
periodo di tempo il tasso reale, l’economia si muoverà lungo la curva IS, dal punto A al punto A’. La produzione
diminuisce. Per quanto riguarda il riquadro inferiore, man a mano che la produzione diminuisce e l’output gap si
riduce: l’economia si sposta lungo la curva PC, da A a A’.
In corrispondenza del punto A’, l’economia raggiunge il suo equilibrio di medio periodo. Nel medio periodo, la
produzione torna al suo livello naturale: Y=Yn. Allo stesso modo, la disoccupazione torna al tasso naturale di
disoccupazione: U=Un. Con una disoccupazione al tasso naturale, il tasso di inflazione torna al tasso obbiettivo
= ̅.
Ricorda che nel mercato Monetario la LM è:
Quindi a destra ho un valore costante. Quindi anche a sinistra devo avere un valore costante.
Questo implica che se l’inflazione cresce in una certa proporzione anche l’offerta di moneta deve crescere nello
stesso ammontare.
, π
̅ π
Se indichiamo con = ∆M/ = ∆/ allora in equilibrio = perchè deve essere verificato che =
ℎ .
= +
Tale risultato implica che nel medio periodo la politica monetaria non influenza le variabili reali. Neutralità della
moneta.
- Politica Monetaria e medio periodo: Neutralità.
(Si suppone di essere nell’equilibrio A
Siamo in un livello di produzione a destra di (prod. potenziale) nel MP è possibile che i prezzi si aggiustino e si è in
una situazione di surriscaldamento economico
-mercato del lavoro otre Un
-sistema economico cresce velocemente
→La BCE aumenta i tassi di interesse applica una politica monetaria restrittiva.
Se proietto y nello schema dato incontro PC dove però registro un’accelerazione dell’inflazione.
allora →
se r LM va verso l’alto q? si sposta in delta’se r l Y demoltiplicazione dell’economia) ???????
pezzo ale
Lo zero lower bound e le spirali deflazionistiche.
Consideriamo ora il caso, rappresentato nella figura successiva, in cui l’economia si trova in recessione. Dato il tasso
reale r e la posizione della curva IS, l’equilibrio è nel punto A.
La produzione è pari a Y, al di sotto del suo livello naturale Yn , per cui l’output gap è negativo, e l’inflazione è
inferiore all’obiettivo.
Se l’output gap è molto grande e pertanto l’inflazione è molto al di sotto dell’obiettivo, questo può significare che
l’inflazione è negativa, cioè che l’economia si trova in deflazione.
Figura 9.3 la spirale deflazionistica Per tornare a Yn il tasso reale di interesse
.
dovrebbe essere ridotto fino a
• Notiamo che con forte recessione il tasso
reale di interesse potrebbe essere negativo
• Figura 9.3 del testo Blanchard.
Figura 9.3 Se lo zero lower bound impedisce alla politica monetaria di riportare la produzione al livello potenziale, il
risultato piò essere una spirale deflazionistica. Via via che l’inflazione diviene più negativa il tasso reale aumenta, che
a sua volta porta a una minore produzione e a una maggiore deflazione.
-Lo zero lower bound potrebbe rendere impossibile per la banca centrale raggiungere un tasso reale negativo,
perché il tasso nominale più basso possibile è un tasso dello 0%. Se però c’è deflazione, il tasso reale più basso che la
politica monetaria può raggiungere in termini reali è in realtà positivo e pari al tasso di deflazione.
Ciò significa che la banca centrale potrebbe non essere in grado di ridurre il tasso reale in misura sufficiente da
riportare la produzione al potenziale.
Supponiamo ad esempio che il tasso nominale sia pari a zero e l’inflazione sia pari a – 2%. In questo caso il tasso
reale r = i – π è r = 0% – (– 2%) = 2%!!
-Supponiamo che la banca centrale non possa diminuire il tasso reale al di sotto di r (oppure che possa diminuire il
tasso reale in qualche misura, ma non fino a rn) Che cosa succede allora?
Spirale deflazionistica
Questo scenario non è solo una congettura teorica. È uno scenario che rappresenta bene ciò che avvenne durante la
Grande Depressione. Come mostriamo nell’Approfondimento «La deflazione durante la Grande Depressione», dal
1929 al 1933 l’inflazione si trasformò in una sempre più elevata deflazione, portando ad un costante aumento del
tasso reale e facendo diminuire la spesa e la produzione, fino a quando non vennero adottate altre misure di politica
economica e l’economia invertì la sua rotta.
(2) Consolidamento fiscale. Una rivisitazione della politica fiscale restrittiva
In questo paragrafo esaminiamo di nuovo il consolidamento fiscale (ossia una manovra fiscale restrittiva) mettendo
alla prova il modello IS-LM-PC. Analizziamo però non solo gli effetti di breve periodo, ma anche quelli di medio
periodo.
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
Per termini, condizioni e privacy, visita la relativa pagina.